La Spezia. Mostra “Alla ricerca di Champollion.Archeologia, sguardi ed esperienze nella Valle del Nilo"

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Hatshepsut76
00domenica 31 ottobre 2010 20:54
Venerdì 5 novembre 2010, alle 17.30, verrà inaugurata presso il Museo del Castello di San Giorgio, a La Spezia, la mostra “Alla ricerca di Champollion. Archeologia, sguardi ed esperienze nella Valle del Nilo”.

[fonte: ArcheoRivista]

EGIZIA72
00mercoledì 10 novembre 2010 20:25
Champollion: intramontabile fascino dell'Egitto al San Giorgio
La Spezia, 10 novembre 2010 - La storia di una delle scoperte più importanti della cultura universale, la decifrazione dei geroglifici, dovuta all’intuizione di Jean-François Champollion raccontata attraverso un affascinante viaggio attraverso l’Italia e l’Egitto. Si intitola 'Sulle tracce di Champollion: archeologia, sguardi ed esperienze nella Valle del Nilo' la mostra iniziata al castello San Giorgio di La Spezia il suo cammino che la porterà anche a Firenze e infine, dopo aver toccato altre città italiane, a Il Cairo.



Curata dal Centro Studi di Egittologia e Civiltà Copta «J.F. Champollion» e dall’Academia Aegiptica sarà visitabile al La Spezia fino al 6 febbraio, e dal primo aprile al 29 maggio a Firenze nella sede Egizia del Museo Archeologico, Palazzo della Crocetta, diretto da Maria Cristina Guidotti. Grazie alle lettere che i due fratelli Champollion, Jean Jaques e il più famoso Jean-François, decifratore dei geroglifici, si sono scambiati tra il 1827 e il 1829, negli anni del viaggio intrapreso da Champollion in Egitto per conto della missione archeologica franco-toscana finanziata per 18 mesi dal Granduca di Toscana Leopoldo II e dal re di Francia Carlo X con 50.000 franchi, molto sappiamo delle fatiche, delle privazioni ma anche dell’emozione che i partecipanti a questa missione, in primis Champollion e i toscani Rosellini e Ricci provarono nel visitare i siti archeologici di Luxor, Karnak, Abu Simbel, quasi completamente ricoperti di sabbia e pericolosi da raggiungere. Questi viaggi, che li misero di fronte a pericoli di ogni genere e ad enormi privazioni, e che li portarono a trovare rifugio nelle tombe della Valle dei Re a Tebe, furono fondamentali non solo per perfezionare la decifrazione dei geroglifici da parte di Champollion ma anche per cominciare a far luce sulla storia dell’antico Egitto.



La mostra si snoda attraverso interessanti pannelli esplicativi quasi sempre corredati dalle belle immagini del pittore David Roberts e del disegnatore francese Linant de Bellefonds che raffigurarono l’Egitto così come si mostrava ai primi viaggiatori e archeologi nell’Ottocento. Le prossime tappe italiane, specialmente Firenze, Torino sono significative perché si legano a città simbolo dell’impegno di Champollion e ricordano i suoi viaggi a Firenze, nel 1825, per studiare la collezione egizia del Granduca Leopoldo II e a Torino per acquistare reperti egiziani per l’allestimento del Museo del Louvre e vedere la collezione del console Bernardino Drovetti.



Fu proprio grazie all’amore per l’Egitto del Granduca di Toscana che Champollion, insieme al pisano Ippolito Rosellini, professore di lingue orientali dell’Università di Pisa e al senese Alessandro Ricci medico, disegnatore ed esploratore (fecero parte della spedizione anche Giuseppe Angelelli, Nestor L’Hote, Salvatore Cherubini, Alexandre Duchesne, Albert Bertin, Pierre Lehoux, Charles Lenormant, Antoine Bibent,Giuseppe Raddi, Gaetano Galastri e Gaetano Rosellini poterono realizzare quella spedizione che aprì la strada ai primi seri studi di egittologia.



A Champollion e ai due toscani Ricci e Rosellini si deve dunque in gran parte l’inizio dello studio dell’egittologia. Ma non è da dimenticare anche lo zio di Ippolito Rosellini, Gaetano, che, fortemente interessato ai problemi umanitari condusse con sé a Firenze una ragazzina nubiana, acquistata presso un mercato di schiavi al fine di liberarla. La ragazza, ribattezzata dal medesimo Nadezhda, ovvero Speranza, ed attualmente sepolta nel cimitero degli Inglesi di Firenze.
www.lanazione.it/laspezia/cultura/2010/11/10/412580-champollion_intramontabile_fascino_dell_egitto_giorg...


EGIZIA72
00venerdì 26 novembre 2010 15:56
L'antico Egitto, Jean-François Champollion e la stele di Rosetta
Sono tutto dell'Egitto e l'Egitto è tutto per me». Così si presentava Jean-François Champollion, il padre dell'egittologia.
A lui, alla sua spedizione in Egitto e alla narrazione della scoperta della decifrazione dei geroglifici – la sua grande intuizione, una delle più degne di note della cultura universale di tutti i tempi – è dedicata la mostra Sulle tracce di Champollion: archeologia, sguardi ed esperienze nella Valle del Nilo visitabile fino al 6 febbraio 2011 all'interno degli spazi del Castello di San Giorgio della Spezia.
Una mostra itinerante che farà tappa dal primo aprile al 29 maggio a Firenze (nella sede Egizia del Museo Archeologico, Palazzo della Crocetta, diretto da Maria Cristina Guidotti) e infine, dopo aver toccato altre città italiane, al Cairo.

La mostra è nata col proposito di celebrare colui che diede il contributo più importante alla decifrazione della Stele di Rosetta: Champollion riuscì a dimostrare che demotico e geroglifico non rappresentavano due lingue a se stanti ma semplicemente due grafie differenti dell'egizio. E non solo: il grande ricercatore francese offrì la chiave di lettura della stele, gettando le basi per la comprensione della lettura e dell'interpretazione dei geroglifici.

Curata dal Centro Studi di Egittologia e Civiltà Copta J.F. Champollion e dall'Accademia Aegiptica, questa mostra ripercorre diversi momenti salienti del lavoro di Champollion e lo fa attraverso l'esposizione di pannelli esplicativi che, posti in sequenza temporale, animano l'intero percorso museale.
I pannelli sono ricchi di informazioni e corredati da diverse immagini del pittore David Roberts e del disegnatore francese Linant de Bellefonds: raffigurarono l'Egitto così come si mostrava ai primi viaggiatori e archeologi nell'Ottocento.
Di particolare interesse, il carteggio fra i fratelli Champollion, Jean Jaques e Jean-François, relativo agli anni 1827 e 1829, rivela curiose note riguardo la missione archeologica franco-toscana, a cui Champollion prese parte.

La maggior parte dei pannelli della mostra spezzina sono inerenti questa spedizione in Egitto del 1828 che, dopo la prima missione napoleonica, partì per l'Egitto con il contributo congiunto di re Carlo X di Francia e il granduca Leopoldo II di Toscana. L'impresa, diretta da Champollion e dal suo giovane collega italiano Francesco Ippolito Baldassarre Rosellini, si avvalse, rispetto alla missione napoleonica, dell'avvenuta interpretazione della scrittura geroglifica, ora indispensabile e più che mai necessaria per condurre le indagini archeologiche in modo specifico e sistematico.

Questo lo spartiacque: di qui in avanti gli studi di egittologia acquistarono finalmente un vero rigore scientifico e fu possibile far risplendere - sotto la dovuta luce – la storia dell'antico Egitto.
Alle narrazioni dei viaggi e delle scoperte nella Valle dei Re e nei siti archeologici di Luxor, Karnak e Abu Simbel fanno eco le emozioni, le paure per pericoli inaspettati e le privazioni a cui andarono incontro i partecipanti alla spedizione: tutto questo è quanto impresso sui pannelli del Castello San Giorgio.


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