L'orzo del Nilo sottoposto all'analisi del DNA

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-Kiya-
00domenica 26 luglio 2009 14:07
Articolo interessante, quello che vi propongo a seguire.
Lo studio affrontato mostra che non sempre ciò che apparentemente risulta "migliore" lo è, e che subentrano numerosi fattori a influenzare una scelta. Nel caso specifico dell'orzo, qui esaminato, avvenne che fu necessario scegliere una varietà meno produttiva, più antica nella scala evolutiva del cereale, ma più resistente al tipo di clima della zona interessata. Il che, evidentemente, diede ugualmente una resa maggiore in termini di quantità:



Alcuni scienziati britannici hanno estratto il DNA da chicchi di orzo risalenti a 3000 anni fa e provenienti dalla regione del Nilo superiore. Un'analisi genetica dei chicchi ha fatto luce sugli antichi metodi di coltivazione e potrebbe aiutare a sviluppare nuove varietà di colture che siano in grado di sopravvivere ai cambiamenti climatici. I risultati sono stati pubblicati sulla rivista Public Library of Science (PLoS) ONE.

L'orzo è stata la prima coltivazione ad essere stata domesticata e 7000 anni fa veniva coltivata in tutta l'Europa e il Nord Africa, dalla Scandinavia all'Egitto. La sua popolarità tra i primi contadini può essere attribuita alla sua crescita rapida e alla sua capacità di prosperare in condizioni diverse.

L'orzo preso in esame in questo studio era stato recuperato dal sito di Qasr Ibrim, che si trova tra le prime e le seconde cateratte del Nilo. Nell'antichità questa regione costituiva il confine tra l'impero romano e quello nubiano, e nel corso di tre millenni è stata occupata da cinque civiltà diverse: napata, romana, meroitica, cristiana e islamica. La coltivazione dell'orzo in questa regione faceva parte di tutte queste culture.

A prima vista l'orzo coltivato a Qasr Ibrim sembra orzo selvatico, dal momento che solo i fioretti centrali della pianta avevano chicchi (questo tipo di orzo è conosciuto come orzo distico). Ciò è sorprendente, perché una versione dell'orzo esastico veniva coltivata nel nord dell'Egitto 8000 anni fa. Nell'orzo esastico sia i fioretti laterali che i fioretti centrali sono provvisti di chicchi, il che rende la pianta molto più produttiva.

Le civiltà che in successione abitarono Qasr Ibrim dovevano aver avuto accesso all'orzo esastico, quindi perché continuarono a coltivarne una varietà apparentemente più primitiva e meno produttiva?

Il mistero è diventato più oscuro quando gli scienziati hanno analizzato il DNA dell'orzo antico. Hanno scoperto che non solo non si trattava di una forma selvatica di orzo, l'orzo di Qasr Ibrim discendeva in realtà da una varietà esastica (aveva ancora il gene che provoca la forma esastica), anche se una qualche mutazione genetica lo aveva fatto ritornare alla forma distica. È la prima volta che gli scienziati scoprono una varietà distica sviluppatasi da un antenato esastico in questo modo.

Siccome l'orzo esastico produce più chicchi, in condizioni normali ci si aspetterebbe che esso prenda il posto dell'orzo distico. Il fatto che l'orzo distico abbia dominato per così tanto tempo e che sia stato adottato da tutte le civiltà stanziatesi in questa regione suggerisce che l'orzo distico offrisse maggiori vantaggi rispetto alla varietà esastica.

"Potrebbe esserci stata una forza di selezione naturale che ha favorito fortemente la forma distica. Una delle possibili cause che stiamo prendendo in considerazione è la mancanza di acqua," ha commentato Robin Allaby dell'università di Warwick nel Regno Unito. "Qasr Ibirm si trova nella regione del Nilo superiore, che è molto arida rispetto a quella del Nilo inferiore dove sono stati trovati resti di orzo esastico, e gli studi hanno dimostrato che l'orzo distico può sopravvivere alla mancanza d'acqua meglio di quello esastico."

I ricercatori suggeriscono che le nuove civiltà abbiano forse provato inizialmente a coltivare l'orzo esastico al loro arrivo in questa regione, ma abbiano poi adottato l'orzo distico delle civiltà precedenti quando si sono resi conto che cresceva meglio nelle condizioni locali.

"Questa scoperta ha due importanti implicazioni. Una tale forza di selezione ha probabilmente interessato diversi geni in termini di adattamento. Lo studio archeogenetico del DNA di tali colture precedentemente perdute potrebbe confermare la natura della forza di selezione e potrebbe essere molto prezioso per lo sviluppo di nuove varietà di colture che possano far fronte alle sfide odierne dei cambiamenti climatici," ha commentato il dott. Allaby.

"In secondo luogo, la riscoperta di questa coltura accresce il nostro rispetto per i metodi e il modo di pensare dei contadini dell'antichità. Queste civiltà antiche hanno usato le colture che meglio si adattavano alla situazione del loro ambiente per secoli; invece del più diffuso orzo esastico, hanno usato una varietà a basso contenuto di chicchi che sopportava molto meglio la scarsità d'acqua."





[fonte: cordis.europa.eu/home_it.html]

pizia.
00lunedì 27 luglio 2009 19:33
La natura è meravigliosa!
In pratica l'orzo esastico potrebbe aver bisogno di maggiori risorse per vivere e prosperare, quindi si muta geneticamente, in maniera quasi sopontanea (non credo l'uomo sia intervenuto in maniera troppo artificiale in questo caso), in quello distico, riconducibile ad una varietà più antica.

Chissà che gusto ha?
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