L'Obelisco di Champollion a Roma
...ho fatto qualche ricerca a proposito della tua curiosità sull' "obelisco di Champollion" a Roma e ho appurato quanto segue:
il primo brano da te citato
([...] Le Duc a saisi avec empressement l'idée d'élever,... etc.) è tratto da una lettera di Champollion dall'Italia datata 5 giugno 1825 (vol. I, pag. 222). IN questa lettera C. riferisce di aver terminato la copia dei testi degli obelischi romani e di essere in procinto di partire per Firenze. Prima di partire, tuttavia, l'ambasciatore di Francia gli aveva chiesto di costruire un obelisco alto da 45 a 50 piedi per festeggiare l'incoronazione di re Carlo X di Francia che doveva aver luogo il 29 giugno 1825. L'obelisco doveva essere strutturato in legno, con "pareti" translucide su cui dovevano essere dipinti geroglifici colorati che sarebbero stati illuminati dall'interno. In effetti C. fece quanto richiesto, ma la festa (che prevedeva quasi 9mila invitati tra nobili e popolo) fu rimandata più volte a causa del maltempo. A tal proposito scrive C.:
"...aspettiamo giorno dopo giorno che il bel cielo d'Italia si mostri degno della sua reputazione...".
il secondo brano è invece ricavato da una lettera del 17 giugno 1825 indirizzata al Cav. Bartholdy, ma non è scritta da Champollion. In una breve lettera a sua firma C. precisa che l'Ambasciatore francese ha deciso di tenere la festa per l'incoronazione del re il 19 giugno.
L'obelisco, tuttavia, è stato abbattuto da un'improvvisa raffica di vento quello stesso 17, dopo mezzogiorno, proprio nel momento in cui stava per essere installato sul suo piedistallo. L'Ambasciatore avrebbe ordinato immediatamente di rimuoverlo, ma gli operai si erano rifiutati per timore superstizioso dei geroglifici. La lettera di C. termina qui con la comunicazione che quella sera stessa partirà per Firenze, partenza che aveva ritardato proprio per assistere alla festa e all'innalzamento del suo obelisco.
Il brano (
...fut vivement admiré, non seulement par les dix mille invités...) deriva invece da una nota scritta da Hermine Ida Hartleben, egittologa francese (1846-1919 autrice di una biografia di Champollion), curatrice della raccolta di lettere di C., in cui precisa ciò che avvenne successivamente: non potendo C. riscrivere i geroglifici, l'Ambasciatore aveva deciso di eliminare l'idea, ma si offrì di ricopiarli il pittore francese Pierre-Narcise Guérin e il 19 l'obelisco fu effettivamente innalzato e visto non solo dai 10mila invitati dell'Ambasciatore, ma anche da tutti i romani che abitavano alle falde del monte su cui si trova Villa Medici (Trinità dei monti, per intenderci)
La Hartleben precisa che i geroglifici di Guérin non erano eleganti come quelli di C., ma che l'effetto fu ugualmente splendido tanto che il 20 giugno l'Ambasciatore scrisse al Barone Damare, a Parigi, per narrare della sua festa e portare a conoscenza del re il suo ossequio e l'ottimo lavoro fatto da Champollion.
Ti basta come risposta?