L'anestesia

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roberta.maat
00martedì 14 settembre 2010 12:58
Sappiamo, anche dal papiro Ebers, che il Sunu aveva attenzione per le pratiche idonee ad alleviare il dolore. Erbe e semi di varia natura esercitano potere analgesico più o meno potente provocando stordimenti e torpore.
Ho letto in "Storia dell'anestesiologia" di Gualtiero Bellucci - precis. a pag.9- quanto scrive il medico senese Pietro Andrea Mattioli a proposito di una pratica usata nell'A.E. per provocare una sorta di narcosi durante grossi interventi di chirurgia ossea.
Si tratta dell'uso di un minerale "pietra memphita" presente in natura sotto forma di ciottoli di consistenza grassa e di colori diversi. Questa materia triturata, se spalmata sull'area dove occorre intervenire (es. per una amputazione) riduce o elimina la sensibilità. La sostanza a volte veniva somministrata anche per ingestione.
Mi piacerebbe sapere se esiste altra documentazione su questa pietra, forse conosciuta e citata pure da Erodoto, con lo scopo di capire su quale elemento chimico si faceva affidamento per indurre una anestesia.
goldeneye57
00martedì 14 settembre 2010 16:20
anestesia e cure mediche
se guardate questo sito vedrete come era avanzata la cura medica nell'antico Egitto

www.viewzone.com/usermontu.html

e certamente doveva essere eseguita in una sorta di anestesia... mi informerò poi vi farò sapere!
roberta.maat
00martedì 14 settembre 2010 18:12
L'articolo che propone Goldeneye si riferisce agli studi del dott. Griggs sulla mummia di Usermontu, sovrano assente dalle liste reali vissuto all'incirca nel 600 A.C., che parrebbe aver subito un intervento di insermento di una protesi in ferro nel ginocchio.
Non è certo che l'operazione sia avvenuta durante la vita del paziente e pertanto non può dirci granchè nè sull'esito chirurgico nè sulle pratiche anestesiologiche.

-Kiya-
00martedì 14 settembre 2010 22:04
Della lapis memphiticus, appunto la "pietra memphita", tratta anche Plinio nel Libro 37, capitolo 7 (Roby.... non c'è niente da fare, per noi questo numero è scritto...) . Lo riporta Lisimaco Verati nel testo "Sulla storia teoria e pratica del magnetismo animale", dove però si limita a un accenno:


"....La pietra di Menfi, triturata e fattone ammolliente sulle carni che dovevano chirurgicamente operarsi col ferro e col fuoco, impediva ogni dolore del paziente, e sorbita in un miscuglio di vino e di acqua sortiva il medesimo effetto...."

-Kiya-
00martedì 14 settembre 2010 22:40
Anche Dioscoride ne parlò in un suo trattato, in egual misura, affermando che si trattava di una pietra discoidale dall'aspetto molto lucido.
In tempi moderni sembra che l'argomento abbia destato soprattutto l'interesse degli occultisti e dei mesmeristi. Ne trattò ad esempio Eléna Blavatsky nel suo "Iside svelata".
Appare, tuttavia, chiaro che si ignori la reale natura di questo minerale, ritenuto genericamente un anestetico locale dalla medicina del XIX secolo. La stessa, sulla sua natura, si limitò a mere congetture ipotizzando che potrebbe essersi trattato di un tipo di marmo (l'aspetto lucido lo lascerebbe supporre) che, miscelato col vino, sprigionava acido carbonico. Questo composto avrebbe agito sulla sensibilità delle terminazioni nervose, ammortizzandola.
Un'altra ipotesi è che fosse un tipo di bitume, i cui effetti anestetici erano dovuti alla presenza di fenolo.

Informazioni tratte da:
The Jubilee Of Anæsthesia
- The British Medical Journal -
Vol. 2, No. 1868 (Oct. 17, 1896), pp. 1135-1142
roberta.maat
00martedì 14 settembre 2010 22:56
Ma grazie Kiya, dunque pensiamo all'acido carbonico ed ai fenoli.
C'è sempre una spiegazione, più o meno accetabile ma sempre plausibile, su quanto veniva fatto nella terra di Kemet.
Hatshepsut76
00martedì 14 settembre 2010 22:59
Ho controllato sul testo del dott. Halioua, ma nell'indice non fa menzione di anestesia
roberta.maat
00martedì 14 settembre 2010 23:16
[SM=x822713] Il testo di Ange Pierre Lecà, invece, dedica a questo argomento il capitolo XXXI in tre paragrafi -anestesie,droghe,veleni-.
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