Il lutto delle donne

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roberta.maat
00martedì 20 dicembre 2011 17:10
Ho letto, non so più dove nè quando ma probabilmente nel testo di Cimmino sulla vita quotidiana, che le donne in lutto indossassero abiti che lasciavano un seno scoperto.
Forse questo costume, ammesso che fosse veramente praticato, non fu in uso in tutte le epoche e forse neanche tra tutti i ceti sociali. Ne vorrei sapere di più.

Questa curiosità mi sorge perchè la memoria visiva mi ha portato alla mente una immagine bellissima dove questa "moda" si vede adottata da Ankhesenamon in un frangente in cui assolutamente non è ancora vedova a meno che.......non sia una raffigurazione creata a bellaposta per l'occasione.
Si tratta di una delle immagini che si trovano sulla lamina d'oro che ricopre il Naos rinvenuto nella tomba di Tutankhamom e che avrebbe dovuto forse contenere una statuina della regina ma che, alla scoperta di Carter, ne era privo.
In questa scena il re versa dell'acqua alla regina che indossa uno splendido abito plissè che lascia scoperto un seno, peraltro non velato da altri tessuti trasparenti.
Qui una immagine :

-Kiya-
00mercoledì 21 dicembre 2011 13:22
Argomento interessante, che cercherò di approfondire quanto prima anche nel suo aspetto generale.
Merytaton62
00mercoledì 21 dicembre 2011 15:37
Cercherò di documentarmi anch'io. So per certo che, almeno in determinate epoche, gli uomini in segno di lutto non si radevano la barba...ma le donne, quale segno esteriore adottavano? Non me lo sono mai chiesto.
Mi pareva di ricordare, però, che il fatto di andare in giro a seno scoperto fosse più un fatto legato alla moda....
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-Kiya-
00mercoledì 21 dicembre 2011 23:37
Personalmente ricordo di aver letto che le donne in lutto si strappassero le vesti in punti precisi (forse all'altezza della spalla), ma non necessariamente esponendo un seno. Dall'osservazione di alcuni rilievi tombali possiamo dedurre che le donne si cingessero la fronte con dei nastri bianchi o, meglio, con delle strisce di tessuto (lino?). Al contrario dei sacerdoti, che si rasavano completamente, esse indossavano lunghe parrucche. Presumibilmente un'usanza circoscritta alla durata del funerale, e non vincolata a periodi di breve, media o lunga durata.

Quella di rappresentare le donne abbigliate con abiti aderenti, lunghi fino a coprire il collo del piede e con il seno destro scoperto, dovrebbe essere mera rappresentazione di una "frivolezza" della "moda" del tardo Nuovo Regno, non connessa a manifestazioni di lutto.

Sostanzialmente il lutto trovava espressione in altre manifestazioni, come le lamentazioni e i canti che indussero al costituirsi di una vera e propria professione: quella delle prefiche, assunte per piangere il defunto durante il corteo funebre e per incarnare simbolicamente Iside e Nefti nell'atto di piangere Osiride.

Probabilmente dobbiamo, ancora una volta, ammettere che ci troviamo nella condizione di avere riscontri di natura esclusivamente funeraria, strettamente circoscritti allo specifico rituale, a causa del fatto che tali riscontri provengono da un ambito specifico (le tombe). Se esisteva una prassi per manifestare una condizione di lutto nel quotidiano, nel caso di condizione vedovile, purtroppo non abbiamo altro riscontro oltre a quello tramandatoci da Erodoto (a mio avviso altrettanto circoscritto) secondo il quale le vedove di esponenti di rilievo della società, manifestavano la loro nuova condizione insudiciandosi i capelli e attraversavano le vie cittadine, fermandosi di tanto in tanto per percuotersi.
roberta.maat
00venerdì 23 dicembre 2011 09:02
Da alcune ricerche effettuate mi sento di poter dire che questo aspetto della vita quotidiana, a prescindere dall'epoca cui ci si riferisca, ha un elemento comune ricorrente e riconoscibile.
L'espressione del dolore per la perdita di una persona cara è visibile e inequivocabile. Il riferimento a Iside disperata che si squarcia gli abiti in corrispondenza del seno possiamo desumerlo già dai testi delle piramidi, così come le braccia alzate al di sopra della testa. Questa delle braccia alzate è una immagine ricorrente che vediamo nelle scene di compianto dove i personaggi femminili, prefiche e non, hanno capelli scarmigliati e seni scoperti. Una tra le più belle testimonianze di lutto si trova nella tomba di Ramose.

Mi piacerebbe approfondire, e mi rivolgo ai filologi, una particolarità che riguarda la parola "vedova". Questa parola è scritta in modi diversi tra i quali uno mi ha incuriosito. Si tratta dell'uso del geroglifico D28 comunemente definito stoppino ma da qualcuno riferito come treccia di capelli. In questo caso sembrerebbe riferito proprio al taglio di una treccia nel compiere il rito di scarmigliarsi e disordinare i propri capelli.

In conclusione l'espressione femminile del lutto è plateale, essa investe azioni come quelle di cospargersi di terra fango o polvere, sconvolgersi i capelli, battersi il petto esibendolo scoperto e piangere pubblicamente.
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