I segreti dell'Antico Egitto

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EGIZIA72
00giovedì 13 maggio 2010 19:17

Addentriamoci un po' sull'antica civiltà degli egizi, penso, che, basandomi su quello che ho scritto in loro proposito, avessero la padronanza della matematica e della geometria a tal punto da prevedere come dopo vi svelerò, non solo il numero e di Nepero, la struttura goniometrica, pure le quattro operazioni, cioè somma divisione sottrazione e moltiplicazione come ci hanno insegnato alle elementari, i numeri primi ed ovviamente i numeri.

Gli antichi, che conoscevano le coniche, cioè le funzioni ottenute per intersezione tra un cono ed un piano, avevano questa conoscenza, celebre è il calcolo dell'area della parabola di Archimede, avevano ottenuto l'influenza della civiltà degli egizi, perché ho scoperto che se dividiamo un angolo giro di trecentosessanta gradi per sette ottengo circa l'ampiezza dell'angolo della parete della piramide di Giza, cioè 51,4285142, contro un valore stimato dell'angolo della piramide di 51,58.

La mia maniera di dedurre che conoscessero le coniche parte dal fatto che una piramide se vogliamo sia una costruzione che viaggia parallelamente al cono, con il quale abbiamo a che fare, e che poteva, la piramide essere trattata come ho pensato nell'articolo passato sulle piramidali come le coniche. Ora vi farò vedere come gli egizi conoscessero il numero e di Nepero cioè 2.71828..., prendiamo all'uopo la parabola y = (x^2)/7 e il fascio di rette passanti per il punto P = (13;13) y = mx – 13 faccio sistema (x^2)/7 = mx – q, impongo la tangenza per trovare il coefficiente angolare e annullo il delta ottengo m^2 = 364/49 = 7.42857142 da cui m = 2.725540 vicino all'enunciato numero di Nepero.

Il passaggio dal pensare che avessero un sistema come prima delle calcolatrici, cioè il regolo calcolatore, è breve, ma poi altra deduzione da rilevare è che avessero l'esigenza di comprimere nei grafici le funzioni, e per cui secondo me conoscevano il logaritmo, penso peccato a tutta questa conoscenza persa nei secoli e ripresa dai nostri “scopritori”, altra scoperta con la parabola, porta alla considerazione che probabilmente conoscessero il p, perché se prendiamo sempre la parabola y = (x^2)/7 e la retta y = mx – 11 otteniamo dopo le dovute operazioni che m^2 = 308/49 = 6.2857142 = 2p circa, mentre se vogliamo scomodare i numeri, se divido 22 per 7 ottengo 3.1428571428571, perché dico che gli egiziani conoscevano le quattro operazioni? Perché se pensiamo che per il commercio si basava su queste scambi e sequenze logiche, e partendo dalla considerazione che le più semplici tra le quattro fossero addizione e sottrazione, ma non le prime credo perché dividendo (prima operazione?) 1 per 7 ottengo 0.14285714285, il quale se diviso per 0.14 si ottiene 1.020408163265... per cui moltiplicando elegantemente per due questo numero ottengo dal numero che rappresenta il bit di informazione il valore 2.0408163265, dove il quattro è il doppio dell'identicamente posizionato due o se vogliamo è la somma di due più due, per cui stimo che abbiano introdotto contemporaneamente le quattro operazioni.

Ultima ma non meno importante è che se dividiamo per 49 il 360 ottengo con più precisione il numero di Nepero e = 360/49 = 2.710523 approssimato con una buona precisione. E va bene, alla prossima volta, vi saluto. Dimenticavo che se ci adoperiamo a snocciolare qualche caratteristica sul numero 0.14285714285, notiamo che 14 è la metà di 28, 57 incrementato del primo numero del numero doppio 112, che è 56 doppio di 28, e così via.




Autore: Ingegner Francesco Conti
www.ecplanet.com/node/1461
Hatshepsut76
00giovedì 13 maggio 2010 20:01
bellissima trattazione, Rosa! Complimenti!
pizia.
00sabato 15 maggio 2010 00:23

Gli antichi, che conoscevano le coniche, cioè le funzioni ottenute per intersezione tra un cono ed un piano, avevano questa conoscenza, celebre è il calcolo dell'area della parabola di Archimede, avevano ottenuto l'influenza della civiltà degli egizi,


Secondo me affermare che gli "antichi" (ma poi, quanto antichi?) conoscessero le coniche solo perché Archimede diede segno di conoscerle è un po' arbitrario.
Se con "antichi" si intendono gli egizi, è arbitrario ancor di più, anche se Archimede e i greci suoi contemporanei probabilmente potevano attigere a fonti di sapienza egizie.
Insomma, se nel III secolo a.C. nei centri di studio si studiavano con profitto le coniche, non possiamo dedurre che in epoca faraonica, quindi dall'Antico Regno al Medio Regno si conoscessero le stesse cose, si tratta di un periodo da 1000 a 2000 anni prima, e anche più, in cui non v'è traccia di simili conoscenze...


perché ho scoperto che se dividiamo un angolo giro di trecentosessanta gradi per sette ottengo circa l'ampiezza dell'angolo della parete della piramide di Giza, cioè 51,4285142, contro un valore stimato dell'angolo della piramide di 51,58


Questo valore dell'anglo di inclinazione delle facce della piramide (non è molto "tecnico" definirlo "ampiezza dell'angolo della parete") di circa 51° non è una costante comune a tutte le piramidi ma solo ad alcune, inoltre il numero 7 non sembra avere, almeno nell'Antico Regno, epoca in cui furono costruite le più grandi piramidi, una valenza magico-simbolica degna di nota.
Cosa potrebbe significare per gli egizi aver scelto 1/7 dell'angolo giro come inclinazione delle facce, anziché 1/6 o 1/8?


ACUSinpw
00sabato 15 maggio 2010 20:07
Il mio dubbio è : ma questa trattazione è effettivamente dell'Ingegner Corti? Perchè ha tutta l'aria di essere una "scarsa" traduzione dall'inglese, o opera di chi l'italiano non lo sa proprio scrivere.
E', comunque, tutto molto arbitrario, come la maggior parte dei "calcoli" che vengono fatti a partire dalle misure delle piramidi...
roberta.maat
00domenica 16 maggio 2010 23:50
Non ho mai saputo che in epoca faraonica, nell'antico regno, si conoscesse l'equazione di secondo grado.
Trovo anche io sempre arbitrario attribuire profonde conoscenze matematiche ad un periodo dove c'era invece profonda dimestichezza aritmetica.
pizia.
00lunedì 17 maggio 2010 15:46
Re:
ACUSinpw, 15/05/2010 20.07:

Il mio dubbio è : ma questa trattazione è effettivamente dell'Ingegner Corti? Perchè ha tutta l'aria di essere una "scarsa" traduzione dall'inglese, o opera di chi l'italiano non lo sa proprio scrivere.


Ho attaccato subito sul fronte principale, perché non volevo essere così ... così ... , insomma, faccio sempre la scettica, l'avvocato del Diavolo e il Bastian Contrario...
Ammetto di aver pensato la stessa cosa [SM=x822706] forse l'ing. Corti è un italo-americano non di madrelinga? [SM=x822706]


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