I VIAGGI DI BATA -3-

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.Bata.
00lunedì 27 novembre 2006 13:06

I VIAGGI DI BATA -3-


Risalendo dalla Valle dei Re verso l’antico posto di guardia detto La Stazione del Colle e imboccando un sentiero pianeggiante alla base della falesia, si giunge su di un terrazzo naturale dal quale si domina una vallata che termina in un ampio anfiteatro naturale; anticamente questa vallata era chiamata Geser ossia Sublime ed era sacra alla dea Hathor che, nella necropoli tebana, è collegata al culto dei morti.
Oggi questa valle è nota con il nome di Deir el Bahari, toponimo arabo che significa Monastero del Nord poiché sede di un monastero in epoca copta.
Nel sito furono costruiti ben tre templi memoriali, o Templi di Milioni di Anni, il primo dei quali del faraone Mentuhotep II della XI dinastia; al suo fianco il faraone Hatshepsut della XVIII dinastia fece costruire il suo tempio memoriale e, alla sua morte, il figliastro e legittimo faraone Thutmosis III al quale, di fatto, Hatshepsut aveva usurpato il trono, fece erigere il proprio tra i due esistenti.
Chi oggi visita questa valle, vedendola arida e arsa dal sole, non riesce a comprendere il motivo per cui era chiamata Sublime; dobbiamo però immaginarla come era allora e come erano tutti i Templi di Milioni di Anni, ovvero circondata da alberi e laghetti con piante palustri e pesci di varie specie, in quanto con un sistema di canali veniva portata fin qui l’acqua del Nilo, anche per alimentare i laghi sacri che sorgevano presso alcuni templi e che normalmente erano larghi come moderne piscine o più, fino a raggiungere le dimensioni del lago sacro di Malqata ove potevano navigare battelli di medie dimensioni.
Fuori della vallata di Deir el Bahari sorgevano i templi memoriali o Templi di Milioni di Anni fatti erigere dai faraoni del Nuovo Regno.
Le credenze egizie sulla continuazione della vita dopo la morte richiedevano la fornitura di offerte – alimenti, bevande, abiti, cosmetici e quanto altro necessitava nella vita terrena – da destinare al Ka dei defunti re che risiedevano nei simulacri posti nei loro templi.
Questa consuetudine è caratteristica dell’Egitto dinastico fin dalla sua origine.
Enormi aree recintate e destinate a questi riti erano edificate fin dalla I e II dinastia; di fronte alle piramidi dell’Antico e Medio Regno sorgevano dei templi funerari, collegati alle stesse attraverso strade rialzate, chiamati “Templi a Valle”.
Nel primo e secondo periodo intermedio i re vennero inumati nell’area di Tebe e ogni tomba aveva una sua area in cui venivano officiati i riti d’offerta, esempio di questo è l’imponente tempio di Mentuhotep II a Deir el Bahari; queste costruzioni evolsero divenendo gli imponenti templi memoriali del Nuovo Regno.
Questi edifici non sempre hanno resistito al trascorrere dei secoli e molti sono praticamente scomparsi o ridotti ad un ammasso difficilmente interpretabile se non da chi non sia uno specialista, è il caso del tempio di Amenhotep III (tempio di Malqata) di cui rimangono solo i cosiddetti colossi di Memnone che altro non sono se non due colossali statue di questo faraone.
I templi memoriali servivano al culto del re, soprattutto quando, dopo la morte, veniva identificato con Osiride, ma venivano usati anche mentre il re era in vita, essendo associato al dio Amon principale divinità tebana e di cui era considerato il figlio sulla terra.
Al fine di rinnovare e rafforzare il potere regale annualmente veniva celebrata, all’inizio dell’estate, la Pa Heb Nefer En Pa-Inet ossia La Bella Festa della Valle del Deserto.
Questa ricorrenza ricorda, sostanzialmente, la nostra attuale festività dei defunti, giacché durante la Bella Festa della Valle i familiari si recavano in visita alla tomba dei loro cari nelle necropoli che circondano i templi, ove sostavano, pranzavano e venivano raggiunti da amici che si recavano a rendere omaggio.
In questa festività il dio Amon si recava in processione da Karnak sulla riva occidentale per incontrare gli dei dell’occidente e i faraoni defunti, attraversava il Nilo sulla nave Userhat, La Possente di Prua, trainata dalla nave del faraone e seguita da un’altra imbarcazione su cui avevano preso posto Mut e Khonsu, gli dei che con Amon formavano la triade tebana.
Raggiunta la riva occidentale il tabernacolo del dio era portato al tempio dei milioni di anni del faraone vivente e da qui, il giorno successivo, percorrendo tutta la necropoli tra due ali folla in festa, visitava i templi memoriali dei sovrani defunti per terminare l’itinerario al tempio di Hashepsut ove era posto nella parte più sacra del tempio e quindi tornava a Karnak.
Durante il trentesimo anno di regno del faraone era celebrata, nel suo tempio memoriale, la festa Heb Sed, una cerimonia la cui origine si perde negli albori della storia egizia e che aveva lo scopo di rigenerare la forza del re e per suo tramite quella di tutto l’Egitto di cui era il garante; questa festa coinvolgeva la popolazione ma, al rito che si svolgeva all’interno del recinto del tempio, potevano assistere solamente i gran sacerdoti di Amon.
I templi memoriali furono eretti, quindi, per la venerazione del sovrano e in ognuno dei templi venivano celebrate le imprese del faraone fossero esse di guerra, come nei templi di Ramses II e Ramses III o di missioni commerciali, come in quello di Hatshepsut, in cui è descritta la spedizione nella terra di Punt.
.Bata.
00lunedì 27 novembre 2006 13:08

IL TEMPIO DI HATSHEPSUT



Il tempio che, con quello di Mentuhotep II della XI dinastia e quello di Thutmosis III della XVIII dinastia, si trova nel sito di Deir el Bahari fu fatto erigere dal faraone Hatshepsut (1478-1458 a.c.), anch’essa della XVIII dinastia, è il più completo dei templi memoriali costruiti intorno alla montagna tebana e il suo nome Geser-Geseru, Il Più Sublime dei Sublimi, indica che fin dal progetto era prevista la sua maestosità.
Si giungeva al tempio, all’epoca, arrivando dal Nilo fino al lago sacro, situato all’incirca dove oggi c’è il parcheggio degli autobus turistici, sulle rive del quale sorgeva un tempio a valle, oggi completamente scomparso, e da qui partiva una via processionale fiancheggiata da sfingi, che attraversava giardini con alberi, laghetti con pesci e canne palustri.
La via processionale immetteva nel primo cortile formato da due ali di due file di dodici colonne ciascuna, le colonne esterne erano quadrate mentre quelle interne erano tonde, comprendeva un portico, che da una parte illustrava il trasporto e l’innalzamento di due obelischi nel tempio di Karnak, detto Portico degli Obelischi, dall’altra scene di caccia e pesca, detto Portico della Caccia.
Dal primo cortile parte una rampa che conduce al secondo cortile, in fondo al quale sorge un portico fiancheggiato da due cappelle dedicate ad Anubi e ad Hathor il portico è ornato con due importanti eventi della vita di Hatshepsut: la spedizione nella terra di Punt da una parte e dall’altra il concepimento e la nascita del faraone donna.
In fondo al colonnato di destra, quello ove è rappresentato il concepimento di Hatshepsut, si trova una delle due cappelle dedicate ad Anubi presenti all’interno del tempio; qui, nella cappella inferiore, il sovrano donna è raffigurato mentre presenta offerte al dio.
Anubi è, generalmente raffigurato con corpo umano e testa di cane o sciacallo ma sempre nera; era associato, nei testi più antichi, alle cerimonie funebri ma solamente nel Nuovo Regno svolge un ruolo preminente nei rilievi tombali, templari e nei papiri funerari seppelliti con la mummia.
E’ comunemente indicato come figlio di Nefti e di Seth anche se talvolta è definito figlio di Osiride e il suo compito è quello di guardiano del regno dell’oltretomba.
Sulla sinistra, in fondo al colonnato della spedizione nella terra di Punt, una cappella a pilastri è dedicata ad Hator; questa cappella, che contiene fini rilievi, presenta colonne a sedici lati e pilastri quadrati sormontati da capitelli hatorici ossia a testa femminile con orecchie bovine.
Nel secondo cortile della cappella un rilievo mostra Hatshepsut mentre succhia il latte dalle mammelle di Hathor, qui raffigurata in forma di vacca celeste.
Dalla cappella a pilastri si accede ad una serie di ambienti interni con bei rilievi i cui colori hanno mantenuto la loro freschezza; la camera interna presenta un’interessante soffitto a botte che, probabilmente, simboleggia la volta celeste.
In questa cappella Hatshepsut è rappresentata al fianco di Thutmosis III mentre rendono offerte di latte e vino ad Hator; queste figure, lasciate integre, bastano a screditare la teoria di una persecuzione scatenata dalla misoginia o dalla vendetta politica di Thutmosis III.
Salendo la rampa del secondo cortile, si giunge alla terrazza superiore delimitata da un portico ove rimangono poche tracce delle illustrazioni originali e, attraversatolo, si entra nella terrazza superiore, una volta circondata di colonne.
Ai lati del cortile sorgono a destra la cappella per il culto reale di Hatshepsut e di suo padre Thutmosis I e a sinistra la cappella dedicata al culto solare di Ra-Harakhti dalla quale si accede alla cappella superiore di Anubi.
Al centro della parete di fondo del cortile, scavato nella roccia della montagna, si apre il santuario rupestre di Amon, destinato ad accogliere la barca sacra durante la Bella Festa della Valle.
Questo tempio è caratterizzato anche dal fatto che il suo asse principale è in linea con quello del tempio di Amon a Karnak e, a poche centinaia di metri, dall’altra parte della montagna, con la camera sepolcrale della tomba del faraone Hatshepsut (KV 20).
.Bata.
00lunedì 27 novembre 2006 13:10

IL TEMPIO DI RAMSES III



Il luogo dove sorge il tempio memoriale fatto erigere da Ramses III, ritenuto uno dei meglio conservati d’Egitto, era chiamato dagli egizi Lat Ciamet ossia La collina di Ciamet ed era considerato il luogo sacro ove avvenne la prima apparizione di Amon.
Ciamet era anche ritenuto il luogo di sepoltura dell’Ogdoade, ossia le prime quattro copie di divinità e, durante una ricorrenza particolare detta Festa del Decimo Giorno il dio creatore Amon-Em-Ipet si recava, dalla sua residenza del tempio di Uaset (Luxor) al Ciamet per celebrare nuovamente il rito funebre in onore dei suoi antenati.
Arrivando al tempio ci si trova innanzi ad una torre fortificata costruita sul modello delle torri orientali e per questo motivo oggi detta Migdol (nome che indica certe torri fortificate tipiche dell’oriente); oltre s’incontra, sulla sinistra il complesso delle cappelle delle Divine Adoratrici di Amon, sacerdotesse di stirpe reale o nobile, sulla destra si può notare il tempio fatto costruire, nella XVIII dinastia, da Hatshepsut e concluso da Thutmosis III, dedicato ad Amon e dietro a questo un nilometro (struttura che serviva alla misurazione della piena del Nilo); nascoste alla vista dalla struttura del tempietto ci sono le tracce di un lago sacro.
Superate queste costruzioni ci si trova di fronte all’imponente pilone d’ingresso del tempio di Ramses III le cui superfici decorate coprono oltre 7.000 m2 e illustrano, per la maggior parte, le battaglie dell’ultimo grande faraone contro i Libici e i Popoli del Mare.
Sulla sinistra del primo pilone sorge il palazzo reale e, nel primo cortile un’apertura, detta delle apparizioni, metteva in comunicazione il palazzo reale con il tempio vero e proprio; non risulta che altri faraoni del nuovo regno abbiano unito una loro residenza con il proprio tempio memoriale.
Oltrepassato il primo cortile e il secondo pilone si accede al secondo cortile circondato da colonne, tutte mirabilmente decorate, e da pilastri osiriaci (colonne che raffigurano il faraone nelle sembianze di Osiride); le pareti di questo cortile sono decorate con scene di guerra e proseguono poi con l’illustrazione delle grandi feste religiose in onore di Sokar-Osiri e di Min, da cui il nome di Cortile delle Feste.
Le scene che decorano la parete a destra della porta e la parete destra della sale delle feste, dietro i colonnati, rappresentano momenti della grande festa di Min che in questo cortile aveva luogo.
Min, solitamente raffigurato in forma itifallica, è Amon nel suo aspetto generativo.
La processione che inizia a destra della porta d’ingresso e si protrae sulla parete successiva, mostra il re trasportato in portantina, seguito da cortigiani e preceduto da sacerdoti; egli compie sacrifici davanti a un’immagine di Min, a sua volta trasportato su di una portantina; la processione prosegue con il sovrano che cammina preceduto da un toro bianco, animale sacro a Min.
Sulla parete di destra dei sacerdoti liberano quattro uccelli che rappresentano i punti cardinali e il re taglia un covone di grano con una falce e, di seguito, il sovrano offre incenso a Min sotto un baldacchino.
Sulla parete a sinistra della porta e sulla parete sinistra si sviluppa la descrizione della festa di Sokar ; il dio è descritto a testa di falco e ha molte funzioni paragonabili a quelle di Osiride.
Su questa parete Nefertum, figlio di Sokar, nasce da un loto, incarnazione del principio della creazione consapevole.
Sulla parete del portico occidentale vi sono le raffigurazioni dei figli di Ramses III i futuri re Ramses IV, VI, VII e VIII a cui furono aggiunti i cartigli reali quando salirono al trono.
Oltrepassato il secondo cortile si accede alla prima sala ipostila, di cui rimangono solamente i basamenti delle colonne e alla cui sinistra si aprono quattro stanze che, per le decorazioni alle pareti, sono dette del tesoro del tempio; di fronte, sul lato opposto della sala ipostila, cinque cappelle sono consacrate a diverse divinità.
Alla seguente e seconda sala ipostila sono annessi due gruppi di sale laterali dedicate a divinità solari ed in particolare a Ra-Harakhty.
A questa sala ne segue una terza le cui cappelle sono consacrate a divinità tebane o eliopolitane.
Le facciate esterne dell’enorme cinta muraria sono tutte ricoperte di interessanti rilievi; sull’estremità del muro sud si trovano scene di caccia ancora ricche di vita e vigore; sulla parete meridionale del muro ovest è rappresentata una campagna militare contro i negri di un regno che era situato, all’incirca, nell’odierno Sudan e sulla parte settentrionale una battaglia contro i Libici, che prosegue sul muro nord ove è anche raffigurata la battaglia contro i Popoli del Mare, l’unica battaglia navale mai rappresentata in un tempio e avvenuta nell’ottavo anno di regno di Ramses III.
.Bata.
00lunedì 27 novembre 2006 13:14

IL RAMESSEO



Alla morte di Sethi I gli successe sul trono delle Due Terre il figlio Ramses II che, in questo modo, divenne il terzo sovrano della XIX dinastia, il più grande faraone costruttore e sotto il suo regno lo splendore e la ricchezza d’Egitto raggiunsero l’apice.
Il primo obbiettivo di Ramses II appena incoronato fu quello di riconquistare i territori che erano stati dell’Egitto prima del regno di Akhenaton e persi per l’immobilismo ostinato di questo re, ma, soprattutto, era sua intenzione compiere l’impresa che non era riuscita neppure a suo padre: sconfiggere e sottomettere gli Ittiti, un popolo originario dell’Asia Minore e che in quel periodo rivaleggiava in potenza con l’Egitto.
Iniziò quindi una campagna militare e, dopo una serie di scontri minori, nel 1258 a.c. nei pressi di Qadesh, oggi nella Siria settentrionale, fu combattuta la battaglia che pose fine alla guerra e da ambo le parti cantata come vittoriosa, soprattutto da parte dello stesso Ramses II, ma in realtà lo scontro finì in un sostanziale pareggio e l’evidente equilibrio delle forze portò ad un trattato di alleanza tra le due potenze sancito con un matrimonio tra la figlia del re Ittita e il faraone.
Venuto meno l’avversario Ramses II accentuò l’attività edile che già aveva intrappreso per il completamento e il restauro dei monumenti paterni completando, tra l’altro, il Grande Tempio di Abido dedicato a Osiride che Sethi I aveva iniziato.
Tutto l’Egitto divenne un unico cantiere, le cave lavorarono ininterrottamente, templi, statue, edifici sacri e pubblici e obelischi furono innalzati, restaurati e in molti casi usurpati agli antichi sovrani e intestati a Ramses II il Grande.
Come tutti i faraoni del periodo anch’egli volle il suo Tempio di Milioni di Anni oggi conosciuto come Ramesseo; questo tempio fu iniziato nei primi anni di regno e completato, probabilmente, intorno al ventiduesimo anno; Ramses II fu, quindi, uno dei pochi sovrani a veder completato il proprio Tempio Memoriale.
Oggi, in un vasto campo cosparso di muriccioli, basi di colonne e scavi in corso, tre costruzioni in rovina sono quello che rimane dell’imponente tempio e la fama del complesso supera di gran lunga il suo aspetto.
Fin dall’origine il Ramesseo si componeva di un tempio centrale lungo il cui asse sorgevano due piccoli santuari dedicati alla madre del sovrano, la tegina Tuya, e alla consorte che da sempre fu la preferita tra le decine di spose che Ramses II ebbe: la Grande Sposa Reale Nefertari, alla quale il re dedicò anche un tempio ad Abu-Simbel; palazzi, edifici amministrativi e vaste aree adibite a magazzini e a servizi vari completavano l’area del sito che copriva una superficie dieci volte più vasta dello stadio di San Siro a Milano.
Ramses II non risparmiò su nessun lavoro e tanto meno lo fece sul proprio Tempio di Milioni di Anni che alla fine dovette presentarsi come uno dei più grandiosi monumenti mai realizzati; ma i sovrani delle dinastie che seguirono non furono rispettosi di tanta magnificenza e, poco per volta, iniziarono a smantellarne alcune parti per impiegarne i materiali nelle costruzioni di proprie opere.
Quello che non osarono fare gli uomini lo fece la natura; infatti, a causa di una scelta poco felice della località ove far sorgere il tempio, esso venne eretto sul margine delle terre coltivabili allagabili, quindi, dalle acque del Nilo allora non controllate dalla diga di Assuan, e le piene che si succedettero anno dopo anno provocarono smottamenti alla base su cui sorgeva il Ramesseo provocando il cedimento delle fondamenta e il crollo del tempio.
Anche i primi cristiani copti che ne occuparono le rovine apportarono danni a quanto rimaneva ricavandovi tra di esse anche una chiesa.
Le rovine, che si possono oggi visitare, facevano parte del corpo principale del Ramasseo; la sua struttura ispirò, senza dubbio, l’architetto che eresse il tempio di Medinet-Habu fatto costruire da Ramses III, grande ammiratore del suo omonimo predecessore, e varrebbe la pena visitare prima questa struttura per poter meglio ammirare l’opera di Ramses II.
I visitatori del Ramesseo entrano direttamente nel secondo cortile del tempio; dall’ingresso originario, costituito dal primo pilone, si entrava nel primo cortile sul cui lato destro era eretta un’unica fila di colonne a sezione quadra mentre sul lato sinistro una doppia fila di colonne papiriformi si ergeva davanti all’ingresso del santuario della regina Tuya.
Sulla sinistra dell’attuale ingresso, nel secondo cortile, si vedono i resti del secondo pilone e quattro statue addossate ad altrettanti pilastri a base quadra e raffiguranti Ramses II nei panni di Osiride con i simboli del potere tra le mani.
Tutto il resto del cortile era circondato da una doppia fila di colonne di cui rimangono solamente le basi.
Accanto al secondo pilone, nell’angolo opposto a quello d’attuale entrata, si trovano i resti di un colosso di Ramses II, ora crollato e a pezzi, sulla cui spalla destra è ben in vista il cartiglio del sovrano; i piedi e il basamento della statua sono piantati ancora oggi nel primo cortile ove, in origine si ergeva.
Si stima che il peso della statua sia stato oltre le mille tonnellate e che l’altezza originaria superasse i sei piani e che quindi si tratti della scultura ritta, priva di sostegni, più grande mai realizzata dall’umanità; sembra, inoltre, che un progetto sia allo studio per il recupero ed il restauro di questo colosso; da notare, inoltre, che il blocco litico nel quale fu intagliata la statua proviene dalle cave di Assuan e che fu trasportato per duecentoquaranta chilometri circa per via fluviale.
Si presume che il colosso sia crollato a causa di un grande terremoto che colpì l’Egitto nel 27 a.c. riducendo ad un cumulo di macerie il pilone esterno del primo cortile mentre subì pochi danni il pilone interno.
Nel secondo cortile si trovano altre quattro colonne osiriache ai piedi delle quali si trova una testa di Ramses II in granito nero che apparteneva a una delle due statue che si ergevano ai lati della scala che conduce alla Sala Ipostila; il busto della sua gemella fu asportato da Giovanni Battista Belzoni e ora è esposto al British Museum di Londra mentre la parte inferiore si trova ancora al suo posto.
La Sala Ipostila che si apre appena salita la breve scalinata che parte dal secondo cortile era costituita da quarantotto colonne papiriformi, in sei file di otto colonne ciascuna, di cui solamente ventinove sono ancora ritte e le decorazioni dei capitelli portano ancora i colori originali.
Le pareti e le colonne della Sala Ipostila illustrano le vittorie militari di Ramses II, in particolare la battaglia di Qadesh, sul muro di fondo a destra della porta, la “firma” di Belzoni completa di data.
Entrando in questa porta si accede in una sala, originariamente a otto colonne, detta Camera Astronomica per le decorazioni del soffitto che raffigurano un calendario astrale probabilmente utilizzato per la cadenza delle festività e altri eventi quali l’inizio dell’inondazione.
Nel registro raffigurante la personificazione di varie stelle, mostrate in forma umana con testa di stella, c’è un’immagine con un globo in una barca da cui fluiscono fiumi di stelle.
Si propone, da alcune parti, che si tratti dell’esplosione di una supernova; essa avrebbe avuto luogo in un decano (la divisione egizia del cielo che ne rappresenta 10°) in cui ricorre, anche in altri testi, la rappresentazione di una supernova; la scena è unica in Egitto.
Sulla parete di fondo della sala ipostila è ripetuta una scena spesso raffigurata nei templi del Nuovo Regno: il re è rappresentato sotto un albero mentre Amon, alla presenza di Thot, scrive il nome del sovrano su un frutto dell’albero.
Teofrasto, il botanico e filosofo che succedette ad Aristotele a capo della scuola peripatetica di Atene (IV secolo a.c.), descrive un albero sacro, da lui chiamato Persea, di cui alcuni studiosi hanno tentato di determinare l’identità.
Si sostiene che l’antica descrizione greca corrisponda a un tipo di albero di avocado nativo dell’Egitto, i cui frutti hanno una caratteristica particolare: se si pone una pezzuola di lino sul nocciolo del frutto e vi si scrivono delle lettere o dei disegni, le lettere o i disegni appariranno di colore rosso sangue e indelebili.
Da ciò il significato simbolico di questo albero sui cui frutti Amon, alla presenza di Thot, dio della scrittura e della saggezza, scrive il nome del sovrano per l’eternità.





Questa è la terza parte dei miei viaggi; attendo vostre valutazioni ed eventuali domande.

Ciao, BATA. [SM=x822715]
Maat Ka Ra
00venerdì 1 dicembre 2006 23:09
ciao Bata! [SM=x822709]
ho letto il tuo ultimo pezzo sui templi el'ho trovato interessante, come anche gli altri tuoi racconti/resoconti di viaggio.
Mi è venuta un'idea (ho scoperto un po' l'acqua calda, devo dire) se sei d'accordo: cercare di riportare i templi, descrivendoli e, dove è possibile, entrare maggiormente nel dettaglio e spiegare bene come funzionavano, le diverse finalità e il concetto egizio di "tempio", le feste collegate, eccetera....l'idea mi è venuta cercando delle immagini che potessero essere affiancate al tuo testo, magari delle piantine dei templi. Non so quando [SM=x822736] ...ma mi piacerebbe aiutarti in questo senso...fammi sapere che ne pensi... [SM=x822712]
.Bata.
00sabato 2 dicembre 2006 22:27
Cara Maat, mi fa piacere il tuo interessamento e sono d'accordo con te che sarebbe una gran bella cosa poter svolgere il lavoro così come l'hai descritto ma credo, nel contempo, che sarebbe un lavoro enorme se, come ho interpretato il tuo pensiero, dovesse essere svoltoper tutti i templi o anche solamente per i maggiori templi conosciuti.
Se invece il tuo intendimento è un'altro fammi sapere.
Ti informo, e informo tutti quelli che hanno la bontà di leggermi, che quanto riportato è frutto di mie ricerche, su libri, riviste e pubblicazioni varie che hanno dato origine a due conferenze tenute la primavera scorsa a Lodi e che poi ho ripreso e unito in un testo che provvederò a far stampare in privato quanto prima.
Nel prosieguo di questi miei "viaggi" spiegherò brevemente anche la differenza tra un tempio memoriale e un tempio casa del dio.
Nel testo sono inserite, a corredo, le fotografie scattate dalla fotografa che mi segue nei miei viaggi reali (mia moglie) e che non ho messo nei miei viaggi nel forum solo perchè non sono capace di adattare la dimensione delle foto (provvederò a farmi istruire in merito).
Inoltre sono inserite anche le piantine di alcunu templi ma queste non possono essere pubblicate nel forum in quanto protette da diritti d'autore.
Ti ringrazio di nuovo per la tua proposta, rimango in attesa dei chiarimenti di cui sopra, e sono sempre disponibile a iniziare un lavoro a 4,6,8, ecc. mani.

Ciao, BATA. [SM=x822715]
-Kiya-
00sabato 2 dicembre 2006 22:35
Concordo nel dire che questo lavoro è di indubbio interesse.

Per quel che mi riguarda, caro Bata, mi sono messa all'opera a riguardo di quanto ti ho illustrato ieri (con la collaborazione di Maat, come hai potuto leggere [SM=x822713] ).

Se intendete prendere in esame la possibilità di stilare quanto sopra specificato, vista l'entità del materiale da sviluppare, contate pure sul mio aiuto [SM=x822712]


Per quel che riguarda le foto ufficiali: le hai caricate su pc, immagino. Usi d'abituine un programma grafico per le modifiche? dimmi quale e studieremo il modo migliore di procedere [SM=x822712]
.Bata.
00sabato 2 dicembre 2006 22:49
Quando mi hai contattato via cell. ero in compagnia di un mio amico fotografo che, informato del fatto, si è offerto di spiegarmi come procedere, cosa che potrà fare tra una decina di giorni.

Per questo motivo ti ho detto di procedere autonomamente su quanto pubblicato ma se vuoi le foto originali devi pazientare.

Ciao, BATA. [SM=x822715]
-Kiya-
00sabato 2 dicembre 2006 23:06
allora direi che val la pena di attendere [SM=x822712]
pizia.
00lunedì 4 dicembre 2006 22:59
Potrei disegnare le piantine dei templi, usando i miei appunti e le mie foto, e magari qualche prospetto, se avete pazienza... [SM=x822714]
Maat Ka Ra
00mercoledì 6 dicembre 2006 17:24
intendevo in effetti cominciare da qualche parte, per esempio da Jeser-Jeserw, o dal tempio di Ramess III, o da dove preferite, poi continuare...si potrebbero creare delle cartelle per ogni tempio e caricarle man mano che abbiamo il materiale. Anche io avevo pensato a fare le piantine dei templi, spiegando bene come funzionavano, eccetera.
Io son qui, dite voi come vi fa piacere procedere.
-Kiya-
00mercoledì 6 dicembre 2006 19:39
preferite seguire un ordine cronologico, basato quindi sulle varie epoche storiche, oppure un ordine geografico, analizzando località per località?
pizia.
00venerdì 12 gennaio 2007 20:36
Preferirei l'ordine per località, se comiciamo da Luxor posso contribuire, per il Cairo da Novembre 2008! [SM=x822713]
Maat Ka Ra
00sabato 13 gennaio 2007 15:58
Da dove preferite! [SM=x822713]
antonio crasto
00lunedì 28 gennaio 2008 19:46

Entrando in questa porta si accede in una sala, originariamente a otto colonne, detta Camera Astronomica per le decorazioni del soffitto che raffigurano un calendario astrale probabilmente utilizzato per la cadenza delle festività e altri eventi quali l’inizio dell’inondazione.
Nel registro raffigurante la personificazione di varie stelle, mostrate in forma umana con testa di stella, c’è un’immagine con un globo in una barca da cui fluiscono fiumi di stelle.
Si propone, da alcune parti, che si tratti dell’esplosione di una supernova; essa avrebbe avuto luogo in un decano (la divisione egizia del cielo che ne rappresenta 10°) in cui ricorre, anche in altri testi, la rappresentazione di una supernova; la scena è unica in Egitto.







Ciao BATA,
l'interpretazione dell'esplosione di una supernova è interessante. Mi sai dire chi ha avanzato questa ipotesi? In quali altri testi si parla di supernove?
Grazie Antonio
.Bata.
00martedì 29 gennaio 2008 18:03
Ho trovato la citazione in "GUIDA INSOLITA ai misteri, alle leggende e ai luoghi sacri dell'ANTICO EGITTO" di JOHN ANTHONY WEST ed. Newton & Compton pag 357.

Non ricordo in quali altri testi l'ho trovata citata, forse solo lì.

Ciao, BATA.
antonio crasto
00martedì 29 gennaio 2008 20:44
Io e i miei amici egittologi abbiamo cercato di dare una spiegazione allo strano disegno.
La prima cosa che si può osservare che sia nel cielo astronomico di Ramesse II sia nel cielo di Senenmut compare a destra di Osiride uno strano disegno: questa barca col Sole che sembra piangere e quelle strane orbite a forma di gocce.
Che siano una rappresentazione di uno stesso evento celeste?
E' un mistero per me ancora inspiegabile. Mi piacerebbe sapere come West giustifica la sua ipotesi di Supernova. Dalla tua descrizione mi ero convinto che fossero rappresentare stelle in una esplosione a 360°, mentre sembra potersi parlare di una caduta di stelle dalla barca di Ra.
Indagherò ancora e se possibile cercherò di fotografare il soffitto astronomico alla prossima occasione.
.Bata.
00mercoledì 30 gennaio 2008 09:13
Sarebbe, forse, opportuno confrontare il decano in cui si trova questa "esplosione" con lo stesso decano in altre rappresentazioni precedenti il regno di Ramses II.

Non ero a conoscienza che la stessa rappresentazione fosse presente nel cielo astronomico di Senmut (quale tomba?), West dice che la rappresentazione è unica.

Ricordo di averla fotografata nel 2005, è in rilievo su una trave di pietra chiara, appena dentro la sala astranomica leggermente sulla sinistra, il sofitto, come in tutti i templi, è molto alto e sono riuscito a individuarla, con certezza, utilizzando lo zoom della macchina fotografica.

Potrei cercarla ma so di non essere in grado di postarla.

Ciao, BATA.
antonio crasto
00mercoledì 30 gennaio 2008 09:57
Ho riguardato il cielo di Senenmut, della sua tomba di Deir el Bahari, e quello del Ramesseum. Inizialmente avevo fatto un accostamento della Barca col Sole col famoso quadrato contenente le tre ellissi.
Guardando bene le due immagini si può invece vedere come in entrambe a destra della costellazione dell’Ariete (zodiacale del periodo) esista una colonna di stelle e quindi una barca. Nel disegno di Senenmut la barca presenta una banda orizzontale e due cascate laterali di stelle, mentre nel cielo del Ramesseum le due cascate laterali partono direttamente dal Sole. Sostanzialmente mi sembra che le due immagini esprimano lo stesso concetto.
La costellazione dovrebbe essere quella dei Pesci, costellazione che, nello zodiaco circolare, è suddivisa in due rami.
Mi sembra strano che si sia voluto segnare la costellazione che sarebbe diventata “Casa del Sole” dopo 1400-1200 anni. Ritengo più probabile che gli Egizi avessero il ricordo di qualcosa che era accaduto durante l’Era dei Pesci precedente, circa 25000 anni prima, forse la caduta di una grossa cometa.
Il discorso diventa intrigante e costituirebbe una conferma della ricostruzione della storia dell’Umanità affrontata nel libro.


Maat Ka Ra
00sabato 2 febbraio 2008 22:23
....una grossa cometa come quella che ha prodotto il famoso silica glass di Tut? [SM=x822741]
roberta.maat
00domenica 3 febbraio 2008 09:44
Mi sembrano due immagini sostanzialmente e concettualmente sovrapponibili......lo stesso evento astronomico rappresentato secondo diversa espressione artistica.
La stessa cometa che ha disseminato la tectite un pò dovunque ? Mi associo alla domanda di Maat Ka Ra che ci ha ricordato il pettorale di Tut.
antonio crasto
00domenica 3 febbraio 2008 10:25
Una cosa è certa. Gli antichi avevano il terrore delle comete. Non può essere stato il passaggio di qualche astro con la coda ad aver inculcato questa paura in quasi tutti i popoli antichi. Ci deve essere stata una grossa cometa che è caduta sulla Terra in tempi relativamente recenti, la quale è forsa esplosa prima di penetrare nell'atmosfera. I frammenti sarebbero caduti in varie parti dell Terra causando una catastrofe pressoché globale.
Che sia questa la comete che ha prodotto le belle pietre gialle del deserto libico, non è dato saperlo.
Io ritengo che sulla Terra siano caduti varie comete o metoriti. Questi potrebbero aver determinato vari episodi catastrofici connessi alla fine dell'Era Glaciale.
Non dimentichiamo poi che il Benben era quasi sicuramente un meteorite e che fu oggetto di culto sin dalle prime dinastie.
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