Re:
annaisis, 08/03/2010 11.40:
...
Sapete se questa notizia è vera? se così fosse, per me crollerebbe un mito; ho sempre considerato Carter un uomo irreprensibile, spinto da un grande idealismo e che credeva veramente in ciò che faceva.
Forse Lord Carnavon essendo il finanziatore, poteva avere qualche interesse a occultare qualche reperto, ma Carter ho sempre pensato fosse uomo di grande fede.
Qualcuno ne sa qualcosa? Ciao a tutti.
...io credo che tutto sia relativo ed il nostro "
eroe",
Carter, credo vada valutato in un'ottica più legata al suo tempo che non con il nostro metro moderno.
Viveva, di fatto, in
un mondo che di scientifico aveva ancora ben poco; non dimentichiamo che l'800 era finito da soli 22 anni e che prima di Carter scavare in Egitto era quasi solo ed esclusivamente una questione di "
remuneratività dell'obiettivo":
spendo soldi per scavare, per ottenerne un tornaconto economico.
In sostanza, chi andava a scavare in Egitto lo faceva principalmente per motivi economici,
alla ricerca di tesori sepolti intendendo con il termine "
tesoro" non tanto il valore archeologico o storico
(a meno che non consentisse di acquisire meriti e gloria), ma proprio e quasi esclusivamente
il valore venale di quel che veniva renvenuto.
Tutti conosciamo, di fama,
Auguste Mariette a cui va l'immenso merito di aver fondato il Museo Egizio del Cairo, eppure non dimentichiamo che quando rinvenne il Serapeo, la necropoli dei tori Api, non esitò
(e siamo giò nella seconda metà dell'800) a far uso della dinamite per aprire i sarcofagi.
Nel medesimo periodo in cui Carter scavava in Egitto, o rivestiva incarichi prestigiosi come quello di Ispettore Capo per l'Alto Egitto a soli 25 anni, altri "archoeologi" ancora consideravano lo scavo un modo di ripianare le ingenti spese a cui andavano incontro; non a caso, infatti, chi commissionava, ma anche chi eseguiva gli scavi, era generalemnte un ricco signore che "investiva" i suoi averi in qeusta ricerca allora di frontiera.
Un nome per tutti:
Theodore Davis, ricco avvocato statunitense, con il pallino della ricerca archeologica; ma anche in questo caso, Davis prendeva la ricerca come
un ritorno (economico e/o di immagine) per i suoi consistenti investimenti e, pur essendo colui che di fatto ha scoperto più tombe nella Valle dei Re, i suoi metodi non erano certo ortodossi, ne' mirati al mantenimento archeologico e storico di quanto rinveniva.
Basti considerare la scoperta della
KV55 che viene indicata come esempio sul come
NON si esegue uno scavo archeologico.
Questo era il quadro storico-archeologico in cui Carter operava quando, nel 1922, fece la scoperta delle scoperte riuscendo, peraltro, proprio là dove Davis aveva fallito. Dalla parte di Carter c'è, sicuramente, la sua conoscenza di
metodi di ricerca scientifica che solo allora stavano affermandosi e che avevano avuto il loro iniziatore proprio nel mentore di Carter:
Sir Flinders Petrie che aveva, tra l'altro, messo a punto anche una tecnica di "
seriazione" dei reperti prima inesistente.
E dopo questa lunga, ma necessaria, introduzione passiamo alla
valutazione del lavoro di Carter alle dipendenze di Carnarvon. Non dimentichiamo, intanto, che il Lord inglese aveva iniziato a scavare nella Valle, con ben scarsi risultati sotto il profilo del ritorno economico, addirittura nel
1903 (ovvero quasi 20 anni prima della scoperta di KV62) e che la scoperta della tomba di Tut avvenne, comunque, dopo
quasi 14 anni di scavi del sodalizio Carter-Carnarvon quando, non dimentichiamolo, il secondo era sul punto di lasciar decadere la concessione di scavo nella Valle proprio per gli scarsi risultati economici ottenuti.
Ma arriviamo alla "scoperta" ed al motivo stesso di questa discussione: è ormai confermato, da più fonti
(non ultimo lo stesso fratello di Lord Carnarvon) che effettivamente
la tomba venne visitata da Carter, Carnarvon e da Lady Evelyn
(figlia del Lord) prima dell'apertura ufficiale.
Nelle foto di Burton che inquadrano l'Anticamera, infatti, fa bella mostra di se, appoggiato al muro, un largo cesto di vimini del corredo e che, di fatto, sarebbe servito proprio a
coprire il "buco" che era stato scavato per entrare.
Le dimensioni del foro, comunque, lasciano intendere che solo Lady Evelyn avrebbe potuto usarlo per entrare ed è quinsdi verosimile che se furono asportati oggetti in quella fase, si trattò di oggetti di piccole dimensioni
(...e vorrei vedere chi sarebbe riuscito a resistere alla tentazione...).
Carter, tuttavia, mise in opera una
metodologia scientifica mai prima usata: catalogazione degli oggetti, fotografia dei luoghi (ogni oggetto doveva risultare presente in almeno due fotografie), disegno dell'oggetto e solo al termine asportazione del medesimo per le operazioni di consolidamento e conservazione.
Come di certo saprai, la vicenda della scoperta diede adito a parecchi problemi tra Carter, Carnarvon e la Soprintendenza egiziana che addirittura
bloccò i lavori di "svuotamento" (durati, non dimentichiamolo, per ben 8 anni).
Non è improbabile, perciò, che in questo lunghissimo periodo, con gli screzi che si erano creati, con
la paura di veder vanificati sforzi e spese sostenute,
Carnarvon abbia in qualche modo deciso di "
ripagarsi"
(sia pure in minima parte) ponendo in vendita oggetti della tomba.
Per quanto riguarda Carter, ferme restando le considerazioni che ho fatto nell'introduzione a proposito delle usanze del tempo, non escluderei che anche lui abbia potuto fare altrettanto anche se sono convinto che gli oggetti sottratti dovessero essere di
"minor valore".
Un fatto è emblematico ed è noto: quando, improvvisamente, la Soprintendenza decise di chiudere il cantiere di scavo per ritorsione contro Carnarvon e Carter, la polizia locale perquisendo gli "uffici" della spedizione in uso a Carter rinvenne, sotto ad un tavolo ed
in una scatola di champagne, una delle statue lignee più belle della tomba, quella in cui la testa del Re fanciullo sorge da un fiore di loto come Atum.
In definitiva, e
chiedo scusa se sono stato particolarmente lungo, ma Tutankhamon, KV62 e tutto quel che ruota attorno alla figura del Re fanciullo, ivi compresi i personaggi “moderni” coinvolti nella scoperta della sua tomba, sono per me particolare motivo di passione, in definitiva, dicevo, anche se ci fu un comportamento men che
“limpido” da parte di Carter, non me la senso di dargli addosso ed
“il mito”, cui fai riferimento nel tuo post da cui è scaturita questa noiosa risposta, non può che uscirne invariato.
A lui va
il merito non solo della scoperta più importante dell'Egittologia, ma dell'aver per primo usato
metodi scientifici di
repertamento,
consolidamento,
conservazione,
catalogazione, che ancora oggi ci consentono di ammirare il corredo di Re Tut in tutto il suo splendore... il resto, secondo me sono
peccati veniali che non bastano a sminuirne la figura!