Graffiti celati nella Piramide di Cheope

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-Kiya-
00domenica 12 giugno 2011 06:19
Da tempo ormai si attende che la Piramide di Cheope riveli qualcuno dei segreti che custodisce, gelosamente celati, nel labirinto dei suoi blocchi.
Forse ora un'infinitesima parte di essi è stata svelata al mondo, grazie a Djedi, il robot che deve il suo nome al leggendario mago consultato proprio da Cheope e che è in grado di percorrere i cunicoli della Piramide. E' stato proprio Djedi a rivelare agli occhi increduli di studiosi e ingegneri l'esistenza di una minuscola stanza, rimasta nascosta per oltre 4.500 anni. O forse, più semplicemente uno spazio vuoto compreso tra due botole verticali.

L'esistenza dei quattro cunicoli che si diramano dalle cosiddette "Camera del Re" e "Camera della Regina" è universalmente nota. Mentre i primi due sfociano all'esterno, lasciando presagire di puntare verso due stelle della volta celeste e consentire, così, all'emanazione del Re defunto di raggiungere il suo posto nel firmamento, i due che hanno orgine nella "Camera della Regina" paiono "morire" in due punti opposti imprecisati. Ma c'è chi ritiene che possano condurre a due stanze segrete. Proprio uno di questi, quello che punta a sud, è stato oggetto di una recente scoperta.

Dopo aver superato il vincolo rappresentato dal primo blocco di pietra disposto verticalmente (che secondo alcuni studiosi sarebbe una "porta", per via delle due maniglie metalliche che compaiono sulla sua facciata), Djedi, il robot dotato di telecamera flessibile e appositamente progettato dall'Università di Leeds, ha rivelato l'esistenza di alcuni graffiti, tracciati, sul pavimento dell'anfratto compreso tra i due blocchi, al momento della costruzione della Piramide. I segni sono stati fatti con tratti elementari e sembrano, pertanto, suggerire di essere stati vergati da una mano non del tutto analfabeta, ma con una scarsa padronanza della scrittura. E, mentre l'Egittologia ufficiale non si sbilancia sul loro ipotetico significato (affermando che segni del tutto simili, indicanti i nomi delle squadre impegnate nei lavori, delle date o dei numeri, sono già stati più volte individuati all'interno del Monumento), un ricercatore italiano indipendente, Luca Miatello, sosterrebbe che si tratti di segni ieratici (una versione semplificata della scrittura geroglifica) che letti da destra a sinistra - come tale scrittura all'epoca imponeva - comporrebbero la cifra "121" e sarebbero stati impressi lì dagli stessi costruttori della Piramide, i quali precisarono in quel punto la lunghezza del cunicolo medesimo. A partire dalla sua origine, dalla "Camera della Regina", il minuscolo corridoio misura effettivamente 63 metri circa, ovvero 121 cubiti.
I tratti imprecisi e irregolari dei segni non consentono di ritenere assoluto il significato attribuito ai medesimi da Luca Miatello. Si attendono, pertanto, ulteriori ipotesi interpretative nel prossimo futuro.




Una sezione della Piramide di Cheope che mostra la disposizione dei cunicoli
e quella dell'anfratto dove sono stati individuati i segni





I tre segni, tracciati con l'inchiostro rosso
e l'ipotesi di lettura proposta da Miatello





Altri interessanti dettagli scaturiti dalle osservazoni sono i seguenti:

1) le maniglie metalliche sono letteralmente incastonate nel primo blocco di pietra e terminano, sul lato opposto del medesimo, in anelli ben fatti, suggerendo che possa trattarsi di elementi ornamentali e non di perni con usi diversi.

2) lo stesso blocco di pietra risulta essere perfettamente levigato su ambo le facciate, lasciando intuire che la sua fosse una funzione specifica e non un semplice tentativo di bloccare eventuali detriti che potessero scivolare lungo il cunicolo. Per contro, il secondo blocco - quello posto sul retro della "stanza" - risulta essere grezzo, ovvero non levigato e potrebbe quindi indicare che il condotto termina lì.

Il lavoro di Djedi, tuttavia, non può dirsi ancora concluso. Nei prossimi mesi il robot dovrà rivelare se e cosa si cela dietro il secondo blocco litico. Un'operazione che sarà consentita per mezzo di alcuni strumenti che lo corredano. In particolar modo, verranno sfruttate le potenzialità di "Beetle", ovvero un secondo robot "scarabeo" in miniatura, in grado di attraversare la seconda pietra tramite un foro di 19 mm, praticato da un trapano.
Dopo aver appurato l'esistenza, o meno, di una seconda stanza celata oltre il blocco e il relativo contenuto, Djedi passerà ad occuparsi del condotto nord.

Gli esiti di queste nuove perlustrazioni saranno resi noti entro i primi mesi del 2012.
-Kiya-
00domenica 12 giugno 2011 06:34
Per saperne di più, a proposito di Djedi:

clicca qui!


Per approfondire in merito allo studio dei cunicoli, condotto in precedenza:

Il primo robot inviato ad ispezionare i cunicoli della Piramide




Link all'articolo proposto dal sito di New Scientist


Link all'articolo proposto sul sito dell'Università di Leeds

-Kiya-
00domenica 12 giugno 2011 06:36
Il video pubblicato dalla Dassault System, che ripropone l'esplorazione condotta da Djedi:


roberta.maat
00domenica 12 giugno 2011 08:05
Questa ricostruzione virtuale dell'esplorazione è davvero emozionante !
-francis-
00venerdì 17 giugno 2011 12:15
Sono dei misteriosi geroglifici in vernice rossa e sono stati rinvenuti all'interno della grande piramide di Giza grazie ad un robot provvisto di macchina fotografica. Questi geroglifici dal colore vermiglio sono impressi sul pavimento e, secondo un'analisi matematica, si tratterebbero di semplici numeri.

Il mausoleo data 4.500 anni fa e fu costruito per il faraone Cheope, noto anche come Khufu. L'imponente tomba è la maggiore di tre strutture presenti sull'altopiano di Giza, alla periferia de Il Cairo. Gli archeologi, in passato come oggi, si interrogano sulla funzione delle tre piramidi scoperte nel 1872.

I geroglifici scoperti di recente sono stati resi noti il mese scorso con la pubblicazione dello studio su Des Annales du Service de l'Egypte. L'ingegnere ideatore del robot archeologo è Rob Richardson, dell'Università di Leeds. Così Spiega: "Ci sono molte domande senza risposta che generano queste immagini. Perché c'é qualcosa di scritto in questo spazio? Cosa dice la scrittura?"

Le immagini che il robot ha portato alla luce raffigurano tre figure in ocra rossa dipinte sul pavimento di una camera situata al termine di un tunnel. Il robot, denominato Djedi in onore dell’indovino consultato dal faraone Khufu durante la fase di costruzione della piramide, è giunto dove nessun occhio umano è mai riuscito a giungere. Altri robot, in precedenza, avevano esplorato questi ambienti inviando immagini all'esterno. Ma Djedi si è spinto un pò oltre, ossia nei pressi della camera della regina. Qui il mistero è ancora tutto da svelare.

Molte domande si sollevano riguardo la numerosa presenza di tunnel all'interno della piramide. Quale funzione potessero avere ė ancora tutta da spiegare. Forse una funzione simbolica, forse hanno una spiegazione religiosa o semplicemente strutturale. Inoltre, la loro perlustrazione può essere possibile solo attraverso robot in grado di penetrare questi ambienti dove mai essere umano si è spinto.

Spiega Luca Miatello, un ricercatore indipendente specializzato nella matematica dell'antico Egitto, che "le marcature sono segni numerici in ieratico. Si leggono da destra a sinistra e significano 100, 20, 1. I costruttori semplicemente registrarono la lunghezza totale del cunicolo: 121 cubiti". Il cubito reale è l'antica unità di misura egiziana utilizzata per la costruzione delle piramidi.

Per il momento, gli studiosi sono tutti concordi con il fatto che i segni siano stati eseguiti dagli operai egizi durante la costruzione della piramide e non ci sono dubbi sulla possibilità che si tratti di caratteri ieratici.

I ricercatori del progetto Djedi eseguiranno ulteriori analisi alle marcature rosse nel mese di agosto. Il robot esploratore, infatti, equipaggiato di una fotocamera dotata di maggiore risoluzione adeguata agli ambienti, tornerà nelle profondità della piramide per ulteriori indagini. L'obiettivo è quello di ottenere altre immagini sulle quali effettuare l'opera di decodificazione dei geroglifici.

(Fonte: NextMe)
RAMSY
00venerdì 17 giugno 2011 19:33
se tutto venisse confermato le teorie di Bauval, Hancock & Co. andrebbero a farsi friggere....a meno che lo ieratico non sia anche lui antico di 12.000 anni! [SM=x822743] ...peccato! [SM=x822734]
-Kiya-
00venerdì 17 giugno 2011 22:28
Lo Ieratico nacque, per esigenza, contemporaneamente alla scrittura Geroglifica. Quest'ultima era la scrittura monumentale per antonomasia, ma occorreva un mezzo più fluido con cui compilare documenti a carattere di natura non sacra. Da qui la necessità di una forma corsivae più "sbrigativa": lo Ieratico, appunto.
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