Egizi e Fenici

Versione Completa   Stampa   Cerca   Utenti   Iscriviti     Condividi : FacebookTwitter
-Kiya-
00martedì 30 giugno 2009 08:36
Con alcune discussioni attive qui sul Forum avete stimolato la mia curiosità a proposito dei Fenici e dei contatti che questo popolo ebbe con la civiltà dei Faraoni.

Ho eseguito una ricerca sommaria per il momento, che mi ha condotto sulle tracce di un unico testo coevo , il racconto del "Viaggio di Unamon", databile all'incirca al 1000 a.C., per il quale ho trovato riscontro nel testo della Prof.ssa Bresciani.

Vorrei, tuttavia, saperne di più....

chi mi aiuta?
antonio crasto
00martedì 30 giugno 2009 10:39
Come primo approccio consiglio la lettura della pagina dell'enciclopedia Wikipedia: it.wikipedia.org/wiki/Fenici

antonio crasto
00martedì 30 giugno 2009 11:12
I continui scambi commerciali fra le città della Fenicia e l'Egitto potrebbero aver portato in queste città una grande quantità di reperti egizi: amuleti, scarabei vasi, ecc.
Questi reperti potrebbero essere stati oggetto di scambio con altri popoli, per cui sembra molto probabile che i molti scarabei trovati in Sardegna e in particolare nella città fenicia di Tharros siano stati portati dai mercanti fenici per essere scambiati con le popolazioni nuragiche.
Non ho sottomano una documentazione fotografica dei molti scarabei egizi trovati in Sardegna, ma sarebbe interessante inserire nella discussione le immagini di quelli con i cartigli dei sovrani egizi.

In merito ai contatti fra Fenici, Punici e popoli della Sardegna, consiglio la lettura delle pagina dell'Enciclopedia Wikipedia:

it.wikipedia.org/wiki/Storia_della_Sardegna_fenicia_e_car...
-Kiya-
00martedì 30 giugno 2009 13:08
Grazie Antonio, approfondirò al link che mi hai proposto, anche se devo ammettere che sono sempre un po' scettica ad affidarmi a Wikipedia.
Il mancato controllo, che rende possibile a chiunque di pubblicare gli scritti senza alcuna verifica, è a mio avviso una grossa pecca.

Lascerei invece che le discussioni che riguardano la questione Fenici/Sardegna si dipanino in altra discussione, intendendo in questa esaminare e approfondire esclusivamente i contatti e le influenze tra Fenici ed Egizi.
antonio crasto
00martedì 30 giugno 2009 16:08
E' vero che su Wikipedia può scrivere chiunque si iscriva, ma è altrettanto vero che ogni voce viene seguita e aggiornata da molti esperti, per cui un'ipotesi irreale è destinata a essere contradetta o caancellata.
Il testo finale è dunque una composizione a più mani.
Alcune voci il cui testo non è sicuro vengono segnalate con nota opportuna.
E' buona norma comunque non limitarsi alla lettura di una sola pagina. Oltre alle altre versioni di Wikipedia (inglese, francese e spagnolo, ecc) esistono altri siti specializzati in storia che meritano di essere consultati.
-Kiya-
00martedì 30 giugno 2009 16:45

E' buona norma comunque non limitarsi alla lettura di una sola pagina. Oltre alle altre versioni di Wikipedia (inglese, francese e spagnolo, ecc) esistono altri siti specializzati in storia che meritano di essere consultati.



Esatto [SM=g999103]

per tale ragione ho "frugato" nella mia libreria, scovando un testo un po' datato ormai (1993), ma che permette di inquadrare l'argomento a dovere, in modo semplice.

Credo possiate trovare interessante un inquadramento generale della figura di questo popolo e quindi della loro storia, prima di approfondire indagando i contatti tra Fenici ed Egizi. Quindi procedo.

Il testo a cui mi affido è "Come vivevano i fenici" di Federico Lara Peinado, specialista di Orientalistica e, all'epoca della pubblicazione, docente di Storia Antica all'Università Complutense di Madrid.
Hotepibre
00martedì 30 giugno 2009 16:52
Avendo scritto parecchie voci, ed avendone aggiornate o integrate altrettante, in WP Italia, debbo far presente che quello che Kiya ha sottolineato ha un suo fondamento; non esiste, infatti, un controllo in senso stretto.

Non esiste, in pratica un "nucleo di esperti"; si era pensato di farlo, ma la cosa si prospettava molto complessa e, in ogni caso, chi avrebbe certificato la "esperienza" degli esperti?

Unico controllo è, perciò, quello che può derivare dalla lettura di una certa voce da parte di una gran quantità di altri utenti (esperti o meno) che possono intervenire ed apportare modifiche.

Questo a voler indicare che, come giustamente fatto notare, in ogni caso è bene non prendere "per oro colato" quanto riporta WP pur nella certezza che, nella stragrande maggioranza dei casi, le voci (almeno quelle più lette) sono state oggetto di verifiche e revisioni continue.
roberta.maat
00martedì 30 giugno 2009 16:53
Da parte mia l'indicazione di un testo che ho letto anni addietro, a proposito dei Fenici, e che mi riservo di riprendere perchè, aihmè, ricordo poco.

L'nigma dei Fenici di Sabatino Moscati.

Non possiedo altro e seguirò il consiglio di Antonio.

-Kiya-
00martedì 30 giugno 2009 16:58
Chi erano i Fenici?
Furono i Greci a battezzarli phoìnikes, riferendosi a coloro che nel I millennio a.C. risiedevano nell'area settentrionale della regione di Canaan, a partire dalla città di Arad (la fenicia Arvad) fino al Monte del Carmelo, che oggi rientra in territorio Israeliano.
L'origine della parola resta, tuttavia, ancor oggi confusa. Non è chiaro infatti se i Greci intendessero riferirsi a un particolare colorito della pelle (gli abitani della Fenicia erano di carnagione scura) o, se invece, si riferissero alla porpora, prodotto che contribuì a renderli famosi. Certo è che i fenici non si identificassero con quel nome, ma preferissero definirsi Kn'n, cananei, un termine altrettanto strettamente connesso con la produzione della porpora.

Gli autori classici adottarono la consuetudine di definire "fenici", "punici" o "cartaginesi" anche gli abitanti delle colonie sparse in tutto il bacino del Mediterraneo. Consuetudine che ha dato vita a non pochi problemi interpretativi in epoca moderna.
Oggi si è optato per definire "Cananei" gli abitanti del Levante orientale nel II millennio a.C., "fenici" coloro che risiedevano sulla costa siro-libanese durante il I millennio a.C. e "punici" i fenici occidentali in generale, riservando il termine "cartaginesi" ai soli effettivi abitanti di Cartagine.

Tutti costoro non svilupparono mai la concreta convinzione di appartenere a un unico popolo o a un'unica nazione, seppur possedessero molti elementi in comune (lingua, religione, cultura, razza...).
shardanaleo
00martedì 30 giugno 2009 17:19
Per principio evito di parlare di "fenici", invenzione greca e "moscatica", ma visto che si parla di egizi... [SM=x822715]
Concordo con Kiya per quanto attiene WP... anche se mi ha dedicato una intera pagina.
Mentre , se Kiya non si arrabbia, vorrei precisare che il "Viaggio di Wen.Amon" non parla affato di FENICI, ma solo esclusivamente
- della città di Tiro
- di un funzionario egizio, inviato dal gran sacerdote di amon
- dei Tjekker di Dor (Popoli del Mare)
. Nessun popolo antico e tantomeno gli egizi parlano di "FENICI"
Il popolo chiamato da i greci con questo nome era semplicemente quello delle città RIPOPOLATE dai PdM nel 1200 a.C. (Leonard Wooley E Gerard Herm)... pura invenzione greca, il termine fenici ha lo stesso significato che può avere oggi EUROPEI ... ma chi sono gli europei? Vogliamo dire che un francese è della stessa natione di un tedesco o spagnolo (e CHI sono gli spagnoli? i Catalani, i baschi?...) stessa natione degli Italiani (ma chi sono gli Italiani? I Napoletani, i Veneti, i Romani?)...
Gli antichi parlavano di SIDONI, TIRII... mai di fenici. Fino all'VIII sec... i greci.. poi Moscati... [SM=x822706]
kum salude. [SM=g999105]
leo [SM=x822716]
-Kiya-
00martedì 30 giugno 2009 17:25
Un po' di storia.

Poichè, come anticipato, i Fenici non costituirono mai una nazione, il loro popolo non ebbe mai un'autorità centrale, né adotto una politica unitaria.
Non siamo in possesso di molti dati storici che li riguardano e quel poco che abbiamo è riferito esclusivamente ad alcune delle loro città principali.
Tra queste si contempla la regione Cananea, la cui storia è abitualmente suddivisa in due periodi:
a) Periodo paleofenicio (dal 3000 al 1200 a.C.);
b) Periodo "fenicio", propriamente detto (dal 1200 al 332 a.C.).

Al primo periodo posero termine i grandi sconvolgimenti provocati dai Popoli del Mare, causa del crollo del Regno Ittita. Il periodo "fenicio" terminò con l'avvento di Alessandro Magno.

Durante la fase "a", il territorio di Canaan fu occupato progressivamente da Eblaiti, Accadi, Neosumeri, Urriti, Amorriti ed Hyksos. Ci è ben noto lo scontro di questi ultimi con gli Egizi che si impossessarono del territorio esercitandovi la loro influenza, fino a quando non ebbe luogo la Battagli di Qadesh (1296 a.C.), tra Ramesse II e Muwattali, conclusasi in parità.

Per tutto il periodo paleofenicio fu Biblio ad esercitare egemonia. Successivamente all'invasione degli Hyksos, oltre a Biblo si assiste alla fioritura di Ugarit e Tiro, che si specializzarono sul commercio marittimo estero. Uno sviluppo costante troncato, come anticipato, dall'avvento dei Popoli del Mare.

Dalla crisi del 1200 a.C. Ugarit ne uscì completamente distrutta, comportando per i fenici la perdita di una fetta ingente di territorio. Già in precedenza si videro costretti a cedere i territori meridionali della regione Canaanita alle tribù di Israele. Quindi dovettero rinunciare anche a parte delle zone settentrionali a beneficio degli Aramei, che vi edificarono un imponente regno, con capitale a Damasco.
Le città-stato Fenicie si ridussero quindi alla sola fascia costiera del Mediterraneo, trovandosi a combattere con ingenti difficoltà causate da un eccesso demografico e da una pesante carestia. Non ebbero pertanto altra scelta, se non quella di indirizzare il loro interesse verso il mare.

Grazie ai commerci marittimi, città come Biblo, Sidone e Tiro conobbero anni di effettivo splendore, incrementando le relazioni commerciali con altri popoli del Mediterraneo e fondando numerose colonie sulle sue principali isole, spingendosi fino alle coste dell'Africa Settentrionale. Intorno al 900 a.C. si trovarono, però, a dover affrontare nuove minacce. Pesanti conquiste e altrettanto pesanti tributi imposti prima dagli Assiri, poi dai Babilonesi e quindi dai Persiani ridussero Fenicia, Siria e Cipro ad un'unica provincia del loro Impero.
Con l'avvento di Alessandro Magno, nel 332 a.C., passarono nelle sue mani. Ma la prematura morte del Grande ne fece oggetto di rivalità tra Seleucidi e Tolomei. Infine conquistate da Roma, divennero definitivamente provincia Siriana.
-Kiya-
00martedì 30 giugno 2009 17:48
Re:
roberta.maat, 30/06/2009 16.53:

Da parte mia l'indicazione di un testo che ho letto anni addietro, a proposito dei Fenici, e che mi riservo di riprendere perchè, aihmè, ricordo poco.

L'nigma dei Fenici di Sabatino Moscati.

Non possiedo altro e seguirò il consiglio di Antonio.






Cara Roberta, con i mezzi che ho a disposizione sto cercando di ovviare a una carenza oltre tutto giustificata.
Apprendo dalla lettura del testo citato che le informazioni a riguardo dei Fenici sono parecchio limitate, non essendo pervenuta fino a noi una mole di documenti adeguata. Il tutto è poi ulteriormente aggravato dalle consuetudini adottate dagli storici classici che hanno reso ancora più complicata la ricostruzione storica da parte degli studiosi moderni.

Ho idea, quindi, che cercare di ricostruire i rapporti intercorsi tra Egizi e Fenici sarà tutt'altro che semplice....
-Kiya-
00martedì 30 giugno 2009 18:13
Re:
shardanaleo, 30/06/2009 17.19:


Mentre , se Kiya non si arrabbia, vorrei precisare che il "Viaggio di Wen.Amon" non parla affato di FENICI, ma solo esclusivamente
- della città di Tiro
- di un funzionario egizio, inviato dal gran sacerdote di amon
- dei Tjekker di Dor (Popoli del Mare)
. Nessun popolo antico e tantomeno gli egizi parlano di "FENICI"
Il popolo chiamato da i greci con questo nome era semplicemente quello delle città RIPOPOLATE dai PdM nel 1200 a.C. (Leonard Wooley E Gerard Herm)... pura invenzione greca, il termine fenici ha lo stesso significato che può avere oggi EUROPEI ... ma chi sono gli europei? Vogliamo dire che un francese è della stessa natione di un tedesco o spagnolo (e CHI sono gli spagnoli? i Catalani, i baschi?...) stessa natione degli Italiani (ma chi sono gli Italiani? I Napoletani, i Veneti, i Romani?)...
Gli antichi parlavano di SIDONI, TIRII... mai di fenici. Fino all'VIII sec... i greci.. poi Moscati... [SM=x822706]
kum salude. [SM=g999105]
leo [SM=x822716]



Non mi arrabbio affatto, gentilissimo Leo. Anzi, converrai con me che è palesemente ovvio che il racconto de "Il viaggio di Unamon" non riferisca di "Fenici", in quanto questo termine fu di postuma concezione, coniato dai Greci, per l'appunto, e impiegato ancora in tempi successivi con preciso riferimento agli abitanti di una regione circoscritta. Tant'è che il nome "Fenicia" appare per la prima volta soltanto nell'Odissea Omerica.
Sebbene non sia possibile parlare di Nazione, bisogna rammentare l'esistenza di un Regno, composto da Città-Stato autonome politicamente, ma comunque rette da una figura Sovrana coadiuvata dalle famiglie più influenti (ragion per cui parlare di un'autorità centralizzata non è propriamente corretto).
Il racconto proviene da un papiro risalente alla XXII dinastia e narra di fatti accaduti durante la XXI, durante gli ultimi anni di regno di Ramesse XI. Gli episodi narrati hanno luogo in Libano, precisamente al cospetto del Principe di Biblo. Territorio ritenuto rientrante nei confini Fenici.
roberta.maat
00mercoledì 1 luglio 2009 12:48
Kiya ha ragione !
Estremamente difficile stabilire relazione tra egizi e fenici. Questi non furono una nazione come noi la intendiamo e anche nel tempo è difficile collocare questo popolo sotto una unica "bandiera". Geograficamente dilagati ovunque nel mediterraneo è più facile indicarli appartenenti ad una città o ad un'altra.
Loro stessi si definivano Cananei, gli storici li definiscono alternativamente fenici, cananei, punici, collegando queste identificazioni a precisi momenti storici.
Incredibilmente, chi non ha ancora avuto modo di approfondire, riconosce queste genti solo per la produzione della porpora......estratta da un mollusco bivalve....eppure loro in principio erano più contadini che marinai.
L'arte, l'conografia, la religione, la scrittura, risulta il frutto di influenze molteplici dove ricorrono elementi orientali ed occidentali.

In definitiva mi rendo conto che è materia ardua e complessa da affrontare che necessita ovviamente di studi comparati.
-Kiya-
00mercoledì 1 luglio 2009 13:35
Indagarne gli usi, la cultura, la religione non sarà certo più semplice, dato il mancato ritrovamento di testi coevi.

Quel che è certo è che la civiltà fenicia, grazie al fatto che fece del commercio marittimo la sua attività princoipale, fu il prodotto di influenze siriane, Ittite, Egee, Assire e, naturalmente, Egizie. Portanto la loro esperienza in buona parte del mondo conosciuto, essi rappresentarono il collegamento fra Oriente e Occidente.

In tal senso mi sembra interessante approfondire la questione degli scarabei. Quelli ritenuti fenici, sono effettivamente di chiara origine egizia, montati su anelli d'oro e d'argento o utilizzati nella composizione di collane e bracciali. Per la loro fabbricazione utilizzarono vari tipi di pietre, vetro o smalto, e gli riconobbero grande importanza, in quanto non furono impiegati soltanto come ornamento, ma come veri e propri talismani e come sigilli personali, in sostituzione di quelli cilindrici ereditati dalla Mesopotamia.

Stasera proporrò qualcosa in più sulla funzione di amuleti.
antonio crasto
00mercoledì 1 luglio 2009 15:45
E’ vero che non è mai esistito uno Stato comprendente le città delle attuali coste del Libano, ma la comune origine (semiti), cultura, religione, ecc. permettono di considerare le varie città stato come un tutt’uno.
Anche dopo l’invasione dei Popoli del Mare e la conquista di alcune città cananei, non si arrivò alla formazione di uno Stato, ma le varie etnei rimasero separate politicamente e militarmente.
Stesso discorso può essere fatto per le città Stato di Atene, Sparta, ecc. e per le varie città italiane.
In linea con queste considerazioni, bisogna ricordare che non è mai esistito uno Stato nuragico, uno Stato shardana e uno Stato sardo.
Si poteva forse parlare di villaggi Stato, governati da un re / sacerdote, con in comune una stessa cultura e religione.
Villaggi Stato che in qualche occasione trovavano una loro unione, basata forse su cerimonie religiose e momenti di aggregazione.
shardanaleo
00mercoledì 1 luglio 2009 18:54
"...non è mai esistito uno stato sardo uno stato shardana... nuragico... "
e ti pareva!
antonio crasto
00giovedì 2 luglio 2009 09:58
Le città Stato cananee della costa mediterranea dell'Asia sono molto antiche e risalgono sicuramente al 4° - 3° millennio a.C.
Forse una delle testimonianze più antiche è la citazione della Pietra di Palermo, nella quale si dice che Snefru acquistà moltissimo legname di cedro del Libano / Fenicia.
Si parla di 14 navi cariche di prezioso legname, da utilizzare forse per la costruzione delle sue varie piramidi.
Queste città Stato si specializzarono in commerci marittimi, raggiungendo una superiorità commerciale dopo la caduta della civiltà minoica. Nella 2° metà del 2° millennio i "Fenici" furono i padroni indiscussi dei commerci e costituirono nei vari scali lungo le rotte da loro percorse dei villaggi e/o città, al fine di realizzare dei punti di sosta e dei centri per il commercio colle popolazoni locali.
Fra questi centri bisogna ricordare la lontana Tartesso (Spagna), Tharros, Kalaris, Sulki, Nora (Sardegna).
L'esperienza marinara del "Fenici" li portò a scegliere i loro scali su promontori che consentissero l'approdo sulle due facce del promontorio, così da ancorare le loro navi a seconda del vento.
Con l'arrivo dei Popoli del Mare e la pressione degli Assiri e Israeliti, gli abitanti di alcune città Stato preferirono lasciare definitivamente la loro patria e rifugiarsi nei vari scali precedentemente fondati nel Mediterraneo.
Come è noto fu fondata allora la città di Cartagine in Tunisia, la quale ben presto divenne la grande potenza militare che doveva contrapporsi alla potenza di Roma.

Una curiosità
Tutti sanno che Roma fu fondata da Enea dopo la sua fuga da Troia.
Esiste però una coincidenza che fa ipotizzare che il nome Roma sia la lettura da sinistra a destra (all'occidentale) del nome della città fenicia Amor.
Bisognerebbe trovare un riferimento scritto e vedere se Enea potrebbe avere avuto un collegamento con questa città.
-Kiya-
00giovedì 2 luglio 2009 13:36
Re:
-Kiya-, 01/07/2009 13.35:


In tal senso mi sembra interessante approfondire la questione degli scarabei. Quelli ritenuti fenici, sono effettivamente di chiara origine egizia, montati su anelli d'oro e d'argento o utilizzati nella composizione di collane e bracciali. Per la loro fabbricazione utilizzarono vari tipi di pietre, vetro o smalto, e gli riconobbero grande importanza, in quanto non furono impiegati soltanto come ornamento, ma come veri e propri talismani e come sigilli personali, in sostituzione di quelli cilindrici ereditati dalla Mesopotamia.

Stasera proporrò qualcosa in più sulla funzione di amuleti.




definendo gli scarabei "di chiara origine egizia" si intende sia che gli stessi fossero originali egizi, frutto di scambi, sia che i fenici svilupparono metodi di lavorazione delle pietre dure volte ad imitare la produzione Egizia.
Quelli che raffiguravano le divinità apotropaiche tipiche del Pantheon Egizio provenivano, probabilmente, da Kemet. Se ne sono trovati a migliaia, impiegati come amuleti nelle tombe di tutta l'area fenicia. Tra i più diffusi, quelli raffiguranti Bés e Ptah. Era, tuttavia, prerogativa della gente più semplice, quella che non viveva a stretto contatto con la religione ufficiale. Non scarseggiavano comunque nemmeno quelli di tipica fattura fenicia.
Il non far parte di una precisa nazione e, quindi, la mancanza di una religione ritenuta ufficiale, sta alla base di queste mescolanze di credenze, dalle origini più disparate. Vi sono, in proposito, anche numerosi riscontri di pratica di mummificazione, in stile egizio, coesistente con consuetudine più tipica di cremare i defunti. Le spoglie mortali riposavano in urne o sarcofagi, che venivano collocati nelle necropoli costruite a ridosso delle città. Una pratica riservata ai benestanti, mentre i più umili dovevano accontentarsi di una semplice fossa.
Non siamo in possesso di dettagli relativi al loro rito funerario, che rimane pertanto ignoto.
Sia Biblo che Sidone ci hanno restituito diversi ipogei reali, soprattutto appartenenti al XVIII sec. a.C. Scavati nella roccia, per mezzo di un corridoio discendente si accedeva alle camere, in una delle quali era custodito il sarcofago.
Questi ultimi erano caratterizzati da un certo ecclettismo artistico, nel quale coesistevano elementi egizi e greci.
Particolarmente degni di nota due sarcofagi risalenti al VI sec. a.C., di chiara fattura egizia. Utilizzati per inumare i Re Tabnit e Eshmun'azar II (vissuti nel V sec. a.C.).
Nel sarcofago del primo fu precedentemente inumato un egizio, come testimoniano le due iscrizioni, l'una egizia e l'altra fenicia, poste nella parte inferiore. Si chiamava Pen-Ptah.

-Kiya-
00giovedì 2 luglio 2009 13:46
Alla luce di tutto quanto sin qui scaturito, mi pare si possa pacificamente affermare che la corrispondenza Amarniana possa essere intesa come la più completa attestazione in nostro possesso dei contatti tra gli Egizi e i paleoFenici.
(DedaloNur)
00lunedì 7 settembre 2009 21:22
non ho molto tempo per ripassare e cercare le fonti. ma come spunto generale volevo segnalare il commercio del legno tra fenicia ed egitto (non guardiamo solo alla porpora).

ricordo inoltre di un faraone che organizzò una spedizione militare nella "fenicia". Mi colpì un particolare. si trattò di una spedizione pervia del mare. Insolita per gli egiziani. Infatti è lunica azione militare navale egiziana di cui io abbia notizia.

ringrazio fin d'ora chi vorrà rinfrescarmi la memoria dicendomiepoca e nome di quel faraone. Salve
antonio crasto
00lunedì 7 settembre 2009 21:46
Il faraone è Snefru, padre di Khufu / Cheope. La notizia è riportata sulla Pietra di Palermo.
MassimoIzzo
00martedì 8 settembre 2009 12:37
Come Kiya e Sharadanaleo hanno correttamente puntualizzato, la nomenclatura è fondamentale.
Se si parla di Fenici si parla di una "facies" culturale piuttosto delimitata temporalmente e spazialmente. Come anche è stato detto, l'etichetta "fenicio" è una convenzione per non perdersi in una storia che comincia con gli insediamenti stabili Natufiani in Palestina nel 12,500 a.C. Anche quelli abitavano proprio lì e sarebbero in teoria paleo-qualcosa.
La definizione "paleo-fenicio" è particolarmente infelice sia perchè non rispetta le culture precedenti ai fenici (come chiamare pre-romani le civiltà villanioviane, picene, etc...) sia perchè non ci dice affatto di chi stiamo parlando. Infatti è una definizione non usata in archeologia. La sconsiglio decisamente.

Il termine generico corretto per indicare le civiltà della zona in qualsiasi epoca è "siro-palestinese" o "palestinese" se ci si limita alla zona geograficamente chiamata Palestina. Caso mai qualcuno non avesse presente che Palestina è un toponimo non un'entità politica moderna. Altrettanto usato, ma più specifico è, come è stato anche citato, il termine "Cananeo", in teoria anche usato dal III° millennio (periodo chiamato EBI cioè Bronzo Palestinese I). Ma per epoche così lontane si preferisce "Palestina" o "sud-palestina", lì dove sono la maggior parte dei siti del III° millennio. Dal II° millennio Cananeo va benone.

L'identità culturale che chiamiamo "Fenicia" o nel complesso "Fenicio-Punica" si identifica nelle famose città stato citate da Shardanaleo che peraltro conservano le loro distinzioni e particolarità. Non è un caso che tale identità appaia dopo un rinnovamento profondissimo nel vicino oriente dopo la caduta degli imperi all'epoca dei "Popoli del Mare". Questa transizione è stata enormente radicale per motivi storici precedenti alla famosa "invasione", ma spesso ci si focalizza solo sulla goccia che ha fatto traboccare il vaso, i popoli del mare.
Le città-stato fenice si "coagulano", sia culturalmente che logisticamente, intorno al X millennio, in contemporanea a "coagulazioni" nuove in tutto il vicino oriente. Sono proprio questi eventi che permettono l'uscita dal nomadismo pastorale dei gruppi pastorali che frequentavano le alture tra costa e valle del Giordano e le zone montuose che danno verso la Mesopotamia. Sono questi che vanno a formare le nuove realtà specifiche dei regni di Giuda, Moab, etc... A nord nuovi insediamenti e culture vanno dai poco noti potentati siriani dell'età del ferro agli Amorrei e Israele. La ventata enorme di novità che appare in questo periodo si riesce a capire ed interpretare solo capendo lo stato delle cose e i giganteschi problemi che animavano gli imperi precedenti che si schiantano sotto una pressione in definitiva non enorme, quella dei popoli del mare: la situazione di crisi generata dalle scelte sociali degli imperi li avevano già portati ad implodere. Rapidamente allora capirete perchè il mondo, in quegli anni, si rivoluziona verso la modernità.

Chi ha letto Liverani dovrebbe avere già un quadro generale di tutto ciò. Un vantaggio di leggere Finkelstein è che vi trovate riassunta proprio la storia di tutta la fascia siro-palestinese in termini archeologici molto aggiornati.

Per i contatti più antichi tra egiziani e aeree siro-palestini vi posterò il paragrafo dalla mia tesi sulle recentissime evidenze archeologiche a Hierakonpolis di fine Naqada I - II AB, occhio e croce 3600 a.C. Sulle prime prove spedizioni militare in Palestina ci sono placchette della I° dinastia. Di altro sui contatti commerciali Naqada III-Narmer, quanto ne volete. Ma abbiamo detto che questo periodo lo copriamo con un thread specifico perciò non ne parlo qui.

Per quanto riguarda i fenici ritornerò sull'argomento amuleti e per segnalarvi il lavoro fondamentale che è di Sabatino Moscati (ahimè Shardanaleo, visto che ti sta antipatico :-)



emilioraffaele
00martedì 8 settembre 2009 22:21
Arrivo tardi alla conversazione. Ma trovo carino chiuderla - se ritenete opportuno farlo - riportando alcuni spunti dal libro di Carlo Ruo Redda - L'IMMAGINARIO DELL'ANTICO EGITTO E L'OCCIDENTE:
In una società tradizionalmente aperta ai traffici ed agli scambi commerciali, non stupisce che divinità e culti stranieri vengano accolti, adattati alla propria cultura ed identificati con le proprie divinità. E'il caso di Balaat ("Signora") di Biblo, divinità connessa con la fertilità del mondo naturale, identificata nell'iconografia, con L'Iside egizia, come testimonia la stele di Yehaumilk, re di Biblo, di epoca persiana (VI secolo a.C.). Anche nell'onomastica, trasmessa da stele ed iscrizioni di varia natura, si coglie l'adozione, all'interno del pantheon fenicio, di divinità egizie, soprattutto Iside ed Osiride: Lo dimostrano nomi propri come Abdisis, Abdosir e Osirshamar. Esiste anche un affascinante mito, molto antico, ma ricordato ancora nei primi secoli della nostra era, di cui fa menzione il scrittore greco Plutarco (I - II secolo d.C.) nel suo trattato intitolato Iside e Osiride. Il malvagio dio Seth, dopo aver ucciso il fratello Osiride, lo fa a pezzi e pone i poveri resti in una cassetta di legno che getta in mare. I flutti trasportano la cassetta fino in Fenicia e la depositano sul litorale di Biblo, dove un albero di tamerisco, crescendo, la racchiude in sé. Il re di Biblo, passeggiando sulla spiaggia, nota lo splendido albero e decide di farlo tagliare per utilizzarlo come pilastro di una sala del suo palazzo. Nel frattempo la dea Iside, nella straziante ricerca dei suoi resti, scopre dove si trovano e chiede ed ottiene in dono dal re, il tamerisco. Così la dea ritrova la cassetta e, per mezzo della magia, può riportare in vita Osiride. E' pertanto significativo che questa storia sia ambientata in uno spazio geografico definito, come trasposizione mitica dei concreti e profondi rapporti commerciali e culturali intercorsi tra Egitto e fenicia, sin da epoca molto antica.

MassimoIzzo
00mercoledì 9 settembre 2009 13:21
L'osservazione di Emilioraffaele è di grande saggezza.

La spinta al sincretismo religioso dell'antichità (non è solo degli egizi come si è ricordato) è una lezione durissima per i moderni perchè testimonia l'apertura mentale dei politeismi e la profonda umanità e moralità che li caratterizzava. Anche oggi ci sono correnti di spiritualità che cercano l'unificazione concettuale sul mondo divino ma la differenza è abissale: oggi sono delle frange marginali e polimorfe, nell'antichità il sincretismo era cosa quotidiana e praticata a tutti i livelli.
In questo forum dalle tendenze Amarniane :-) voglio ricordare l'acciaccatissimo e malatissimo Amenhotep III il quale, visto che la sua amata Sekhmet a cui aveva dedicato un vergognoso numero di statue non era riuscito a guarirlo, scrive una lettera al re ittita per farsi mandare una statua di una divinità ittita (non ricordo quale in questo momento) per vedere se lo potesse guarire...
roberta.maat
00mercoledì 9 settembre 2009 14:11
Istar ?
MassimoIzzo
00mercoledì 9 settembre 2009 14:44
Kiya mi corregge che non si trattava del regno hittita ma di Mitanni. E che la dea era Ishtar. Mi fido e mi risparmio di andare a vedere. Peraltro mi sembrava che si trattasse di una divinità maschile. Naturalmente l'importante era la testimonianza di apertura mentale. grazie Kiya.
-Kiya-
00mercoledì 9 settembre 2009 14:59
[SM=g999097] Lo ammetto, in nome del rispetto che nutro nei tuoi riguardi e in quelli dell'impegno che stai portando avanti su EgiTToPhiLìa, non mi sarei mai permessa di rettificare pubblicamente.

Che tu abbia inteso sottolinearlo in questa sede è un gesto che testimonia la tua grande umiltà. E in quanto tale, degno di elogio e profonda stima.

Dici bene. Ciò che conta, in questo contesto non è né il nome della divinità, né il popolo a cui appartenesse, ma la conferma che le reciproche divinità fossero tali per l'una e per l'altra parte.
Un concetto religioso ben più elevato di quello dei nostri tempi.
-Kiya-
00lunedì 22 agosto 2011 15:32
Up
Questa è la versione 'lo-fi' del Forum Per visualizzare la versione completa clicca qui
Tutti gli orari sono GMT+01:00. Adesso sono le 22:02.
Copyright © 2000-2024 FFZ srl - www.freeforumzone.com