Egitto, turisti uccisi per errore in un raid antiterrorismo

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-francis-
00martedì 15 settembre 2015 12:11


Pericolo segnalato, viaggi tollerati: ecco dov'è avvenuta la strage in Egitto

di EMILIO RADICE

14 settembre 2015

E' un luogo di bellezza estrema e di solitudine inquietante quello in cui sono stati uccisi i dodici componenti della spedizione turistica messicana, in Egitto. A metà strada fra le oasi di Farafra e di Bahariya, già da qualche anno aggiungeva alle suggestioni naturali un pizzico di suspence un po' folle, visto quanto è accaduto: si tratta di una zona proibita, interdetta ai turisti, sorvegliata dalle pattuglie militari che cercano faticosamente di tenere sotto controllo il lungo confine sabbioso con la Libia. Ma le guide locali (quasi tutti beduini delle oasi) e anche diversi tour operator fino ad oggi hanno sistematicamente ignorato i divieti, pur di portare i turisti in un angolo di formidabili rocce bianche scolpite dal vento, mozzafiato, estrema performance della natura dopo il concerto di bellezze liberamente disponibili prima di Farafra, nel Deserto Bianco. In genere il luogo della strage nei tour organizzati rappresentava la tappa finale del viaggio. Poi si tornava sull'asfalto per puntare decisamente verso il Cairo e chiudere il percorso.

Era andata bene fino a ieri, ma il pericolo insomma era noto e normalmente anche i turisti ne erano informati. Sì perché già lasciando Farafra, lungo la statale, i segnali di una tensione crescente erano evidenti: posti di blocco su posti di blocco, kalashnikov bene in vista, stretto controllo di documenti e passeggeri. Ogni turista, come è capitato a chi scrive e come sarà successo anche ai cittadini messicani, veniva invitato a comportarsi con prudenza e, meno che mai, a non scattare foto. I militari egiziani a ogni veicolo fermato per controlli, cioè tutti, lanciavano occhiate poco amichevoli all'interno e poi davano il "passi" quasi a malincuore. Un permesso per proseguire sulla statale, però, non per uscirne fuori e perdersi fra le dune alla sua sinistra, il deserto più bello, quello verso il confine libico.

Le guide lo hanno fatto sistematicamente fino a ieri, sicure che nel luogo dove alla fine si sarebbero fermate per accamparsi, una valletta sabbiosa in mezzo a un canyon di fantastiche formazioni rocciose, nessuno avrebbe potuto vedere n'è i mezzi, né le tende e neppure i fuochi accesi per scaldare festosamente la più fantastica delle notti nel deserto prima del ritorno a casa. Ed è andato avanti così per anni, senza problemi. Forse anche i soldati della guarnigione locale, dietro il pagamento di qualche dollaro, non erano così rigidi con la sorveglianza. Poi però è arrivato l'Isis, l'ondata del terrore ha sconfinato nel Sinai, ha superato i bordi della Libia. E il governo egiziano ha stretto le maglie della sorveglianza, ha rinforzato i contingenti, ha disposto regole più dure. I messicani lì non ci dovevano essere, era proibito. E il divieto tante volte ignorato stavolta gli è costato la vita.
.Bata.
00domenica 27 settembre 2015 18:08
La vicenda mi ricorda tanto un certo rapimento nella zona dei quattro confini dove furono sequestrati cinque (se non ricordo male) italiani e due o tre tedeschi.......................... c'era ancora il vecchio regime.
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