Egeo-Egitto nella Tarda Età del Bronzo

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Hotepibre
00mercoledì 17 aprile 2013 15:37
La "Lista Egea" di Kom el-Hetan
Dopo un lungo periodo di assenza dalle “scene” egittophile (tra un paio di mesi chiarirò anche il perché, strettamente legato in qualche modo anche a questo post -stavo in effetti preparando la tesi-) eccomi a proporvi qualcosa di particolarmente interessante e che riguarda i collegamenti tra l’Egitto e l’Egeo della Tarda Età del Bronzo (fine II Periodo Intermedio, Nuovo Regno).

Tutti sappiamo che nei pressi di Deir el-Bahari, a Kom el-Hetan per l’esattezza, si trova quanto resta del Tempio del Milione di Anni di Amenhotep III i cui monumenti più famosi sono oggi, senz’altro, i Colossi di Memnone. Meno famose, ma non per questo meno importanti (anzi) sono cinque piedistalli di statua catalogati originariamente con le sigle da An ad En (attualmente una nuova catalogazione le indica invece con la sigla PWN seguita dai numeri romani da I a V) .

Quella di cui qui vorrei accennare è la base En (o PWN-V), meglio nota come “Lista Egea” .

Per completezza diremo che ogni lista riporta l’immagine di prigionieri (con le braccia legate dietro la schiena) cui si sovrappone un “cartiglio” (in realtà si tratta di una cinta muraria con tanto di merlature) che indica toponimi; in particolare, la lista:

An riporta toponimi di area siriana e di altri piccoli Stati (Babilonia, Mitanni, Karkhemish, Hatti, Arzawa) ;
Bn città-stato minori dell’area siro-palestinese;
Cn (molto danneggiata) toponimi dell’area siriana e fenicia;
Dn toponimi non ancora ben identificati tra cui paesi piccoli ed apparentemente insignificanti.

…sembra, perciò, una elencazione di paesi, grandi e piccoli, posti sotto l’influenza egizia.

Solo la En, la Lista Egea, riporta 15 toponimi ancora leggibili in luogo dei 28-34 delle altre e differente appare, inoltre, anche la sistemazione dei toponimi stessi: tutte le basi, infatti, hanno incisioni sui lati, ma non sulla fronte mentre qui i toponimi sono incisi anche sulla fronte.

A destra (guardando) due “prigionieri” recano l’indicazione “ Keftiw” e “ Tanayu”, mentre a sinistra si leggono i toponimi: Amnisos (in lineare “B” cretese A-mi-ni-so) ; Kydonia (Creta) ; Micene (Grecia continentale) ; Tebe beotica (forse) ; Messenia (in lineare “B” Me-za-ne) : Nauplion (Grecia) ; Kythera (Ku-te-ra, isola egea) ; Amnnisos (nuovamente) e Lyktos (Creta) .

Appurato, a livello accademico, che Keftiw in qualche modo indica Creta mentre Tanayu indicherebbe la Terra dei Danai (ovvero la Grecia) , è interessante notare che si può quasi individuare un percorso che partendo da Creta, da est verso ovest, raggiunge la Grecia e poi, passando per Kythera, ritorna a Creta ripassando (ed ecco il perché della ripetizione) per Amnisos.
Alcuni studiosi hanno ipotizzato perciò che, al contrario delle altre steli, nella En non si siano voluti indicare popoli o terre sottomesse all’Egitto, ma semplicemente il percorso di una missione diplomatica.

Questo giustificherebbe, inoltre, la presenza in area egea e greca di ben 12 oggetti recanti il cartiglio di Amenhotep III, o della Grande Sposa reale Tye, su un totale di 21 trovati nella stessa area, ed il recentissimo ritrovamento di anfore da immagazzinamento (nell’area portuale cretese di Kommos) il cui contenuto è ancora sotto investigazione.

(nelle figure qui sotto: la Lsita Egea -a sx- ed una rappresentaizone di Keftiw -dal tempio di Ramses II ad Abydos-)

PS: come per altri testi di questo forum, pregherei, se qualcuno è interessato a prendere spunto da quanto da me scritto, di citarne la fonte. Per quanto riguarda le immagini, invece, se ne aveste bisogno per vostre pubblicazioni o testi, sono disponibile a fornirvi i riferimenti da cui sono tratte.
Grazie
Hotepibre
00giovedì 13 giugno 2013 17:20
Le "Isole del Grande Verde"
Si è a lungo ritenuto che con il termine “Grande Verde”, o “Verdissimo”, gli egizi volessero far esclusivo riferimento al mar Mediterraneo (Vercoutter 1956) e che, perciò, le “isole del Grande Verde” comprendessero certamente quelle egee e, conseguentemente, Creta.

Recenti teorie (Duhoux 2003), però, hanno messo in discussione tale identificazione tanto che si giunge ormai a ritenere che con “isole del Grande Verde” (traslitterazione dal geroglifico: “iww hryw ib nu w3d wr” tradotto da Vercoutter con “Iles de la Mer ”) si possano indicare non solo isole nel senso stretto del termine, ovvero terre circondate dal mare, ma anche le stesse “isole” costituite dalla penetrazione del fiume nel delta del Nilo o, addirittura, le isole che si creavano annualmente a seguito delle inondazioni del fiume.

La frase, peraltro, è attestata con riferimento sicuro al mare Mediterraneo solo in due occasioni relativamente recenti: il decreto di Canopo (238 a.C.), in cui si tratta dell’isola di Nabinaitt (ovvero Cipro), che «[…]giace nel mezzo del Grande Verde[…]», e la Stele di Rosetta.

In altri casi, ad esempio in una stele di Montuhotep III (XII dinastia), o nel racconto della spedizione verso la terra di Punt del tempio di Hatshepsut a deir el Bahari, volendo individuare tale mitica terra a cavallo, come ormai appurato, tra il Sudan e l’Etiopia, con “Grande Verde” viene indicato il Mar Rosso.

Riferimenti alle “isole del Grande Verde” si trovano però anche in quella che è l’opera letteraria più famosa dell’Antico Egitto, il “Racconto di Sinhue”, risalente alla XII dinastia. L’esule Sinhue, richiamato in patria dal re Sesostri I , ne magnifica i meriti agli occhi degli dei e augura prosperità al suo sovrano chiamando a testimoniare le divinità della sua terra d’origine, ma anche quelle dei paesi in qualsiasi modo sotto l’influenza egizia.
Ecco, perciò, che vengono menzionati «…gli altri dei signori della terra d’Egitto e delle isole del Grande Verde…» mentre, più avanti: «…ordini la Tua Maestà che si conducano Meki da Qedem, principi da Kesciu, Mnws da Fenkhu; sono principi dalla reputazione solida che esistono seguendo la Tua volontà…». In quel "Mnws" c'è chi ha voluto vedere una derivazione dal nome del mitico re cretese Minosse (Albright 1934) ; altri (Vercoutter 1956) hanno voluto individuare in tale termine una indicazione geografica comunque connessa all’Egeo volendo indicare, perciò, che si trattava forse di una colonia egea sulle coste asiatiche.

PS: come per altri testi di questo forum, pregherei, se qualcuno è interessato a prendere spunto da quanto da me scritto, di citarne la fonte. Per quanto riguarda le immagini, invece, se ne aveste bisogno per vostre pubblicazioni o testi, sono disponibile a fornirvi i riferimenti da cui sono tratte.
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Hotepibre
00mercoledì 24 luglio 2013 14:23
Cronologia comparata: Egeo-Egitto
Normalmente, non esistendo un punto identico di partenza (il nostro "a.C." o "d.C.", ad esempio, o l'Egira per le datazioni islamiche), si tende ad individuare una cronologia “nota” cui far poggiare altre cronologie cercando comunque riferimenti che siano conosciuti ed il più possibile assoluti e collocati nel tempo o, quanto meno, accettati come tali dalla gran parte degli studiosi.

Nel caso della cronologia Egea, ci si è per lungo periodo appoggiati alla cronologia egizia che, a sua volta, poggia su alcuni elementi fissi uno dei quali è la levata eliaca di Sirio che, grazie peraltro ad un altro evento noto (la levata a Heliopolis il 21 luglio del 139 d.C. come indicata dal grammatico romano Censorino), sappiamo essere avvenuta:
• nel 1879 a.C., anno 7° del re Sesostri III, XII dinastia;
• nel 1547 a.C., anno 9° del re Amenhotep I, XVIII dinastia ;
• nel 1471 a.C., anno 20° del faraone Thutmosi III, XVIII dinastia.

Per la datazione relativa alla XVIII dinastia, però, si pone un altro "enigma": il papiro Ebers, infatti, ci dice della levata eliaca nell'anno 9° di Amenhotep I, ma non DOVE sia stata effettuata la rilevazione. Se fosse stata effettuata a Menfi, l'nno 9° corrisponderebbe, infatti, al 1547 (e la levata sarebbe avvenuta nel 1556), ma se la rilevazione fosse stata effettuata a Tebe (800 Km più a sud), allora dovrebbero essere sottratti circa 20 anni e la levata eliaca sarebbe avvenuta nel 1526.

Da tali date si è cercato perciò di costruire la cronologia egizia che avrebbe ancora valore assoluto se non fossero tuttavia intervenuti, in tempi relativamente recenti, altri metodi di datazione primo fra tutti quello che si basa sul decadimento del radiocarbonio, il più noto carbonio 14 (14C nel prosieguo).

Avvalendosi di tale metodologia, B. Ramsey ha esperito accertamenti 14C su 211 esemplari di piante selezionate in contesti funerari egizi associabili con certezza ad altrettanto determinati contesti storico-dinastici, ottenendo i seguenti risultati:
• Antico Regno (~2700 - 2100 a.C.) corrisponde, in linea di massima, alla cronologia archeo-storica con un margine di errore di ± 76 anni;
• Medio Regno (~2000 - 1700 a.C.) corrisponde con un errore di ± 53 anni;
• Nuovo Regno (~1500 - 1100 a.C.) corrisponde con un errore di ± 24 anni.

Non è tuttavia da sottovalutare ancora un ulteriore fattore di “errore” che potrebbe aver influenzato, in generale, le datazioni 14C: gli esperimenti nucleari di superficie svolti nel 30ennio 1950-1980, che hanno di certo aumentato la quantità di radiocarbonio presente nell’atmosfera e, conseguentemente, potrebbero aver falsato i test.

Come se la cosa non fosse già abbastanza ingarbugliata, ecco nascere un ulteriore "enigma" (e pensare che c'è gente che va a cercare marziani ed omini verdi quando, in realtà, di misteri ce ne sono già, come si vede, abbondantemente), questa volta in area Egea: l'eruzione di Thera/Santorini.

Considerando le datazioni archeo-storiche (perciò basate sulla cronologia archeo-storica egiziana), l'eruzione sarebbe avvenuta nel Tardo Minoico IA (TM IA), ed orientativamente intorno al 1520 a.C., ma anche in questo caso le datazioni 14C scombinano le carte in tavola poichè recenti studi su piante sepolte nella tefra di Thera/Santorini hanno fatto spostare il TM IA di oltre 100 anni indietro. In tal senso, l'eruzione dovrebbe essere avvenuta (con un'approssimazione addirittura del 95%) tra il 1627 ed il 1600 a.C.

Per cercare di dare una soluzione definitiva alla diatriba, nel 2000 nacque (sotto l'egida dell'UNESCO) il progetto SCIEM 2000 ("Synchronisation of Civilisations In the Eastern Mediterranean") che, lavorando su un gran numero di progetti sta ancora oggi tentando di redigere una "cronologia comparata" non solo delle due civiltà egea ed egiziana, ma di tutte quelle del Mediterraneo.

Qui di seguito vi riporto la tomografia ai raggi x di un ramo d'olivo di Thera/Santorini e la tabella "in progress" dello SCIEM 2000 .

La dendrocronologia del ramo d'olivo ha, inoltre, una particolarità che rende ancor più interessante l'albero da cui proviene.

La pianta, infatti, venne sepolta dalla cenere di Thera in posizione eretta e viva (Friedrich "Santorini Eruption Radiocarbon dated to 1627-1600 B.C.", in "Science", vol. 312, p. 548. 2006) tanto che, come si noterà, l'accrescimento degli anelli è proseguito ancora per anni ed anni dopo l'eruzione (sono infatti rilevabili ben 13 anelli di accrescimento).

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Hotepibre
00mercoledì 31 luglio 2013 11:33
Spostamento discussione
Avevo originariamente pubblicato questa discussione nella mia area monografica, ma avevo dimenticato che per accedervi ci sono procedure e limitazioni.
Giacché altri utenti mi hanno chiesto di poterla leggere, ho pensato di spostarla qui per chi fosse interessato [SM=g999099] .

Si tratta, come vedrete, di spunti ricavati dalla mia tesi di laurea (complessivamente di oltre 200 pagine e discussa poco più di un mese fa), opportunamente adattati e compendiati per renderli post "monografici". Credetemi si è trattato di un lavoro non indifferente anche perchè la bibliografia in italiano, sull'argomento, è decisamente quasi nulla ed il lavoro è stato perciò svolto principalmente su testi inglesi e francesi (mi sono scampato fortunatamente, non conoscendo le lingue, i testi in tedesco e greco).

Buona lettura! [SM=g999100]

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Hotepibre
00mercoledì 31 luglio 2013 14:49
...periodi precedenti all'Età del Bronzo
...il titolo di questa discussione fa riferimento al Tardo Bronzo, ma ci furono contatti tra Egeo ed Egitto prima?

Tra il 2900 ed il 2200 a.C., ovvero nel periodo Prepalaziale cretese (Antico Regno e Primo Periodo Intermedio egizi) poche sono le conferme di rapporti tra le due civiltà: probabilmente una zanna di avorio d’ippopotamo lavorata proveniente, ma non certamente, dall’Egitto, alcune corniole ed ametiste, alcuni sigilli in avorio (Warren 1995).

Particolare sviluppo, sia pure in fase embrionale, ha la marineria cretese ed i contatti con l’Egitto sono confermati anche da vasi in pietra (Warren 1969) delle necropoli di Mokhlos (AM I) o di Zakhros (AM IB) di concezione e derivazione certamente egizia, anche se quasi certamente prodotti localmente, o alcuni vasi di Knossos databili ad un periodo compreso tra il Predinastico e la VI dinastia.

Ma uno dei pezzi più tipicamente “egizio” è un sistro in terracotta (Sakellarakis 1991) proveniente dalla necropoli Phourni di Arkhanes che, benché non utile ad essere suonato dato il materiale (trattandosi di terracotta non entra in vibrazione come previsto per uno strumento idiofono come il sistro), è tuttavia certamente derivante da modelli egizi a dimostrazione della conoscenza anche dell’uso di strumenti musicali di quel paese.

In Egitto i ritrovamenti di materiale egeo sono ancor più rari e denotano un’accettazione più puramente decorativa come i disegni spiraliformi a forma di cuore (Kitchen 1998) sul soffitto della tomba, incompiuta, di Hapdjefai (o Djefai Ha’pi) ad Assiut, risalente al periodo del re Sesostri I della XII dinastia.

Nell'immagine, il "sistro di Arkhanes". Ricordo che il sistro era legato strettamente al culto della Dea Iside che, addirittura, ne veniva considerata l'inventrice; il nome egizio del sistro era decisamente onomatopeico: “seshesh”.

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Hotepibre
00venerdì 2 agosto 2013 12:03
...periodi precedenti all'Età del Bronzo
...proseguendo nella disamina dei periodi precedenti all'Età del Bronzo è ora il momento del

"Protopalaziale minoico, corrispondente al Medio Rengo e Secondo Periodo Intermedio (2200-1700 a.C.)"

In questo periodo aumentano, come intuibile, le prove di contatti tra le due Civiltà anche se molti dei manufatti, pur essendo di chiaro influsso egizio, sono ancora prodotti localmente a Creta.
Interessante, ad esempio, una sfinge di terracotta, rinvenuta nel Quartier Mu di Mallia, che presenta caratteri di entrambe le civiltà: testa e coda di chiara derivazione osiriaca, ma testa altrettanto decisamente minoica. Interessante fu la scoperta nel 1971, in un complesso verosimilmente templare e da parte di una spedizione italiana, di un vaso in barbottina rappresentante un gatto; questo ha fatto ipotizzare che anche sull'isola esistesse un culto del gatto forse di derivazione proprio egizia così come in Egitto sarebbe esistito, proprio in questo periodo, un culto dell'"Horus cretese" (Godart 1996).

Altrettanto interessante, ma particolarmente complicato da spiegare in poche righe (nel testo occupa oltre 9 pagine), la "trasformazione" [iconograficamente parlando, si intende] della Dea ippopotamo egizia Taweret (ma anche Taurt, Tuat, Tausert, Thoueris) in una figura che, non conoscendo poi molto della religione isolana, è stata indicata come "Genio Cretese" (Arthur Evans già riteneva che il Genio fosse un "prestito" egizio alla cultura minoica).
Basti dire, per capire quale sia la complessità di tale ragionamento, che si parla di almeno cinque differenti iconografie della Dea (tra il 2000 ed il 1650 a.C.) egizia in base alle quali si analizzano le impronte di alcuni sigilli cretesi (da Festos e Knossos) risalenti al Medio Minoico.

E come non giudicare interessante un frammento di statua del re User (V Dinastia) che è l'unico collegamento "Reale" di questo periodo a dimostrazione dell'assenza, ancora, di costanti collegamenti e di scambi diplomatici tra le due realtà.

Sull'altra sponda, in Egitto, siamo in pieno periodo Hyksos ed il Paese è diviso in almeno tre aree su cui regnano differenti sovrani. Chiaro che gli unici che potevano avere pieno accesso al Mediterraneo, e quindi a Creta, erano proprio gli Hyksos, ma la riunificazione a cura dei Principi tebani aprirà immediatamente anche a costoro le rotte tanto che nella tomba della regina Ahotep (XVII Dinastia) vennero rinvenute le armi del figlio Ahmose (l'iniziatore della guerra di liberazione dagli Hyksos) che presentano decorazioni che risentono di influssi egei.

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Hotepibre
00venerdì 30 agosto 2013 14:51
I dipinti "egittizzanti" di Akrotiri
Più sopra, scrivendo della Cronologia comparata Egeo-Egitto ho accennato all'eruzione di Thera/Santorini. Su questa isola, a 120 Km circa da Creta, si trova oggi quella che è stata ribattezzata "la Pompei egea", ovvero Akrotiri.
A ben gurdare, non fosse altro che per motivi cronologici, quasi quasi dovrebbe essere Pompei ad essere ribattezzata la "Akrotiri italiana"; l'eruzione di Thera, infatti, risale (come sopra visto) al 1600 a.C. mentre Pompei venne distrutta "solo" nel 79 d.C., la scoperta di Akrotiri è tuttavia molto più recente (Spyridon Marinatos iniziò i lavori nel 1967 ovvero più di 200 anni dopo l ascoperta di Pompei) ed alla nostra bellilssima e sfortunata città vesuviana spetta, perciò, il primato archeologico se non quello storico.
L'eruzione che seppellì Akrotiri non fece vittime e fu l'esito finale di manifestaizoni che si portrassero verosimilmente per lungo tempo giacchè non solo non sono state trovati corpi, ma neppure molte suppellettili segno evidente che i fuggitivi portarono con se tutti i loro averi...o quasi.

Qualcosa, però, non poterono portarla con se: le case e gli splendidi dipinti che contenevano e che sono tra i meglio conservati dell'area egea.
Mentre i dipinti egizi "egeizzanti", di cui magari parleremo in una prossima occasione, sono palesemente "egei", non così si può dire per il contrario: i dipinti "egittizzanti" di Thera, infatti, presentano caratteri e soggetti che richiamano l'Egitto, ma assolutamente non sono di "mano" egizia come, invece, è praticamente appurato per quelli in Egitto di stile egeo. Si tratta principalemente di ambientazioni che richiamano l'Egitto, influssi molto labili e di non esplicita individuazione.

Al TM IA (Tardo Minoico-->Secondo Periodo Intermedio) risalgono gli affreschi delle "Scimmie Blu" (fig. 1 nella galleria in calce al presente post) del complesso B di Akrotiri. Aldilà della colorazione blu degli animali (identificati come Cercopithecus Aethiops Aethiops, o Carcopitechus Aethiops Tantalus non presenti nell'isola), questi sono rappresentati mentre svolgono lavori di raccolta di fiori di croco.
Si tratta, perciò di un uso strumentale delle scimmie che, però trova riscontro anche in terra egiziana (ad esempio nella tomba di Khnumhotep a Beni Hasan ove raccolgono fichi -fig. 2-).
Ancora scimmie, ed ancora blu, nella Xeste 3 di Akrotiri dove porgono fiori ad un personaggio femminile in trono. Il fatto che tale persoaggio sia stato interpretato come una dea locale, ha fatto supporre che le scimmie potessero essere identificate come intermediari tra il mondo degli uomini e gli Dei.
Scimmie (sempre blu) sono rappresentate anche a Knossos ed ancora una volta raccolgono fiori, ma stavolta si tratta palesemente di fiori di... loto azzurrri non presenti nell'Egeo e peraltro in un ambiente palustre che ricorda le sponde del Nilo (fig. 3 nella galleria in calce).

Ma un altro affresco, sempre da Akrotiri, ci rimanda alla terra dei faraoni: si tratta di una "Spedizione Navale" dalla West House. Si tratta di un lungo fregio che decorava la fascia alta di una parete (sopra le finestre -fig. 4-) e che, in uno dei riquadri, richiama decisamente un ambiente nilotico. Un lungo fiume, lungo le cui sponde si può addirittura notare un gatto che caccia delle anatre (fig. 5), scorre circondato da palme chiaramente africane.

Ultimo riferimento "egizio" nella "Casa delle Dame" di Akrotiri. Qui splendidi loti azzurri (fig. 6) crescono sulle sponde di un "fiume" azzurro che è rappresentato da una fascia che percorre, in basso, tutta la stanza (fig. 7).

Come vedete, anche se non proprio palesemente egizi, questi esempi sono sintomatici di una perfetta conoscenza della civiltà nilotica da parte degli egei nel periodo del Bronzo Tardo e dimostrano che non solo in egitto si può paralre di egittologia. [SM=g999100]

Poi, magari, un'altra volta, vedremo cosa c'è in terra d'Egitto.

PS: come per altri testi di questo forum, pregherei, se qualcuno è interessato a prendere spunto da quanto da me scritto, di citarne la fonte. Per quanto riguarda le immagini, invece, se ne aveste bisogno per vostre pubblicazioni o testi, sono disponibile a fornirvi i riferimenti da cui sono tratte.
Grazie





Riccardo Banchi
00lunedì 2 settembre 2013 09:41
Hotepibre, mi complimento enormemente per aver condiviso con noi questa discussione. Non sapevo che fosse tema della tua tesi di Laurea. Non voglio addentrarmi fra le preziose informazioni che ci hai fornito (e delle quali ero informato solo in minima parte); sarebbe piacevole discorrerne insieme, magari in vacanza a Creta o Santorini...
L'argomento ha un fascino immenso. Sebbene io sia piuttosto "fissato" sul Predinastico, non nego che grandissimo interesse suscita in me proprio la civiltà minoica e i suoi rapporti con l'Egitto.
Creta e le isole egee avevano raggiunto un grado di civiltà e di armonia sociale che mai più è stato superato. Gli affreschi di Akrotiri, ma anche quelli cretesi, mostrano uno stile genuino e vitale che a mio avviso non ha eguali. Chissà come sarebbero andate le cose se Thera non fosse esplosa. Forse non sarebbe però nato il mito di Atlantide...
La mia vacanza anni fa a Creta fu concepita anche per questo mio interesse archeologico. Fra pochi giorni sarà la volta di Santorini, meta a cui ambisco da oltre un decennio.
Hotepibre, noi venedì 6 Settembre si parte. Vuoi venire con noi? [SM=x822723]

Ric [SM=x822712]
-Kiya-
00lunedì 2 settembre 2013 10:48
Davvero molto interessante l'argomento della tua Tesi, Hotep.
Mi ci sono accostata, tempo fa, ma non l'ho mai approfondito a dovere.
Approfitto, quindi, dell'occasione e del lavoro che hai svolto tu per chiederti se potresti introdurre l'argomento delle influenze Micenee nell'arte Egizia del Nuovo Regno, nello specifico mi riferisco (ovviamente) alle tombe risalenti alla tarda XVIII Dinastia.
Hotepibre
00lunedì 2 settembre 2013 12:41
Re:
Riccardo Banchi, 02/09/2013 09:41:

...sarebbe piacevole discorrerne insieme, magari in vacanza a Creta o Santorini...
L'argomento ha un fascino immenso. Sebbene io sia piuttosto "fissato" sul Predinastico, non nego che grandissimo interesse suscita in me proprio la civiltà minoica e i suoi rapporti con l'Egitto.
Creta e le isole egee avevano raggiunto un grado di civiltà e di armonia sociale che mai più è stato superato. Gli affreschi di Akrotiri, ma anche quelli cretesi, mostrano uno stile genuino e vitale che a mio avviso non ha eguali. Chissà come sarebbero andate le cose se Thera non fosse esplosa. Forse non sarebbe però nato il mito di Atlantide...
La mia vacanza anni fa a Creta fu concepita anche per questo mio interesse archeologico. Fra pochi giorni sarà la volta di Santorini, meta a cui ambisco da oltre un decennio.
Hotepibre, noi venedì 6 Settembre si parte. Vuoi venire con noi? [SM=x822723]

Ric [SM=x822712]


Direi che una differenza fondamentale balza all'occhio osservando comparativamente dipinti di area egea ed egizia: nel primo caso scopo dell'opera sembra essere quello di appagare la vista, l'arte per l'arte, intesa come piacere di ammirare costantemente qualcosa di bello, di rilassante (anche se su tale sensazione si potrebbe ancora tornare, ma per ora lasciamo le cose così) ... non così appare per l'arte egizia che, in generale, è quasi sempre "strumentale": vuol "dire" qualcosa, vuol "comunicare" un messaggio, vuole "magnificare" un personaggio.
Non è un caso, forse, che proprio nel periodo amarniano, con il suo inconfondibile stile che tende alla rappresentazione della realtà, si tenda a creare opere molto simili a quelle egee (si pensi al pavimento di Akhetaton che si trova -spero che ci sia ancora- al museo del Cairo, quello in cui le anatre si involano dai canneti, o ai dipinti idilliaci che rappresentano, ad esempio, Tutankhamon a caccia con Ankhesepaaton).

Nella mia tesi valuto che prima del Nuovo Regno l'Egitto era ripartito tra almeno tre re che regnavano contemporaneamente [«...un capo è in Avaris e un altro è in Kush, ed io siedo insieme ad un asiatico ed un nubiano, ed ognuno ha il suo pezzo di Egitto...» si legge nella c.d. Tavoletta Carnavon relativa alal guerra di "liberazione" ad opera di Khamose]; di queste tre parti solo una poteva avere contatti diretti con l'area egea (del periodo Protopalaziale) ed era, ovviamente, quella retta dagli Hyksos (e non a caso il porto di Peru-Nefer prosperava in quel periodo).
Non è escluso che qualche "barlume" di egeo fosse arrivato anche al sud, ma di certo, e non a caso, uno dei primi esempi di arte egeizzante in terra d'Egitto è dato dalle armi del primo re della XVIII dinastia, Ahmose, rivenute nella tomba della madre (la regina Ahotep) e che presentano disegni di derivazione egea. Siamo, perciò, in piena fase di riunificazione delle Due Terre ed i principi tebani si affacciano, a loro volta sul Mediterraneo.

Non è ancora un caso, che i due esempi principali di dipinti "egei" (per tipologia e per "mano") si trovino a Tell el-Dab'a (l'antica Avaris) ed in due Palazzi che si fanno risalire ai regni di Amenhotep II e Thutmosi III.

(attenzione all'equazione Hwt-Waret = Avaris = Peru-Nefer = Pi-Ramses = Tell el-Dab’a)



Hotepibre
00lunedì 2 settembre 2013 14:26
I dipinti egei di Tell el-Dab'a
-Kiya-, 02/09/2013 10:48:

...
Mi ci sono accostata, tempo fa, ma non l'ho mai approfondito a dovere.
Approfitto, quindi, dell'occasione e del lavoro che hai svolto tu per chiederti se potresti introdurre l'argomento delle influenze Micenee nell'arte Egizia del Nuovo Regno, nello specifico mi riferisco (ovviamente) alle tombe risalenti alla tarda XVIII Dinastia.



Oltre la richiesta di Riccardo, cui spero di aver dato risposta nel post precedente, Kiya ha chiesto di introdurre l’argomento delle influenze “micenee” (ma credo intendesse “egee” poiché i micenei arriveranno parecchio dopo), nelle tombe egizie della XVIII, ma forse è necessario precedentemente accennare ad alcuni dipinti “egei” in Egitto.
Sopra, infatti, ho accennato a Tell el-Dab’a, a Peru-Nefer, ad Avaris, e a due Palazzi…

Credo sia prima il caso di mettere un po’ d’ordine e per far questo niente di meglio che… cominciare dalla fine: E. Naville iniziò a scavare nell’area di Tell el Dab’a nel 1885; negli anni ’40 del ‘900 fu poi la volta di L. Habachi che, per primo, suggerì l’identificazione del sito come quello della capitale Hyksos Avaris (pur confermando che PeruNefer/Avaris doveva trovarsi nel Delta, la indicò dapprima nell’area di Khatana/Qantir); dal 1966 ed ancora oggi, il sito è sotto la responsabilità dell’Istituto Archeologico Austriaco del Cairo dapprima, fino al 2009, sotto la responsabilità di M. Bietak (peraltro vi segnalo il sito www.auaris.at dove troverete, in tedesco, notizie interessanti sugli scavi –non preoccupatevi, c’è anche la versione in inglese-) mentre, da tale data, responsabile delle campagne di scavo è Irene Forster-Muller.

Gli scavi hanno consentito di individuare nell’area ben tre palazzi “reali” (noti come “F”, “G” e “J”) (vedi figura qui sotto).
In due di questi (“F” e “G”), databili ai regni di Amenhotep II e Thutmosi III, sono stati rinvenuti, negli anni ‘90 dello scorso secolo (certo che fa ancora effetto dire che il ‘900 è il “secolo passato”) frammenti di affreschi che, sebbene costituiscano solo il 10-15% dell’impianto originario hanno consentito di ricostruire affreschi del tutto simili a quelli egei non solo nei soggetti (si pongano a confronto la famosa taurocatapsia di Knossos con i dipinti di Tell el-Dab’a sotto riportati), ma addirittura nei materiali e nel tipo di pittura.

Per i primi, l’impasto di Tell el-Dab’a è praticamente uguale a quello di Knossos, ma anche di altri siti egei come Palaikastro, Zakhros, Thera, e contiene gusci di conchiglia frantumati, per il tipo di pittura, invece, si può pienamente parlare di affreschi poiché il colore venne steso su intonaco ancora umido.

In questo caso, perciò più che di “influsso egeo” si può parlare direttamente di “mano” egea.
Resta il dubbio se si trattasse di pittori egei “itineranti”, o “stanziali”, se facessero, cioè, parte di una vera colonia egea in terra d’Egitto cosa che, date determinate caratteristiche delle rappresentazioni (che presentano caratteri iconografici tipici dell’Egitto ma non di Creta), sembra più probabile.
Del resto i Palazzi “F” e “G” potevano ben essere non “Reali”, bensì sede di Ambascerie o, più “prosaicamente”, sedi di mercanti egei.

...per inciso: guardate un po' cosa c'è sotto la rappresentazione dei tori di Tell el-Dab'a? Un labirinto!
E qual'è il labirinto più famoso del mondo se non quello realizzato da Dedalo, a Creta, per il Minotauro?

L'ultima immagine che posto, infine è la sovrapposizione virtuale tra un frammento di un "grifone" dal palazzo "F" di Tell el-Dab-a ed analogo animale fantastico dalla Xeste 3 di Thera; si direbbe addirittura che l'autore sia lo stesso!

PS: come per altri testi di questo forum, pregherei, se qualcuno è interessato a prendere spunto da quanto da me scritto, di citarne la fonte. Per quanto riguarda le immagini, invece, se ne aveste bisogno per vostre pubblicazioni o testi, sono disponibile a fornirvi i riferimenti da cui sono tratte.
Grazie



-Kiya-
00lunedì 2 settembre 2013 16:46
Sono in ufficio e non posso approfondire.
Sono stata superficiale, ritenendo la Civilta Micenea come erede di quella Minoica a partire dal 1450 a.C. circa. Le mie scarse conoscenze dell'argomento mi portavano a credere che le suddette costituissero nell'insieme la Civiltà Egea, ma forse questo vale essenzialmente per la Grecia continentale e non per Creta.

Dammi dei lumi, poichè navigo in acque profonde..... :D
Hotepibre
00lunedì 2 settembre 2013 20:10
Beh, per riuscire a capire che Civiltà Minoica e Micenea erano due cose ben distinte e separate c'è voluto un po' di tempo anche per me.

In effetti i "micenei" cominciano a giungere a Creta verosimilmnte proprio attorno al 1450 a.C. anche se tale datazione andrebbe rivista alla luce proprio dell'eruzione di Thera/Santorini [vedi più sopra il post dedicato alla cronologia comparata].

Si ritiene, infatti, che la "Civiltà Minoica" non sia stata spazzata via direttamente dall'eruzione (e dal conseguente tsunami) di Thera giacchè se si può ipotizzare devastazione per il lato esposto verso Thera, così non è plausibile per il lato opposto che è protetto da una catena montuosa non proprio bassissima (il Monte Ida, dove il titano Rea diede alla luce Zeus, figlio di Chrono, è alto circa 2500 m.)

I Micenei erano stati, di fatto, i migliori alunni dei Minoici e da loro avevano praticamente imparato tutto, ma se ne stavano buoni buoni sul continente perchè, sostanzialmente, avevano paura della potenza navale cretese.

Sopra ho detto che l'eruzione di Thera non fu causa diretta della scomparsa della civiltà minoica; questo perchè, di fatto, pur sempre all'eruzione si deve tale scomparsa anche se il disastro fu dovuto all'intervento umano.
Si è tanto narrato della pace che regnava sovrana a Creta tanto che le città, i Palazzi, non avevano bisogno di mura di protezione.
Questo perchè le vere mura di Creta erano...le sue navi, la sua flotta.

E' verosimile che l'eruzione di Thera abbia proprio distrutto la grande flotta dando via libera alle prime popolazioni continentali, forse dell'area Micenea, che nel 1450 circa invasero l'isola distruggendo i Palazzi ed installando la "capitale" (anche se tale termine è fuorviante) del "regno miceneo di Creta" molto veromilmente a Knossos.
Ma anche questa invasione era destinata ad avere breve vita poichè meno di 100 anni dopo, nel 1375 a.C., nuove popolazioni provenienti da Micene, Tirinto, Tebe (quella greca, si intende), Pilo, invadono l'isola e distruggono nuovamente i Palazzi instaurando un nuovo corso.

Riassumendo in poche parole la storia di Creta: VII millennio a.C. i primi uomini approdano sull'isola; 2800 a.C. popolazioni anatoliche si installano; si susseguono i periodi Prepalaziale. Protopalaziale, Neopalaziale (con la prima invasione dal continente) e Miceneo in senso stretto.

Nel caso dei dipinti "egeizzanti" in Egitto (Tell el-Dab'a o Tebe), a cavallo se vogliamo di quel periodo (ma gli influssi sono ancora minoici -e le scene di taurocatapsia lo sono senz'altro- o sono già micenei?), si preferisce perciò parlare più genericamente di "egei" giacché non sono ancora ben chiari, ne' cos' distinti, i caratteri delle due civiltà.
Riccardo Banchi
00martedì 3 settembre 2013 09:16
Ottima sintesi, che condivido appieno.
E' difficle leggere gli avvenimenti quando la scrittura non dà sostanziali aiuti. Ho l'impressione che (un po' è successo anche in Egitto quando i conquistatori venivano assorbiti dalla sua cultura), l'arte Minoica era talmente elegante e affascinate, che anche gli invasori continentali hanno finito per pepretrare quell'armonia artistica, sebbene a livello politico la situazione abbia probabilmente subito mutamenti notevoli.
Sì, il vulcano ha certamente avuto un ruolo determinante nel collasso della potenza minoica. Anche se indirettamente, lo ha avuto.
Quest'argomento è decisamente di interesse enorme...
Grazie Hotep per condividere queste nozioni.

Ric [SM=x822709]

P.S. L'immagine ricostruita dei tori e il labirinto ad Avaris è incredibile! [SM=g1361799]
Hotepibre
00martedì 3 settembre 2013 09:34
Nel post relativo ai dipinti di Telle el-Dab'a ho scritto:


L'ultima immagine che posto, infine è la sovrapposizione virtuale tra un frammento di un "grifone" dal palazzo "F" di Tell el-Dab-a ed analogo animale fantastico dalla Xeste 3 di Thera; si direbbe addirittura che l'autore sia lo stesso!



...ma, non so per quale motivo, non appare l'immagine. Provvedo qui.
Riccardo Banchi
00martedì 3 settembre 2013 10:02
Notevole!
Ma non capisco la sovrapposizione; non è lo stesso affresco?

Ric [SM=g1361799]
Hotepibre
00martedì 3 settembre 2013 10:31
...negativo, le parti cerchiate sono quelle di Avaris mentre lo sfondo è quello di Akrotiri... ecco perchè sopra dicevo che sembra quasi lo stesso autore...
Riccardo Banchi
00martedì 3 settembre 2013 10:38
Sovrapposizione strabiliante!!! [SM=x822718] [SM=g1361799] [SM=x822728]
Talmente perfetto da non capire di cosa stavi parlando...
Sì, con i pennelli ancora freschi, il pittore egeo è arrivato sul Delta... [SM=g999105]

A parte gli scherzi, sono davvero concorde con la tua ipotesi.

Ric [SM=x822709]
Hotepibre
00martedì 3 settembre 2013 10:39
Arte & Scrittura
Riccardo Banchi, 03/09/2013 09:16:

Ottima sintesi, che condivido appieno.
E' difficle leggere gli avvenimenti quando la scrittura non dà sostanziali aiuti. Ho l'impressione che (un po' è successo anche in Egitto quando i conquistatori venivano assorbiti dalla sua cultura), l'arte Minoica era talmente elegante e affascinate, che anche gli invasori continentali hanno finito per pepretrare quell'armonia artistica, sebbene a livello politico la situazione abbia probabilmente subito mutamenti notevoli.
Sì, il vulcano ha certamente avuto un ruolo determinante nel collasso della potenza minoica. Anche se indirettamente, lo ha avuto.
Quest'argomento è decisamente di interesse enorme...
Grazie Hotep per condividere queste nozioni.

Ric [SM=x822709]

P.S. L'immagine ricostruita dei tori e il labirinto ad Avaris è incredibile! [SM=g1361799]



…è interessante notare il contrasto tra due elementi essenziali delle due Civiltà (l’Egea e l’Egiziana): arte e scrittura.

Da una parte abbiamo una civiltà che, come abbiamo visto produce “l’arte per l’arte” con intenti, almeno per quanto ci è dato di comprendere, di appagamento dello sguardo e del piacere di immagini che danno un senso di serenità; dall’altra la produzione di immagini è quasi sempre strumentale e, come abbiamo sopra scritto, vuole “dire”, “magnificare”, “esaltare”, “raccontare” qualcosa.

Ma la cosa si capovolge, in qualche modo, quando si passa alla scrittura: tanto “grafomani” e “logorroici” gli egizi, quanto “tirati” e pratici i minoici.

Inutile che mi soffermi sulla mole mostruosamente ingente dei testi egizi in tutte le salse, geroglifico, demotico, ieratico… non c’è un centimetro dei loro monumenti che non sia ricoperto da scritte… dall’altra parte c’è, invece… il nulla (o quasi)!

Come sapete almeno due sono le scritture attestate a Creta.
Due, infatti, sono quelle più “famose” (le lineari “A”, che appare addirittura intorno al XXIII sec. a.C., e “B”), ma sono attestate anche una “scrittura di Arkhanes (che non ha niente di magico, sia chiaro, non si tratta di “arcani”, ma del nome di una località) ed una “geroglifica cretese(che così Evans battezzò perché vi riscontrava caratteri simili a quelli egizi).
La lineare “A” viene considerata più antica ancora dell’alfabeto fenicio ed è la scrittura predominante in età Neopalaziale tra la fondazione della XVIII Dinastia e la prima occupazione micenea di Creta del 1450 a.C.

Partendo dal presupposto che la sola “traducibile” è oggi la Lineare “B” (anche in questo caso tradotta da un “dilettante”, Michael Ventris che era un architetto, e solo nel 1952 –quattro anni prima di morire in un incidente d’auto-), introdotta a Creta con l’avvento dei Micenei, non si ha notizia a Creta di testi “epici” o di racconti, o di favole, o comunque di letteratura di “intrattenimento” (la “B” è antecedente ad Omero di almeno 7-800 anni).

Per inciso, ad Olimpia, su un’altura che domina il santuario, spetta il primato della più antica attestazione greca risalente al XVII sec. a.C.: una tavoletta con sei segni in lineare “B” che compongono due parole una delle quali è Karos, uno degli eroi di Troia.

Tutte le tavolette cretesi, tuttavia, siano esse in lineare “A” o “B” sono annotazioni, ricevute di materiali, bolle di consegna.
Era facile registrare qualcosa: il Funzionario preposto ai magazzini portava appeso al collo un sigillo, in steatite o oro, con cui imprimeva sull’argilla fresca tante impronte quante erano le quantità di beni consegnati… già, ma a chi? …e poi, di cosa si trattava?
Ecco che accanto alle quantità vengono riportati dei simboli relativi al materiale: otri per il vino o l’olio, ceste, armature, cavalli… proprio da tre di queste “ricevute” sono state ricavate informazioni che, in un caso, confermano una leggenda, mentre negli altri due testimoniano l’esistenza di rapporti con l’Egitto (o forse meglio sarebbe dire con due egiziani).

Ma andiamo con ordine: tutti conosciamo la leggenda di Dedalo, padre di Icaro, che costruì non solo le ali del suo sfortunato figlio, ma anche il labirinto del Minotauro… leggenda? Ebbene pare di no: una tavoletta, infatti reca le offerte in olio d’oliva a divinità e personaggi famosi. Dieci “qualcosa” (litri?) alla sacerdotessa dei Venti, ma ben ventiquattro al santuario di Dedalo.

Per quanto riguarda gli “egiziani”, invece, l’unica attestazione a Creta deriva da due “hapax”, ovvero testi che compaiono una ed una sola volta addirittura (nel nostro caso) in un contesto letterario: una è la solita ricevuta (in lineare “B”) per 80 ovini dati ad un “a3-ku-pi-ti-jo” ovvero un “ayguptos”; l’altra è ancora una ricevuta, ma in questo caso la cosa si complica… il termine usato, infatti, è “mi-sa-ra-jo” a cui è assegnato un certo quantitativo di fichi. Ma in questo caso la traduzione come “egiziano” avrebbe ragion d’essere solo se si partisse dal termine Misr, con cui sulle coste medio-orientali si indicava, appunto, l’Egitto.

PS: come per altri testi di questo forum, pregherei, se qualcuno è interessato a prendere spunto da quanto da me scritto, di citarne la fonte. Per quanto riguarda le immagini, invece, se ne aveste bisogno per vostre pubblicazioni o testi, sono disponibile a fornirvi i riferimenti da cui sono tratte.
Grazie

Hotepibre
00martedì 3 settembre 2013 11:25
il kouros di Palaikastro
...girovagando per il forum mi sono imbattuto in un 3D sul Canone pittorico Egizio. Poichè l'ho "incontrato" anche durante la stesura della tesi, a proposito del kouros di Palaikastro, vi rimando a quella discussione se siete interessati all'argomento.
Riccardo Banchi
00martedì 3 settembre 2013 12:41
Decisamente interessante quello che scrivi...

Sui tipi di scrittura rinvenuti a Creta non conoscevo quella di Arkhanes. Quindi siamo a 5, se si include anche il noto disco di Festos, scritto con caratteri mobili che appartengono ad una forma scritta ancora diversa...

Ric [SM=x822709]
Hotepibre
00martedì 3 settembre 2013 13:55
Re:
Riccardo Banchi, 03/09/2013 12:41:

...
Sui tipi di scrittura rinvenuti a Creta non conoscevo quella di Arkhanes. Quindi siamo a 5, se si include anche il noto disco di Festos, scritto con caratteri mobili che appartengono ad una forma scritta ancora diversa...
Ric [SM=x822709]



...già, come dice, tra gli altri, il Prof. Godart, la stampa a caratteri mobili non è stata inventata da Gutenberg, ma dall'ignoto autore del "disco".

Per chi si chiedesse di cosa stiamo parlando, è un disco di terracotta del diametro di circa 16 cm. scoperto a Festos nel 1908 (stanza 8 del Palazzo di Festos -1ª figura qui sotto-) e che risale almeno al 1700-1800 a.C.
Anche se nel tempo si è a lungo discusso se si tratti di una "bufala", oggi si tende a ritenerlo autentico anche per il rinvenimento di un'ascia sicuramente databile con segni molto simili (Arkalochori -in fig. 4 un particolare-).
La superficie del disco è ricoperta (sia sul fronte che sul retro -figg. 2 e 3) da simboli impressi nell'argilla ancora fresca (fig. 5) con una sorta di "punzoni" proprio come nella stampa a caratteri mobili di Gutenberg.



Riccardo Banchi
00mercoledì 4 settembre 2013 09:14
Vidi il sito di Festos quando andai a Creta e vidi anche quei "ripostigli"...
Sulla datazione pensavo si optasse per il 1.500 a.C.; sicuramente ci sono opinioni discordanti, ma del resto è complicato avere certezze in merito.
Non ero invece informato sull'ascia con i segni incisi: una scoperta di non poco conto. La testa dell'omino con la cresta è frontale invece che di profilo, ma la sorta di "Y" è identica. A mio avviso è davvero la stessa scrittura!
[SM=x822714]
Si tratta di una scoperta recente?

Ric [SM=x822709]
Hotepibre
00mercoledì 4 settembre 2013 10:01
L'ascia venne rinvenuta da Spyridon Marinatos, l'archeologo famoso per la scoperta di Akrotiri a Thera e discusso per la sua vicinanza con il Regime dei Colonnelli in Grecia sotto cui fu Ministro della Cultura, nel 1934. Si ritiene che si trattasse di un'arma rituale e, per quanto riguarda i caratteri incisi (molto simili a quelli del Disco, ma non identici: su 15 simboli riportati sull'ascia, solo 5 sono simili ad altri del disco), il Prof. Godart (di cui ho avuto il piacere di seguire le lezioni è belga, ma è Consigliere del Presidente della Repubblica per l'archoelogia) ritiene che i simboli dell'ascia non siano altro che "pseudo-iscrizioni" realizzate da un illetterato dell'epoca ad imitazione di altre autentiche iscrizioni in lineare "A" ricavate da altre asce dello stesso tipo. In questa valutazione Godart è suffragato anche da altri eminenti archeologi (tra gli altriGlanville Price, Professore Emerito della Aberystwith University nel Galles, dipartimento di linguistica mediterranea)

L'ascia, così come il Disco del resto, si trova nel Museo di Iraklion, a Creta.

...ah, dimenticavo, il Disco di Festos (i cui scavi sono ancora oggi gestiti da una missione italiana) fu scoperto dagli italiani (anche in questo caso, pare che i nomi degli "egeologi" debbano necessariamente essere stranieri): Luigi Pernier e dal "padre" dell'archeologia egea italiana, Federico Halbherr. [SM=g999105]
Riccardo Banchi
00mercoledì 4 settembre 2013 12:59
Se quello che dici lo sostiene Godart (mitico; ho un suo libro sulla scrittura), non posso che accettarlo. Comunque il simbolo della "Y" non è simile, ma identico.
Le asce bipenni le avevo viste al museo di Iraklion, ma non avevo fatto caso alle iscrizioni.

Con stasera stacco la spina. Domani bagagli e venerdì via a Thera, sperando che il vulcano non si risvegli... [SM=x822723]

Ric [SM=x822709]
Hotepibre
00mercoledì 4 settembre 2013 13:53
Re:
Riccardo Banchi, 04/09/2013 12:59:

Se quello che dici lo sostiene Godart (mitico; ho un suo libro sulla scrittura), non posso che accettarlo. Comunque il simbolo della "Y" non è simile, ma identico.
Le asce bipenni le avevo viste al museo di Iraklion, ma non avevo fatto caso alle iscrizioni.

Con stasera stacco la spina. Domani bagagli e venerdì via a Thera, sperando che il vulcano non si risvegli... [SM=x822723]
Ric [SM=x822709]



Se qualcuno fosse interessato al testo di Godart citato da Riccardo: "L'INVENZIONE DELLA SCRITTURA", ed Einaudi, 318 pp., € 24.
Il simbolo "Y" sembra identico, se lo confronti con quello del disco scoprirai che è... invertito (il segno 11 dell'ascia, corrisponde al D19 del disco e sono quasi speculari).
Buon viaggio allora, buon divertimento e direi che porti con te anche qualche informazione in più.
[SM=g999100]
Riccardo Banchi
00lunedì 23 settembre 2013 12:55
Ebbene, sono tornato da Santorini e ne sono rimasto folgorato!
Inutile dire che che l'isola è stupenda: ogni scorcio è da foto (ne ho scattate quasli 1.000!) e le cartoline non rendono giustizia alla bellezza reale.
Venendo ai "minoici", il sito di Akrotiri è davvero una meraviglia!
Ho visitato il Museo Archeologico di Fira, quello di Preistoria (molto ricco e dove ci sono molti dei famosi affreschi) e il sito archeologico di Akrotiri (l'antica Thera l'ho saltata, ma vista dall'alto del monte del Profeta Ilias, mentre il materiale l'ho visto al museo archeologico).
L'isola merita il viaggio!

Ric [SM=x822715]

P.S. Mi sono permesso di postare qualche immagine: dai due musei (il tavolo con le tre zampe lavorate è incantevole!) e dal sito archeologico, mentre il sottoscritto ammira lo sfondo. Gli affreschi del museo di Preistoria sono così famosi che non li ho messi, ma se volete li inserisco...

P.P.S. Non mi riesce inserire le foto... [SM=x822734]
Hotepibre
00lunedì 23 settembre 2013 16:03
Foto, foto, foto....e ancora foto!

Che formato hanno le foto? Magari sono troppo "grandi".
Riccardo Banchi
00martedì 24 settembre 2013 08:20
No, non sono grandi; le avevo ridotte introno ai 150-220 kB.
Vado su carica file/foto, le carico, ma poi non ci sono...

Ric
Riccardo Banchi
00martedì 24 settembre 2013 18:55
Dal Museo Archeologico di Fira...
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