Contenuti di un romanzo storico

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-Kiya-
00lunedì 11 ottobre 2010 16:27
Fino a che punto l'autore deve essere preparato?
In più di un'occasione ci siamo trovati a dibattere su questo argomento, quindi ho pensato di proporre un sondaggio per un'analisi più ponderata dei nostri relativi punti di vista.
Mi riferisco a questo:

Per definizione, con "Romanzo" si intende un "componimento letterario in prosa di una certa ampiezza che narra una vicenda in tutto o in parte immaginaria". Si tratta però di un "genere" che vanta un certo numero di varianti, tra le quali è contemplata quella che ci interessa più da vicino: il "romanzo storico".

A sua volta, però, il romanzo storico può essere tale, ovvero propriamente detto, oppure può rientrare tra i "romanzi ad ambientazione storica".
Per quanto la differenza tra i due generi possa sembrare, di primo achito, assai sensibile, in realtà i due si distinguono in modo netto. Ciò che hanno in comune è che entrambi si svolgono in un'epoca storica ben definita e lontana dall'epoca in cui vive l'autore.
Parlando del primo, dovremmo però più propriamente definirlo "un’opera che narra in forma romanzata alcune vicende biografiche di uno o più personaggi realmente esistiti" e, in quanto tale, narra di eventi in modo attinente al vero. Il Romanzo di ambientazione storica, invece ha "le caratteristiche fondamentali dell’epoca prescelta dall’autore, ma i personaggi che lo popolano sono di pura invenzione".

In tempi moderni, purtroppo, questa distinzione è ampiamente passata in secondo piano, ragion per cui quando si parla di "romanzo storico" si tende ad abbracciare entrambe le varianti.
I primi a commettere una tale "leggerezza" sono proprio gli editori, i quali non si danno la pena di operare dichiaratemente distinzioni, compromettendo contenuti ed esiti dell'impegno profuso dall'autore, accendendo gli animi dei lettori preparati che, invece, ne tengono debito conto.
Sempre più ci si trova in balìa di una certa confusione, dettata dal fatto che ci si prende la libertà di curare in modo assai superficiale un dettaglio che invece influirà in modo determinante sulla critica di un'opera. Ed ecco che ci si imbatte in scritti che non solo sono ambientati in un'epoca storica ben definita, ma che propongono vicende di personaggi realmente esistiti, sui quali l'autore si prende la libertà di "fantasticare". Sostanzialmente ci troviamo al cospetto di un genere nuovo, a sè, che però nessuno si è dato la pena di categorizzare.

Il risultato è principalmente questo: il confine tra reale e fantastico viene meno, alimentando la confusione e incrementando il numero dei malinformati.

A chi attribuirne la reale responsabilità? Agli Editori che hanno la priorità delle tirature e degli incassi, o all'Autore, che in quanto "creatore dell'opera letteraria", si assume, in prima persona, il dovere di divulgare?
-francis-
00lunedì 11 ottobre 2010 17:11
Ho votato l'opzione 3 perchè sono consapevole che in un romanzo storico, che si svolge in epoche molto precedenti alla nostra, pur essendo lo scrittore preparato e studioso del periodo, deve per forza di cose inventarsi situazioni per riempire centinaia di pagine.
Ho sempre detto che basterebbe evitare di usare nomi di personaggi storici realmente vissuti quando di loro si conosce poco o niente, a meno che l'autore abbia la necessaria modestia di evidenziare, prima dell'inizio del romanzo, che certi avvenimenti sono solo il frutto della sia fantasia e non comprovati storicamente.
Così come ha fatto Giuseppe Esposito.
In caso contrario si scrive un romanzo ad ambientazione storica, con nomi inventati, e con i quali lo scrittore può scatenare completamente la sua fantasia, tenendo però presente la realtà e l'ambientazione di allora.
Non come ha scritto l'autore di Nefertiti che ci racconta che gli egizi si recavano al ristorante e chiedevano la listi dei vini, oppure che attraversavano il Nilo grazie ad una galleria scavata sotto all'alveo.
Il responsabile primario è sicuramente l'autore. All'editore interessa vendere, non sta certo a censurare imprecisioni o bufale storiche.
-Kiya-
00lunedì 11 ottobre 2010 17:27
Inviterei tutti coloro che hanno votato, e che voteranno, a non limitarsi semplicemente ad esprimere il giudizio tramite votazione, ma anche a motivarlo brevemente qui a seguire, per una migliore comprensione della posizione assunta.

Grazie
Merytaton62
00lunedì 11 ottobre 2010 22:19
Premesso che non sono appassionata di questo genere letterario, ho optato per la risposta n.3.
Secondo me nell'ambito della narrativa qualche sfondone storico ci può stare, purchè messo bene in evidenza;ciò a beneficio di coloro che pur essendo affascinati da una certa epoca non sono particolarmente eruditi e possono essere portati facilmente "fuori pista".
Purtroppo gli autori che hanno l'onestà di evidenziare i passaggi in cui hanno lavorato un po' troppo di fantasia sono pochi; credo però che la colpa sia da addebitare soprattutto agli editori, che - com'è logico -pensano essenzialmente al profitto.
roberta.maat
00martedì 12 ottobre 2010 00:27
Dovrei dare due voti e non è possibile, quindi spiegherò la mia posizione.
Credo che l'autore di un romanzo storico che veste i suoi personaggi di nomi reali debba avere una preparazione adeguata ed una ottima conoscenza dei luoghi e contesti nei quali essi si muovono e permettere alla sua penna solamente di "romanzare" o meglio fantasticare sul loro privato e fino a quando questo non pregiudica la corretta lettura storica dei fatti. Con questa premessa voterei il primo punto del sondaggio.
Se i nomi sono di fantasia e affatto riconducibili a quelli veri, l'autore, penso io, potrebbe avere una buona preparazione storica e concedersi qualche licenza letteraria in più che comunque, vista la preparazione, non altererà in modo eclatante i fatti veri. Così voterei per il numero 3.

Non amo il genere "romanzo" in nessun caso se non quando lo scritto è in grado di narrare la storia arricchendola di quelle emotività, proprie degli attori delle vicende raccontate, delle atmosfere che nascono intorno a loro e che le righe di un "saggio"non possono raccontare; la sensibilità dello scrittore di un romanzo restituisce la vita ai personaggi ma non dovrebbe cambiare i fatti e confondere il lettore.

Alla fine ho votato 1.
RAMSY
00martedì 12 ottobre 2010 14:38
Premetto che preferisco un buon romanzo di Christian Jacq ad un saggio di Franco Cimmino.
Io sono un egittomane del lunedì e certi modi di trattare l'argomento Egitto lo trovo un pò pesante.
Nel romanzo di Ramses Jacq ipotizza di un fratello maggiore che tenta in tutti i modi di eliminare il figlio prediletto di Seti I ma morirà schiacciato sotto il colosso crollato ad Abu Simbel a cui seguirà damnatio memoriae. La maggior parte dei figli di Ramses non sono genetici ma adottivi. Mosè è un suo carissimo amico di infanzia.
E' ovvio che è frutto della fantasia dell' autore come è ovvio che lo siano tutti i dialoghi, il fidanzamento con Nefertari, il rapporto amichevole con lo scriba Ameni. Per quanto riguarda i fatti storici comprovati mi sembra che rispecchi la realtà (certo, la battaglia di Qadesh è nella "versione" egizia), gli utensili, i cibi, gli usi e costumi sono quelli dell'epoca e ti fanno sentire parte di quell'ambiente. Attenersi strettamente ai fatti senza alcuna divagazione renderebbe il tutto un pò pesante e monotono. (non me ne vogliano i cimminiani).Naturalmente c'è un limite, Philipp Vandenberg e Nick Drake l'hanno oltrepassato
Quindi ho votato 3
Hatshepsut76
00martedì 12 ottobre 2010 14:42
Sono stato incerto fino all'ultimo... ma alla fine ho votato la terza opzione.
Penso che se si vuole scrivere un romanzo storico non si debba dare libero spazio alla fantasia. O meglio, sì, però nei dovuti limiti. Voglio dire: la ricostruzione dei periodi storici, dell'ambientazione dev'essere quantomeno realistica, o perlomeno abbastanza attinente alla realtà. Poi i nomi, uno li può anche inventare, però non mi sembra corretto che i personaggi si muovano all'interno di un villaggio, o di una città con fattezze differenti da quello che erano realmente
emilioraffaele
00martedì 12 ottobre 2010 15:47
Giudizio speculare a quello di Francis
neferneferure
00martedì 12 ottobre 2010 16:16
Per anni ho adorato i romanzi perchè mi facevano sognare, poi..con l'età la mia preferenza
è andata sempre di più al vero, al concreto, amo le biografie e quando il racconto è
invenzione desidero però che l'ambientazione storica sia il più possibile aderente alla
realtà. Per questo la mia preferenza va al voto 1.
Chiedo a Kiya una cortesia: nel PC dal quale scrivo non mi è possibile votare (non me lo
prende..) lo puoi fare tu per me? Te ne sono grata.



NEFERNEFERURE
00martedì 12 ottobre 2010 16:58
Ho votato
-Kiya-
00martedì 12 ottobre 2010 17:50
Ineffetti il voto è esclusivamente individuale. Il sistema riconosce l'indicativo dell'utente (IP) e consente di votare a intervalli regolari, diversamente l'operazione è nulla ;)
-francis-
00martedì 12 ottobre 2010 18:04
Faccio un esempio banale: Nefertiti e Akhenaten (per stare in tema!).
E' normale che uno scrittore inventi la loro vita coniugale, le loro liti, i momenti di passione e di amore, i rapporti con le figlie. Conosciamo tanto poco di loro che la fantasia di un bravo scrittore si può sbizzarrire.
Però non accetto che in un romanzo venga scritto che Akhenaten è stato l'amante della madre e da lei ha avuto un figlio; che abbia ucciso il fratello Tutmhosi per guadagnarsi il trono; che è un omosessuale e andava a letto con Smenkhhare, etc. etc.
Tutte situazioni non inventate, lette da me.
Poi mi sento dire da persone che non conoscono l'egittologia ma che hanno letto il romanzo che le cose sono vere, perchè le hanno lette, e non credono a me quando dico che invece sono inventate, frutto di una morbosa fantasia.
Ho sostenuto più di una di queste discussioni, e da qui è nata in me la fobia dei romanzi storici che si svolgono in Egitto.
Sono stata tacciata di essere una che mette in discussione quello che hanno scritto romanzieri noti e famosi.
E' per questo che a volte sono molto puntigliosa nel recensire certi romanzi.
Merytaton62
00martedì 12 ottobre 2010 19:06
Vero è altresì che , almeno nelle classi sociali elevate, certi comportamenti (i matrimoni tra consanguinei con giovinette da poco uscite dall'infanzia, tanto per fare un esempio )erano accettati, quindi non possiamo escludere che anche personaggi a noi "simpatici" abbiano commesso azioni per noi inammissibili [SM=g1619689] ...solo che, in mancanza di dati, l'autore dovrebbe specificare che sta lavorando di fantasia. [SM=x822715]
roberta.maat
00martedì 12 ottobre 2010 21:30
Da quanto scrive Francis, che io condivido in pieno, devo desumere che non ho ben compreso i termini della votazione nel sondaggio.
A me sembra che, a pensarla così come descritto, si dovrebbe optare per il punto 1, eppure Francis ha votato 3.......scusate ma non capisco !
-Kiya-
00martedì 12 ottobre 2010 22:28
La differenza tra il punto 1 e il punto 3 è che nel primo caso l'autore si deve attenere strettamente ai fatti documentati, senza consentire alla sua fantasia di "condire" il romanzo. Tale vincolo viene tacitamente e inevitabilmente bypassato in assenza di informazioni. Assenza che "costringe" l'Autore ad attingere alle verità possibili, o magari a metterci del suo, per completare la trama. Un esempio, restando nel tema già affrontato da Franca:

Amenhotep IV, figlio di Amenhotep III sale al trono, a seguito della morte del fratello maggiore. Per l'incoronazione sposa Nefertiti, una principessa straniera, fortemente legata al culto solare del suo Paese d'origine. Complice il fascino della Regina e gli avvenimenti che da tempo ormai influenzano il Regno delle Due Terre, Amenhotep IV, sotto influenza della sua Sposa, conia il culto di Aton. Il Re vi crederà fermamente per buona parte del suo Regno. I canoni che contraddistinguono il modello religioso imposto si rivelano, in effetti, un valido strumento per limitare il crescente potere del Clero di Amon.
Affinchè l'intento del Sovrano possa realizzarsi in tempi risolutamente brevi è necessario optare per l'abbandono del Centro di Culto votato ad Amon. Amenhotep IV fonda una nuova città e la eleva a Capitale del Regno.
Intorno al XII anno, tuttavia, Amenhotep IV, che ormai si fa chiamare Akhenaton, ritorna sui suoi passi, ritenendosi ormai soddisfatto del risultato raggiunto. Il potere del Clero antagonista è stato arginato, i sacerdoti posti sotto il controllo sovrano e la figura di quest'ultimo è tornata ad occupare il posto privilegiato che da sempre gli spetta. Il Sovrano con la sua Corte possono rientrare nella vecchia Capitale, a Tebe.
Nefertiti disapprova la scelta del consorte e decide di ostacolarne i piani. Con l'appoggio di una ristretta cerchia di fedelissimi e potenti seguaci, forte dei sentimenti che il Re ancora nutre verso di lei, nondimeno indignata per la presenza di una Sposa secondaria che ha dato alla luce l'erede al trono d'Egitto, Nefertiti induce Akhenaton a riconoscerla come Coreggente, con il nome di Ankhekheperura Neferneferuaton.
Una volta conquistato il potere, Nefertiti si trasferisce nel Palazzo Nord e trama alle spalle di Akhenaton, commissionandone l'assassinio prima che questi riesca a rientrare a Tebe.


L'Autore, in tal caso io, si affida a quelle che sono ipotesi ventilate e intesse una trama storicamente attendibile, il che gli concede la libertà di non dover giustificare nulla dei contenuti proposti. Seppur non inventando nulla di sana pianta, offre tutti gli elementi che il lettore si attende di trovare in un romanzo, pur garantendo una certa veridicità.

In base a quanto espresso dal punto 3, le opzioni possono essere più d'una, in realtà. Scegliendo questa risposta, riconoscete all'Autore ampia libertà, pur garantendo un'adeguata conoscenza di fondo dell'epoca che si accinge a trattare.
L'Autore può scegliere di proporre un romanzo ambientato in un'epoca storicamente attendibile, popolato da personaggi realmente esistiti di cui può stravolgere la personalità nota, plasmandoli in funzione delle sue preferenze o necessità. Quello che proporrà al pubblico sarà un romanzo più vicino al genere fantastorico che non storico. Pertanto, dovrà attenersi all'onere di dichiarare esplicitamente al pubblico il suo intento, chiarendo nella Premessa/Introduzione/Presentazione, che parte del contenuto del suo libro è prettamente frutto di fantasia.

roberta.maat
00mercoledì 13 ottobre 2010 00:59
Forse dovremmo dibattere a lungo su questo "busillis".
Prima di ogni cosa probabilmente sarebbe il caso di definire la parola "romanzo" storico e connotarla nella sua fondamentale differenza dalla parola "saggio".
Secondo me in un saggio di storia troviamo la cronaca dei fatti documentati e le deduzioni più o meno personali che l'autore vuole trarre dalle testimonianze di cui è in possesso, offrendo ai lettori una verità più o meno condivisibile.
L'autore Kiya, pur costretta a riassumere con poche righe, ha voluto offrire un esempio di saggistica oppure lo scheletro su cui articolare un romanzo ? Presumo che volesse indicare un canovaccio sul quale poi tessere le vicende che coinvolgono i personaggi. Però, se così fosse, nascerebbe un romanzo sicuramente vivace e accattivante dove le passioni, a causa della forte sensibilità dela scrittrice, dominano gli scenari.
Potrei dire che Kiya ha scritto un romanzo molto gradevole, ha ambientato i suoi beniamini nel giusto luogo e nel giusto tempo, li ha descritti con precisione nell'aspetto, ne ha smascherato le spiritualità e trasmesse le emozioni (sì perchè è in grado di farlo), ci ha regalato momenti per sognare......ma.....il suo non è un "romanzo storico" perchè nessuno può provare che Nefertiti ha commesso un omicidio !
Altra cosa è il romanzo di Hotep giacchè in quel contesto si potrebbe (si sarebbe potuto) sospettare l'assassinio.

Continuo a pensare che si possono scrivere solo romanzi "di ispirazione storica" ma soprattutto che si dovrebbero leggere con distacco per fruirne esclusivamente il pregio letterario.
-Kiya-
00mercoledì 13 ottobre 2010 01:12
Re:
roberta.maat, 13/10/2010 0.59:


Continuo a pensare che si possono scrivere solo romanzi "di ispirazione storica" ma soprattutto che si dovrebbero leggere con distacco per fruirne esclusivamente il pregio letterario.





Esatto! Non è forse questo l'approccio che riserviamo ad ogni altro romanzo, che non rientri nell'ambito che più amiamo?
Purtroppo.... per fortuna (dipende dal punto di vista), la nostra passione e la nostra conoscenza, più o meno approfondita, del mondo antico Egizio ci rende lettori estremamente critici. Non siamo più in grado di affrontare la lettura di un libro, romanzo, ambientato nell'antico Egitto con distacco, con l'esclusivo intento di trarre piacere dalla capacità narrativa dell'autore.

Per il romanzo pubblicato dal nostro Hotepibre, personalmente ho optato per una definizione non nuova, ma certamente inusuale: saggio romanzato. E in tutta onestà, è il traguardo che vorrei raggiungere io stessa, il giorno che dovessi decidere di cimentarmi nella stesura di un libro (ammetto che, involontariamente, questa sera ho condiviso con voi il percorso narrativo che vorrei sviluppare) [SM=x822706]
-francis-
00mercoledì 13 ottobre 2010 10:33
Re:
roberta.maat, 12/10/2010 21.30:

Da quanto scrive Francis, che io condivido in pieno, devo desumere che non ho ben compreso i termini della votazione nel sondaggio.
A me sembra che, a pensarla così come descritto, si dovrebbe optare per il punto 1, eppure Francis ha votato 3.......scusate ma non capisco !




In effetti l'opzione uno e l'opzione tre si completano. Avrei potuto votarle entrambe.
Infatti ho scritto che l'autore può concedersi di inventarsi la vita quotidiana dei personaggi; come potrebbe altrimenti riempire centinaia di pagine?
Ma non può screditare i personaggi realmente esistiti scrivendo comportamenti che vanno oltre la normale immaginazione.
E se proprio vuole scrivere quello che ho letto e già scritto, deve avvisare che trattasi di pura fantasia, di fatti non comprovati storicamemte ma solo immaginari.

Hotepibre
00mercoledì 13 ottobre 2010 17:25
...per chissà quale arcano motivo, ho scelto la risposta n.ro 3 [SM=g999103] ...

e poichè sono stato tirato "in ballo" più volte (ringrazio chi lo ha fatto) vorrei dire la mia.

Il mio, come ha detto Kiya (e non solo lei) è un saggio-romanzato, ho cioè preso quel che si conosceva certamente, fosse storia o archeologia, o riscontri di qualsivoglia genere e mi sono "limitato" a "cucire" queste cose tra loro con il filo del racconto.

Se ho dato intepretazioni di fatti e accadimenti (la morte di Akhenaton ad esempio, o chi fosse in realtà Smenkhara, o la stessa morte di Tutankhamon e la parte avuta da personaggi come Ay, Horemhab, Aanen), se da una parte mi sono comunque rifatto a ipotesi comunque esistenti (sia pure talvolta poco considerate), dall'altro ho cercato di "riempire" quelle lacune che la storia, o l'archeologia, mi consentiva di riempire senza snaturare ne' l'una ne' l'altra (o almeno quello era il mio intendimento).
Non credo che leggendo il mio romanzo si possa dare per vero e per sicuro quel che ho scritto, ma per plausibile SI!
Il target, inoltre, aldilà di quel che era l'intenzione verosimilmente della Casa Editrice che ha imposto il titolo (come sapete il titolo originale doveva essere "Neb-Kheperu-Ra"), era costituito da appassioanti di egittologia, ed in particolare un target direi abbastanza conoscitore della storia di quel periodo.
So che è un libro "difficile", per dirla come ha scritto qualcuno su IBS (e con cui concordo), non è un libro "da ombrellone"; ma libri "non da ombrellone" sono anche tanti altri e, per fare un esempio, potrei citarvi i libri di Josè Saramago (che aveva però il vantaggio di essere "solamente" un premio Nobel) che, a sua volta, ha scritto un "Vangelo secondo Gesù Cristo" che può anche essere letto come "romanzo storico".

Io credo che se si decide di scrivere un romanzo "storico" si debba aver ben chiaro quel che si vuole ottenere: voglio scrivere di un determinato momento storico, calare il lettore in quel periodo, farlo vivere e camminare con i protagonisti e qui c'è già il primo bivio.

Vuoi narrare di personaggi realmente esistiti?
Allora DEVI conoscerli e DEVI conoscere il periodo di cui stai scrivendo, non puoi "volare" più del consentito, non puoi scrivere STRAFALCIONI storici come quelli del signor Drake in Nefertiti; non puoi fuorviare un lettore men che esperto con sciocchezze che fanno inorridire chi ne sa qualcosina di più e possono portare, come ha scritto qualcuno, a false interpretazioni della realtà.

Vuoi invece narrare di personaggi sconosciuti, o inventati, sfruttando solo l'ambientazione storica?
Allora puoi scrivere quel che vuoi, purchè, in questo caso, sia perfetta l'ambientazione di sfondo.
Se decido di raccontare la storia di un illustre Sig. "X" che vive durante la rivoluzione francese, non posso far morire il Re di infarto e far diventare Robespierre un filantropo che raccoglie francobolli.
Su quella scena, su quello sfondo di sangue, di rivoluzione, di dissoluzione del potere reale, debbo far muovere personanggi credibili, che non pensino in termini moderni, ma che si muovano, ad esempio, per strade che esistevano allora e che, oggi, magari non ci sono più (per inciso, per un altro lavoro che mi piacerebbe scrivere, mi sono addirittura documentato sulla toponomastica cittadina della Napoli del '700).

Voglio invece scrivere un romanzo di pura invenzione? Allora parto da un periodo storico che debbo conoscere bene, lo trasformo in quacos'altro che abbia le stesse caratteristiche e faccio muovere personaggi che, pur aderenti ad una realtà storica, rivesto con altri nomi (pensate al film "Stargate", anche lì c'era un antico egitto, c'era un re alieno e c'erano gli Dei, ma quel mondo era un mondo parallelo, un mondo fantastico in cui potevo permettermi tutto pur poggiando la narrazione su dati storici).
E se avete letto l'epopea di "Dune" avrete certamente individuato fatti, narrazioni, titoli, nomi, situazioni, che sono proprie di fatti realmente accaduti (specie nel mondo islamico e dei tuareg, per ovvi motivi), ma quei fatti avvenivano "in una galassia lontana lontana", in un sistema planetario inventato di sana pianta.

Ma posso anche far fare ai miei personaggi realmente esistiti cose che non risultano fatte, a patto di entrare allora nei meandri della storia e sfruttare "buchi" di conoscenza che mi consentano di inserire quel che voglio a patto, si intende, che le azioni svolte dai miei personaggi, non modifichino la storia per come nota e per come conosciuta (se Akhenaton gioca a bocce con Horemhab, questo non cambierà la storia, ma se Akhenaton uccide Horemhab, allora la cosa cambia) [SM=x822723]

Spero di non aver annoiato troppoe di essere riuscito ad articolare una risposta il più possibile chiara di come la penso [SM=g999100]
-Kiya-
00mercoledì 13 ottobre 2010 17:40
ho eliminato messaggi che si erano evidentemente sovrapposti

;)
-francis-
00mercoledì 13 ottobre 2010 18:05
Perfetto Giuseppe.
Mi viene in mente un romanzo di Mahfuz "Rhadopis. La cortigiana del faraone". Un romanzo che mi è piaciuto molto per la storia d'amore narrata, per la dolcezza che profonde, e dove lo scrittore usa nomi non corrispondenti a faraoni o faraone esistiti!
Hotepibre
00giovedì 14 ottobre 2010 00:14
...stiamo parlando di un altro "mostro sacro" della letteratura mondiale, Nobel a sua volta, ma mi permetto, di dissentire (sia pure parzialmente).

Mahfuz, infatti, fa un'opera ancora differente: il tempo storico è reso bene, ma inserisce nel contesto personaggi non autentici, ovvero inventati. Tutto OK se si trattasse di due personaggi minori, ma nel momento in cui "inventa" un Re che si sa non essere mai esistito, questo ingenera, o potrebbe ingenerare, proprio quel possibile stravolgimento della realtà, quel "corto circuito" storico-temporale cui sopra abbiamo fatto cenno e che un po' tutti, in questa discussione, abbiamo criticato.

Dalla sua, tuttavia, c'è il fatto che proprio l'aver inventato di sana pianta nomi e situazioni, sia pure ad "alto livello", non crea "distorsioni" della storia "vera" poichè il racconto, la narrazione, si attesta in un mondo "realistico" se non reale.
E' di certo più semplice dire ad un "profano" di storia egizia che quel re, quella storia è pura invenzione, è pura poesia se volete, che non doversi districare tra fatti veri mostruosamente travisati, ad esempio, dal sig. Drake.
-francis-
00giovedì 14 ottobre 2010 10:27
E' vero quello che scrivi, però almeno non ha usato i nomi dei soliti tre o quattro faraoni conosciuti anche dagli inesperti in materia. Però, a inizio romanzo, viene riportata una tavola cronologica della storia d'Egitto, con tutti i nomi e le relative dinastie.
Basta darci una letta per capire che il nome del faraone è frutto dell'inventiva dello scrittore.
Hotepibre
00giovedì 14 ottobre 2010 10:48
...e questo, come ho sopra accennato, è il punto di forza del lavoro di Mahfuz, la chiarezza con cui, anche con dati concreti (non ricordavo la presenza della tavola cronologica), esplicita che quel fatto non è vero perchè storicamente non lo è.
Un macro "errore", perciò, così chiaro, così pubblicizzato, che anche il neofita, l'inesperto, il non appassionato, il lettore estraneo a quel mondo, non può "spacciare" per verità qualcosa che ufficialmente non lo è!

In tale quadro, indipendetemente dal Nobel, lode a Mahfuz per aver trovato la strada giusta per scrivere un romanzo di pura fantasia che è, però, ben calato nel contesto storico.
EGIZIA72
00giovedì 14 ottobre 2010 11:04
Condivido in pieno il ragionamento di francis,è vero,un romanzo ben scritto in un epoca storica antecedente nella quale vive l'autore non ci può inventare cose assurde,dare libero sfogo alla fantasia sicuramente ma senza andare oltre ai limiti concessi della propria preparazione,è bello anche leggere nomi inusuali,ambientazone dell'epoca dove nel leggere ti incuriosce,per arrivare al termine del racconto,ma se poi leggi gli egizi vanno al ristorante ecc...come ho letto nel post di francis,ovvio frutto dell'immaginazione dell'autore..io mi fermo!
Quindi minima fantasia senza eccellere!
NEFERNEFERURE
00giovedì 14 ottobre 2010 12:38
Re:
Hotep scrive:


Vuoi invece narrare di personaggi sconosciuti, o inventati, sfruttando solo l'ambientazione storica?
Allora puoi scrivere quel che vuoi, purchè, in questo caso, sia perfetta l'ambientazione di sfondo.
Se decido di raccontare la storia di un illustre Sig. "X" che vive durante la rivoluzione francese, non posso far morire il Re di infarto e far diventare Robespierre un filantropo che raccoglie francobolli.
Su quella scena, su quello sfondo di sangue, di rivoluzione, di dissoluzione del potere reale, debbo far muovere personanggi credibili, che non pensino in termini moderni, ma che si muovano, ad esempio, per strade che esistevano allora e che, oggi, magari non ci sono più (per inciso, per un altro lavoro che mi piacerebbe scrivere, mi sono addirittura documentato sulla toponomastica cittadina della Napoli del '700).




Questo è ciò che penso anch'io - se lo scriverai, Hotep, sarò la tua prima lettrice [SM=x822708]



[SM=g1621242] [SM=g1621242]

Hotepibre
00venerdì 15 ottobre 2010 19:20
Re:
EGIZIA72, 14/10/2010 11.04:

Condivido in pieno il ragionamento di francis,è vero,un romanzo ben scritto in un epoca storica antecedente nella quale vive l'autore non ci può inventare cose assurde,dare libero sfogo alla fantasia sicuramente ma senza andare oltre ai limiti concessi della propria preparazione,è bello anche leggere nomi inusuali,ambientazone dell'epoca dove nel leggere ti incuriosce,per arrivare al termine del racconto,ma se poi leggi gli egizi vanno al ristorante ecc...come ho letto nel post di francis,ovvio frutto dell'immaginazione dell'autore..io mi fermo!
Quindi minima fantasia senza eccellere!



...questa è la mia recensione sul libro di Drake su aNobii (premetto che cose simili, molto, ma molto peggiori, le ho scritte direttamente alla Casa Editrice. Ma a quanto pare il prodotto "tira" ed è uscito il secondo libro della serie... e d'altro canto una casa editrice non bada certo ad un pigmeo come me!):

"il peggior libro ambientato nell'antico Egitto che abbia mai letto... gli strafalcioni storico-archeologici si susseguono in un bailamme di sciocchezze che non meritano di certo il prezzo speso per acquistarlo. Sembra un romanzo scritto per un altro periodo storico e poi, chissà perchè, sbattuto nell'Antico Egitto forse per far cassetta... non buttate i vostri soldi acquistandolo!
Oltre alla "lista dei vini" in una sorta di bistrot da lungo Senna (ma non certo da lungo-Nilo), dove lo mettiamo il "diario" che era stato spaginato mentre il nostro "eroe" era fuori dalla sua stanza? ...qualcuno spieghi a questo "signore" (nel caso non lo sapesse) che ha ambientato il suo romanzo all'incirca nel 1350 a.C. e che all'epoca non esisteva nessun tunnel che passava sotto il Nilo!!!!!! "


...ma queste sono quelle di alcuni altri lettori

"...Trovo che lo scrittore non abbia saputo rendere l'epoca passata in tutte le sue potenzialità: come ha scritto qualcun'altro nelle recensioni, l'Antico Egitto è una povera cornice, in realtà i fatti potrebbero benissimo sussistere nell'era moderna...."

"...Un romanzo veramente noioso che non riesce neppure nell'intento di rievocare nel lettore le ambientazioni e i riti dell'antico Egitto..."

"...... mi pare una bella sola. Di storico c'è ben poco"


...ecco, il Nefertiti di Drake è un chiaro esempio di come NON SI SCRIVE un romanzo storico...

Questi sono i libri che stravolgono l'egittologia nell'immaginario collettivo e che meriterebbero vere e proprie campagne di idnignazione storico-artistica!
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