Bergamo: Civico Museo Archeologico

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00domenica 28 marzo 2010 13:23
Breve profilo storico del Museo Archeologico di Bergamo

La fondazione del Museo Archeologico di Bergamo risale al 1561, quando, per decreto del Maggior Consiglio della Città fu istituita la Raccolta di anticaglie, comprendente una serie di epigrafi, per le quali fu scelta la Loggia sotto Palazzo della Ragione come luogo d’esposizione. Poiché tale collocazione non poteva rispondere alle esigenze di una collezione che andava ampliandosi, nel 1743 la Bina degli Anziani affidò a un gruppo di eruditi locali l'incarico di progettare una nuova sede. Il progetto, che riguardava la costruzione di un edificio sopra il Fontanone, fu portato a completamento circa trent’anni dopo. Nel 1770 vi fu allestita la collezione, che fu nuovamente smembrata nel 1818, quando la sala fu destinata a sede dell’Ateneo di Scienze Lettere ed Arti.
Collezione privata del Paolo Vimercati Sozzi Nel frattempo, il conte Paolo Vimercati Sozzi aveva iniziato la raccolta di materiali archeologici di tutta la provincia, costituendo fin dal 1863 una ricca collezione, che lasciò in dono alla città.
Nell’ultimo ventennio del secolo XIX anche il prof. Gaetano Mantovani si occupò del recupero dei materiali archeologici scoperti fortuitamente nella provincia bergamasca e registrò i dati nella rivista Notizie Archeologiche Bergomensi, pubblicata fino all’anno 1900. Questa collezione era esposta nell’atrio della Biblioteca A. Maj.
All’inizio degli anni ‘30, le diverse collezioni confluirono per la prima volta in un’unica sede, alla Rocca, collocazione non definitiva, in quanto gli eventi bellici imposero ben presto di trasferire in luogo sicuro i fragili reperti archeologici.
Nel 1960 il Museo fu riallestito nel trecentesco Palazzo Visconteo della Cittadella, dove si trova tuttora. Quest’ultima collocazione segnò per l’Istituzione l’inizio di uno sviluppo rispettoso dei moderni criteri museografici e capace di incidere nel quadro culturale cittadino.
La vocazione didattica del Museo portò nel 1981 alla fondazione del Gruppo Guide del Museo, oggi Centro Didattico-culturale, che diede avvio all’attività con le scuole. Dal 1982 è attiva anche l’Associazione Amici del Museo Archeologico, che costituisce un valido supporto per il Museo stesso e le attività di divulgazione della cultura archeologica.
Oggi il Museo, frequentato da circa 35.000 visitatori l’anno, offre un servizio didattico, organizza mostre a cadenza annuale, cicli di conferenze e attività divulgativa per adulti, svolge attività di ricerca e di scavo, pubblica nuovamente la rivista Notizie Archeologiche Bergomensi.
Percorrendo le sue sale si apprende la storia della città e del suo territorio, dalle origini al periodo Longobardo, narrate direttamente dai reperti esposti e dal commento che li accompagna.
Negli ultimi anni l’incremento delle attività e delle collezioni ha reso le suggestive sale del Palazzo Visconteo ormai insufficienti e nei futuri progetti si prevede il Museo il trasferimento in una sede più ampia.

Collezione Egizia del Museo Archeologico di Bergamo

I reperti della collezione egizia del Museo Archeologico di Bergamo sono il frutto di raccolte selettive e casuali, avvenute nel corso del 1800, sotto la spinta di una pratica assai diffusa in Europa e della passione per le antichità egiziane sviluppatasi in seguito alla spedizione napoleonica.
La provenienza e le modalità di acquisizione di tutti i piccoli oggetti di ambito funerario della collezione bergamasca, ushabti, statuette e amuleti, sono ignote.
Ben documentata è invece la donazione, fatta alla città di Bergamo nel 1885, della mummia e del suo sarcofago da parte di Giovanni Venanzi, console d'Italia ad Alessandria d'Egitto.
Come rivela la lettera accompagnatoria del console Venanzi al Sindaco di Bergamo, il sarcofago proveniva da Luxor, l'antica Tebe .
Nella lettera il console Venanzi afferma che la mummia era racchiusa in due sarcofagi, come era usanza, ma della cassa più grande non vi è traccia ed è difficile capire che destino abbia avuto, se sia stata cioè venduta separatamente o abbandonata, oppure se sia andata persa per il cattivo stato di conservazione o se il Venanzi l'abbia conservata per sé, escludendola dalla donazione.




Nel ricevere il dono, il Sindaco e la Giunta Comunale deliberarono di collocare i reperti presso la Biblioteca Civica A. Mai, dove restarono fino al 1900, quando furono trasferiti al Museo di Scienze Naturali, allora annesso al Reale Istituto Tecnico.
Nel 1919 tuttavia il sarcofago e la mummia tornarono alla Biblioteca Civica e nel 1928 furono riallestiti nella nuova sede del Museo di Scienze Naturali, dove restarono fino al 1964, quando passarono al Museo Archeologico, dove tuttora si trovano.

Il sarcofago, databile alla XXII Dinastia (900- 800 a .C.), è di forma antropoide ed è costituito da una cassa con coperchio in legno di cedro; un secondo coperchio, molto simile al primo, si trovava all'interno poggiato direttamente sulla mummia. Cassa e coperchio sono ornati da scene di carattere religioso, nelle quali, oltre al defunto, compaiono numerose divinità.
Le diverse scene sono intervallate da iscrizioni disposte su colonne verticali.
Il defunto è identificabile come sacerdote grazie al nome ripetuto per cinque volte sulla cassa: Ankhekhonsu, che significa “è vivo il dio Khonsu”.

Per il momento la collezione egizia non è visibile, per carenza di spazio espositivo, ma è stata mostrata al pubblico in occasione di due mostre nel 1997 e nel 2002. Si spera, dunque, che quando verrà rilocalizzato il museo, si troverà spazio anche per questa!


Statuetta votiva in bronzo raffigurante Osiride con le insegne regali tipiche dei Faraoni, databile tra la XXVI e la XXX dinastia, VII-IV sec. a.C.


Statuetta egizia in fayence, materiale di composizione analoga al vetro, verde scuro risalente alla XXII dinastia, X sec. a.C. ca

Sarcofago di Ankhekhonsu



Il sarcofago di Ankhekonsu, alt. cm66; lungh. cm 190; largh. cm 57, è giunto nella città nel 1885, come dono del Console Giovanni Venanzi, che esercitòla sua carica nella città di Alessandria.
La Biblioteca Civica di Bergamo conserva la lettera di donazione dalla quale risulta che l’acquisto fu fatto a Tebe, e che, per verificarne la validità, Venanzi si consultò con l’egittologo Schiaparelli. Il sarcofago esterno, un coperchio superiore appoggiato direttamente sulla mummia, comprende anche la mummia stessa, purtroppo in pessime condizioni, essendo probabilmente stata scomposta alla ricerca di oggetti fra le sue bende. Sul sarcofago si legge la titolatura del personaggio rappresentato, sacerdote di Amon, scriba del granaio delle offerte divine del tempio di Amon. Appare anche un nome con titolatura di donna, interpretato come quello della moglie, cantatrice di Amon Ra.
Queste indicazioni confermano le probabilità che il sarcofago provenga dalla zona tebana, e che si possa datare della XXII dinastia
(900-800 a.C.). L’esterno di questo splendido testimonio di tempi remoti è decorato interamente da immagini del defunto che rende omaggio alle varie divinità del pantheon.

Negli ultimi anni questo sarcofago è stato ospitato in mostre temporanee a Monza e a Cremona.
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