<b>Vino rosso ed alabastro</b>

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Hatshepsut76
00giovedì 4 maggio 2006 13:38
Inserisco qui questo post di Juha Immonen del 9 marzo di quest'anno, in uno dei due forum di egittologia americani che frequento, perché la vicenda mi sembra molto curiosa... chissà che non ne venga fuori una discussione, per cui poi si possa arrivare ad una conclusione, che potrebbe essere fornita alla diretta interessata... perché a distanza di due mesi non le è stata ancora fornita una risposta...
Per completezza vi dò il link per raggiungere il sito:

www.glyphdoctors.com/course/view.php?id=5

in questa pagina vi trovate nel menu principale, con la lista delle varie categorie dei forum presenti sul sito


"L’ultima volta che ho visitato l’Egitto ho comprato 6 calici in alabastro in un negozio a Luxor. Tempo dopo, con un po’di amici abbiamo bevuto del vino rosso da questi calici. Il giorno dopo ho notato che uno di questi calici, che aveva ancora un paio di centimetri di vino, era stato corroso dal vino rosso. L’interno lucido e liscio era diventato grosso ed annerito presumibilmente a causa dell’acido contenuto nel vino rosso. A questo punto è facile capire perché l’”antico” alabastro fosse prevalentemente solfato di calcio, che, per lo meno con alcuni acidi, non è resistente.
La composiziode del vino rosso egiziano era diversa da quelli attuali, per lo meno nell’uso degli acidi? Se usati come contenitori, le stoviglie in alabastro avrebbero ripresentato tutti, o per lo meno alcuni, acidi dal vino, così il gusto sarebbe cambiato. E chissà quali composti si formano con le reazioni
Qualcuno conosce qualcosa sulla chimica del vino e dell’alabastro?"
-Kiya-
00giovedì 4 maggio 2006 13:46
In realtà l'alabastro egiziano differisce da quello comunemente diffuso per composizione chimica. Non si tratta infatti di solfato di calcio, bensì di calcite (una forma di carbonato di calcio), la cui formula chimica è CaCO3.
Ciò che però vorrei sottolineare è che credo che l'alabastro nell'antico Egitto non fosse utilizzato per "utensili" da cucina o per fabbricare bicchieri o ciotole da utilizzare per i pasti. Quella è una prerogativa moderna. A quanto ne so infatti gli impieghi antichi riguardavano pavimentazioni e rivestimenti per edifici, impiego nella statuaria e nella produzione di sarcofagi, stele e vasi.


Tuttavia mi metto all'opera per approfondire ;)

[Modificato da -Kiya- 04/05/2006 13.50]

-Kiya-
00giovedì 4 maggio 2006 14:14
Ecco cosa ho trovato in merito al vino
Il vino nelle anfore di Tutankhamon

Tutankhamun era solito bere vino perché questa era la bevanda principale della classe nobile nell'antico Egitto. Come avviene anche oggi, il vino era considerato superiore alla birra e costava infatti cinque di volte di più. Aveva una sua divinità, la dea Hathor, come dimostrano le liste delle offerte nei templi e nelle tombe. Fin dalla terza dinastia (2700 anni avanti Cristo), le tombe sono ricche di rilievi e pitture che raffigurano le diverse fasi della produzione del vino nei minimi dettagli: la raccolta nei vigneti dei Delta e delle Oasi, lo stivaggio dell'uva nei grandi tini di pietra, legno o argilla, la pigiatura con i piedi, ancor oggi il modo migliore per produrre vino più puro dato che i semi e i graspi non vengono mescolati con il succo d'uva. Le anfore venivano tappate meticolosamente: nella prima fase della fermentazione si copriva il loro collo con dei fango, lasciando un piccolo foro per la fuoriuscita dei gas; si procedeva con l'immagazzinamento, lungo alcuni mesi, per la seconda fase della fermentazione. Le anfore avevano la base rastremata per raccogliere la posa. L'ultima fase della lavorazione era la chiusura ermetica dell'anfora, che riportava in cima i dati relativi al contenuto, l'anno di produzione, la zona di provenienza, il nome del vinaio, né più né meno come accade oggi con i vini di pregio. In base a tali dati venivano stabiliti la qualità del prodotto e il suo prezzo. Nel corredo funerario della tomba di Tutankhamun, morto nel 1323 a.C., sono state rinvenute una trentina di anfore. 26 di esse risalgono agli anni 4, 5, 9 del regno del faraone e ciò conferma che egli regnò circa 9 anni. Poiché le anfore non erano smaltate, all'interno, nei secoli il vino è evaporato e tutto ciò che oggi resta sono dei depositi appiccicosi sul fondo. Che però sono bastati per risalire alla composizione del vino. Ad averla decifrata a livello molecolare sono stati i ricercatori dell'Università di Barcellona. Le analisi, spettrografia di massa e cromatografia in fase liquida, hanno individuato la presenza di acido tartarico (l'impronta chimica del vino in sé) ma soprattutto l'acido siringico, in cui si decompone la sostanza che dà il colore rosso al vino, la malvidina-3-glucoside. II metodo ha fatto identificare anche la provenienza dell'uva, che coincide con quanto scritto sull'«etichetta»: un vino rosso e dei migliori vigneti egiziani.

Fonte: Newton - Articolo di Ahmed Faraman del Dipartimento di Archeologia dell'università di Alessandrio d'Egitto
-Kiya-
00giovedì 4 maggio 2006 14:19
Preciso che le anfore nelle quali veniva conservato il vino erano di terracotta.
Maat Ka Ra
00venerdì 12 maggio 2006 22:21
scusa,non sono riuscita a capire cosa è successo...
volevodire che i vasi a cui si riferisce la fanciulla diglyphdoctor sono vasi per l'offerta del vino,hanno a che fare con un rito particolare, infatti sono anche un geroglifico...
devo tagliare, sono sul lavoro..;)
-Kiya-
00sabato 13 maggio 2006 18:31
Re:

Scritto da: Maat Ka Ra 12/05/2006 22.21
scusa,non sono riuscita a capire cosa è successo...
volevodire che i vasi a cui si riferisce la fanciulla diglyphdoctor sono vasi per l'offerta del vino,hanno a che fare con un rito particolare, infatti sono anche un geroglifico...
devo tagliare, sono sul lavoro..;)



ora sono io a non capir più nulla....

ma non si trattava di un problema di coppe in alabastro acquistate e corrose dal vino??? [SM=x822736]
Hatshepsut76
00sabato 13 maggio 2006 18:53
Re: Re:

Scritto da: -Kiya- 13/05/2006 18.31


ora sono io a non capir più nulla....

ma non si trattava di un problema di coppe in alabastro acquistate e corrose dal vino??? [SM=x822736]



Sì, direi di sì... nel suo post su Glyphdoctors Juha non fa alcun tipo di riferimento a riti sacri o altro...
Maat Ka Ra
00lunedì 15 maggio 2006 21:37
no, mi è successa una cosa curiosa, mi sono connessa da un altro computer (al lavoro, appunto) e non mi faceva postare correttamente, per questo non capivo cosa succedesse...

volevo dire che confermavo il fatto che per la produzione e lo stoccaggio del vino venissero usate le anfore in terracotta, come giustamente segnalato da Kiya, molto meglio dell'alabastro per diverse ragioni, non solo di costo del materiale. I vasi di alabastro, in quanto materiale prezioso, venivano utilizzati per l'Offerta Sacra al dio, infatti il vaso tondeggiante è anche un geroglifico: è un vasetto rotondo con i bordi girati verso l'esterno, viene portato in mano con il palmo aperto e rivolto verso l'alto, nel geroglifico è rappresentato dipinto in due colori, mezzo rosso e mezzo blu per far capire che era mezzo pieno di vino. I vasi in alabastro vengono ricavati dalla pietra viva, non cotti e, trattandosi di sali di calcio (credo), si sciolgono letteralmente a contatto con qualunque liquido (l'ho provato io stessa anche con semplice acqua). Praticamente il blocco di pietra, che è di origine gessosa, viene scavato, scolpito e lisciato.
Spero di essermi spiegata un po' meglio! ;)
Hatshepsut76
00lunedì 15 maggio 2006 21:42
Sei stata chiarissima! [SM=x822712]
-Kiya-
00lunedì 15 maggio 2006 21:49
[SM=x822713]
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