di Isabella Berardi
Che gli egiziani fossero un popolo sapiente e dall’altissima cultura lo sapevano tutti. Ne sono testimonianza le immani opere architettoniche realizzate, la profonda conoscenza del cosmo e l’ elaborato sistema di scrittura.
Alcuni recenti ritrovamenti mostrano, inoltre, come questa popolazione possedesse un’avanzata conoscenza anche in campo medico.
Ad avanzare questa ipotesi è Jackie Campbell, membro del centro KHN dell’Università di Manchester in Inghilterra, un luogo in cui le competenze della medicina vengono applicate ai ritrovamenti archeologici, permettendoci di scoprire moltissime novità sullo stato di salute dei nostri progenitori.
Secondo la Campbell, gli egizi avrebbero posseduto una millenaria cultura farmaceutica, tramandata su papiri da un “medico” all’altro.
La sua ipotesi è supportata da alcuni ritrovamenti archeologici, in questi giorni al vaglio degli studiosi.
Di capitale importanza possono essere considerati quattro papiri, datati tra il 1850 a.c. e il 1200 a.c., contenenti circa mille prescrizioni mediche.
Ogni ricetta si apre con una preghiera o con una formula rituale, e prosegue, poi, con un dettagliato elenco degli ingredienti, del metodo di preparazione del rimedio e delle dosi consigliate per la guarigione.
Molto spesso, compaiono anche sostanze atte a rendere migliore il sapore di una medicina dal gusto sgradevole.
A queste analisi sui reperti archeologici, si sono affiancati i risultati medici sui resti umani rinvenuti in Egitto.
Ciò ha permesso alla Campbell di stilare, in oltre cinque anni di lavoro, una sorta di grande enciclopedia medica dell’Egitto antico, contenente tutti i principali ingredienti usati nelle preparazioni farmaceutiche.
Di certa identificazione sono state 284 sostanze, per la maggior parte derivate da piante, ma molti ingredienti sono anche di provenienza animale e minerale.
La maggiore difficoltà è, naturalmente, legata alla traduzione dei supporti contenenti le prescrizioni, e all’identificazione di quei vegetali o minerali, all’epoca effettivamente presenti in Egitto.
Nonostante queste ricette abbiano più di 300 anni, secondo lo studio di Jackie Campbell, la maggior parte di esse ha dimostrato un’effettiva validità e un giusto calcolo delle dosi del principio attivo.