Swiss Mummy Project: Il dr. Frank Rühli e la mummificazione Egizia

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-Kiya-
00lunedì 26 ottobre 2009 19:55
Il dr. Frank Rühli, anatomista ricercatore presso l’Università di Zurigo, è diventato famoso per aver analizzato la mummia di Tutankhamon e quella di Otzi, e per aver, nel primo caso, escluso la morte a causa di un colpo alla nuca (le cause effettive, tuttavia, restano al momento ignote) e , nel caso dell’uomo di Similaun, per aver stabilito che la morte sopraggiunse a seguito di un’emorragia provocata da una ferita di freccia.
Tutto questo con l’ausilio del CT SCAN, ovvero la tomografia assiale computerizzata.
Il progetto diretto dal Dr. Rühli, denominato “Swiss Mummy project” è tutt’altro che giunto al termine. Esso si prefigge lo scopo di esaminare in modo non invasivo gran parte delle mummie custodite nei Musei Svizzeri.
La mummificazione di un corpo può avvenire in modo naturale, grazie al concorrere di una serie di fattori. Ciò che contribuisce a ostacolare la putrefazione sono: una temperatura molto alta o, per contro, molto bassa, una buona ventilazione, l’assenza di umidità o la mancanza di ossigeno. Affinchè nulla fosse lasciato al caso, tuttavia, alcune culture antiche ricorsero a tecniche artificiali, che prevedevano vari procedimenti di essicazione e imbalsamazione. Tra queste indubbiamente si distinse la civiltà antico Egizia, che raggiunse livelli di perfezione tali da potersi permettere di applicare tali tecniche non solo agli esseri umani, ma di adattarle anche al mondo animale.
Non stupisce il fascino che le mummie esercitano sulla gente oggi giorno. E non ne è sorpreso nemmeno il dr. Rühli, secondo il quale un tale atteggiamento è giustificato dal fatto di trovarsi al cospetto di un corpo che somiglia a quello di una persona in vita, sebbene in realtà sia deceduto migliaia di anni fa. Si potrebbe quasi affermare che ciò renda l’idea di poter, in un certo senso, sconfiggere la morte.
L’interesse del ricercatore è, però, di altra natura: duplice. Da un punto di vista medico riguarda lo studio dei tessuti e le loro reazioni, da un punto di vista storico è interessante apprendere come gli antichi procedevano per preservare i corpi dei loro cari, una volta sopraggiunta la morte.
A tale scopo, lo scienziato, grazie all’approvazione dei comitati d’etica , nonché dialcuni donatori, ha potuto sottoporre parti del corpo umano al processo di mummificazione. Per il procedimento da adottare si è affidato a uno studio condotto negli Stati Uniti, circa a metà degli anni ’90, studio finalizzato a scoprire la “formula magica” utilizzata dagli antichi Egizi per essiccare i corpi, prima della sepoltura. L'idea alla base dello studio, finanziato dal Fondo nazionale svizzero per la ricerca scientifica, è di esaminare come i tessuti umani reagiscono a diverse condizioni ambientali, come i cambiamenti di temperatura e l'umidità.
Nel suo laboratorio, situato nel campus dell’Università, è stata installata una grande cassa di legno che è stata riempita di sale. Sorprende indubbiamente la quantità di miscela salina che si è dovuta impiegare per sottoporre ad essicazione un solo arto (una gamba). Sono infatti stati necessari 60 kg di sale.
L’esperimento, nel suo insieme è durato 80 giorni, con l’ausilio dei migliori apparati tecnologici. Sia tessuti che DNA sono stati esaminati in varie fasi, per studiarne il livello di degrado durante la mummificazione. Si è potuto, inoltre constatare che, perché il procedimento fosse definitivamente completato, sono stati necessari esattamente 70 giorni. Lo stesso termine tramandato da Erodoto, per la mummificazione egizia. Erodoto però non chiarisce quanto tempo fosse realmente destinato alla “salatura” e quanto invece venisse impiegato per preparare la salma al riposo eterno.
Al termine l’arto presentava ancora tracce d’acqua. Un dato inaspettato, dichiara l’equipe. Il risultato finale, una volta eliminato il sale, da un punto di vista morfologico e macroscopico, mostra tessuto essicato, assai somigliante a quello delle mummie che si possono ammirare nei Musei.
Dato il risultato soddisfacente, il dr. Rühli presto ripeterà l’esperimento con un’altra parte del corpo. Qualora verranno riscontrati gli stessi risultati, si potrebbe procedere col tentare la mummificazione di un corpo intero.
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