Oasi di Siwa: Tracce dell'armata di Cambise?

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-Kiya-
00martedì 5 dicembre 2006 00:15
di Aristide Malnati

Uno dei più intricati misteri dell’archeologia e della lunghissima civiltà egizia potrebbe presto venire risolto. Un’équipe internazionale a direzione egiziana, incaricata nel 2000 dell’esplorazione sistematica della zona del deserto bianco tra l’Oasi di Siwa e quella più a sud di Kharga (la Grande Oasi di epoca faraonica), ha riportato alla luce tracce di presenza umana e forse militare. In un’area scandagliata di più di 50 kmq sono emersi resti di vestiti (mantelli e turbanti per ripararsi il volto dal sole e dalla polvere), di coperte e persino di armature, che rivelerebbero la presenza di un esercito; è presto per proporre la datazione dell’epoca, a cui risalgono i reperti ed è anche azzardato tentare di stabilire l’entità numerica dell’armata in questione. Come però non pensare che finalmente potremmo essere in presenza di evidenze archeologiche del famoso esercito dei medi? Militari, che il re persiano Cambise II inviò da Kharga a Siwa con l’intento di punire gli ammoni, nemici dichiarati del Grande Re di Persia e fieri oppositori della sua marcia trionfale alla conquista del Paese del Nilo; esercito, che venne miseramente e misteriosamente inghiottito dal Gran Mare di sabbia a metà del cammino – almeno a detta dello storico greco Erodoto, che avrebbe quasi 100 anni dopo narrato questa già allora oscura vicenda nel II libro delle “Storie” (quello dedicato all’Egitto).
Risulta opportuno richiamare alla memoria del lettore i fatti, per come sono noti. Era il 525 a. C. quando Cambise II, terminata la conquista dell’Egitto, inviò questa potente armata per conquistare l’oasi di Siwa e poi Cartagine.
Era un esercito di 50.000 uomini, oltre donne, schiavi e animali da soma; un folto gruppo, che in caso di conquista avrebbe provveduto a colonizzare le nuove terre.
Erodoto afferma poi che un’improvvisa tempesta di sabbia si levò con estrema violenza e fece scomparire ogni traccia di questi uomini; si tratta di notizie raccolte dallo storico di Alicarnasso direttamente sul posto. Quel che è certo è che questi soldati non raggiunsero mai l’oasi e di loro si persero le tracce.
Ecco che quindi in epoca moderna si moltiplicarono avventurose spedizioni sulle tracce di quel remoto evento: dal ‘700 ben otto équipes, cinque delle quali italiane, hanno frugato la sabbia nel deserto bianco tra le Oasi della Nuova Valle: fino ad oggi i risultati sono stati scarsi, tanto che la versione di Erodono sembrerebbe essere sempre di più relegata al campo della fantasia o del mito, che spesso avvolge la civiltà dei faraoni e dei loro successori
Questo almeno fino alle recenti rivelazioni degli archeologi impegnati dal 2000 nell’esplorazione di quelle lande desolate del Sahara egiziano.
Con simili e incoraggianti scoperte si combinano le ricerche di un team dell’Università di Torino, diretto dall’Egittologo Paolo Gallo. Gli studiosi italiani hanno dimostrato con sicurezza l’esistenza e il peso politico, nel periodo tardo, del popolo degli ammoni: gli adoratori del dio amon, provenienti dalla regione libica, attorno alla XXX Dinastia (nel IV sec. a. C., poco prima della conquista dell’Egitto da parte di Alessandro il macedone) svilupparono progrediti centri urbani nella regione dell’Oasi di Siwa. Proprio a Siwa sorgeva un grande centro di culto in onore di Amon, dove Alessandro si sarebbe recato per farsi proclamare faraone dall’oracolo del dio (in seguito chiamato Zeus-Amon).
Gli studiosi nei pressi della piccola Oasi di el-Baharein hanno ritrovato i blocchi di un piccolo tempio in onore di Amon: le iscrizioni sui blocchi parlano di un personaggio potente, che si faceva nominare “figlio di Ra, il grande dio Sole” e “re dell’Alto e del Basso Egitto”, proprio come i faraoni, al cui potere si contrapponeva creando quasi un’alternativa politica e territoriale alla casata centrale. E’ questo il segno tangibile dell'egemonia degli Ammoni e della loro funzione di controllo su tutta la regione delle Oasi occidentali, a conferma del racconto di Erodono e a dimostrazione della loro forza d’opposizione a qualsiasi invasore, anche al potente esercito persiano.



(fonte: www.ilsole24ore.it)
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