indipendentemente dal fatto che sia colorata o meno (particolare che mi era sfuggito, quindi grazie a entrambi per averlo sottolineato
), quella lampada ha un che di magico. Certo, svelato il "trucco", la magia dovrebbe affievolirsi, ma, per quel che mi riguarda, resta tale.
Penso di esprimere il pensiero dei più, affermando che si tratta di uno dei pezzi più belli tra quanti compresi nel corredo di Tutankhamon.
Val la pena dedicargli qualche parola in più.
La "lampada in foggia di calice" (così registrata nel catalogo dei tesori egizi del Cairo), è alta 51,4 cm. Di fattura elaborata, è realizzata, come ha sottolineato Hotep, con più elementi, tutti in alabastro trasparente. Un esemplare ritenuto unico nel suo genere.
La forma ricorda volutamente un fior di loto aperto ed è decorata con un ricco motivo traforato, nel quale spicca il dio dell'eternità,
Heh inginocchiato sui segni dell'oro (
nebu), poggiato su papiri e con le braccia alzate. Con una mano stringe il ramo di palma, simbolo dell'anno, che fa da cornice alla scena; l'altra invece poggia su un
ankh, che, a sua volta, affianca il cartiglio del sovrano. Il tutto replicato su entrambi i lati, speculari in tutto, tranne che nel contenuto dei cartigli. Quello di destra, infatti riporta il nome di nascita del Re,
Tutankhamon (ribattezzato tale), mentre in quello di sinistra si legge il nome di incoronazione, NebKheperuRa.
L'augurio che si intendeva offrire appare chiaro e potremmo renderlo con:
"Vita eterna al Re, per milioni di anni".
La coppa serviva ad accogliere dell'olio (forse di sesamo) che per mezzo di uno stoppino avrebbe bruciato, lentamente, lasciando apparire un'altra immagine augurale:
il Re che riceve due lunghi rami di palma dalle mani della sua sposa. Sul lato opposto, invece, appaiono i due cartigli di Tutankhamon coronati da motivi vegetali.