Da "Il Sole 24 ore": Le origini della Pasqua

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-Kiya-
00mercoledì 26 marzo 2008 22:02
a cura di Stefano Biolchini e Damiano Laterza

L'evento centrale della cristianità, la Pasqua, si configura come tempo di sofferenza prossimo a tramutarsi in tempo di gioia. Ovvero come momento culminante di rinascita catartica attraverso le tribolazioni del figlio di Dio, nelle quali rivivono i traumi dell'uomo. Cristo muore e risorge. E con Lui, la natura tutta. La Pasqua, infatti, è legata a una data mobile del calendario - la prima domenica dopo la prima luna piena successiva all'equinozio di primavera - poiché coincide col fiorire della bella stagione e vanta venerazioni antichissime, legate al passaggio dell'inverno e al "risveglio" del sole. La Pasqua ebraica, da cui quella cristiana, trae origine celebra essenzialmente la liberazione del popolo eletto, dalla schiavitù d'Egitto. Gli azzimi - dal greco ázymos: senza lievito sono i "pani non lievitati" in ebraico, "mazzot" utilizzati in ottemperanza alle indicazioni del Libro dell'Esodo. L'usanza di mangiare pane fatto con grani nuovi e senza lievito, ha origini dalla festa agricola che segnava l'inizio della mietitura dell'orzo, la prima della stagione. Dopo la riforma del re Giosia, essa fu unita alla festa di pésach (Pasqua), che era invece di origine nomadica e legata alla pastorizia. L'Agnello ritualmente sacrificato da un certo numero di culture - inclusi gli Egizi e già 4.000 anni prima di Cristo - continua nella tradizione cristiana d'oggi: Gesù è, infatti, "L'agnello di Dio che toglie i peccati del mondo". L'avvenimento degli azzimi, allo stesso tempo dell'anno delle festività pagane di "Pasqua", comunque, non è una semplice coincidenza. Molte delle usanze Pessach erano designate come alternative giudaiche alle usanze pagane. I pagani credevano che, quando il loro dio della natura - Tammuz, Osiride o Attis - moriva e veniva risuscitato, la sua vita andava nelle piante utilizzate dall'uomo come cibo. Il pane azzimo, fatto dal raccolto di primavera, era il suo nuovo corpo e il vino dalle uve era il suo nuovo sangue. Gli usi dei primi cristiani, dunque, riflettono similitudini sia con le usanze Pessach che con le loro loro antiche interpretazioni pagane. Il Seder – cena rituale della festa ebraica di Pesach - divenne l'ultima cena di Gesù, simile all'ultima cena di Osiride commemorata nell'equinozio primaverile. Il pane azzimo e il vino, diventano corpo e sangue di Gesù, martirizzato dall'uomo e per l'uomo. Pasqua è "Pessach" in Ebraico, "Pascha" in Greco e "Pachons" in Latino, derivato dall'Egizio "Pa-Khunsu", essendo Kunsu un epiteto di Horus. "La festività di Khunsu, o il suo giorno di nascita, all'equinozio di primavera, veniva celebrato il venticinquesimo giorno del mese chiamato da lui, Pa-Khunsu", scrive l'egittologo Gerald Massey. Alcuni, come l'antropologo scozzese Sir James George Frazer, arrivano ad affermare che "le cerimonie pasquali della chiesa cattolica romana e di quella cristiana di rito greco, sono del tutto simili agli antichi riti del culto di Adone, di matrice pagana greco-romana" e altri, come la studiosa del matriarcato Barbara Walker riferiscono che "i cristiani tengono la domenica di Pasqua con processioni di carnevale derivate dai misteri di Attis. Come Cristo, Attis sorse quando il sole rende per la prima volta il giorno più lungo della notte". La Settimana Santa, dunque, come festa della primavera con origini Indo-Europee di estrema antichità. In Anglo-Sassone, ad esempio, Pasqua è Easter e si rifà a Eostre, la dea dell'aurora, corrispondente a Ishtar, Astarte, Astoreth o, semplicemente, Iside. La parola "Easter" condivide la stessa radice con "east (est)" e "eastern (oriente)", la direzione del sole nascente e dunque del subcontinente indiano. Ma non solo.
A Pasqua l'Italia mette in scena oltre tremila rappresentazioni viventi. Da nord a sud è un susseguirsi di processioni, spettacoli sacri e catarsi profane, folklore e tradizione.
Durante tutta la settimana santa, intere comunità scendono in strada per celebrare il dramma sacro delle Passione e della Resurrezione del Cristo. Processioni lentissime, piedi scalzi, fiaccole e catene. La domenica tutto si trasforma in un tripudio di gioia, in un volare di colombe, a celebrare il Cristo risorto.
Al sud, è tempo di "sepolcri", ossia composizioni floreali di germogli di semi di grano - o altri cereali - fatti nascere immersi in una ciotola con del cotone umido e coltivati in casa, al buio, così da ottenere sfumature di colori irreali bianco-giallognolo-verde acqua. I "sepolcri" vengono donati dai fedeli per l'addobbo dell'altare della "reposizione", ove giace il Cristo morto. A Bronte, in Sicilia, la visita ai "sepolcri" si protrae fino a notte inoltrata e le chiese, in segno di cordoglio, si spogliano dei consueti addobbi per divenire luoghi di raccolta dei doni: oltre ai cestini germogliati, nastri colorati, fiori, frutta, dolci tipici e quant'altro. Altrove la tradizione dei "sepolcri" impone di visitarne almeno sette, di chiese. E' il caso di Bitonto, in Puglia, ove il venerdì si tiene anche una singolare "Processione dei misteri": tre statue, raffiguranti Cristo Morto, il Legno Santo e la Madonna Addolorata, percorrono tutto il centro storico a passo lento: i portatori non vogliono che Cristo soffra ancora e ritornano nella chiesa solo all'alba del sabato, giorno di afflizione. Stessi ritmi a Taranto. Qui, coppie di "Perdoni", ossia confratelli della locale Chiesa del Carmine, sfilano scalzi e incappucciati dondolando lenti al ritmo funebre delle "troccole", strumento musicale popolarissimo al meridione, soprattutto durante la settimana santa, quando è abolito il suono delle campane. Ovunque, la connotazione di "sofferenza" anima le diverse iniziative: le statue arrivano a pesare anche una tonnellata è il caso delle famose "casse", composizioni scultoree della tradizione di Savona, in Liguria tanto che il termine popolare usato per indicare i confratelli addetti al trasporto delle medesime camalli coincide con quello che abitualmente definisce gli "scaricatori di porto". Ovunque è la rappresentazione a farla da padrona. Questo, poiché il brano del "passio", come si leggeva durante le funzioni della settimana santa, era piuttosto lungo. Per non stancare i fedeli si divise il canto tra i diversi esecutori: era nata la prima drammatizzazione della Passione, destinata a eccitare le fantasie popolari nei secoli a venire. E a ispirare generazioni di poeti, musicisti, pittori e scultori, alla ricerca di una simbiosi umana con la sofferenza di Cristo. Con risultati spesso sorprendenti, come nelle Filippine, il paese cattolico più popoloso dell'Asia. In cui ogni anno, puntualmente, si ripete il cruento rituale delle crocifissioni. Uomini che si fanno inchiodare per davvero a croci di legno: resistono solo pochi minuti, prima di essere liberati e curati. Un rito che non gode dell'approvazione della Chiesa cattolica e che, per la sua crudeltà, è da sempre oggetto di vivaci critiche.




ancora una volta, il Credo e gli usi Egizi si pongono all'origine di festività Cristiane...
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