"La caduta di Roma e la fine della civiltà" di Bryan Ward-Perkins

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Hatshepsut76
00martedì 30 giugno 2009 10:05



Titolo: La caduta di Roma e la fine della civiltà
Autore: Ward Perkins Bryan
Prezzo e disponibilità: verifica
Dati: 2008, 293 p., ill., rilegato
Traduttore: Carpitella M.
Editore: Laterza (collana Storia e società)



La caduta di Roma e la fine della civiltà




In sintesi: Roma non è caduta. O almeno cosi dicono le più recenti teorie storiografiche. La transizione al dominio germanico sarebbe stata graduale e pacifica, risultato di una progressiva integrazione delle popolazioni del nord, vitali ma primitive, nel grande organismo imperiale, raffinato e ormai prossimo all'esaurimento. II loro mescolarsi avrebbe dato vita a una nuova era di positive trasformazioni culturali. Niente affatto, sostiene Bryan Ward-Perkins. Ma quale integrazione, quale proficua sistemazione delle popolazioni esterne entro i confini dell'impero! "I Germani che invasero l'impero d'Occidente occuparono o estorsero con la minaccia della forza la massima parte dei territori in cui si stabilirono, senza alcun accordo formale sulla divisione delle risorse con i loro nuovi sudditi romani. Dovunque si abbiano testimonianze di una certa ampiezza, la norma era indubbiamente la conquista o la resa alla minaccia della forza, e non un accordo pacifico".

Notizie sull'Autore: Bryan Ward-Perkins è professore di Storia all'Università di Oxford e Fellow del Trinity College di Oxford. Nato e cresciuto a Roma , si occupa prevalentemente del periodo tardo-romano e post-romano. Ha preso parte a numerosi scavi archeologici in Italia ed è stato redattore della Cambridge Ancient History (vol. XIV). Questo libro, il suo primo tradotto in Italia, ha vinto l'Hessel Prize come riconoscimento per la sua scrittura brillante ed accessibile a un pubblico non accademico
antonio crasto
00martedì 30 giugno 2009 10:42
E' possibile correggere il titolo della discussione?
Hatshepsut76
00martedì 30 giugno 2009 10:48
fatto
Hatshepsut76
00mercoledì 8 luglio 2009 19:22
Il mio commento:

L'ho finito di leggere oggi, e ne sono rimasto soddisfatto!
Con ironia, ed autoironia (... il ripetuto impiego della parola economia nel corso del libro avrà spinto molti lettori a metterlo da parte - quindi vi sono grato se l'avete letto fino a qui, si legge a pag 224) , l'Autore per 229 pagine indaga i fattori che hanno portato alla caduta dell'impero romano. L'Autore fa compiere al lettore un viaggio nell'antica Roma, con l'opportunità di guardare da vicino, sia con occhio critico, ma anche affascinato, tutto quello che succede... Si tratta di un viaggio che non risulta pesante, e che si snoda tra aspetti economici, demografici, sociali, geografici, e grafologici...

[Nota a margine: Un altro aspetto che mi è piaciuto di questo libro, è il fatto che l'Autore durante la narrazione ricorre alla narrazione di episodi del suo vissuto per chiarire alcuni concetti; e in più, anche quando non parla del suo vissuto, ma dà solo delle opinioni, parla in prima persona singolare (dando anche dei pareri personali), e non al plurale, come si trova di solito nei manuali, soprattutto in quelli storici...]
-Kiya-
00giovedì 9 luglio 2009 13:08
quali sono i punti salienti della sua teoria?
Teoria che trova la mia approvazione, e che a mio avviso si commenta da sola favorevolmente, in quanto l'idea di un subentro pacifico da parte germanica, di una graduale fusione e di accordi presi a tavolino, onestamente, mi lasciava non poco perplessa.

Insomma, signori.... si parla di Roma...
Hatshepsut76
00giovedì 9 luglio 2009 13:57
Alla fine si capisce che alla base di tutte le decadenze avvenute all'interno dell'impero romano (sociali, politiche, demografiche, finanziarie etc... ) c'è l'economia, che è considerato il fattore cardine per cui poi, di riflesso, c'è stata un'involuzione generale... Anche gli stessi popoli di origine germanica hanno avuto un ruolo decisivo nella declino...
-Kiya-
00giovedì 9 luglio 2009 14:08
Re:
Hatshepsut76, 09/07/2009 13.57:

Alla fine si capisce che alla base di tutte le decadenze avvenute all'interno dell'impero romano (sociali, politiche, demografiche, finanziarie etc... ) c'è l'economia, che è considerato il fattore cardine per cui poi, di riflesso, c'è stata un'involuzione generale...



argomento decisamente attuale, questo.... difficile non pensare all'attuale crisi....


pizia.
00venerdì 10 luglio 2009 08:16
"Germanica" è la parola giusta?
Perché non "Barbarica"?
Mi sembra limitativo, per un verso, dare questo aggettivo (germanico) a ciò che seguì l'Impero Romano, in quanto le componenti della parte avversa forse non avevano l'omogeneità che questo termine può sottintendere.
Inoltre può generare ambiguità, inducendo a classificare la cultura germanica come soppiantatrice di quella classica, cosa non proprio gradevole, campanilismi a parte...
E poi, come dice Kiya:

Insomma, signori.... si parla di Roma...


[SM=x822706]
Hatshepsut76
00venerdì 10 luglio 2009 09:07
Infatti, più che altro Unni, Ostrogoti, Visigoti... e tutti gli altri che seguirono erano più che altro popoli barbari, e non germanici; quando ho scritto la mia risposta, ero convinto di aver messo il termine tra virgolette, o quantomeno in corsivo, ma evidentemente me lo sono dimenticato... [SM=x822706]
pizia.
00venerdì 10 luglio 2009 10:09
Allora non è il termine ricorrente nel libro?
Hatshepsut76
00venerdì 10 luglio 2009 10:29
Adesso ho un lapsus... mi sembra che usi anche il termine germanico, però mi è sembrato di capire che lo usasse come termine intercambiabile con barbaro...
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