Titolo:
Il pensiero dell'Egitto antico
Autore: Fallot Jean
Prezzo e disponibilità:
verifica
Dati: 2009, 165 p., brossura
Curatore: Chitussi B.
Editore: Bollati Boringhieri (collana Nuova cultura. Introduzioni)
Il pensiero dell'Egitto antico
In sintesi
La rappresentazione egiziana della vita e della morte, restituita alla propria dimensione non-concettuale.
Una cesura separa la «prima antichità», egiziana, dalla «seconda antichità», greco-latina, ed è più profonda della linea di faglia che corre tra l’antichità tutta e la modernità. Constatarlo significa, per Jean Fallot, inoltrarsi in una visione del mondo che si sottrae alla categoria dell’anticipazione imperfetta: riguardo all’Egitto antico, non ha senso parlare di pre-filosofia, perché il pensiero che lo innerva non astrae dai domini specifici dell’esistenza sociale, ossia non si struttura in metodo di conoscenza, in conoscenza delle conoscenze. Il punto di forza di questo saggio è riuscire a illustrare la pienezza di un universo mentale legato al sentire, più che al concepire – quindi diverso dal «miracolo greco» e dalla sua logica che ancora ci pervade –, senza occultare l’aporia di fondo, secondo cui è possibile trattare dell’Egitto solo «riferendosi alla Grecia e a noi stessi», anche se ciò comporta necessariamente «falsare il punto di vista». Il «mistero», l’«enigma» (pensiamo alla Sfinge), «siamo noi a crearli»; al tempo stesso, «se non lo facessimo non comprenderemmo nulla dell’Egitto». Così «vediamo in uno specchio, in maniera confusa, ma riusciamo comunque a vedere qualcosa». E quello che intravediamo, dalla nostra estrema lontananza, è una sorta di "sensismo sociale" che poggia sull'animalità dell'uomo e si estende all'intero vivente, là dove vita e morte non si separano mai.
L'autore
Jean Fallot (1912-1992) insegnò negli Atenei di Bari, Bologna, Messina, Varsavia, Saarbrücken, e da ultimo ottenne la cattedra di Filosofia presso l’Università di Nizza. Noto in Italia soprattutto per le traduzioni degli anni settanta, tra cui
Marx e la questione delle macchine (La Nuova Italia, Firenze 1971),
Lotta di classe e morale marxista (Bertani, Verona 1972), e il fortunato
Il piacere e la morte nella filosofia di Epicuro (Einaudi, Torino 1977), dedicò gli ultimi scritti a una riflessione sulla morte:
L’angoisse devant la mort. Journal e
Cette mort qui n’en est pas une (entrambi Presses universitaires de Lille, 1991 e 1993).