"Il pensiero dell'antico Egitto" di Jean Fallot

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-Kiya-
00giovedì 29 luglio 2010 14:13





Titolo: Il pensiero dell'Egitto antico
Autore: Fallot Jean
Prezzo e disponibilità: verifica
Dati: 2009, 165 p., brossura
Curatore: Chitussi B.
Editore: Bollati Boringhieri (collana Nuova cultura. Introduzioni)



Il pensiero dell'Egitto antico





In sintesi


La rappresentazione egiziana della vita e della morte, restituita alla propria dimensione non-concettuale.

Una cesura separa la «prima antichità», egiziana, dalla «seconda antichità», greco-latina, ed è più profonda della linea di faglia che corre tra l’antichità tutta e la modernità. Constatarlo significa, per Jean Fallot, inoltrarsi in una visione del mondo che si sottrae alla categoria dell’anticipazione imperfetta: riguardo all’Egitto antico, non ha senso parlare di pre-filosofia, perché il pensiero che lo innerva non astrae dai domini specifici dell’esistenza sociale, ossia non si struttura in metodo di conoscenza, in conoscenza delle conoscenze. Il punto di forza di questo saggio è riuscire a illustrare la pienezza di un universo mentale legato al sentire, più che al concepire – quindi diverso dal «miracolo greco» e dalla sua logica che ancora ci pervade –, senza occultare l’aporia di fondo, secondo cui è possibile trattare dell’Egitto solo «riferendosi alla Grecia e a noi stessi», anche se ciò comporta necessariamente «falsare il punto di vista». Il «mistero», l’«enigma» (pensiamo alla Sfinge), «siamo noi a crearli»; al tempo stesso, «se non lo facessimo non comprenderemmo nulla dell’Egitto». Così «vediamo in uno specchio, in maniera confusa, ma riusciamo comunque a vedere qualcosa». E quello che intravediamo, dalla nostra estrema lontananza, è una sorta di "sensismo sociale" che poggia sull'animalità dell'uomo e si estende all'intero vivente, là dove vita e morte non si separano mai.


L'autore

Jean Fallot (1912-1992) insegnò negli Atenei di Bari, Bologna, Messina, Varsavia, Saarbrücken, e da ultimo ottenne la cattedra di Filosofia presso l’Università di Nizza. Noto in Italia soprattutto per le traduzioni degli anni settanta, tra cui Marx e la questione delle macchine (La Nuova Italia, Firenze 1971), Lotta di classe e morale marxista (Bertani, Verona 1972), e il fortunato Il piacere e la morte nella filosofia di Epicuro (Einaudi, Torino 1977), dedicò gli ultimi scritti a una riflessione sulla morte: L’angoisse devant la mort. Journal e Cette mort qui n’en est pas une (entrambi Presses universitaires de Lille, 1991 e 1993).
EGIZIA72
00sabato 31 luglio 2010 12:42
C'è qualcuno che ha già letto questo saggio????mi potete dire di più??? [SM=g999100]
emilioraffaele
00sabato 31 luglio 2010 14:02
Mi associo, sono molto interessato ad acquistarlo. Vorrei capire se è possibile eliminare il "filtro" costituito proprio dalla logica filosofica della cultura greca.
-Kiya-
00sabato 31 luglio 2010 16:22
Non lo posseggo, per il momento e non ho avuto occasione di leggerlo.

Penso di acquistarlo durante il mio prossimo soggiorno torinese, a fine agosto.
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