"I sandali di Mosé" di Caterina Moro

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-Kiya-
00sabato 12 novembre 2011 17:02





Titolo: I sandali di Mosè.
Storia di una tradizione ebraica

Autore: Moro Caterina
Prezzo e disponibilità: Verifica

Dati: 2011, 192 p., brossura
Editore: Paideia (collana Studi biblici)



I sandali di Mosè.
Storia di una tradizione ebraica








In sintesi


La popolarità del personaggio di Mosè nel mondo mediterraneo antico è testimoniata dal gran numero di testi che al di fuori della Bibbia ebraica ne narrano le vicende. Considerati a torto semplici rielaborazioni fantasiose, questi scritti conservano le tracce delle molteplici tradizioni su Mosè alle quali gli autori biblici poterono attingere, e che lo stesso testo biblico mostra spesso di conoscere. Nel suo studio Caterina Moro recupera e approfondisce queste testimonianze letterarie allo scopo di fare luce sulle origini e sul significato del mito di Mosè – sui modi in cui nel mondo antico si costruisce una personalità epica come quella di Mosè –, prendendo in esame soprattutto le tradizioni della nascita, dell'infanzia e della giovinezza in terra d'Egitto – gli antecedenti del Mosè per così dire pubblico che si leverà i calzari davanti al roveto ardente.
Menes85
10mercoledì 18 gennaio 2012 00:23
Essendomi interessato ai rapporti tra Egitto e popoli del Vicino Oriente antico, mi sono procurato lo studio della Moro in biblioteca e l'ho trovato molto interessante anche se, come già detto dalla presentazione, quest'opera si concentra soprattutto su come le tradizioni narrano il legame con Mosè all'Egitto, lasciando meno spazio, ad esempio a come le tradizioni mostrano i rapporti tra la figura di Mosè e la legge o il culto di Yahweh. Riferisco qui comunque alcune osservazioni interessanti di questa ricerca:

- Il libro biblico dell'Esodo descrive un Egitto tipico del VII secolo a.C., (XXVI dinastia con Psammetico I) dato che è visto come stato isolato e possibile preda di nemici (ben diverso quindi da una tradizione che ambienta l'Esodo nel XIII secolo a.C. (periodo di ferreo controllo egiziano sia su Canaan che sulle vie che uniscono i due paesi).

- Il nome Mosheh, trascrizione ebraica dell'egizio Mose, usato da solo come nome nel Nuovo Regno o come elemento per nomi teofori, per motivi linguistici si deve dedurre che è stato trascritto in ebraico prima del V secolo a.C. mentre lo stesso nome contenuto nell'Esodo Ra'amses (contenente anche qui l'elemento Mose) deve essere stato trascritto dopo il V secolo d.C.

- Dopo la caduta di Gerusalemme del 586 a.C. arrivarono in Egitto vari abitanti di Giuda, di tali giudei sono rimasti vari documenti di epoca persiana appartenenti a mercenari di stanza a Elefantina. Questa colonia oltre a venerare non solo Yahweh ma anche altre divinità, non nominano mai Mosè nè una legge propria degli ebrei, segno che l'ultima redazione dell'Esodo è più tarda del V secolo a.C e che prima di quel tempo quella di Mosè non era una tradizione diffusa tra tutti gli ebrei (sebbene l'unità etnica del popolo ebraico nè più tarda di quanto i testi biblici a prima vista affermino).

- I più antichi passi dell'Antico testamento che si riferiscono a Mosè (Giudici, secondo libro dei Re, Osea) parlano di una sua parentela con i qeniti e di un suo legame con il tempio di Gerusalemme (tempio che peraltro il primo libro dei Re dice che lo costruì Salomone, mentre il primo libro delle cronache dice che lo costruì Davide, dunque restano tradizioni discordanti sulla fondazione) poichè si afferma in 2 re 18,4 che re Ezechia fece distruggere il Nehustan, il serpente di bronzo di Mosè costudito nel tempio di Gerusalemme (serpente citato nel libro dei Numeri 21,4-9 è visto come talismano contro il morso dei serpenti, che sembra essere l'ureo, simbolo egizio di regalità, presente anche nei sigilli dei re di Giuda). La più antica affermazione di una tradizione di un'uscita di Israele dall'Egitto viene da Osea 12,14 nell'VIII secolo. A questo si aggiunga che nel Primo libro di Samuele 12,8 si afferma che Mose non morì prima di entrare nella terra di Canaan ma vi entrò col fratello Aronne. Vari testi Egiziani parlano dei qeniti abitanti del Nord Arabia detti Shasu e adoratori di Yahu in varie iscrizioni come una nel tempio di Amon a Soleb e un'altra nel tempio di Amara Ovest in Nubia ai tempi di Ramesse II.

- La narrazione dell'Esodo che sembra vicina alla tradizione più antica sembra essere quella di Ecateo di Abdera del VI secolo a.C. che afferma che i Giudei un tempo vivevano in Egitto e furono cacciati dagli egiziani in seguito a uno scoppio di una pestilenza ritenuto causato dalla differenza di culti.Ecateo continua affermando che a comando della colonia giudaica vi era Mosè che fondò anche Gerusalemme e vi costruì il tempio. Pare che solo in seguito avvenne la "declassazione" dell'autorità di Mosè facendo sì che lui morisse prima di prendere piede a Canaan.

- Per il resto lo studio della Moro si dilunga sull'origine delle amplificazioni successive della narrazione di Mosè contenuta non solo nell'Esodo ma anche nelle altre narrazioni giudaico-ellenistiche, la nascita di Mosè appartiene al tipo leggendario del "bimbo esposto" (vedi Sargon, Ciro, Romolo e Remo), interessanti anche varie osservazioni sulle narrazioni di Manetone e Artapano riguardo agli Hyksos, su cui però devo approfondire al riguardo.

Comunque una delle cose che mi ha più fatto comprendere questo studio è quanto sia vero che (come diceva non so quale studioso) che "lo storico è un animale onnivoro", l'autrice cita le più varie letterature (giudaica, egizia, mesopotamica, samaritana, rabbinica, classica, cristiana antica), importantissimo è anche il problema filologico al riguardo, purtroppo ancora oggi manca una vera e propria edizione critica dell'Antico Testamento, che tenga conto per esempio anche dei manoscritti del Mar Morto (emblematico il famoso caso del versetto Deuteronomio 32,8 che affermava un velato politeismo nella dottrina degli "angeli delle nazioni", riferimento fatto sparire poi nel testo masoretico), a questo riguardo mi sembra doveroso citare i contributi del semitista e storico Giovanni Garbini in "Mito e storia nella Bibbia" e "Scrivere la storia d'Israele", che mostrano quanto ancora lavoro c'è da fare nello studio delle lingue e dei popoli del vicino oriente antico di cui non sono certo moltissimi gli studiosi attuali che se ne occupano, sebbene il tema sia certo tra i più affascinanti.

Ciao.
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