Storia e Mnemostoria dell'Antico Egitto, ossia la storia per come recepita, nel tentativo di comprendere la storia per come stata.
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La suddivisione in Dinastie dei Sovrani Egizi

Ultimo Aggiornamento: 11/01/2011 04:43
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Sacerdotessa
di ATON
Thiatj

- ḥtm mr r ry.t '3.t
wts rn n ՚ḫ n itn,
S3t n m3't -
06/01/2011 15:45
 
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Siamo nel III sec. a.C. , Alessandro Magno è deceduto da qualche anno e sull'Egitto regna il primo dei Tolomei.
I culti Egizi e quelli Greci si integrano l'un l'altro, dando vita a nuove entità divine. Tra le principali vi è Serapide.
Serapide scaturisce dall'unione tra Osiride e Api, ma le sue fattezze sono assolutamente grecizzanti, il suo volto è quello di Zeus.
Il culto di Serapide si avvale di una schiera di sacerdoti. Uno di questi è Manetone, il quale, attingendo a fonti locali, compila una storia dell'Egitto in lingua greca: l'Aigyptiakà.

L'opera di Manetone, purtroppo, è andata in gran parte perduta. Soltanto dei frammenti sono giunti fino a noi, compresi nelle opere posteriori di Giuseppe Flavio, Sesto Africano ed Eusebio di Cesarea.
Intorno al VII/VIII sec. d. C., lo storico Giuseppe Sincello riprende il lavoro di Sesto Africano ed Eusebio e compila la sua Cronografia alla quale l'autore acclude un'Epitome, ossia una lista dettagliata dei Sovrani che regnarono sull'Egitto, suddivisa in trenta dinastie. Ad ogni Sovrano era attribuita la relativa durata di regno.
Poichè Giuseppe Sincello attinse all'opera dei suoi predecessori, i quali, a loro volta, attinsero a quella di Manetone, fu riconosciuta a quest'ultimo la paternità della suddivisione in dinastie dei Sovrani dell'Antico Egitto.

Sebbene siano ormai trascorsi 2300 anni, la divisione proposta da Manetone rappresenta tutt'ora la base della classificazione su cui poggia la moderna Archeologia.
Va detto che non possediamo alcun riscontro che possa consentirci di far luce sull'ipotetico criterio adottato dagli Egizi per una qualche suddivisione.

Senza nulla togliere al prestigio dell'opera di Manetone e alle conoscenze dell'autore, per quanto numerosi siano i riscontri storici a favore dell'attendibilità del suo elenco, restano pur sempre forti dubbi. Occorre, infatti, ammettere che l'Epitome, così come ci è pervenuta, presenta non pochi errori e inesattezze. Non ci è consentito escludere, ad esempio, che Manetone, in assenza di documenti comprovati e certi, abbia dovuto attingere alla tradizione orale, ai miti, la cui creazione/elaborazione è da ritenersi caratteristica peculiare della cultura Egizia antica. Non è possibile, inoltre, escludere la possibilità che, data la frammentazione e i ripetuti rimaneggiamenti, i dati pervenuti fino a noi siano il risultato di alterazioni.

La successione al trono d'Egitto era regolata da criteri specifici. Il trono si ereditava per discendenza diretta: era ritenuto Principe Ereditario il primogenito nato dal Re e dalla Grande Sposa Reale. Il Re defunto diveniva Osiride, nel suo successore si incarnava Horus. Un iter che sottintende una continuità che non richiede alcun tipo di interruzione, tanto meno quando in assenza di un erede legittimo, il Re era costretto ad operare la sua scelta nella schiera dei suoi collaboratori. Nemmeno quando, in caso di morte inaspettata del sovrano, occorreva prendere una decisione in tempi stretti (70 giorni?) affinchè il trono d'Egitto non restasse vacante.

Ancora una volta, ci troviamo probabilmente a dover ammettere che ci accostiamo alla storia Egizia con la mente offuscata da meccanismi moderni.

La ripartizione in dinastie suggerisce effettivamente l'esistenza di un criterio di "accorpamento" tra famiglie adottata dagli Egizi o si tratta soltanto di una convenzione, una comodità, adottata a posteriori e totalmente estranea al popolo del Nilo?
[Modificato da -Kiya- 11/01/2011 04:43]
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La Divina Cantatrice
- HdjetmeMaat
MerytAton Sitenjterw -
06/01/2011 19:00
 
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Non credo che la suddivisione in dinastie sia una sovrastruttura necessaria a ricordare con ordine il susseguirsi dei sovrani. Manetone fece un gran lavoro che ancora oggi costituisce un cardine importante per uno studio storico, nonostante le imprecisioni o i vuoti.
Il criterio di accorpamento discende dunque dal criterio di successione per cui l'erede è il discendente diretto se c'è oppure, in assenza, persona legittimata per assimilazione alla famiglia.
La fine di una stirpe, attraverso i secoli, ha necessariamente provocato successioni che a volte possono essere sembrate inspiegabili ma forse solo per mancanza di documentazione.
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- ShemsetRa -
Architetto Reale

10/01/2011 11:24
 
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Da questo punto di vista trovo che l'opera di Manetone sia di grande utilità.
Probabilmente non ha inventato lui la divisione in dinastie, ma ha semplicemente messo per iscritto e su commissione qualcosa di già consolidato.
Secondo me è un sistema molto comodo, integrato dalla divisione a grandi linee in tre Regni e tre Periodi Intermedi, talmente comodo da essere prolungato ben oltre la durata dell'indipendente stato egizio fino XXXIII Dinastia e recentemente persino in precedenza, con l'introduzione delle Dinastie 0 e 00.

Ma quali furono le sue fonti?
Certo non erano solo orali, infatti sappiamo che certe informazioni importanti venivano già messe per iscritto nell'Antico Regno, come sulla Pietra di Palermo.
Quindi egli aveva fonti scritte, più o meno antiche, da riordinare, o forse era in possesso di un documento ereditato, frutto di un riordino avvenuto già in precedenza, infatti possiamo immaginare che periodicamente, qualche sovrano avanzasse richieste ai propri sacerdoti, analogamente a quanto chiesto a Manetone.
Un riordino necessario, probabilmente perché in certi momenti della storia nessuno si prese l'onere di aggiornare le liste già presenti, altrimenti avremmo una Pietra di Palermo chilometrica [SM=x822710] , quindi certi passaggi si persero, altri furono registrati in diversi templi, a cura di nomarchi di provincia, per poi essere raccolti e convergere in un'unica opera (non si butta via nulla!).

Così abbiamo delle sovrapposizioni di dinastie durante i periodi intermedi: lo stato frazionato, privo di un potere centrale e di un sovrano senza rivali, aveva due o tre contendenti di peso paragonabile, ognuno dei quali dotato di un tempio principale in cui si annotavano i nomi e le durate dei regni, persino dei re così detti Hyxsos.

Non so fino a quale punto, gli stessi compilatori avessero idea della grande opera a cui stavano prendendo parte, secondo me già il compilatore della Pietra di Palermo si scontrò con i problemi della storiografia, per questo cominciò subito con delle divisioni rispecchianti la diversità fra le fonti a cui aveva accesso.

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EgiTToPhiLo/a
Suddito
10/01/2011 19:17
 
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Rispondo ancora a questo tema. Ringrazio Kiya per aver preso lo spunto, ma forse avete frainteso. Il mio dubbio era proprio se dovviamo trattare la storia egizia solo come una successione di dinastie oppure no. Io condivido in pieno la prima pagina e mezza della Storia sociale..." Inoltre non metto in dubbio che Manetone in gran parte non ha inventato nulla, ci sono documenti egizi a voi tutti noti che lo confermano, fino alla lista di Abido. Il fatto è:1) i testi ufficiali sono specchio del potere quindi non è detto che siano attendibili. 2) Finora si sono sempre usati i reperti archelogici per trovare nuovi testi, nomi ecc. e confermare così o confutare i dati delle liste. Una griglia simile è utile pure alla classificazione dei reperti, ma è sufficiente? Fosse per me per una comprensione della civiltà egizia le grandi suddivisioni in regni e periodi intermedi sono già più che sufficienti. Poi altra questione: non sarebbe meglio analizzare i reperti parallemente anche semplicemente confrontandoli tra loro? Sembrerà strano, ma per certe categorie di reperti, come i sarcofagi, non esiste un corpus. Invece di discutere sul re tal dei tali, bisognerebbe raccogliere tutti i reperti sparsi in giro, fotografarli ecc., insomma fare come i corpora dei vasi antichi o degli specchi etruschi, opere che nell'archeologia classica esistono dall'ottocento. Altra questione, ci sono un sacco di sarcofagi datati dalla XXII alla XXV dinastia (quelli della XXI sono stati studiati meglio e si distinguono), ma cavoli, saranno pure dinastie in parte sovrapposte, ma sono poi 2 secoli. Un po' più di precisione. E' come parlare dell'Europa del '700 ed dell''800, due cose diverse. Il problema è forse questo, si tende ad appiattire un po' tutto. infine c'è il problema di collegare effettivamente le famiglie. Cioè se si fanno accanto ad analisi stilistiche, studi prosopografici, gli omonimi fioccano e visto che gli egizi si limitano ad indicare i nomi solo dei genitori, a volte addirittura solo il padre, i collegamenti tra chi effettivamente poteva essere imparentato diventa complicato. e del resto spesso anche dire il contrario potrebbe essere sbagliato. Quanto si estendono gli alberi genealogici nel tempo! Siamo fortunati ad avere gli archivi parrochiali con cui da noi si può risalire fino al medioevo.Infine per quanto un testo ufficiale parli di legittimità, non è sempre così. Il Giappone insegna: la dinastia imperiale proclama di essere ininterotta da 1500 anni, ma in realtà si è più volte imparentata con altre famiglie, subendo la tutela, per esempio dei Fujiwara e il potere effettivo in molti periodi è stato nelle mani degli shogun. Per riacquistare autorità a fine '800 ha dovuto ancorarsi ai miti e imporre lo scintoismo come religione di stato (una specie di riforma amarniana insomma).
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