Pagina precedente | 1 | Pagina successiva

Il puzzle di Karnak: le talatat.

Ultimo Aggiornamento: 25/04/2012 17:10
Autore
Vota | Stampa | Notifica email    
OFFLINE
Post: 41.058
Post: 22.720
Registrato il: 24/08/2005

Sacerdotessa
di ATON
Thiatj

- ḥtm mr r ry.t '3.t
wts rn n ՚ḫ n itn,
S3t n m3't -
07/09/2009 22:44
 
Quota

La rivoluzione intrapresa da Amenhotep IV/Akhenaton è argomento ampiamente dibattuto e noto a tutti.
Succeduto al padre, Amenhotep III, sul trono delle Due Terre, egli elevò il Disco Solare, Aton, al di sopra di tutti gli Dèi e volle celebrarne la Creazione con un tripudio di colori che rese unico lo stile artistico dell'epoca.
Prima di trasferirsi con la sua Corte nel luogo prescelto per ospitare la Città dell'Orizzonte, prima che quindi Akhetaton divenisse la capitale del suo Regno, Amenhotep IV (così ancora si chiamava) regnò per alcuni anni - presumibilmente 5 - da Tebe, dove nacque e dove pose le basi per la sua riforma.
Per attuare il suo disegno e per concretizzarlo in tempi strettissimi, il Re rivoluzionò anche le tecniche di costruzione, abbandonando l'impiego degli enormi massi litici e optando per una soluzione decisamente più pratica. Introdusse i blocchi oggi noti come talatat, parola derivante dall’arabo moderno (alcuni sostengono, invece, un’origine italiana dal termine "tagliata") caratterizzati da dimensioni decisamente più esigue, tanto da permettere di essere trasportati da una persona soltanto. Le misure delle talatat sono di 52x26x24 cm, più o meno di pari lunghezza del cubito, l'unità di misura dell'epoca. I blocchi venivano estratti a migliaia dalle cave di Gebel Silsila, 100 km a sud di Tebe.

Alla morte del Re anche il suo Culto non sopravvisse. Akhenaton fu ritenuto indegno e cancellato dalle Liste Reali. Insieme alla sua Città, i suoi successori smantellarono completamente qualsiasi monumento gli appartenesse senza lasciarne traccia, affinchè il nome del Re che provocò le ire di Amon, non potesse essere più pronunciato. Akhenaton e i suoi familiari più stretti, così come i suoi più prossimi successori, furono consegnati all'oblio e solo in tempi recenti la storia ne ha restituito memoria, grazie all'opera dell'Archeologia.

Per la loro praticità e maneggevolezza, i piccoli blocchi ideati da Akhenaton subirono una sorte diversa. Una sorte che, contrariamente al desiderio dei suoi giudici, divenne garanzia di conservazione.
Le talatat che componevano i monumenti eretti da Amenhotep IV nel complesso di Karnak, ad esempio, furono reimpiegate quale materiale di fondazione per la costruzione di mura e piloni, tra il termine della XVIII e la XIX dinastia.
Per millenni le talatat hanno retto il peso del II e del IX Pilone di Karnak, voluti da Horemheb; della Sala Ipostila; del Pilone e di alcune costruzioni esterne al Tempio di Luxor, risalenti a Ramesse II. Altre ancora sono state reimpiegate in epoca decisamente più tarda, in monumenti eretti da Nectanebo I o in costruzioni Tolemaiche, in diverse zone dell'Egitto. Finchè gli scavi non le hanno riportate alla luce.

I primi ad intuire l'importanza di quei ritrovamenti furono Legrain e Pillet, Ispettori del Dipartimento delle Antichità nei primi anni del secolo scorso. Soltanto nel 1920 però, a seguito dell'incarico di restaurare la pavimentazione della Sala Ipostila e del II Pilone del Tempio commissionato all'Ispettore in carica Chevrier, emersero impressionanti quantità di blocchi.
Bisognò attendere, tuttavia, il 1960, affinchè il successore di Chevrier, Ramadan Saad, si impegnasse a rimuovere le talatat seppellite sotto l'ala ovest del IX Pilone. Un recupero eseguito con successo e ultimato nel 1967, dal Centro Franco-Egiziano costituito per la restaurazione del Tempio di Karnak e affidato alla direzione del Prof. Lauffray.
Ingenti quantità di talatat decorate furono rinvenute proprio in quella sede. Molte di esse presentavano ancora rilievi e colori perfettamente conservati.
Già allora si stimava fossero stati recuperati all'incirca 80/90.000 blocchi complessivi.

Il tentativo di ricostruzione richiese uno studio scientifico intenso e impegnativo, organizzato per fasi. Preso atto della complessità dell'operazione, nel 1966 il dr. Ray Winfield Smith, un ufficiale del Governo degli Stati Uniti in pensione, suggerì di applicare le metodologie informatiche allora note. Con il supporto dell'Agenzia IBM del Cairo, egli seguì il progetto definitivo, per il quale fu incaricato un team di giovani Egittologi.
Il team provvide a fotografare in scala e a studiare fin nei minimi dettagli ogni singola talatat, sia quelle effettivamente conservate entro i confini Egiziani, che quelle comprese nelle collezioni straniere.
Quando fu il momento di catalogare e fotografare i blocchi recuperati dal IX pilone, gli Egittologi si resero conto che gli operai di Horemheb li avevano notevolmente agevolati. Man mano che le strutture originali vennero smantellate, i blocchi furono sistemati nel vano di riempimento. Così facendo, in sostanza, gli operai dell'antichità sistemarono i blocchi semplicemente in ordine inverso, rispetto alla collocazione originale. Per il team ricostruire le posizioni originali si rivelò, quindi, almeno in quella circostanza, più semplice del previsto.
Nel 1968 si procedette a stampare ogni immagine e si diede inizio al lavoro di assemblaggio. Nel 1972 fu redatto il primo resoconto del lavoro svolto, che illustrava all'incirca 800 scene ricostruite.

Attraverso l'esame dei singoli rilievi fu possibile stabilire che Amenhotep IV fece erigere ben quattro grandi strutture a Karnak, nell'arco dei suoi primi 5 anni di Regno. La più imponente era il Gm-p3-itn ("Aton è trovato/ritrovato"); simili per struttura, ma di dimensioni minori erano il Tni-mnw-n-itn ("Esaltati sono i monumenti di Aton") e il Rwd-mnw-n-itn ("Possenti sono i movimenti di Aton"). La più piccola si rivelò essere l'Hwt-bnbn ("La dimora della pietra benben").
Da alcune tombe situate sulla sponda ovest di Tebe ci è nota l'esistenza di un Hwt-itn ("La dimora dell'Aton") , ma non ne fu trovato riscontro sulle talatat.

Non è chiaro quale ordine sia stato rispettato per la costruzione dei monumenti citati, tranne nel caso dell'Hwt-bnbn, che risulta essere quello di costituzione più recente.
Chi sostiene l'ipotesi di un Giubileo celebrato da Amenhotep IV entro il suo 4° anno di Regno ritiene che il Gm-p3-itn sia stato costruito per quell'occasione. Quale che sia stata la ricorrenza immortalata (Giubileo, Incoronazione o Matrimonio) bisogna comunque ritenere che il Re introdusse l'uso delle talatat già durante il suo 2° anno di Regno.
Il Gm-p3-itn è anche l'unica struttura di cui è stato possibile individuare tracce all'interno del Tempio. Si trovava sul lato est di Karnak, con i suoi 210 mt di estensione, in un'area che è rimasta indisturbata per secoli. Il suo asse principale correva da est a ovest, il lato sud era allineato con l'asse est-ovest centrale del Tempio di Amon. Al centro del lato ovest un corridoio colonnato, lungo 4 metri, comunicava col Palazzo Reale, posto a Nord rispetto ai Piloni IV, V e VI del Tempio di Amon. Il Gm-p3-itn era circondato da una cinta muraria in mattoni crudi che creava un particolare disegno ad onde, poste a 5 metri l'una dall'altra. Poco distante sono stati rinvenuti i due colossi del Re, oggi esposti al Museo del Cairo.
Le pareti del Gm-p3-itn sono decorate con scene di celebrazione della festa heb-sed. Le pareti del corridoio che conduceva al Palazzo sono rappresentate scene di stranieri che si recano ai festeggiamenti, di cortigiani che baciano il suolo, di uomini che recano buoi, di versamenti dei tributi e altro ancora. Sulla facciata della parete del muro ovest si trova la scena del rituale "dei giorni della Corona Bianca", festività durante la quale il sovrano deponeva offerte in onore delle insegne Reali identificative del Re dell’Alto Egitto, venendo poi debitamente incoronato come sovrano del Sud. La medesima scena si ripete quattro volte.
Il muro opposto è parecchio danneggiato, tuttavia si evince la medesima rappresentazione, questa volta riferita alle insegne del Basso Egitto e alla relativa incoronazione quale sovrano del Nord.
I siti e l'effettiva planimetria delle altre tre costruzioni restano dubbi. La pietra Ben-Ben commemorata nell'hwt-bnbn è mostrata a foggia di obelisco nei geroglifici che compongono le iscrizioni di Amenhotep IV. La struttura, così come mostrata sui rilievi delle talatat, si componeva di bassi piloni. Sulle sue pareti è rappresentata Nefertiti, in compagnia di una o, più raramente, due figlie, e accanto alla quale sorprende l'assenza del Re.
Si suppone che entrambe i monumenti fossero collocati sul lato sud di Karnak. Le scene illustrate sulle loro pareti sono assai più varie di quelle del Gm-p3-itn e fissano, oltre a quelli con contenuti tipicamente Reali, momenti di vita quotidiana in appartamenti domestici o nei campi.

Durante il 5° o 6° anno di Regno, quando il Re e la corte abbandonarono Tebe alla volta di Akhetaton, tutti i lavori intrapresi all’interno di Karnak furono interrotti. Il Re cambiò nome e l'arte caratterizzò la nuova Capitale con quello stile unico per cui ancora oggi è apprezzata l’epoca Amarniana, ma nessuno dei cambiamenti successivi che la interessarono fu registrato in quel di Tebe.

Oggi le talatat sono una delle poche testimonianze di quell'epoca. Millenarie custodi di un'età che non ebbe precedenti.
Delle ricostruzioni eseguite una parte si trova in loco, parzialmente riassemblata, in uno stato di apparente abbandono. Le pareti più interessanti, dai colori più vividi, hanno trovato posto presso il Museo di Luqsor, dove gli è stata dedicata un'apposita area.
Molte altri blocchi sono tuttora da assemblare.
Dal 1972, ossia da quando il Prof. Lauffray curò la pubblicazione del primo resoconto dell'operazione, non se ne sa più nulla. Migliaia di talatat giacciono in silenzio, all'interno delle mura di Karnak, come frammenti sparsi di un gigantesco puzzle in attesa di Maat.

In quei piccoli blocchi di pietra si celano i dettagli della nascita e dello sviluppo di una vera e propria rivoluzione artistica e religiosa, attuata da colui che molti ritengono essere stato il primo individualista della storia: il faraone Akhenaton.






Ciò che resta del Gm-p3-itn, nella sua sede originaria



Pareti solo parzialmente riassemblate tra le mura di Karnak



Parete esposta al Museo di Luqsor, appartenente al Gm-p3-itn e ricostruita mediante talatat rinvenute sotto il IX Pilone



Talatat ammassate all'interno del Tempio di Karnak



-Kiya- (Maria Sansalone)








[Modificato da -Kiya- 07/09/2009 22:56]
OFFLINE
Post: 781
Post: 781
Registrato il: 27/01/2010

EgiTToPhiLo/a
Artista del Re
TA makA nen ka neKet
25/04/2012 17:10
 
Quota

Kiya, hai fatto un riassunto pazzesco, io sono arrivato dopo e non l'avevo ancora letto. Mi sembra strano che questo tuo resoconto non abbia avuto un seguito. Glielo do io chiedendoti se nel frattempo è cambiato qualcosa(ma dubito, visto gli ultimi avvenimenti)-
Mi sembra comunque d'aver capito che nessuno di questi ritrovamenti possano far parte del palazzo reale.
Sono un po' confuso: a parte che credevo che i talatat fossero stati impiegati esclusivamente ad Akhetaton ma non sapevo neanche che avesse costruito templi dedicati ad Aton all'interno di Karnak, condividendo gli spazi con gli altri dei. A questo punto mi viene da pensare che siano stati i sacerdoti di Amon ad "esiliare" Akhenaton....
Vota:
Amministra Discussione: | Chiudi | Sposta | Cancella | Modifica | Notifica email Pagina precedente | 1 | Pagina successiva
Nuova Discussione
 | 
Rispondi

Feed | Forum | Bacheca | Album | Utenti | Cerca | Login | Registrati | Amministra
Crea forum gratis, gestisci la tua comunità! Iscriviti a FreeForumZone
FreeForumZone [v.6.1] - Leggendo la pagina si accettano regolamento e privacy
Tutti gli orari sono GMT+01:00. Adesso sono le 23:57. Versione: Stampabile | Mobile
Copyright © 2000-2024 FFZ srl - www.freeforumzone.com