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Storia e Mnemostoria dell'Antico Egitto, ossia la storia per come recepita, nel tentativo di comprendere la storia per come stata.
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I 200 anni della Description de l'Egypte

Ultimo Aggiornamento: 06/08/2009 10:42
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Sacerdotessa
di ATON
Thiatj

- ḥtm mr r ry.t '3.t
wts rn n ՚ḫ n itn,
S3t n m3't -
06/08/2009 00:06
 
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affinchè non vada perduto, a causa di eventuali aggiornamenti del sito di origine, ne riporto il testo a seguire:

Dieci nomi sono inscritti nel cerchio che circonda il sarcofago nel quale sono racchiuse le spoglie mortali di Napoleone: ricordano le sue vittorie più brillanti.
Tra la prima e la terza, conseguite sul suolo italiano, rispettivamente a Rivoli e a Marengo, c'è posto per quella che celebra la vittoria nella battaglia detta delle Piramidi. La gloria della spedizione francese in Egitto, tuttavia, sta più in un'opera dell'intelletto che in un avvenimento militare. Da quest'ultimo punto di vista, infatti, si rivelò un fiasco completo, tanto che a tre anni dallo sbarco ad Alessandria i Francesi furono costretti a firmare l'atto di capitolazione agli Inglesi per poter tornare in patria con quello che era rimasto del corpo di spedizione.
Tutt'altro destino avrebbe invece avuto la Description de l'Egypte. L'allora generale Bonaparte aveva fortemente voluto che alla missione militare, ufficialmente organizzata per restituire l'Egitto agli Egiziani e promuoverne l'ingresso nell'era moderna dopo la secolare caduta nel più arretrato oscurantismo a causa del governo dei Mamelucchi, partecipasse un nutrito drappello di civili selezionati per chiare capacità in numerosi campi del sapere e lo stesso, divenuto nel frattempo imperatore, sollecitò la pubblicazione dell'opera che doveva raccogliere e presentare al pubblico i risultati di quella campagna.
Per celebrare il secondo bicentenario della pubblicazione del primo volume è allestita al Musée de l'Armée – Eglise du Dôme (quest'ultima nota soprattutto per ospitare la tomba di Napoleone) a Parigi una piccola ma interessante mostra che espone alcune tavole della celebre opera. Non ha l'ampiezza di respiro dell'esposizione che l'Istituto del Mondo Arabo nella stessa capitale francese qualche mese fa ha dedicato alla spedizione in Egitto (e fino al 19 ottobre sarà possibile visitare al Museo delle Belle Arti di Arras, nel Pas-de-Calais), ma è comunque un'interessante occasione per avvicinarsi a questa impresa editoriale, ammirarne alcune tavole e osservare da vicino un paio di matrici originali. L'opera al completo è racchiusa in un mobiletto di legno stile impero (o, forse, ritorno dall'Egitto: così si chiama quello stile che prese piede in seguito al rientro dalla terra dei faraoni, diffuso come una moda grazie proprio alla spedizione). Ed è sintomatico che questa "enciclopedia", una sorta di santuario laico del sapere, sia contenuta in un mobile a forma di tempio egizio. Dell'Illuminismo e dell'Enciclopedia con la E maiuscola, quella di Diderot e D'Alembert, erano e si sentivano figli i savants, i sapienti selezionati per seguire la spedizione in modo da esplorare il paese da conquistare (pardon: da liberare...). Con i soldati dell'esercito i rapporti non furono sempre dei più distesi e cordiali. All'inizio, anzi, prese forza la convinzione che tutta la spedizione non avesse altro scopo che permettere ai savants di ricercare inestimabili tesori, mettendo a repentaglio la sicurezza dei soldati. Con sarcasmo tutto cameratesco la truppa li chiamava "asini", affibiando invece ai quadrupedi l'epiteto di demi-savants. Un ufficiale si lasciò sfuggire, non è dato sapere con quanta consapevole ironia, l'ordine di spingere al centro della formazione a quadrato asini e savants, durante un momento particolarmente delicato di un combattimento. Si tratta comunque della prova (anche se indiretta) della "preziosità" di entrambe le categorie.

I visitatori possono ammirare la precisione nei dettagli delle riproduzioni di esseri animati e monumenti raffigurati dagli abili disegnatori. Si noti per esempio la cura con cui vengono rappresentate le ventose dei tentacoli dei polipi. Le tavole dovevano servire come strumenti di studio e insegnamento: non erano cartoline illustrative e dunque non c'era spazio per la fantasia. Anche il testo della stele di Rosetta, requisita dagli Inglesi dopo la capitolazione, fu copiato con precisione e in mostra sono esposte le tre tavole che riportano le rispettive sezioni in geroglifico, demotico e greco. Del percorso fanno parte anche la riproduzione del frontespizio dell'opera e una tavola che raffigura una seduta dell'Institut d'Egypte: il generale Caffarelli è riconoscibile al volo a causa della sua gamba di legno. I soldati lo prendevano in giro dicendo che la sua tranquillità dipendeva dal fatto che egli manteneva un piede in Francia. Quello che assomiglia a Einstein è invece Dolomieu, il geologo in onore del quale sono state battezzate le Dolomiti con il nome che tutti conoscono.
Era appena venticinque anni l'età media dei centosessanta civili voluti da Bonaparte per documentare quello che avrebbero trovato nel paese che secondo i piani, doveva divenire una salda base d'appoggio per la futura invasione dell'India. La perla più preziosa e ricca della corona britannica era infatti l'ambizioso obiettivo finale della spedizione. Soldati e savants trovarono però un'accoglienza tutt'altro che favorevole e sperimentarono ben presto le noie della guerriglia in cui si impegnarono le truppe dei Mamelucchi una volta intesa la schiacciante supremazia dei Francesi negli scontri campali.

Quello che le opere in mostra non rivelano sono le difficoltà in mezzo alle quali pittori, geografi, uomini di scienze (di svariate discipline) si trovarono a lavorare. L'eccellenza dei risultati è ancora più sorprendente se riusciamo a immaginare anche solo una parte di questi "inconvenienti": il caldo torrido, le imboscate, la penuria di vettovagliamenti, la costante e deprimente mancanza di tempo. In Egitto fu questa, forse, la difficoltà che i savants patirono di più. Al rientro in patria occorse poi quasi un quarto di secolo per produrre il frutto della Description. Le sue sette mila pagine, raccolte in nove volumi tirati in mille preziosissimi esemplari, furono stampate tra il 1809 e il 1829 (quando cioè Napoleone era già morto ormai da otto anni).
Saul Stucchi


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Artista del Re
06/08/2009 10:13
 
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Très romantique ...
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Colei/Colui che siede alla
destra della Sacerdotessa
Scriba Reale

- Waenra,
MerytWaenRa, Semenet -
06/08/2009 10:42
 
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Al riguardo cito un testo firmato D.Vivant-Denon e A.Rahman el-Gabarti intitolato "Bonaparte in Egitto. Due cronache tra illuminismo e Islam".
Non l'ho letto tutto, un po' ostico e pesantuccio, anche perchè mi aspettavo qualcosa di diverso, però cito dalla prefazione:

"Lo scontro di civiltà fu anche un incontro: la Francia della rivoluzione sbarcava tra i misulmani con le sue armi, ma anche con una proposta di modernità. Trovò nemici ma anche interlocutori curiosi. Un arabo e un francese dell'epoca raccontano quello scontro-incontro dai loro rispettivi punti di vista.
Queste due cronache straordinarie, capaci di scardinare semplificazioni e pregiudizi, ci restituiscono un'archeologia dell'esportazione della libertà che, più di due secoli fa, già ci mostra le ambizioni, i limiti e gli inganni della pretesa di superiorità dell'Occidente".
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