Storia e Mnemostoria dell'Antico Egitto, ossia la storia per come recepita, nel tentativo di comprendere la storia per come stata.
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Egizi e Fenici

Ultimo Aggiornamento: 22/08/2011 15:32
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Suddito
07/09/2009 21:22
 
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non ho molto tempo per ripassare e cercare le fonti. ma come spunto generale volevo segnalare il commercio del legno tra fenicia ed egitto (non guardiamo solo alla porpora).

ricordo inoltre di un faraone che organizzò una spedizione militare nella "fenicia". Mi colpì un particolare. si trattò di una spedizione pervia del mare. Insolita per gli egiziani. Infatti è lunica azione militare navale egiziana di cui io abbia notizia.

ringrazio fin d'ora chi vorrà rinfrescarmi la memoria dicendomiepoca e nome di quel faraone. Salve
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EgiTToPhiLo/a
Scriba
07/09/2009 21:46
 
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Il faraone è Snefru, padre di Khufu / Cheope. La notizia è riportata sulla Pietra di Palermo.
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Scriba Guardiano
Suddito
08/09/2009 12:37
 
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Come Kiya e Sharadanaleo hanno correttamente puntualizzato, la nomenclatura è fondamentale.
Se si parla di Fenici si parla di una "facies" culturale piuttosto delimitata temporalmente e spazialmente. Come anche è stato detto, l'etichetta "fenicio" è una convenzione per non perdersi in una storia che comincia con gli insediamenti stabili Natufiani in Palestina nel 12,500 a.C. Anche quelli abitavano proprio lì e sarebbero in teoria paleo-qualcosa.
La definizione "paleo-fenicio" è particolarmente infelice sia perchè non rispetta le culture precedenti ai fenici (come chiamare pre-romani le civiltà villanioviane, picene, etc...) sia perchè non ci dice affatto di chi stiamo parlando. Infatti è una definizione non usata in archeologia. La sconsiglio decisamente.

Il termine generico corretto per indicare le civiltà della zona in qualsiasi epoca è "siro-palestinese" o "palestinese" se ci si limita alla zona geograficamente chiamata Palestina. Caso mai qualcuno non avesse presente che Palestina è un toponimo non un'entità politica moderna. Altrettanto usato, ma più specifico è, come è stato anche citato, il termine "Cananeo", in teoria anche usato dal III° millennio (periodo chiamato EBI cioè Bronzo Palestinese I). Ma per epoche così lontane si preferisce "Palestina" o "sud-palestina", lì dove sono la maggior parte dei siti del III° millennio. Dal II° millennio Cananeo va benone.

L'identità culturale che chiamiamo "Fenicia" o nel complesso "Fenicio-Punica" si identifica nelle famose città stato citate da Shardanaleo che peraltro conservano le loro distinzioni e particolarità. Non è un caso che tale identità appaia dopo un rinnovamento profondissimo nel vicino oriente dopo la caduta degli imperi all'epoca dei "Popoli del Mare". Questa transizione è stata enormente radicale per motivi storici precedenti alla famosa "invasione", ma spesso ci si focalizza solo sulla goccia che ha fatto traboccare il vaso, i popoli del mare.
Le città-stato fenice si "coagulano", sia culturalmente che logisticamente, intorno al X millennio, in contemporanea a "coagulazioni" nuove in tutto il vicino oriente. Sono proprio questi eventi che permettono l'uscita dal nomadismo pastorale dei gruppi pastorali che frequentavano le alture tra costa e valle del Giordano e le zone montuose che danno verso la Mesopotamia. Sono questi che vanno a formare le nuove realtà specifiche dei regni di Giuda, Moab, etc... A nord nuovi insediamenti e culture vanno dai poco noti potentati siriani dell'età del ferro agli Amorrei e Israele. La ventata enorme di novità che appare in questo periodo si riesce a capire ed interpretare solo capendo lo stato delle cose e i giganteschi problemi che animavano gli imperi precedenti che si schiantano sotto una pressione in definitiva non enorme, quella dei popoli del mare: la situazione di crisi generata dalle scelte sociali degli imperi li avevano già portati ad implodere. Rapidamente allora capirete perchè il mondo, in quegli anni, si rivoluziona verso la modernità.

Chi ha letto Liverani dovrebbe avere già un quadro generale di tutto ciò. Un vantaggio di leggere Finkelstein è che vi trovate riassunta proprio la storia di tutta la fascia siro-palestinese in termini archeologici molto aggiornati.

Per i contatti più antichi tra egiziani e aeree siro-palestini vi posterò il paragrafo dalla mia tesi sulle recentissime evidenze archeologiche a Hierakonpolis di fine Naqada I - II AB, occhio e croce 3600 a.C. Sulle prime prove spedizioni militare in Palestina ci sono placchette della I° dinastia. Di altro sui contatti commerciali Naqada III-Narmer, quanto ne volete. Ma abbiamo detto che questo periodo lo copriamo con un thread specifico perciò non ne parlo qui.

Per quanto riguarda i fenici ritornerò sull'argomento amuleti e per segnalarvi il lavoro fondamentale che è di Sabatino Moscati (ahimè Shardanaleo, visto che ti sta antipatico :-)



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08/09/2009 22:21
 
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Arrivo tardi alla conversazione. Ma trovo carino chiuderla - se ritenete opportuno farlo - riportando alcuni spunti dal libro di Carlo Ruo Redda - L'IMMAGINARIO DELL'ANTICO EGITTO E L'OCCIDENTE:
In una società tradizionalmente aperta ai traffici ed agli scambi commerciali, non stupisce che divinità e culti stranieri vengano accolti, adattati alla propria cultura ed identificati con le proprie divinità. E'il caso di Balaat ("Signora") di Biblo, divinità connessa con la fertilità del mondo naturale, identificata nell'iconografia, con L'Iside egizia, come testimonia la stele di Yehaumilk, re di Biblo, di epoca persiana (VI secolo a.C.). Anche nell'onomastica, trasmessa da stele ed iscrizioni di varia natura, si coglie l'adozione, all'interno del pantheon fenicio, di divinità egizie, soprattutto Iside ed Osiride: Lo dimostrano nomi propri come Abdisis, Abdosir e Osirshamar. Esiste anche un affascinante mito, molto antico, ma ricordato ancora nei primi secoli della nostra era, di cui fa menzione il scrittore greco Plutarco (I - II secolo d.C.) nel suo trattato intitolato Iside e Osiride. Il malvagio dio Seth, dopo aver ucciso il fratello Osiride, lo fa a pezzi e pone i poveri resti in una cassetta di legno che getta in mare. I flutti trasportano la cassetta fino in Fenicia e la depositano sul litorale di Biblo, dove un albero di tamerisco, crescendo, la racchiude in sé. Il re di Biblo, passeggiando sulla spiaggia, nota lo splendido albero e decide di farlo tagliare per utilizzarlo come pilastro di una sala del suo palazzo. Nel frattempo la dea Iside, nella straziante ricerca dei suoi resti, scopre dove si trovano e chiede ed ottiene in dono dal re, il tamerisco. Così la dea ritrova la cassetta e, per mezzo della magia, può riportare in vita Osiride. E' pertanto significativo che questa storia sia ambientata in uno spazio geografico definito, come trasposizione mitica dei concreti e profondi rapporti commerciali e culturali intercorsi tra Egitto e fenicia, sin da epoca molto antica.

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Suddito
09/09/2009 13:21
 
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L'osservazione di Emilioraffaele è di grande saggezza.

La spinta al sincretismo religioso dell'antichità (non è solo degli egizi come si è ricordato) è una lezione durissima per i moderni perchè testimonia l'apertura mentale dei politeismi e la profonda umanità e moralità che li caratterizzava. Anche oggi ci sono correnti di spiritualità che cercano l'unificazione concettuale sul mondo divino ma la differenza è abissale: oggi sono delle frange marginali e polimorfe, nell'antichità il sincretismo era cosa quotidiana e praticata a tutti i livelli.
In questo forum dalle tendenze Amarniane :-) voglio ricordare l'acciaccatissimo e malatissimo Amenhotep III il quale, visto che la sua amata Sekhmet a cui aveva dedicato un vergognoso numero di statue non era riuscito a guarirlo, scrive una lettera al re ittita per farsi mandare una statua di una divinità ittita (non ricordo quale in questo momento) per vedere se lo potesse guarire...
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La Divina Cantatrice
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09/09/2009 14:11
 
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09/09/2009 14:44
 
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Kiya mi corregge che non si trattava del regno hittita ma di Mitanni. E che la dea era Ishtar. Mi fido e mi risparmio di andare a vedere. Peraltro mi sembrava che si trattasse di una divinità maschile. Naturalmente l'importante era la testimonianza di apertura mentale. grazie Kiya.
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wts rn n ՚ḫ n itn,
S3t n m3't -
09/09/2009 14:59
 
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[SM=g999097] Lo ammetto, in nome del rispetto che nutro nei tuoi riguardi e in quelli dell'impegno che stai portando avanti su EgiTToPhiLìa, non mi sarei mai permessa di rettificare pubblicamente.

Che tu abbia inteso sottolinearlo in questa sede è un gesto che testimonia la tua grande umiltà. E in quanto tale, degno di elogio e profonda stima.

Dici bene. Ciò che conta, in questo contesto non è né il nome della divinità, né il popolo a cui appartenesse, ma la conferma che le reciproche divinità fossero tali per l'una e per l'altra parte.
Un concetto religioso ben più elevato di quello dei nostri tempi.
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