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Storia e Mnemostoria dell'Antico Egitto, ossia la storia per come recepita, nel tentativo di comprendere la storia per come stata.
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Agorà, il film

Ultimo Aggiornamento: 04/08/2010 00:50
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Sono online alcune nuove immagini di Agora, il nuovo film epico di Alejandro Amenabar con Rachel Weisz ambientato nell'antica Alessandria d'Egitto. Nelle foto, alcune delle colossali scenografie...


Fonte: desmontandohollywood

Sono online alcune nuove immagini di Agora, il nuovo film di Alejandro Amenábar, premio Oscar per Mare Dentro.

Il film verrà presentato a Cannes, e quindi sta ricevendo un po' di promozione in attesa di uscire al cinema a fine anno. Nelle immagini possiamo vedere alcune delle ambientazioni più suggestive: costato 50 milioni di euro, è stato girato a Malta con degli enormi set.

Ambientato nell'Egitto occupato dai romani, il film racconta la storia di uno schiavo (Max Minghella) che diventa cristiano sperando di ottenere libertà, e che si innamora della sua padrona, la famosa filosofa atea Ipazia di Alessandria (Rachel Weisz), ultima custode della importantissima biblioteca di Alessandria.

www.badtaste.it/index.php?option=com_content&task=view&id=7875&I...













[Modificato da EGIZIA72 10/05/2009 17:44]
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Agora: il trailer completo
[SM=x822713] www.mymovies.it/cinemanews/2009/16089/
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La trama





Alessandria, Egitto, IV secolo dopo Cristo. La città è sotto l’egemonia dell’Impero Romano, il quale, stretta la sua alleanza con la Chiesa Cattolica, si serve dell’ignoranza dei cittadini per arrivare a colonizzarne le menti. Chiunque si opponga a questo spietato proposito, rischia la morte. Se poi è donna, il macello.
Agora ci racconta un capitolo di storia ancora troppo doloroso per i benpensanti, un’indelebile macchia con cui “certi uomini di potere” hanno sporcato le proprie vesti per poi coprirle con un setoso manto dorato. Alejandro Amenàbar decide di soffiare sotto quella seducente veste, ma ciò che in realtà copriva, lo lascia a malapena intravedere. Timido, il regista cileno non osa prender troppo fiato prima di emettere quel sospiro e crea un semplice venticello che, di tanto in tanto, forma delle pieghe oltre le quali è possibile solo scorgere.

Solo da qualche tempo a questa parte il mondo è tornato a parlare di Ipazia, l’emblematica figura storica che segnò la fine del paganesimo, il tramonto del progresso e della scienza. Un episodio che diede inizio a una serie di imperdonabili stragi d’innocenti, logica conseguenza del patto di sangue che l’Impero Romano aveva stretto con la Chiesa. Un accordo che, oltre a impedire la professione di culti diversi da quello cristiano, pretendeva che gli uomini arrestassero completamente il loro cammino verso il sapere; proseguire quell’opera di ricerca di un libero pensiero, era diventato reato: l’unico scopo era quello di svuotare le menti umane e incatenarle nella morsa di tiranni come Ambrogio, Giovanni Crisostomo, Agostino e Cirillo per renderle più governabili. Ipazia non scese mai a compromessi con questi uomini di potere, non si chinò di fronte ai vescovi che le avevano promesso vita serena in terra ed eterna nei cieli. Determinata, la donna si dedicò per tutta la vita alla ricerca della verità, a porsi domande e studiare per trovare risposte. Erede del padre Teone, stette a capo della scuola Alessandrina dove passava le sue giornate a studiare e indottrinare il popolo.

Incarnata dalla bellissima Rachel Weisz, Ipazia fa parlare di sé per la prima volta attraverso una coraggiosa pellicola. Amenàbar, Oscar nel 2004 per "Il mare dentro", osa. E lo fa narrando la storia di una scienziata bella e coraggiosa, ribelle quanto bastava per essere diffamata e poi uccisa. Il racconto perde in parte la sua connotazione di documento storico e diviene, a tratti, romanzato: si commuove, lo spettatore, per la storia di Davo, il povero schiavo che dichiara la sua cristianità solo per guadagnarsi la libertà; si appassiona per la vicenda di Oreste che cerca continuamente di mediare il suo amore per la bella protagonista con il suo ruolo di prefetto di Alessandria; inorridisce di fronte al vescovo Cirillo e alle stragi da lui scatenate. Rimane, infine, raggelato di fronte al sacrificio di Ipazia.
Una trama come tante, una sceneggiatura, probabilmente, già testata. Con una postilla sul margine: si tratta di una storia vera.
Certo, affinché la vicenda acquisisse maggior risonanza, occorreva concentrarsi di più sul ruolo della Biblioteca Alessandrina e sulla sua importanza istituzionale; occorreva donare alla bellezza della protagonista un ruolo meno marginale, evitando di far passare il suo sacrificio per uno dei tanti che venivano commessi in un periodo di stragi. Il martirio di Ipazia fu una rappresentazione simbolica a tutti gli effetti: la donna non venne lapidata, come la pellicola vuol farci credere, bensì fatta a pezzi e poi bruciata. Un particolare, questo, che determina una domanda fondamentale, da cui far partire un’enorme ricerca: perché? Non sarebbe bastato accoltellarla, se era così “fastidiosa”?
Il regista omette dei dettagli fondamentali e fa sì che lo spettatore si ritrovi di fronte a una mezza verità, o, meglio, una verità edulcorata.



[fonte: www.cineforme.it - Autrice: Costanza Ognibeni]
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- ShemsetRa -
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19/05/2010 18:05
 
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Scusate il mio spirito di contraddizione, ecco il mio primo commento negativo senza aver visto nemmeno il primo fotogramma di film: non mi piace il titolo!
Una storia ambientata nell'Egitto durante la dominazione romana, ci vuole una bella fantasia ad intitolarla "Agorà".
D'accordo, Alessandria è una città dal passato ellenico, ma insomma... [SM=g1619689]
Labile legame... per calcare la mano sulla grandezza simbolica del luogo era meglio "Il faro", o semplicemente "Ipazia di Alessandria".
Ma si poteva anche alludere alla similitudine con la storia di un'altra grande alessandrina, cui Ipazia strizza l'occhio per una simile condizione dettata dalle convenzioni sociali della donna, molto sopra le righe "Ipazia come Caterina".
Oppure qualcosa di meno religioso e più esplicitamente sociale, come l'azzeccato sottotitolo...
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Suddito
19/05/2010 18:48
 
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io credo che nulla incontrerà mai l'assoluta approvazione e l'universale gradimento... detto questo, nel suo complesso, a me il film è piaciuto e trovo sempre molto positivo che vengano ricordate figure femminili lontane dagli stereotipi :-)
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- ShemsetRa -
Architetto Reale

19/05/2010 18:57
 
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"Ipazia: una figura femminile lontano dagli stereotipi"
sempre meglio di "Agorà" [SM=g999108]
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19/05/2010 19:31
 
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Non posso esprimere alcun giudizio sul valore artistico del film, (non ne ho visto neppure un fotogramma)ma ritengo "Agorà" un titolo quanto mai azzeccato dal momento che, all'epoca dei fatti, Alessandria era (forse) più vicina allo spirito greco che non a quello egizio...e sappiamo tutti come, nell'antica Grecia, la piazza (l'agorà, appunto)fosse il centro della vita sociale. Probabilmente, inoltre, l'agorà è un'allusione al ruolo di primaria importanza che,per lungo tempo, Alessandria ha avuto in ambito culturale [SM=x822741]

Inoltre è degno di nota il fatto che, per una volta, il cinema si sia occupato di un genio "al femminile".
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02/08/2010 00:54
 
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Non ho ancora visto il film, ma mi appresto a farlo (forse già domani).

Credo che il titolo voglia suggerire, non tanto il forte influsso a cui Alessandria all'epoca fosse sottoposta, quanto più propriamente il significato della parola, "radunare/raccogliere", in stretta correlazione al ruolo di Ipazia.
"Agorà", non solo il luogo preposto per la democrazia, ma anche per la religione. I due argomenti cardine nel film di Amenabar.

Se domani vedrò il film, farò seguire il mio commento..... certo è che già posso affermare di "amare" questa donna.
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04/08/2010 00:50
 
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L'ho visto stasera....
a parte l'epilogo, la scena dell'invasione cristiana del Serapeum e della Biblioteca è stata straziante.... in tutta sincerità, non ho retto.
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