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Mummie animali

Ultimo Aggiornamento: 28/02/2017 22:59
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28/02/2017 22:59
 
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I TORI SACRI

In Egitto erano presenti diversi culti di tori; i più famosi erano quelli istituiti per il toro Apis a Menfi, per il toro Mnevis ad Heliopolis e per il toro Buchis ad Armant. Oltre a questi tori sacri ve ne erano altri, meno conosciuti, come il toro Bata * di Cinopolis, Kemwer di Athribis, ** Hesbu *** dell’XI nòmos dell’Alto Egitto ed infine Siankh; di quest’ultimo ne siamo a conoscenza solamente dalla Pietra di Palermo, documento che ci riporta la “corsa” (processione) di questo toro durante il regno di Nebra, faraone della II Dinastia.

* Fino alla metà del XVIII dinastia Bata è stato rappresentato come un ariete e poi come un toro. Bata è probabilmente identico al dio della morte Bt, conosciuto nella necropoli di Saqqara; Mastaba di Ti. Bata non è menzionato nei Testi delle Piramidi e Testi dei Sarcofagi . (fonte Wikip. eng.)
** assimilato a Mnevis.
*** Nessun riscontro.

Apis

Originariamente, il toro Apis veniva associato alla fertilità, come simbolo di fecondità e di forza vitale, e solamente più tardi iniziò ad essere considerato l’incarnazione terrena del dio creatore Ptah di Menfi e assimilato, dopo la morte, ad Osiri trasformandosi così in una divinità mortale chiamata Osiri-Apis o Osorapis.
Per essere considerato il messaggero di Ptah, l’animale doveva presentare determinati particolari: doveva essere completamente nero, avere una macchia bianca di forma triangolare o a diamante sulla fronte e un’altra macchia, dello stesso colore, a forma di luna crescente sui fianchi.
Altre caratteristiche citate da Erodoto sono: l’immagine di un’aquila sulla schiena, uno scarabeo sotto la lingua e la coda costituita da due ciuffi di peli, forse simboleggianti le Due Terre, l’Alto e il Basso Egitto.

DIODORO SICULO I, 83-90 , narra che, una volta trovato, il toro veniva condotto dai sacerdoti a Nilopolis, dove sarebbe rimasto per 40 giorni, servito soltanto da donne, e da qui portato in processione su una nave che disponeva di una cabina dorata, a Menfi in un luogo adibito al suo culto chiamato hut hep, “la dimora di Apis”, adiacente al tempio di Ptah.
Durante la sua vita, il toro Apis faceva da tramite alla comunicazione con il dio-creatore. Dispensava oracoli e, una volta all’anno, gli veniva presentata una giovane vacca che veniva uccisa dopo l’accoppiamento.
Dopo la morte, il sacro toro di Menfi veniva portato alla “Casa di purificazione”, dove veniva lavato con acqua, al fine di rimuovere tutte le impurità, e trattato con il natron. Da qui il corpo veniva poi condotto alla “Casa di imbalsamazione” (wabet) dove veniva imbalsamato.
Un vero e proprio manuale di imbalsamazione dei tori Apis è il papiro P. Vindob 3873. Purtroppo il papiro non ci dà indicazioni riguardanti il 70° giorno del Rituale di Imbalsamazione, ovvero il giorno del funerale. La necropoli a questi dedicata, venne chiamata Serapeum, prendendo il nome dalla divinità greco-egizia introdotta da Tolomeo I, Serapide ed era costituita da una serie di gallerie sotterranee destinate a contenere i resti di questi sacri animali. Gli animali disponevano di un enorme sarcofago in pietra pesante più di 70 tonnellate che una volta aperti, evidenziarono che i corpi dei tori sacri più antichi erano costituiti da masse resinose contenenti resti di ossa rotte mentre gli esemplari più tardi erano mummificati perfettamente.

Dettagli:

isida-project.ucoz.com/egypt_2012/saqqara_serapeum.htm


Mnevis

Era venerato a Heliopolis e considerato manifestazione del dio solare Atum-Ra. Per essere considerato tale, l’animale doveva essere completamente nero.
Le uniche sepolture del toro Mnevis che sono state portate alla luce sono situate a nord di Heliopolis al di sotto del villaggio moderno di Arab al-Tawil, appartenenti l’una al regno di Ramesse II (1279-1213 a.C.) e l’altra al regno di Ramesse VII (1136-1129 a.C.). All’interno sono stati trovati, oltre ai resti dell’animale sacro, tavole d’offerta, stele votive, vasi canopi, alcuni ushabti, amuleti e vasi.
La eventuale necropoli a lui riservata, non è stata ancora scoperta.

Buchis

Venerato ad Armant, la Hermonthis greca, oltre che a Medamud, Tod e Tebe, era considerato la personificazione del dio Montu e, come l’Apis, nato da una vacca vergine, frutto di un concepimento divino.
Veniva scelto in base a specifici particolari: essere di colore bianco con la testa nera e doveva avere delle corte corna. Veniva sottoposto a mummificazione ma, a differenza degli altri suoi simili, l’eviscerazione non veniva praticata tramite un’incisione addominale ma utilizzando uno strumento che assomigliava molto ai nostri moderni clisteri (vedi testo precedente).
La sepoltura è stata ritrovata, e il luogo è denominato Bucheum. Questa necropoli, risalente alla XXX Dinastia (378-341 a.C.) e precisamente al regno di Nectanebo II (360-343 a.C.), è stata scavata dal 1927 al 1932 da parte di Sir Robert Mond e dell’Egypt Exploration Society e consiste in 35 tombe disposte come quelle ritrovate nel Serapeum.

Continua...

...Nec.
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