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"Egitto - tesori sommersi", vista attraverso i miei occhi

Ultimo Aggiornamento: 18/04/2009 18:24
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Sacerdotessa
di ATON
Thiatj

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14/04/2009 22:24
 
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Sulla sinistra si apre l'accesso alla prossima sala.
Lo scenario cambia un'altra volta. Stiamo camminando, ma l'effetto è quello di librarsi tra i flutti, a una profondita imprecisata. Tocchiamo il suolo e la vista, riadattatasi, ci mostra ciò che abbiamo di fronte.
Sono sfingi, per metà, circa, rinvenute acefale, ma altrettante sono quelle che mostrano il capo di una Regina o di un Re, coperto dall'inconfondibile Nemes.
Tra queste capeggia una testa di Horo, il falco. La didascalia ci informa che si tratta di una sfinge con testa di falco e corpo di coccodrillo. Di quest'ultimo, però, purtroppo non resta nulla.





Man mano che procedo, scopro che esse sono state poste qui, con una fuzione precisa. Questa ricalca la loro antica natura. Le sfingi, infatti, sono i guardiani del Naos che compare al fondo della gabbia.
E' il cosiddetto Naos delle Decadi, probabilmente il reperto più bello e importante, da un punto di vista storico, dell'intera Collezione.
Appartiene al Regno di Nectanebo I e fu costruito in onore di Shu, il dio dell'aria. E' in granodiorite, decorato in bassorilievo.
Questo reperto è un testimone fondamentale delle conoscenze di astronomia fino ad allora raggiunte.

Il completamento del reperto è avvenuto in fasi distinte.
Alcuni frammenti ci sono noti dal 1776, ed erano custoditi al Louvre. Altri ancora furono rinvenuti nel 1940. Ma soltanto Goddio, ritrovando gli ultimi quattro frammenti mancanti, ha permesso di riassemblarlo. Oggi è conservato al Museo Greco-Romano di Alessandria, dal quale proviene.

Sulla pietra che compone le pareti esterne è inciso il calendario astrologico Egizio. Esso presenta l'anno diviso in decadi, ognuna delle quali ha a capo un decano, ovvero la stella identificativa di ognuna di esse.
I decani erano utilizzati anche per il computo delle ore notturne, alle quali era riconosciuto il minaccioso potere di influenzare il destino degli uomini.

Quando alle conoscenze Egizie, i Greci accorparono quelle, altrettanto, o forse più, antiche originarie degli Assiri e dei Caldei, i decani Egizi furono utilizzati come suddivisione identificativa dei dodici segni zodiacali, così come ancora oggi noti.
Le fonti indicano il Calendario Egizio inscritto sul Naos come l'unico, finora, in nostro possesso.

I decani sono raffigurati in svariate forme: uccello dalla testa umana; sfinge con testa di falco; ariete; mummia osiriaca in piedi; mummia giacente su un letto funebre. Reca testi profetici.


Il frammento superiore del Naos, così com'era esposto al Louvre


Sul lato sinistro, l'incisione riporta un testo unico che narra la Creazione del Mondo.
Il Naos custodisce una rappresentazione del dio Shu, in forma leonina. In origine era interamente ricoperta di argento e oro, affinchè la luce, colpendo il buio del naos, lo facesse brillare, restituendo la metafora del Sole che sconfigge le tenebre notturne.


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