Storia e Mnemostoria dell'Antico Egitto, ossia la storia per come recepita, nel tentativo di comprendere la storia per come stata.
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"Roma Egizia" di Boris De Rachewiltz

Ultimo Aggiornamento: 23/02/2011 17:35
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14/02/2010 23:03
 
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sarà un piacere riparlarne qui. sono curioso di sapere cosa ne pensi
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- ShemsetRa -
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11/01/2011 20:49
 
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Dai risvolti della sovraccoperta:

Quest’opera viene a colmare una lacuna avvertita sia dagli studiosi, sia dagli appassionati di storia e di archeologia. Si propone infatti di documentare in maniera organica e compiuta gli influssi e gli scambi culturali, religiosi e artistici intervenuti tra il mondo romano e quello egizio dopo la conquista dell’Egitto da parte di Roma.
Il libro esamina ed illustra i rapporti tra l’Egitto e Roma evidenziando quanto la cultura alessandrina abbia permeato il mondo romano. Argomento principale è “Iside Panthea”.
Nel volume vengono trattate le divinità egizie il cui culto è attestato a Roma, con un cenno agli edifici isiaci esistenti nelle varie “Regiones” e ad altri documenti e monumenti che testimoniano la popolarità della dea. In particolare si sofferma sull’Iseo Campente, il più famoso dei luoghi di culto urbani, dal quale proviene la maggior parte dei reperti egizi rinvenuti a Roma e, inoltre, sull’Aula Isiaca e sulla Mensa Isiaca (o Tavola Bambina). Viene trattato anche il culto della dea Fortuna del santuario di Palestrina, che rappresenta uno degli esempi più significativi dell’assimilazione tra una divinità locale e Iside (Iside Tiché), non tralasciando le altre testimonianze egizie rinvenute sul suolo predestino.
Si passa poi ad analizzare le metamorfosi che la figura di Iside ha subito attraverso i secoli, soffermandosi sul rifiorire dell’interesse per la cultura egizia e quindi dell’immagine della dea nel periodo del Rinascimento, per il tramite della tradizione ermetica.
Chiude il volume un’Appendice del Prof. Boris de Rachewiltz sulla religione egizia e i suoi misteri.
Il testo è illustrato da oltre 200 fotografie e grafici che ne documentano il contenuto e da 16 tavole fuori testo.

Boris de Rachewiltz, specializzato in Egittologia presso il Pontificio Istituto Biblico e presso l’Università del Cairo, ha diretto importanti campagne di scavi archeologici e di ricerche etnologiche in Egitto, in Giordania e in Sudan, dove ha scoperto l’antica città mineraria di Nubit, E’ stato assistente del Prof. L Keimer all’Università del Cairo, collaborando anche all’Enciclopedia dell’UNESCO. Con altri studiosi ha dato vita alla Fondazione Keimer per le ricerche comparate in Archeologia ed Etnologia (Basilea). Ha diretto i seminari dell’Istituto Ticinese di Alti Studi (Lugano) e ha ricoperto la cattedra di Egittologia presso la Pontificia Università Urbaniana. Ha tenuto corsi anche presso varie Università statunitensi ed è autore di oltre 25 testi scientifici, in varie lingue, di egittologia e di arche-etnologia. Presso le Edizioni Mediterranee ha pubblicato Il Libro dei Morti degli Antichi Egizi (Papiro di Torino) e Gli Antichi Egizi.

Anna Maria Partini si dedica a ricerche storiche sull’ermetismo, soprattutto del Seicento. Ha portato alla luce e commentato gli scritti ermetici del Marchese di Palombara (La Bugia), di F. M. Santinelli (Sonetti Alchemici), della Regina Cristina di Svezia (Introduzione a Lo Specchio della Verità); inoltre ha tradotto e curato Il Toson d’Oro di Salomon Trismosin, opere pubblicate nella “Biblioteca Ermetica” delle Edizioni Mediterranee. In collaborazione con Vincenzo Nestler, è autrice di una monografia su Cecco d’Ascoli e di uno studio sulla Magia Astrologica (Edizioni Mediterranee). Ha pubblicato numerosi articoli su riviste specializzate. Vicepresidente e istoriografa dell’Accademia Tiberina di Roma, svolge anche, con successo e passione, attività artistica, che esplica soprattutto nella pittura su porcellana e su rame.

[Modificato da pizia. 23/02/2011 00:10]
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- ShemsetRa -
Architetto Reale

23/02/2011 00:15
 
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Un’ottima guida della Roma egizia, indispensabile per l’egittophilo che si appresti alla scoperta della capitale con la particolare attenzione per le tracce d’Egitto, naturalmente con l’integrazione delle informazioni contenute qui, su Egittophilia, ad esempio in questa vecchia discussione sempre utile: Roma

Se allora, durante il mio soggiorno romano del 2007, avessi avuto questo libro sottobraccio… forse non sarebbe cambiato niente, infatti in una settimana si può solo “prendere l’aperitivo”, tale è la valenza storica e artistica della città, insita in ogni pietra e, oserei dire, in ogni buco.

Parte Prima

Il libro comincia con alcuni brevi cenni sulla cultura egizia durante il periodo classico, con particolare attenzione per quegli aspetti che saranno sviluppati in seguito, fuori dalla terra natia, quando germoglieranno come semi in terra fertile sul suolo d’Italia, quasi fosse colonia eletta alla custodia e continuazione di tale conoscenza millenaria.
Dal periodo repubblicano alla fine dell’Impero, vengono illustrate le alterne vicende della religione egizia a Roma, quale principale e più evidente manifestazione della cultura nilotica.

La principale divinità importata è Iside, già assimilata presso i Greci alla Fortuna (Tyché) e a Hera, in quanto moglie di Zeus-Amon-Osiride-Serapide.
Ben presto assume il carattere di Panthea, cioè la capacità di identificarsi con tutte le divinità femminili e di riassumere in un solo essere l’essenza del divino unico e multiforme, forse per i suoi attributi originari di madre per eccellenza e di divinità legata alla terra per tramite del marito e fratello Osiride, fraintesi, che la portano ad essere assimilata a Giunone e a Demetra, forse per le caratteristiche mutuate da Hator, già in terra egizia, che le conferiscono qualità di protettrice delle attività femminili quali la danza e la musica, ma anche le sfere celesti.

Ma risalgono ancora al periodo ellenistico le così dette aretologie, dei componimenti poetici a carattere religioso, usati in ambito liturgico, in cui si esaltano le caratteristiche universali di questa divinità. Il pensiero religioso nell’ambito mediterraneo era maturo per il monoteismo, a cui era già approdato sperimentalmente varie volte nella storia; si esprime così, e attraverso il panteismo della divinità, questa nuova esigenza della sensibilità umana.

Apuleio, con la sua opera “L’asino d’oro” o “Metamorfosi”, ci fornisce informazioni preziose e uniche sul culto della dea, sui riti e la liturgia ai tempi del II secolo d.C.
Altra divinità molto amata fu Osiride, nella figura di Osiris-Api=Serapis.

Per le sue caratteristiche, di cui era già dotato in Egitto, di padre di Horo-Arpocrate, di divinità dell’oltretomba, dell’agricoltura, fu assimilato a Zeus-Giove, a loro volta già identificati con Amon, poi con Dioniso e in qualità di divinità solare, persino con Helio-Apollo, raggiungendo anch’egli un certo panteismo.

Per completare la famiglia divina, Horo il Giovane, il figlio di Osiride e Iside, assume le sembianze di Aropocrate, ormai privo della sua valenza terrena non è più il portatore del sangue reale, cioè l’erede al trono, anche perché, teoricamente, il governo dell’Impero non è ereditario.

Nella liturgia legata al culto dei morti, in cui Osiride aveva un ruolo protagonista, compare anche Anubi, anche se il suo servizio di imbalsamatore non era molto richiesto perché l’usanza comune era la cremazione dei cadaveri.

Infine viene ricordato Bes.

La città era divisa in XIV Regioni in ognuna delle quali esistono tracce di edifici dedicati al culto egizio, conosciuti attraverso varie fonti, da quelle letterarie e storiche a quelle archeologiche.

Non si sa se per caso o per una esigenza simbolica, spesso nei luoghi del culto antico sono state erette chiese per il culto moderno…

Di ognuno dei 13 obelischi romani vengono dati alcuni cenni storici essenziali, la posizione, la descrizione, la collocazione moderna e la descrizione delle epigrafi, sia quelle in geroglifico che quelle in latino.
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- ShemsetRa -
Architetto Reale

23/02/2011 16:33
 
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Parte Seconda

Vengono illustrate qui, in dettaglio, le opere più grandi ed importanti per la diffusione nel mondo occidentale, della cultura egizia.

Il tempio della Fortuna di Paeneste e il mosaico del Nilo.
L’Aula Isiaca del Palatino.
Basilica di Giunio Basso, pannelli in opus sectile.
Mensa Isiaca, ora custodita al Museo Egizio di Torino.

Ma la storia non finisce qui, la cultura egizia giunta a Roma divenne esempio e modello nei secoli.

Per una sorta di attrazione irrazionale, persino i Papi, massimi esponenti di una religione che nasce in aperto contrasto con tutte le altre, per definizione dette “pagane”, non senza una punta di disprezzo, riconobbero la valenza simbolica di alcuni segni caratteristici della religione egizia, quali obelischi, statue, pitture e persino storie mitologiche.

Quindi le antichità egizie vissero di nuovo alterne vicende, che le riportarono più volte nelle prime pagine dell’attualità mondana.

L’archeologia a Roma, nacque per forza di cose, molto prima che nel resto del mondo: ogni volta in cui si puntava la zappa nel terreno, fatalmente tornavano alla luce le vestigia di un glorioso passato, ma i notevoli reperti egizi, dall’estetica così diversa da rinnovare enigmatici interrogativi.

E durante il Rinascimento tutto quanto usciva da sotto terra era oggetto di ammirazione, ma anche quanto usciva dai libri antichi, come il Corpus Hermeticum, il manoscritto sui geroglifici di Orapollo, le opere dei geografi greci e le cronache, e tutto veniva metabolizzato e rielaborato fino alla produzione di nuove opere ispirate ad una moderna immagine dell’Egitto antico.

Esemplare prodotto dell’egittophilia rinascimentale è l’Hypnerotomachia Poliphili di Francesco Colonna, opera letteraria a cui si ispirarono molti artisti dal momento in cui fu data alle stampe in poi, manifesto moderno dell’innesto nel mondo occidentale della cultura nilotica.

Chiude questa seconda parte una rassegna di monete recanti iconografie tipiche, spesso prova, grazie alla loro datazione sufficientemente precisa, nel quadro della storiografia romana, dell’avvenuta ufficializzazione di elementi stranieri, e un elenco delle antichità egizie conservate nei musei di Roma.


Appendice

Direttamente tratta dall’opera di Boris de Rachewiltz, Egitto magico-religioso, questa appendice chiarisce alcuni misteri egizi nella loro forma originale, come codificata nel periodo aureo, senza le rielaborazioni subite durante l’ultimo millennio in seguito ai contatti con altre civiltà dotate di proprie dottrine teologiche.
[Modificato da pizia. 23/02/2011 17:19]
23/02/2011 16:52
 
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bel lavoro, complimenti! [SM=g999103]
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- ShemsetRa -
Architetto Reale

23/02/2011 17:35
 
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Grazie, ma in fondo è solo un riassuntino con qualche considerazione personale.
Vorrei anche aggiungere che quest’opera nacque come collaborazione fra i due autori, ma in seguito alla scomparsa del prof. De Rachewiltz, fu portata a termine dalla sola dott.ssa Partini, con il sostegno e l’aiuto del figlio dell’egittologo.
E in effetti qua e là si percepisce la mancanza dell'egittologo professionista nella revisione finale della pubblicazione, affiorano particolari talvolta discutibili.

Ad esempio: si usa saltuariamente il termine "Impero" in associazione agli aggettivi Antico, Medio, Nuovo, che in egittologia ormai hanno assunto un significato speciale, direi convenzionale, nella cronologia sommaria.

Non che non si capisca, se si parla di "Antico Impero", che si vuole riferire di quel periodo dalla III alla VI dinastia, ma di solito si preferisce l'altro termine, più consueto, assunto a far parte del linguaggio tecnico legato a questa disciplina.
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