| | | OFFLINE | | Post: 3.062 Post: 3.046 | Registrato il: 02/01/2006 | EgiTToPhiLo/a | Scriba Reale | |
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29/11/2006 18:05 | |
Nel suo articolo la Dott.ssa Silvia Vinci spiega il metodo di classificazione dei reperti, come si è giunti ad attribuirli ad un determinato periodo, facendo un riassunto degli studi fatti, compresi quelli più recenti. Parte dal Paleolitico antico e Neolitico (50.000 – 9000 a.C.) spiegando l’importanza delle mutazioni climatiche avvenute in Africa e la loro influenza sul comportamento e sviluppo dell’uomo e dei relativi insediamenti, che al tempo non erano ancora stanziali. Le ondate di siccità successive al VII millennio che portarono alla desertificazione, spinsero le popolazioni nomadi e semi-nomadi a spostarsi lungo la valle del Nilo e a scontarsi con i villaggi preesistenti, creando i primi scambi di tradizioni culturali e tecnologie. E’ importante notare come i recenti studi sottolineino l’origine propriamente africana della cultura egiziana antica, attribuendo alle influenze del vicino oriente solo la coltivazione di frumento e orzo e l’introduzione di animali domestici come pecore e capre. Molto interessante è la spiegazione di come vengono interpretati i vari reperti, i siti archeologici e quindi come e perché vengono attribuiti i nomi ai relativi periodi storici presi in esame. La complessità dell’argomento e i relativamente pochi reperti, rendono dinamica l’interpretazione di questa parte di storia dell’Antico Egitto. Gli studi iniziati con gli scavi di W. Petrie nel 1895 hanno subito notevoli cambiamenti e specifiche nell’arco di oltre cento anni e la Dott.ssa Vinci ci spiega come Petrie suddivise i periodi storici esaminando i vasi e i reperti a disposizione e le specifiche ulteriori applicate successivamente da studiosi del calibro di W. Kaiser ed S. Hendrickx. |