Glittica
Con il termine "glittica" si intende l'arte di intagliare ed incidere pietre dure per ottenere oggetti decorativi e d'uso. Essa riguarda principalmente due gruppi di prodotti: i cammei, che si realizzano con la lavorazione a rilievo di una pietra dura a strati di colore diverso in modo da ottenere figure chiare su fondi scuri; e le gemme incise che, nel passato erano adoperate anche in funzione di sigilli. L'arte della glittica nacque probabilmente intorno al V millennio a.C. in Iran ed in Mesopotamia, che ne divenne poi il centro di produzione più importante. Particolarmente significativi, sia per qualità che quantità, sono i materiali provenienti dalla necropoli reale di Ur e da Mari (metà del III millennio a.C.). Un notevole sviluppo di tale produzione si ebbe nella Grecia classica, dove furono attivi artisti di elevata fama e di grande abilità, come Dexamenos di Chio, che più di altri raggiunse la perfezione tecnica. La forma tipica era lo scarabeoide; mentre i soggetti erano presi dalla vita quotidiana, o raffiguravano immagini di divinità. In epoca ellenistica fu di gran moda il ritratto e, ad Alessandria d'Egitto in particolare, si produssero gemme e cammei di notevoli dimensioni come la Tazza Farnese, straordinario capolavoro, unico per dimensioni e complessità figurativa. La passione per le gemme fu trasmessa al mondo romano, dove all'inizio le grandi famiglie della Repubblica ed in seguito i personaggi della casa imperiale divennero collezionisti e poi committenti di opere di glittica. In età romana la realizzazione di gemme con scene mitologiche ed allegoriche raggiunse una singolare maestria. Al gusto augusteo ben si adattava la preferenza per la glittica, che si manifestata con una larga produzione con soggetti di genere quali Satiri, Menadi, Eroti ecc? Inoltre, considerato il gusto romano per l'immagine veristica del ritratto, non mancavano ritratti di uomini illustri, avi e talvolta anche dello stesso imperatore. Le gemme furono tra gli oggetti antichi a riacquistare favore durante il Medioevo, sia che venissero impiegate per incastonare le corone dei re e gli anelli dei potenti, oppure i nuovi oggetti rituali nelle chiese. Presenti nei principali tesori reali ed ecclesiastici, esse vennero nuovamente collezionate anche con funzione di talismano dopo essere state esorcizzate per eliminare le forze malefiche. L'iconografia antica venne inoltre interpretata in senso religioso e le figure mitiche vennero lette alla luce delle storie cristiane. Nel Rinascimento la passione per le gemme antiche divenne un vero e proprio fenomeno culturale, anche grazie al collezionismo di Lorenzo de' Medici e del papato. L'Italia riconquistò il primato della glittica e si formarono così i grandi centri di produzione di Firenze e Roma. La gemma incisa svolgeva un ruolo molto importante nell'antichità, oltre ad essere decorativa, essa aveva funzione di sigillo, destinato ad imprimere la sua rappresentazione sull'argilla o sulla cera. I sigilli potevano essere piani o cilindrici, in quest'ultimo caso l'impronta si otteneva facendo rotolare il sigillo, che produceva un'immagine sviluppata orizzontalmente. Il sistema di lavorazione delle gemme era l'incisione, eseguita sulla superficie delle pietre con punte di varie forme, a seconda del disegno da riprodurre. Le pietre tenere venivano incise a mano libera, le altre, una volta tagliate alla forma desiderata, erano lavorate con uno strumento apposito, il bulino, mosso da una ruota azionata con il piede. Il bulino poteva essere di metallo per le pietre meno dure, rinforzato talvolta da una scheggia di diamante, o da schegge di pietre dure. Tuttavia, la rarità del diamante, pur adoperato per i particolari più minuti, fece prediligere il sistema della polvere di smeriglio impastata ad olio che si applicava, per frizione, su un bulino spuntato, e da questo poi era strofinata sulla superficie da incidere. Fino all'età ellenistica l'intaglio delle gemme era realizzato solo in negativo, successivamente cominciò quello a rilievo. L'impiego di materiali quali l'agata e la sardonica consentirono ad esperti artigiani di sfruttare la loro struttura zonata, ossia a strati di colore contrastante, per ottenere raffinati effetti cromatici e sfumature tra il fondo e le figure o, nel caso di ritratti, tra il volto ed i capelli. Le raffigurazioni, pur essendo realizzate su superfici di piccole dimensioni, risultano spesso sorprendenti per la finezza di esecuzione, per il realismo delle immagini e la cura degli aspetti miniaturistici. Tra le pietre privilegiate per l'intaglio erano l'agata, il diaspro, la sardonica, la corniola; particolarmente pregiati erano l'ametista, il granato rosso, il topazio ed i lapislazzuli; smeraldi e zaffiri invece non erano generalmente incisi. Nell'antichità non si sapeva lavorare il diamante e gli artisti si limitavano a semplici operazioni di politura, solo nel XV secolo infatti sono stati fatti i primi tentativi di taglio di questo tipo di pietra.
QUESTO E' QUANTO HO TROVATO SULLA TECNICA DELLA GLITTICA...
fonte: Museo Virtuale di Napoli
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[Modificato da -Kiya- 27/09/2006 0.17]