Prof. Giuseppe Claudio Infranca: Il cantiere e lo sviluppo costruttivo della Grande Piramide
"Lo stupore suscitato dalla costruzione delle Piramidi nell'antico Egitto culmina nel caso delaa Grande Piramide, ossia quella attribuita al faraone Khufu (Cheope), che fu annoverata emblematicamente tra le sette meraviglie del mondo.
L'indagine per scoprire i modi e le tecniche che permisero in un lasso limitato di tempo e sicuramente con un ristretto numero di maestranze di raggiungere un risultato mirabolante si concentra quindi soprattutto su questo monumento, nella supposizione che, sia pure con varianti e adattamenti, procedure analoghe furono seguite anche per le altre simili costruzioni.
L'origine della tecnologia applicata e la spiegazione del suo rapido sviluppo trovano una soluzione nell'osservazione che la Grande Piramide costituisce l'apice dell'architettura megalitica, da tempo diffusa in varie zone del Mediterraneo. Tale induzione si sposa con l'analogia riscontrata nell'organizzazione del cantiere navale: la fabbricazione del colossale edificato seguirerebbe le modalità per assemblare una grande imbarcazione con la chiglia rovesciata.
Di qui le successive illazioni che scorgono nella struttura interna della piramide gli scivoli per far salire enormi blocchi a grande altezza: la grande galleria e le camere di scarico sarebbero funzionalmente i dispositivi interni alla costruzione per elevare tutti i blocchi di maggiore mole. La copertura ulteriore avvenne infatti con materiali di minori dimensioni. Inoltre la posa del rivestimento delle facciate della piramide fu eseguita contemporaneamente all'innalzamento della stessa.
Vuoti interni all'edificio furono soltanto dovuti ad esigenze costruttive, anche per eliminare la maggior parte dei materiali di risulta, e non per custodire tesori o segreti."
Giuseppe Claudio Infranca - Politecnico di Bari