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Storia e Mnemostoria dell'Antico Egitto, ossia la storia per come recepita, nel tentativo di comprendere la storia per come stata.
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Suoni e Luci a Karnak

Ultimo Aggiornamento: 30/04/2008 01:37
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17/05/2006 04:25
 
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Caro lettore,

questa notte ho deciso di regalarti un sogno.

Di prenderti per mano e portarti con me, al di là dello spazio,
al di là del tempo,
dove la magia non possiede confini.
E rivivrai, insieme a me, le gesta di coloro che furono grandi,
che nulla temettero, perchè suffragati dalla forza del Dio,
e che da questi furono condotti a gloria eterna.





Questa notte, per noi, essi torneranno alla vita
e accompagnati dalle note di una musica dolce, che avvolgerà Tebe,
racconteranno le loro imprese eroiche.
Ciò che oggi è in rovina tornerà a risplendere
e ritroverà i suoi fasti.



E saprai di Karnak e della sua nascita.





Attreverseremo il Viale delle Sfingi,





entreremo nel Tempio di tutti i Templi, caro agli dèi,





e attraverso cortili e colonnati,





giungeremo sulla sponda del lago Sacro.


Siediti accanto a me,
abbandona i tuoi pensieri e ascolta....



(Kiya)

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17/05/2006 04:47
 
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Prima parte
Nel cuore della notte:

"Possa la sera avvolgervi nel suo riposo e darvi il benvenuto,
o viaggiatori dell'Alto Egitto.
Non andrete oltre perchè siete arrivati.
Qui siete all'inizio del Tempo.
Qui fu concepita, e prevista, la Grande Settimana della creazione del Mondo
e la Separazione della Terra dalle Acque.
Voi siete nella casa del Padre.
Qui, nella casa del Padre, ogni Faraone si considerò un figlio e volle lasciarvi la sua impronta.
Ciascuno ampliò, sovrappose, aggiunse, allargò nel corso di 20 secoli.
Il risultato è questo favoloso labirinto di facciate e passaggi,
cortili e corridoi, prospettive e deviazioni
ai quali solo i Sacerdoti ed il Faraone avevano accesso.
Ma l'Egiziano è a suo agio tra i sentieri tortuosi del divino.
Gli è familiare la Scienza dell'Aldilà.
Egli ama le uscite nascoste, i passaggi segreti,
le scalinate mascherate, l'oscurità fosforescente delle tombe.
I vademecum, le guide del viaggio che accompagnano le mummie,
sono chiamati libro dei Morti, libro delle Porte,
libro delle Caverne, libro del Giorno e della Notte.
Sono gli unici libri che mai abbiano tentato di tracciare le mappe dell'Aldilà.
La solenne soglia che avete appena attraversato era proibita ai comuni mortali.
La Città di Dio era una fortezza
dove un'intera guarnigione di mistici seguaci vegliava sull'imponente ordine Divino:
albe, eclissi di luna, dinastie, la barca della notte,
i confini dell'immortalità.
Il Padre è come un vecchio pastore.
La sua destra regge il bastone pastorale che raggiunge la polvere delle stelle.
La sua sinistra accarezza un ariete selvaggio che cammina accanto a lui.
Egli è il Dio del primo giorno.
E' lui che viene chiamato Amon.
Solo a menzionare del suo nome i Sacerdoti chinano il capo e i semplici mortali si prostrano nella polvere.
A volte ariete e Dio si fondono
e si può vedere una sfinge dalla fronte ricciuta condurre il gregge,
come queste che lo scultore ha più volte tratteggiato a custodire la corte di Karnak.

Ascoltatemi!
Io, che sono semplicemente il guardiano di queste rovine.
Ho misurato queste vie dissestate in ogni direzione,
questi cortili diroccati, queste terrazze e questi santuari.
Ho trovato gli antichi livelli di inondazione del Nilo
inscritti su una scala, il Nilometro.
Queste strutture di architettura simmetrica che incorniciano le scalinate,
mascherando i templi interni,
furono chiamati piloni dai primi visitatori,
per indicare una colonna dalle dimensioni gigantesche.
La maggior parte di questi piloni sono vuoti,
intarsiati da scale interne
che conducono alle mura del paradiso.
Questi piloni hanno delle cavità esterne con ganci di bronzo,
nelle quali venivano fissate bandiere festive.
Ma non cercate di contare le colonne, i colossi,
le sfingi, gli obelischi o i capitelli.
Cercate piuttosto ad ogni passo che fate in questo luogo,
dove si costruì per 20 secoli,
di udire la risposta sussurrata del Dio onnipotente.

Fu qui a Karnak, che colui che è chiamato Amon si sedette su un poggio
e pensò la Creazione del Mondo durante l'inondazione di luglio.
Poichè questa terra d'Alto Egitto sulla quale sorge la costruzione più grandiosa del mondo,
questa terra fu considerata la prima ad emergere dalle acque primordiali.
E fu su questa terra,
dove gli stormi di anatre selvatiche presero il volo,
l'unica terra al di sopra delle acque,
che gli uomini innalzarono la Città di Dio
per la gloria della sua Creazione.
Al tempo del suo massimo splendore
questa cittadella poteva essere raggiunta solo tramite un canale reale e una via sacra.
Il Faraone sulla Barca della Gloria, poteva ormeggiare qui, accolto sul sacro approdo dal Primo Sacerdote di Amon
e da uno stuolo di innumerevoli Sacerdoti coi loro ventagli di piume.
Non siate sopraffatti dalle dimensioni di queste rovine.
La cittadella che sorge qui non fu costruita a misura d'uomo,
ma a misura di Dio da cui tutto fluisce.
La siccità e l'inondazione, i raccolti e i flagelli,
i sogni e il potere, la morte e la vita.
Il grande archeologo Champollion che, come nella Bella Addormentata,
risvegliò la corte fremente e cinguettante dei geroglifici, quando giunse qui rimase stupito.
Ascoltate Champollion:
"tutto il fasto e la magnificenza dei Faraoni appare a Karnak, tutte le loro opere più nobili e raffinate.
Nessun altro popolo antico ha concepito l'arte dell'architettura
in proporzioni così grandiose,
immense e sublimi quanto gli antichi Egiziani.
Essi pensavano in termini di uomini alti cento piedi".
E se questa sera qualcuno di voi dovesse formulare la domanda
che state sussurrando nei vostri cuori "Chi sei Amon?",
la risposta filtrerebbe da queste pareti, da queste architravi,
da questi piedistalli, da queste camere segrete, da queste rovine,
perchè la risposta è scritta ovunque in mille geroglifici diversi.
"Io sono il Padre dei Padri, la Madre delle Madri,
e il Toro del Settimo Kim Celeste.
Io schiusi la bocca per parlare nel silenzio.
Feci in modo che gli uomini avessero una via da seguire.
Io aprii gli occhi di tutti in modo che potessero vedere.
Il mio occhio destro è il giorno.
Il mio occhio sinistro è la notte.
E le acque del Nilo sgorgano dai miei sandali".
Amon ha tenuto questa fortezza dalla XII dinastia,
con un'unica eclissi.
Il tempo di un Faraone dissidente,
il tempo di un Faraone poeta,
il tempo di Akhenaton, che inventò l'Umanesimo,
il tempo del suo amore per la fin troppo umana Nefertiti,
la cui bellezza ci perseguita ancor oggi.
Amon, il Padre di tutto, aveva per sposa la Dea Mut,
che sedeva un po' più in basso di lui
con il copricapo reale di penne di avvoltoio.
Vicino al Padre e alla Madre sta il figlio Khonsu,
ritto come una mummia con un quarto di luna sopra la sua testa allungata.
Essi formavano la triade di Karnak,
la Sacra Famiglia per la quale per 2000 anni senza sosta
gli uomini costruirono innumerevoli templi.

"Qui, in questo luogo, io, Seti (II), costruii lungo il viale
il luogo di riposo delle Barche Sacre formato da tre cappelle contigue di arenaria.
La cappella della Barca di Amon è quella centrale,
la cappella della Barca di Khonsu è ad est,
la cappella della barca di Mut è ad ovest.
Io credo che questo edificio sia degno di Amon
e degno di testimoniare la gloria di Seti (II)".

Gli uomini credono sempre di recitare l'ultimo atto della loro lunga storia.
Ciascun Faraone credeva di aver completato la Città di Dio,
ma un altro Faraone arrivava e gettava nell'ombra la gloria del precedente.

"Io, Ramsete (III), pensai che per le Sacre Barche della Sacra Famiglia
fosse necessario più di un ricovero.
Così a metà strada tra il Santuario e il fiume,
costruii questo edificio, un vero e proprio tempio con piloni custoditi da colossi,
il peristilio, la sala ipostila e il santuario.
D'ora in poi sarà qui che i 40 Sacerdoti con il capo rasato,
in 8 file da 5, si fermeranno mentre portano l'Arca di Dio verso l'imbarcadero,
quando è il momento del viaggio del Dio a Luxor
per la festa di Opet sulle acque alte.
E il mio tempio mostrerà anche come io conquistai i popoli dell'Asia e dell'Africa".

Eppure un giorno persino il tempio di Ramsete III
non divenne che un edificio in un angolo dell'ampia corte
dove siamo questa sera.
I faraoni arrivarono e se ne andarono,
il nuovo anno tornò a metà luglio con l'impassibile crescere delle acque
e nel secondo mese di inondazione,
aveva luogo la meravigliosa festa di Opet.
Allora, come ogni estate,
noi avremmo potuto assistere al passaggio delle tre Barche della Sacra Famiglia,
portate dalle forti braccia degli uomini.
La Barca di Amon decorata a prua e a poppa con teste di ariete.
La Barca di Mut, sua sposa, decorata con figure femminili con gioielli e collane.
La Barca del loro figlio Khonsu, decorata con due teste di falco,
sormontate da un quarto di luna.
Poichè la barca è il simbolo del movimento del mondo, il piedistallo di Dio.
E' il trono del Faraone, lo strumento di distruzione e costruzione.
La civiltà che erse le colonne e i colossi a Karnak era una civiltà fluviale.
Era con una barca che il granito rosa, la diorite e l'alabastro erano portati qui;
ogni inondazione trasportava tonnellate di pietra grezza
da forgiare e molare qui in questo interminabile cantiere.
C'è qualcosa di profondamente commovente nel paragonare la tremula,
quasi fluida ispirazione degli operai di Karnak
e la pietra nella quale volevano immortalare l'inclinazione di una canna
o l'ala piegata di un cormorano.

[Modificato da -Kiya- 17/05/2006 4.48]

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17/05/2006 05:19
 
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"Io Tutankamon,
il giovane faraone che ridiede ad Amon tutto il suo potere
e tutta la sua gloria dopo il tradimento di mio fratello,
io ho lasciato dietro di me in questa corte solo una sfinge di calcare".

"Io, Taharka,
re nubiano della tarda dinastia ormai in decadenza,
costruii questo padiglione centrale del quale rimane
solo un esempio delle delicate colonne ricoperte di papiro
ed un blocco di alabastro che serviva da altare all'Arca Divina."

"Io, Faraone il cui nome è andato perduto
tante sono le contraddizioni incise sul mio piedistallo,
io lasciai l'immagine simbolica di tutti i Faraoni,
questa statua gigantesca che si innalza verso il lato sinistro del secondo pilone,
racchiudendo tra le sue gambe la minuscola figura di un'amata regina."

"E io, Ramsete (II),
il grande primogenito della Dinastia dei Ramessidi,
la fiamma della XIX dinastia,
io ebbi l'onore, più di 3000 anni fa,
di aver completato questo secondo pilone che voi state oltrepassando.
Ai suoi piedi ho posto la stele
che racconta la vittoria di Kamose contro gli Hyksos
che venivano dall'Oriente.
Due statue che mi raffigurano erano a guardia dell'entrata del santuario.
Solo la statua a sud è rimasta intatta,
ma è sufficiente a mantenere viva la memoria del mio augusto regno.
Per 67 anni ho portato la doppia corona dell'Alto e Basso Egitto. Tre regine hanno diviso il mio letto.
La terza era la figlia del re ittita,
il monarca più potente dell'Asia Minore.
Voi potete misurare la vastità del mio Impero,
ma per giudicare la durata della mia vita,
sappiate che dopo di lei ho sposato quattro delle mie figlie
ed ebbi 92 figli e 106 figlie".

"Io, Faraone di un periodo posteriore,
un re sovrano del crespucolo, Tolomeo Evergete (II),
io costruii questa entrata meravigliosa che conduce alle camere di Dio.
Le porte sono di cedro del Libano, foderate in rame d'Asia.
Possano esse aprirsi per voi questa sera e concedervi accesso alla più segreta,
più impressionante porta del labirinto di Karnak".

Grandiosa, elevata e misteriosa come un'oasi pietrificata, questa è la dimora di Amon.
Queste sono le possenti canne dell'organo di pietra di Karnak.
Ascoltiamo per un attimo questo confuso mormorio di parole
che sembra sgorgare da queste mura, coperte di iscrizioni,
di figure e di preghiere.
Sognamo in questa foresta di simboli.
Nessuno potrebbe esprimere la nostra meraviglia
meglio del grande egittologo francese Champollion
quando arrivò qui e disse:


"L'immaginazione viene a mancare e cade senza vita
ai piedi di queste 134 colonne della camera ipostila di Karnak".

Le colonne sono tutte ispirate dal papiro del fiume,
che portò all'Egitto sia la sua grazia che il suo sapere.
Alcune colonne hanno i loro capitelli aperti
mentre altri sono chiusi, come i fiori in boccio.
La sala ipostila fu costruita da Seti (I)
tra il secondo ed il terzo pilone
che decorò una gran parte delle pareti e delle colonne con altorilievi.
La decorazione fu completata da Ramsete (II)
che questa volta utilizzò dei bassorilievi.
Questa sala ipostila è la madre di tutte le basiliche a tre navate
che essa ispirò più tardi con i suoi piani.

La funzione di questa sala è essenzialmente religiosa ed imperiale.
La presenza fisica di Amon era sotto forma di statua trasportata su una barca.
E il Faraone veniva qui per rigenerare la sua anima poichè,
nella sua qualità di figlio di Amon,
regnava sull'Alto e Basso Egitto,
in altre parole sull'Universo.
Ammiriamo questo gruppo di colonne nella cui pietra
l'architetto ha cercato di trasfondere la linfa vitale del Nilo,
quella linfa che nutre i ciuffi di papiri giganti
che nascono dal ricco limo, brulicante di uccelli e di rettili.
Il Nilo tanto simile alla lingua Egiziana
con la sua vitalità poetica che fiorisce persino oltre i confini della morte.
E' l'alba e possiamo immaginare l'Egitto risvegliarsi ogni giorno,
come se i suoi geroglifici dovessero improvvisamente riscuotersi da un sonno tranquillo.
Nelle profondità del santuario il Dio Amon,
il Creatore, è presente sotto forma di statua.
E' rappresentato il cerimoniale per quando egli parla,
poichè la sua parola comanda sia gli uomini che gli eventi;
si lucidava, si purificava, si ungeva ripetutamente,
si toccava il suo viso con una forchetta di silice e con un'ascia,
benedicendo lo zoccolo di un toro.
Tutti questi riti solenni hanno racchiuso l'anima di Amon
nel suo tabernacolo di legno scolpito.
Il Faraone è giunto questa mattina alla Presenza Divina.
Si è purificato nelle acque del lago Sacro.
Proseguirà per andare a svegliare il Dio
con il suo stuolo di Sacerdoti poichè il Dio sta ancora dormendo,
come ogni notte nel suo tabernacolo sigillato ogni sera.

Il Faraone: "Svegliati Karnak, Regina delle Dimore degli Dei e delle Dee che le abitano.
Svegliatevi Dei e Dee alla bellezza del nuovo giorno.
Risvegliati in pace Amon, Signore di Karnak".

I Sacerdoti rispondono: "Il legame è spezzato, il sigillo è tolto.
Le doppie porte del paradiso si stanno aprendo.
Le doppie porte della terra si stanno spalancando".

Il Faraone: "Lode a te Amon, Signore di Tebe, Signore dei Signori,
Padrone del Terrore e Re della quiete".

I Sacerdoti: "Amon, Re del cielo, Creatore delle Stelle.
Tu hai oltrepassato l'orizzonte, e hai fatto sì che gli Dei esistessero".

Il Faraone: "Io ti adoro, oh Amon".

I Sacerdoti: "Creatore delle Moltitudini, Re degli Dei,
Sovrano delle Grandi Piume, Tu il Grande Falco.
Tu che doni il soffio della vita a tutte le cose,
e fai fluire la gioia nel cuore degli uomini".

Il Faraone: "Oh Amon, concedimi la forza e la gioia.
Ti offro tre bende, o Signore, così che rivestito in tutta la tua gloria,
tu possa vegliare fino al sopraggiungere della notte
e donare salute e forza a tuo figlio il faraone,
Re del Sud e del Nord,
Capo di tutte le tue creature viventi per sempre".

I Sacerdoti: "Questa è la benda bianca".

Il Faraone: "E che la luce, che è il tuo sguardo, possa splendere".

I Sacerdoti: "Questa è la benda verde".

Il Faraone: "E che le acque feconde possano portare fiori e rendere verde la terra".

I Sacerdoti: "Questa è la benda rossa".

Il Faraone: "E che la terra sia fertile e il sangue forte".

I Sacerdoti: "Che la terra sia fertile e il sangue forte".

L'incantesimo del Faraone è compiuto.
La cerimonia continuerà per tutto il giorno intorno alla statua
risvegliata con l'assistenza di una moltitudine di Sacerdoti.
Il Dio sarà nutrito con incenso e libagioni.
Ciò che rimane delle offerte di carne e di vino
servirà naturalmente come nutrimento ai Sacerdoti.
Dopo le libagioni di mezzogiorno, il Dio verrà truccato,
ricoperto di olii, profumi e gioielli.
E alla sera, dopo un'ulteriore purificazione,
la statua ritornerà al suo tabernacolo,
protetto da un nuovo sigillo di argilla apposto alle porte.
Ora il Dio riposa: dobbiamo lasciare il Santuario.
Il sole è scomparso dietro le montagne di Tebe.
Amon è svanito nella notte con il sole,
intraprendendo ancora una volta quell'oscuro viaggio che è simile alla morte.

Noi potremmo ancora muoverci attraverso le rovine
senza raggiungere il cuore del mistero.
Piloni, obelischi, vestiboli, sale, colonnati,
dinastia dopo dinastia,
esse ingrandirono e moltiplicarono il labirinto della notte.
Qui dobbiamo rievocare i faraoni più antichi
come Tutmosis (I), Tutmosis (III), Amonhotep (III).
Ma la storia di regni ed eventi sembra cosa insignificante
paragonata alla testimonianza imperitura della fede.
Gli uomini sono fatti per ricordare meglio l'invisibile del reale.
2000 anni di annali reali
celebrazioni, lutti, battaglie, storie d'amore, intrighi, spedizioni
si confondono qui come le miriadi di foglie di un albero.
Il Dio Amon è l'albero
e ogni Faraone ha semplicemente scritto il suo nome sulle foglie.

Qui, in un angolo di questa corte,
gli archeologi portarono alla luce una delle loro scoperte più importanti,
conosciuta come il Nascondiglio di Karnak.
Di tanto in tanto, per far posto a nuove offerte,
le precedenti venivano rimosse, e qui,
in un unico sepolcro, fu scoperta una grande quantità di tesori:
779 statue di pietra e 17.000 di bronzo,
per non menzionare quelle di legno
che non hanno resistito all'erosione del tempo.
Re, Regine, Sacerdoti, Dignitari in piedi, seduti o in ginocchio,
in granito nero o rosa, in alabastro o in marmo,
tutti ammonticchiati alla rinfusa.
E tra loro la sublime statua del grande costruttore Tutmosis (III)
ci dà un'idea della prodigiosa opulenza di Karnak.
Il nostro viaggio nel cuore della notte ci porterà ora sotto le stelle.
Messi di fronte all'imponente mistero di Amon
e alla strabiliante rete delle sue difese,
ci sentiamo insignificanti,
esiliati come un semplice mortale alle porte della tomba.
Il mortale giugneva alle porte solo possedendo la sua povera vita.
La sua ombra lo seguiva lungo le mura,
sui campi, sull'acqua e una strana creatura alata,
forse la sua anima, cantava nel suo cuore.
E' ora di salire alla Terrazza Superiore per vedere Tebe addormentata
accanto a suo padre, il Nilo.
Forse il cielo aperto ci farà comprendere meglio.
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17/05/2006 05:43
 
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Seconda parte
Sotto le stelle:

Questo Lago Sacro sulle cui rive siete venuti per sognare,
poichè solo sognando si può capire,
questo specchio tra la roccia
ha riflesso il più meraviglioso gioco di luci dell'antichità.
Un abbagliante scintillio che è durato 20 secoli.
Come un grappolo di stelle sbiadiva,
un nuovo Faraone ne accendeva un altro.
E questo sarà chiamato per sempre lo splendore di Tebe.
Poichè la luce che svanì al nord ai piedi delle Piramidi
si riaccese qui sull'acropoli dell'alta valle,
sulla quale Amon avrebbe regnato.
E Tebe riconquistò l'Egitto,
impose la forza delle sue armi sui paesi circostanti,
intrecciò scambi commerciali,
alleanze e portò ai piedi di Amon il tributo di tutte le gloriose città sottomesse:
Byblos, Ninive, Babilonia.
E' stato detto che Tebe fu la prima città,
la città delle città.
Omero la chiamò la città dalle 100 porte
poichè 100 trombe riecheggiavano la sua fama.

E cosa disse l'archeologo Champollion:
"Tebe è la parola più grande in ogni lingua".

Si estendeva sulle rive del Nilo
una ricca capitale lungo l'orizzonte della sponda orientale
fino a dove i vostri occhi possono vedere,
circondando Luxor a monte e sfiorando a valle Karnak
con le fronde delle sue palme.
Karnak l'oscura, la misteriosa,
dalla quale trasse la forza vitale del suo potere.
Centinaia di trombe cantavano il tuo nome, Tebe,
riecheggiavano la tua bellezza.
Qui, lungo il Nilo, si popolavano i tuoi palazzi,
i tuoi edifici pubblici, le tue ambasciate, le ville dei tuoi ministri.
Solo gli Dei hanno resistito.
Le case degli uomini, costruite in fragile argilla,
non hanno lasciato traccia, sono svanite come un miraggio.
Eppure erano case accoglienti,
con i loro pavimenti dipinti di fiori di loto,
le loro pareti con affreschi di voli di anatre selvagge,
le loro gallerie di legno,
i loro pergolati e le fanciulle vestite con abiti trasparenti.
Le custodie dei rotoli di papiro
ci dicono i titoli dei poemi che tremavano sulle labbra delle giovani.

"Il Sicomoro degli Amanti.
Il Bagno degli Amanti.
Attendendo il suo amore".

Solo le custodie sono giunte a noi.
I rotoli di papiro che contenevano si sono ritrasformati in foglie morte.
Questo verso, ritrovato con difficoltà,
riecheggia nella nostra memoria:

"Il tuo amore è nel mio cuore come un giunco nelle braccia del vento"

E la fragile, iridescente immagine che abbiamo di Tebe
è quella che i morti hanno portato con sè nella profondità delle tombe.

Guardate ora oltre il fiume, verso la riva occidentale,
dove il sole tramonta ogni sera dietro la Valle dei Re.
E'la riva dei morti, il principio dell'Aldilà.
Se alcune luci stanno ancora brillando nella necropoli,
significa che gli imbalsamatori si attardano nel loro lavoro.
Il loro padrone è Anubis,
l'oscuro signore che vaga in cerca di preda
come un cane nero attorno ai cimiteri.
Il loro Dio è Osiris,
che conosce tutti i segreti della resurrezione
e veglia per 70 notti sulla mummificazione e sulle bende senza fine
che avvolgono le mummie.
Quando il vento soffia da ovest
il profumo delle erbe attraversa le acque
e una dolcezza amara come l'aroma della mirra vi avvolge.
Era là che i Faraoni, mescolandosi alla loro gente,
intraprendevano il lungo viaggo verso l'eternità.
E' là che gli egittologi li hanno trovati.
Forse non sono riusciti completamente a sconfiggere la morte,
ma non è abbastanza sorprendente
che noi oggi possiamo guardare i visi pensierosi di pergamena
dei grandi Signori di Tebe nelle profondità dei loro sepolcri?
I visi di Tutmosis (III), Ramsete il Grande,
Meneptah ancora riconoscibili dopo 30 secoli di sonno.

I primi che giunsero alla tomba, dall'altra riva,
contemplarono a lungo le grandi costruzioni di Karnak
mormoranti senza posa l'attività dei loro successori.
Questo è il grandioso luogo archeologico dove tutti loro
portarono la loro pietra e le loro preghiere.
Poichè questa città divina di Karnak,
opera collettiva continuamente in crescita,
continuamente migliorata, continuamente rimodellata,
è molto di più di un semplice tempio.
Il Faraone trasse da lei la sua regalità e la sua energia.
Vi portò il suo omaggio e le sue vittorie.
Venne a lei per cercare incoraggiamento e forza per le sue delusioni,
per cercare conforto e trasfondere la sua linfa vitale nella sua anima.
Egli non era che una semplice foglia sull'albero,
un albero che immergeva le sue potenti radici attraverso i blocchi di pietra.
Possiamo quasi sentirlo palpitare.
Indugeremo solo sull'istante in cui le luci sembrano affievolirsi,
in cui la torcia di Amon sembra spegnersi.
Siamo alla svolta tra la XVIII e la XIX dinastia,
più di 3000 anni fa.
Prima tutti i Tutmosis e gli Amenofis, poi tutti i Seti e i Ramsete.
Ora siamo al momento dell'incredibile sacrilegio e della rivoluzione.
Amenofis (IV) cambia il suo nome, il suo Dio e la sua capitale.
Sopra tutte le glorie mise l'amore supremo,
e la sua amata moglie Nefertiti condivise il suo sogno di una nuova fede e una nuova città.
Amon non esisteva più:
persino il suo nome venne cancellato dai monumenti.
Il nuovo Dio fu chiamato Aton.
Un Dio il Sole Amore.
Il Faraone eretico assunse il nome di Akhenaton,
dedicando se stesso alla sua nuova fede, alle sue poesie,
alle sue profezie, alla sua città, El-Amarna.
E Karnak sembrò essere relegata nell'ombra.
Ma la nuova religione durò solo quanto il suo inventore.
Lo scalpello, la rovina ed il fuoco,
tutti cospirarono per cancellare la sua immagine.
Il nuovo faraone era un fanciullo.
Questo fanciullo avrebbe restaurato l'antica fede.
Egli riaccese le migliaia di lampade dei templi abbandonati di Karnak.
Riassunse il nome tradizionale e se la sua vita terrena fu breve,
poichè morì adolescente, la sua gloria, dopo la morte,
oscura quella di tutti gli altri
poichè il suo nome è Tutankamon.
La sua tomba improvvisata fu scavata proprio nella Valle dei Re, laggiù.
Sfuggì ai saccheggiatori per 3000 anni.
E nel 1922 tutto era ancora lì.
I sarcofagi, uno dentro l'altro, le statue,
i gioielli d'oro, i mobili sacri e profani,
gli alabastri, le porcellane,
quel prodigioso tesoro che ancora attrae migliaia di persone,
e quella maschera decorata con lapislazzuli e cornalina
che ci osserva dalla profondità della notte
con il sorriso enigmatico di un giovane immortale.

Noi dobbiamo scendere ancora più in profondità
per comprendere le origini di questo strano barlume
che sembra sopravvivere anche alle rovine
e quasi materializzarsi negli obelischi.
Aghi di pietra strappati al sole nascente,
spesso ricoperti d'oro e d'argento,
essi stanno ritti, orgogliosamente,
brillando sopra Luxor, sopra Karnak.

Ritorniamo per un istante ai tempi lontani
quando la prima grande regina del mondo,
Hatshepsut ebbe l'ispirazione di dedicare due obelischi d'oro ad Amon.
Ascoltate!

Hatshepsut: "Ero seduta nel mio palazzo pensando all'Essere che mi creò
quando una voce nel mio cuore parlò
dicendomi di costruire due obelischi d'oro per Lui.
Il mio spirito si infiammò
pensando a cosa avrebbero detto i posteri vedendo questi monumenti.
Essi si sarebbero domandati:
-Perchè questa montagna d'oro?-
Ma il mio sogno era al di sopra del mio potere.
I miei due obelischi non furono d'oro,
ma di un monolito di duro granito
e la spedizione che me lo portò durò 7 mesi".

Dalla cima del pilone
si può vedere la più grande zattera mai costruita
galleggiare lungo il Nilo al tempo delle inondazioni.
Delle barche sono là per guidarla.
Sulle sue tavole stanno allungate due pietre di granito rosa.
Sono gli obelischi della Regina.
E' la spedizione di ritorno da Assuan.
Gloria alla Regina Hatshepsut!
Possa ella vivere per sempre!

Hatshepsut: "Ora i due obelischi sono stati eretti,
devo terminare la mia dedica.
Aggiungerò questo:
-Pensando ai posteri che non vedranno la realizzazione del mio sogno d'oro,
voglio almeno che possano dire questo:
che la mia bocca fu sincera nelle parole che pronunciò e che,
anche se in granito, mantenni la mia parola".

Strappati alla loro terra nativa,
oggi gli obelischi si innalzano in tutte le capitali del mondo moderno
Roma, Parigi, Instanbul, New York.
Al di sopra del vano tumulto delle città,
queste pietre stanno diritte come dita alzate per imporre il silenzio,
conservando la tradizione di meditazione dell'antico Egitto.

Addio dolce Regina Hatshepsut.
La tua memoria riempie la sera come la fragranza del tuo incenso.
Tu che per onorare Amon mandasti una spedizione oltre il Mar Rosso,
verso il regno di Punt,
per cercare l'albero prezioso che tu riuscisti a trapiantare nei Sacri Frutteti di Karnak,
l'albero dell'incenso.

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Sacerdotessa
di ATON
Thiatj

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S3t n m3't -
17/05/2006 06:03
 
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Ascoltate i suoni di Karnak.
Il silenzio era ingannevole poichè la città,
per 20 secoli, aveva echeggiato tanto al suono di canzoni ed arpe
che quasi viveva di musica.
Un papiro ci dice che nel periodo di Ramsete (III)
c'erano 81.322 uomini al servizio del Dio Amon.
Questi erano divisi in 125 categorie.
Si dovevano occupare dei 421.262 animali,
dei 433 giardini, 2395 chilometri quadrati di campi,
83 navi, 46 laboratori e 65 villaggi
appartenenti al dominio di Amon.
Questo è il segreto di Karnak.
Qui Dio non è una solitudine, cerimonia.
Dio è un alveare di attività,
una metropoli al lavoro giorno e notte.
Naturalmente ci sono i compiti più umili della città
- le affollate fattorie, le fabbriche di papiri -
e i compiti più nobili -
la lavorazione dell'oro e dell'argento,
la rifinitura delle colonne, la scultura dei blocchi di arenaria.
Ma sopattutto c'era il favoloso meccanismo dell'universo,
perchè Dio ha in cura ed è responsabile del funzionamento del mondo.
Sulle terrazze i Sacerdoti astronomi osservano il movimento delle stelle,
si occupano delle eclissi della luna e del sorgere del sole.
Altri sapienti, chini sui loro tavoli,
mantengono aggiornate le mappe dell'impero
e quelle ancor più difficili del Regno dell'Eternità. Controllando le fornaci,
altri sorvegliano la misteriosa fusione di argento e oro nell'elettro,
le cui piastre brillanti avrebbero rivestito gli obelischi.
Allo scorrere del tempo viene dedicata un'attenzione continua.
L'anno è stato diviso in 12 mesi di 30 giorni ed ogni mese in 3 decadi.
Ci sono 5 giorni in più,
lasciati per dimenticare il passare del tempo
prima che un nuovo anno torni di nuovo il 19 luglio.
Ogni giorno è stato diviso in 24 ore,
e sia in estate che in inverno,
il giorno e la notte durano entrambi 12 ore.
D'estate le ore della notte sono brevi,
ma in inverno si allungano pigramente.
Questo comportava il continuo lavoro di molti uomini attorno alle clessidre,
orologi ad acqua in cui i minuti scorrono goccia a goccia.
L'inondazione del fiume, le risposte degli oracoli,
il destino del Faraone, l'interpretazione dei sogni,
l'umore dei coccodrilli, il malumore di un airone,
l'addestramento dei ragazzi cantori,
tutto ciò fa parte del programma di Karnak.
E il respiro di Amon fa ruotare gli ingranaggi del mondo
nel cuore della città proibita.

Ma ogni anno, terminato il raccolto e la vendemmia,
quando il nuovo vino sale alla testa,
Amon si concede un breve riposo.
Sulla sua Barca di stato parte per una luna di miele sul fiume.
Egli va a Luxor, dove ogni anno va in luna di miele con la Dea Amonet.
Questa è la meravigliosa festa di Opet.
Gli eco gioiosi sembrano ancora raggiungerci dalle profondità del tempio.
Tutti i dettagli sono scritti sulle pareti del Grande Colonnato di Luxor:

"Ancora una volta in questo mese di Paophi,
il popolo di Tebe si raccoglie alle porte di Karnak
per la grande festa del Dio Amon.
Basta ascoltare le risa per sapere che i granai sono pieni
e l'uva è già fermentata.
Silenzio! Arrivano gli stendardi e le bandiere
che aprono la processione.
I portatori della Barca si spostano di nuovo dal loro punto di riposo.
Ecco la testa di Ariete sulla prua della Barca divina.
Le Barche di Mut, Khonsu e del Faraone seguono in ordine.
E si possono scorgere le ceste di frutta e fiori
attraverso i parasole guarniti di piume.
La testa della processione ha raggiunto l'imbarcadero.
Amon è issato sulla sua Barca che oscilla per far fronte alla corrente.
Ma la corrente è forte e gli uomini
a torso nudo sulle barche remano con tutta la loro forza.
Ed essi non ce la farebbero
se gli uomini sulle sponde non li tenessero con delle cime.
Ascoltate i suonatori di daraboukka che danno il ritmo ai rematori.
Guardate, la bruma se ne va.
Una dopo l'altra, potete vedere le Barche Divine abbaglianti come il sole.
La Flotta Sacra ha raggiunto Luxor.
Luxor che il popolo chiama -l'harem di Dio-.
E come si potrebbe definire meglio?
Questo dolce mistero che regnerà su Luxor
per 10 giorni e 10 notti affinchè il mondo possa rinascere,
che il bestiame possa moltiplicarsi e che la terra sia fertile.
Sii felice, oh Amon.
E dai anche a noi la gioia durante questi giorni di festa
mentre aspettiamo il tuo ritorno
l'11° giorno e la tua gloriosa discesa sul Nilo
e il tuo ritorno a Karnak".

Eppure il crespucolo cadde sulla città di Dio,
come cade su ogni cosa.
Le calzature dei grandi conquistatori risuonano sul selciato dell'antichità.
Assurbanipal l'Assiro raggiunse le porte di Tebe e sfidò l'antica cittadella.
Alessandro il Macedone volle aggiungere alle sue glorie il titolo di Faraone.
Cesare il romano racchiuse tutto il Mediterraneo nelle sue avide mani
che aprì solo per dare un'ultima carezza all'Egitto conquistato.

Come un albero divenuto troppo vecchio,
lo stesso Amon non conobbe il ritorno della primavera.
Ma la discendenza di Aton,
nata dal sogno di un Faraone poeta,
fu più fortunata del patriarca di Karnak.
Era al Dio unico di Akhenaton,
il "Nostro Padre" dei Cristiani e dei Musulmani,
che innalzarono cappelle e moschee sulla polvere di Tebe.

Due immagini nel lento crepuscolo alle quali Karnak si aggrappa per sopravvivere.
Prima la lettera di uno degli ultimi ambasciatori,
mandato in Libano per cercare di ottenere una spedizione di legno di cedro,
per rinnovare le Barche Divine ormai in rovina:

"Povero me, povero Unamon, nel quale avete riposto tante speranze.
Mi lasciarono marcire nel porto di Byblos.
Dovetti attendere 30 giorni,
inchinarmi e strisciare un migliaio di volte
prima di essere ricevuto da un principe
che una volta aveva tremato così spesso al nome di Amon.
Trovò i miei doni senza valore.
Ma penso di aver commosso il suo cuore
e mi sono accordato affinchè gli alberi fossero tagliati
e portati sulla riva del fiume.
Ma come posso fare vela di nuovo?
Vedo gli uccelli migrare per la seconda volta verso l'Egitto. Come li invidio!
Si stanno dirigendo verso le paludi,
ma per quanto sarò abbandonato qui?".

L'altra immagine, molto più tarda,
ci mostra il proconsole-Germanico navigare sul Nilo
per vedere le opere dell'antichità.
Raggiunse le rovine di Tebe e rimase attonito
davanti ai templi silenziosi e alla loro moltitudine di
geroglifici.
Tacito, lo storico, ci dice che vide un vecchio vagare tra le pietre sgretolate.

"Gli domandai: "Che cosa significa?
Che cosa sono questi strani segni sulle pareti?"

Il vecchio di Tebe sorrise:
"Sei fortunato Germanico
sono l'ultimo uomo vivente capace di leggere l'antico linguaggio degli Egiziani,
di dare vita a tutti questi uccelli che tanto ti sorprendono".

"E leggendo dalle pareti come un libro,
il vecchio mi raccontò lo splendore di Tebe
che superava quello di Roma".

Ma anche se le testimonianze di una fede possono cadere in rovina,
esse non muoiono.
Una lingua può perdersi ma sarà ritrovata.
Assurbanipal, Alessandro, Cesare
passeranno prima degli oracoli di Karnak.
Gli uomini torneranno sempre qui per cercare le risposte alle domande che li assillano.
Agli enigmi della Sfinge dell'altra Tebe, la Tebe Greca,
risponderanno come il re Edipo, "Uomo".
Qui, a tutti gli enigmi, dobbiamo rispondere "Dio".
E Amon, che qui regna per sempre,
non è un Dio da sottovalutare.
E' il Dio del Principio,
quando la terra e le acque erano ancora unite,
come lo erano gli animali e gli uomini.
E' un Dio difficile, potente come la Creazione.
Amon annunciò la salvezza dell'uomo.
Egli annunciò anche la salvezza del coccodrillo e dello scarabeo,
di tutto ciò che si muove, dei fiori della terra.
Si degnò di assumere l'aspetto di un ariete,
di un falcone, di un'oca o di un toro.
Egli offrì l'uguaglianza a tutti i compagni dell'universo.
E il linguaggio dei geroglifici è come questa fede travolgente che,
grazie alle inondazioni del Nilo,
innalzò questi piloni, questi colonnati, questi obelischi.
Possano questi geroglifici rivivere ancora una volta
per prendere congedo da voi, nuovi pellegrini dell'Alto Egitto,
come un volo improvviso di una miriade di uccelli sacri,
mentre le loro ali spiegate
spargono le piccole gocce del fiume
come una benedizione.


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20/08/2007 17:13
 
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Hatshepsut: "Ora i due obelischi sono stati eretti,
devo terminare la mia dedica.
Aggiungerò questo:
-Pensando ai posteri che non vedranno la realizzazione del mio sogno d'oro,
voglio almeno che possano dire questo:
che la mia bocca fu sincera nelle parole che pronunciò e che,
anche se in granito, mantenni la mia parola".

Strappati alla loro terra nativa,
oggi gli obelischi si innalzano in tutte le capitali del mondo moderno
Roma, Parigi, Instanbul, New York.
Al di sopra del vano tumulto delle città,
queste pietre stanno diritte come dita alzate per imporre il silenzio,
conservando la tradizione di meditazione dell'antico Egitto.

Addio dolce Regina Hatshepsut.
La tua memoria riempie la sera come la fragranza del tuo incenso.
Tu che per onorare Amon mandasti una spedizione oltre il Mar Rosso,
verso il regno di Punt,
per cercare l'albero prezioso che tu riuscisti a trapiantare nei Sacri Frutteti di Karnak,
l'albero dell'incenso.



[Modificato da Maat Ka Ra 20/08/2007 17:16]
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Ma come hai fatto???? [SM=g999097]
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30/04/2008 01:37
 
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Ma anche se le testimonianze di una fede possono cadere in rovina,
esse non muoiono.
Una lingua può perdersi ma sarà ritrovata.
Assurbanipal, Alessandro, Cesare
passeranno prima degli oracoli di Karnak.
Gli uomini torneranno sempre qui per cercare le risposte alle domande che li assillano.
Agli enigmi della Sfinge dell'altra Tebe, la Tebe Greca,
risponderanno come il re Edipo, "Uomo".
Qui, a tutti gli enigmi, dobbiamo rispondere "Dio".




Non lasciatevi intimorire dalla lunghezza, leggetelo.... questo testo annulla i confini del tempo [SM=x822719]
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