Storia e Mnemostoria dell'Antico Egitto, ossia la storia per come recepita, nel tentativo di comprendere la storia per come stata.
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Torino: Il Museo Egizio potrebbe perdere il Papiro di Artemidoro

Ultimo Aggiornamento: 14/05/2006 23:39
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14/05/2006 23:39
 
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Rischia di andarsene per sempre da Torino il papiro di Artemidoro, il celebre reperto del I secolo avanti Cristo acquistato per due milioni di euro dalla Fondazione per l'arte della Compagnia di San Paolo per il Museo Egizio. Ma a quel museo per ora non andrà, e dopo si vedrà, ma non è detto. Domani chiude a Palazzo Bricherasio la mostra a cura di Salvatore Settis e Claudio Gallazzi che ne ha illustrato per alcuni mesi la storia e i tortuosi percorsi (oltre a essere la più antica mappa giunta a noi dal mondo classico, fu anche il primo cahier d'artiste e servì da cartonnage per una mummia): normale dunque chiedersi dove sarà ospitato da lunedì il prezioso reperto. Ebbene, il papiro andrà a Milano. Lo ritirerà il papirologo Gallazzi, per ricoverarlo presso l'Istituto di Papirologia di quella città. Pare che siano necessari ulteriori studi e fotografie da pubblicare nel catalogo scientifico a cura dello stesso Gallazzi e della studiosa Barbara Kramer, che uscirà presso le Edizioni Led.
Poi dovrebbe partire per un tour che avrà come tappe i maggiori musei del mondo: dal Metropolitan di New York, al Prado, al Louvre. Di Torino, per ora, non si parla proprio: «Certo, la Fondazione per l'arte della Compagnia di San Paolo voleva esporlo qui da noi, ma non abbiamo posto, le nostre sale sono piene: non abbiamo a disposizione una parete abbastanza lunga, se ne parlerà dopo il trasloco della Galleria Sabauda. Non ci sono inoltre le condizioni idonee per la conservazione, mancano le fibre ottiche» dice la direttrice Eleni Vassilika.

Ma non si potrebbe ricoverare il papiro almeno in via provvisoria nei depositi?
«No, perché la Fondazione non dispone dei depositi: non ci sono stati conferiti dal Ministero, appartengono alla Soprintendenza alle Antichità».

E tutte le parole spese, con il papiro che doveva divenire uno dei vanti dell'Egizio? Addirittura qualcuno aveva proposto dopo l'acquisto in Germania e la presentazione a Palazzo Reale, nell'ottobre 2004, di chiamarlo "il rotolo torinese". Era stato presentato al presidente Ciampi come "gioiello" del patrimonio subalpino, durante la sua visita a Palazzo Bricherasio il giorno dell'inaugurazione delle Olimpiadi, è uscito addirittura qui a Torino qualche tempo fa un romanzo a firma di Ernesto Ferrero ispirato al celebre reperto. Si era parlato, ancora al momento della presentazione, di un comodato d'uso concesso dalla Fondazione per l'arte della Compagnia al Museo Egizio: ma ora si scopre che quel comodato ancora non c'è.

«La firma verrà apposta solo al momento della consegna dell'opera al museo e della sua esposizione al pubblico, fino ad allora ne disporremo noi-dice il segretario della Fondazione per l'arte Dario Disegni. - E' vero, il presidente Elkann ci ha assicurato un vivo interesse per il papiro, ma noi per il momento intendiamo anche guardare altrove, farlo girare per il mondo, utilizzarlo come merce di scambio: se ce lo chiedono al Prado per esporlo, forse potremo ottenere in cambio pezzi di grande valore per allestire una mostra qui a Torino».

Spiega anche, Disegni, che il comodato deve prevedere che il Museo Egizio esponga il papiro: «Noi compriamo le opere e poi le concediamo dietro la garanzia che siano mostrate al maggior numero di persone, non le concediamo perché rimangano nascoste - continua Disegni. - Può darsi in realtà che la questione sia solo rimandata a quando all'Egizio potranno disporre di maggiori spazi. Ma noi intanto il papiro lo portiamo in giro».
E se il reperto interessasse molto a uno dei grandi musei internazionali, sareste disposti a concederlo?
«Lo ripeto, per ora ci sono state dichiarazioni di interesse da parte del presidente Elkann, ma niente di più. Con l'Egizio non abbiamo obblighi di nessun tipo, se non il desiderio di dare seguito agli accordi anche se solo verbali. Certo, se la situazione cambiasse, potremmo rivolgerci altrove».

Fonte: "La Repubblica", Torino Cronache, Sabato 6 maggio 2006
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