Convenzionalmente tradotto così il termine
akhet, che ha però connotazione più complessa.
Il suo ideogramma identifica infatti anche un luogo fisico contreto, e non semplicemente la linea teorica a cui ci riferiamo guardando il cielo.
Il geroglifico rappresenta la montagna detro alla quale il sole si leva ogni giorno all'alba, ma anche un situato nel cielo orientale che ospita la prima apparizione del sole durante il suo sorgere quotidiano.
Successivamente con il termine
akhet si indicherà anche il luogo in cui il sole tramonta, divenendo
akhety, i "due orizzonti". Agli stessi vnivano attribuite porte attraverso le quali il sole passava con il suo seguito. A ciò si ispirava l'architettura dei Templi nella quale i piloni (solitmente esposti ad est) rappresentano gli orizzonti del tempio attraverso i quali il dio entra o esce. Un luogo di confine tra il divino e l'umano sul quale vegliavano Iside e Nefti, levatrici del dio solare che nasce a nuova vita.
Tale termine venne impiegato durante il Nuovo Regno dal Re Akhenaton per battezzare la sua nuova capitale
AkhetAton, ossia "Orizzonte di Aton", ch'egli volle far sorgere in un luogo scelto personalmente a metà strada circa tra Tebe e Menfi.
La scelta fu operata proprio in virtù di come il luogo era posizionato: una vasta pianura che permetteva di godere ogni giorno del sorgere di Aton attraverso uno spazio tra due delle montagne che la limitavano a Est. E in quella stessa area Akhenaton volle la sua tomba.