Storia e Mnemostoria dell'Antico Egitto, ossia la storia per come recepita, nel tentativo di comprendere la storia per come stata.
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Pompei: Il Tempio di Iside

Ultimo Aggiornamento: 17/01/2010 01:31
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Sacerdotessa
di ATON
Thiatj

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13/04/2006 15:59
 
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Il Tempio di Iside, immediatamente a nord del Teatro Grande, fu costruito verso la fine del II secolo a.C. poco tempo dopo la nuova sistemazione del Foro Triangolare e la ricostruzione del Teatro grande e della Palestra Sannitica. Testimonianza della grande diffusione del culto egizio nel mondo romano sono gli oggetti relativi al culto di Iside rinvenuti nelle case e nelle tombe delle città vesuviane che dimostrano la diffusione del culto in tutti gli strati sociali.
Il culto della dea Iside fu voluto da Tolomeo secondo I, il successore di Alessandro Magno in Egitto. Il Tempio, danneggiato dal terremoto del 62 d.C., fu ricostruito quasi del tutto e rinvenuto in ottimo stato di conservazione.
L' accesso principale al Tempio è costituito da una scala posta al centro della parte frontale. Nella cella si trova un podio interamente cavo per le statue di culto; al momento dello scavo furono rinvenuti due crani umani ed altri oggetti rituali.





Il santuario occupa parte del lato settentrionale dell'insula settima della Regio VIII, il blocco urbano che si suol chiamare "quartiere dei teatri". Dalla strada che lo costeggia a nord, il santuario appariva chiuso da un alto muro di cinta; l'entrata principale si apriva sulla via detta appunto del Tempio di Iside. Della porta furono rinvenute le ferramenta e sull'architrave l'iscrizione che ricordava come Numerio Popidio Celsino avesse ricostruito la sede di Iside distrutta dal terremoto del 62 d.C. (esposta nella sala LXXXII). Varcata la soglia, appariva chiaro al visitatore che il rifacimento di Celsino era stato massiccio: sotto gli squillanti colori della decorazione dipinta alla moda dell'età flavia non restava più nulla in vista dell'Iseo precedente.
Il nucleo maggiore del santuario, la corte del tempio, era circondata da un portico. Il tempio, collocato in mezzo alla corte pavimentata in lastre di tufo, era prostilo tetrastilo su alto podio; la cornice superiore presentava una decorazione in stucco bianco. Al pronao si ascendeva per una scalinata; anche la cella aveva decorazioni in stucco bianco. Del tutto perduta è andata la decorazione musiva dei pavimenti del tempio, in mosaici bianchi e neri e policromi.
L'altare principale del santuario conservava ancora la cenere e le ossa bruciate delle vittime, altri resti di sacrifici e delle offerte furono trovati in una fossa collocata nell'angolo nord della corte. Sempre nell'area della corte nell'angolo est, è ubicata un'edicola con prospetto di tempietto al cui interno era il bacino per l'acqua lustrale, da cui il nome dato all'edificio di purgatorium . L'acqua sacra era un elemento essenziale del culto isiaco come strumento di purificazione. Notevole per la vivacità dei colori è la decorazione dell'esterno di questo piccolo sacrario, in stucchi figurati a fondo giallo, rosso, azzurro, riproducenti scene con Arpocrate, figure isiache in processione, sacerdotesse con acconciatura egiziana, coppie di amanti tra Eroti (Marte e Venere, Perseo e Andromeda).
La grande sala che si apre ad ovest della corte del tempio, definita ekklesiasterion, fu acquisita al tempio in seguito al restauro di Celsino; ad essa si accedeva dal portico sul quale era disposto anche l'ingresso della stanza a sud di questa grande sala, il cosiddetto sacrarium .
Ha avuto nome di pastophorion, o appartamento dei sacerdoti, il complesso di stanze posto a sud-est della corte del santuario.

Dal lato occidentale del portico, si accedeva alla stanza, denominata "sacrario", posta a sud della grande sala identificata come ekklesiasterion.
Colui che entrava nel sacrario vedeva immediatamente sulla parete di fondo le grandi immagini di Iside (non distaccata e perduta) e di Osiride su trono circondato dagli animali simbolici del rituale religioso riprodotti sulle pareti di ingresso e su quella settentrionale; su quest'ultima erano dipinti da un lato Bes, il benevolo e deforme dio dei campi, e dall'altro il navigium Isidis, scena del trasporto del sarcofago contenente i resti di Osiride che, richiamato in vita, diffonderà la sua potenza generatrice nel rinnovarsi delle stagioni e diventerà simbolo di resurrezione. La rappresentazione del navigium si svolge tra due busti colossali di divinità fluviali: l'alto e il basso corso del Nilo. Gli altri animali riprodotti sulle pareti del sacrario, il leone, il toro Api, il babuino, lo sciacallo la faina, il topo, il montone, il cobra, rievocano, ciascuno per il proprio significato simbolico, la cerimonia di questo momento dei misteri isiaci.
Nel sacrario si ritrovarono le tre teste femminili in marmo e altri frammenti non identificati (una testa di uomo barbata, sette braccia con le mani e vari perni di ferro, insieme con alcuni pezzi di legno) pertinenti ad acroliti, ma difficilmente attribuibili, fin dal momento dello scavo, ad un preciso numero di statue. Il locale, dunque, certamente ancora in funzione al momento dell'eruzione per la catechesi dei neofiti, serviva anche da deposito per arredi sacri.
In una nicchia posta nella parete nord fu rinvenuto l'idolo in faience verde. Per una scaletta, da questo locale, si accedeva ad un ripostiglio dove furono trovate lucerne in terracotta e varie stoviglie e sulla soglia la sfinge.

Il tempio di Iside fu ricostruito dopo il terremoto del 62 d.C. con tecniche e materiali poveri: niente elementi architettonici e rivestimenti di marmo, ma colonne di tufo stuccate e trabeazioni di terracotta.
Le antefisse riprendono in parte tipi usuali, quali le teste di medusa o elaborano motivi egiziani. La sima frontonale utilizza una decorazione con Vittorie alate sorreggenti scudi e corazze tratta da un repertorio di chiara propaganda trionfalistica, mentre le sime di gronda di riproducenti Cariatidi suggeriscono l'idea di un asservimento. I due tipi di decorazione delle sime sembrano trasmettere un messaggio di conquista e di sottomissione, che richiama programmi figurativi tipici della propaganda dell'imperatore Vespasiano, cui furono cari temi di matrice egiziana.

La scoperta del tempio di Iside ricade nei primi anni degli scavi di Pompei, nel momento in cui alla loro direzione era appena subentrato Francesco La Vega. La prima menzione di un sito riconoscibile come pertinente al tempio ricorre il 15 dicembre del 1764 nella Pompeianarum Antiquitatum Historia, opera in cui furono raccolti i diari degli scavi realizzati a partire dalla metà del '700, oggi fonte preziosa per individuare i dati di provenienza dei materiali pompeiani, i quali una volta immessi al Museo furono ordinati per genere e non per contesti. Si stava scavando in quel tempo intorno al Teatro per rilevarne la circonferenza e vennero alla luce i locali a sud del portico del santuario e poco dopo una porzione di un bel fregio dipinto a girali, che indusse a proseguire lo scavo. I ritrovamenti furono strabilianti e produssero immediatamente una eco straordinaria. Per la prima volta, grazie alle particolari condizioni del seppellimento vesuviano, un vero tempio egiziano veniva ritrovato intatto, completamente arredato delle sue suppellettili della decorazione, finanche forse del corpo dei suoi sacerdoti.
Fu perciò proprio il rinvenimento del tempio di Iside a cominciare ad attirare l'attenzione dei viaggiatori stranieri da Ercolano su Pompei; a poco a poco sempre più numerosi, essi scoprivano qui il fascino dello scavo di una città a cielo aperto. Quando, con l'apertura del canale di Suez (1871), l'Egitto divenne accessibile il "piccolo Egitto" pompeiano passò lentamente di moda presso il grande pubblico. Alla fine del secolo, un rinnovato metodo di scavo comincerà a lasciare in sito le pitture e a ricostruire i tetti delle case, disegnando un'immagine dell'antica città più completa e seducente e così le spoglie rovine del tempio di Iside, che pure era stato l'edificio pompeiano meglio conservato nelle sue pitture, entreranno nell'ombra segnando il declino di un mito.

Tra il 1748 e il 1749 re Carlo di Borbone aveva istituito a Portici una scuola di incisione in rame, chiamandovi artisti italiani e stranieri ad approntare le tavole per le opere tipografiche del Regno. Alcuni anni dopo, nel 1755, fu fondata l'Accademia Ercolanese, i cui membri, eruditi ed antiquari napoletani, dovevano curare la pubblicazione e l'illustrazione dei reperti archeologici tornati in luce a Ercolano e Pompei.
Quando fu rinvenuto il tempio di Iside, prima di procedere al distacco degli affreschi da trasportare al Museo di Portici, il re dispose che venissero effettuati i disegni delle pareti e i rilievi delle strutture. Questi disegni furono poi trasportati in incisione su rame per corredare un volume espressamente dedicato all'Iseo pompeiano. Per alterne vicende i rami incisi non vennero, però, mai pubblicati, ad eccezione di alcuni riprodotti nell'opera di Francesco M. Avellino, Descrizione generica del tempio di Iside, edita nel 1851.
In occasione dell'allestimento delle sale del Museo dedicate al tempio di Iside, la Calcografia Nazionale ha restaurato e stampato le incisioni su rame qui esposte, tavole di alto valore storico ed artistico e documento essenziale per la conoscenza del tempio. Pitture evanide o danneggiate, mosaici distrutti o scomparsi, stucchi in rovina, oggetti ritenuti finora di incerta o ignota provenienza, rivivono nell'opera sapiente e paziente di disegnatori ed incisori, integrando la visione che l'edificio offre di sé, duecentotrent'anni dopo lo scavo.
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EgiTToPhiLo/a
Suddito
24/01/2008 21:14
 
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Cavolo Maria, come ci sei mancata...
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Scriba Reale
La Divina Cantatrice
- HdjetmeMaat
MerytAton Sitenjterw -
16/01/2010 15:51
 
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Quattro volte a Pompei e........mai visitata questa meraviglia ! Non mancherà una prossima volta.
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Scriba Reale

= Useret mes en Ra,
Sepet em-bah Aton =
16/01/2010 16:51
 
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Re:
roberta.maat, 16/01/2010 15.51:

Quattro volte a Pompei e........mai visitata questa meraviglia ! Non mancherà una prossima volta.




Cara Roberta io ci sono stata due anni fa!!!
17/01/2010 00:39
 
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io per ora, mai...
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17/01/2010 01:30
 
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Io l'ho visitata soltanto una volta, 9 anni fa, ed in quel Tempietto ho trascorso ore, seduta per terra, di fronte all'altare. Da sola.
Solitudine. Raccoglimento. Riflessione. E quiete. persino il vociare e lo scalpicio dei turisti che transitavano da lì risultava fortemente attutito. Forse era sovrastato dal rumore dei miei pensieri. Incredibilmente, per 3, forse 4 ore, nonostante il via vai, nessuno ha superato quella soglia e ho potuto sentirlo totalmente mio.
Se potessi ci tornerei, con uno spirito diametralmente opposto rispetto ad allora :)
[Modificato da -Kiya- 17/01/2010 01:31]
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