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Con Egittophilia alla scoperta delle tombe della valle dei re e non solo: KV. 62 - Tutankhamon

Ultimo Aggiornamento: 07/02/2014 11:01
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EgiTToPhiLo/a
Suddito
20/12/2013 15:36
 
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Bellissima iniziativa Nec, complimentissimi per il lavoro svolto e grazie!

Per me poi casca proprio a fagiolo visto che sono rimasta tanto male
quando ho saputo che non potrò mai visitare la tomba di Tutankhamon [SM=x822736]

Quindi ancora grazie [SM=g1621243]
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20/12/2013 17:33
 
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...mentre Nec si cala tra i geroglifici di Tut, ecco un minimo di cronistoria dei lavori che Carter portò avanti per svuotare la tomba del "Re fanciullo" (nel caso non aveste ben presente la tomba, riposto di seguito una planimetria -che è poi quella che pubblicai alla voce KV62 di Wikipedia-; le lettere fanno riferimento a tale planimetria):

1922
4 novembre: scoperta del 1º gradino della scala ("A" nella planimetria che segue);
5 novembre: portata alla luce l'intera Scala ("A");
24 novembre: Carter si accorge che la tomba è stata violata;
25 novembre: svuotato il Corridoio ("B") ;
26 novembre: accesso all'Anticamera ("C") e scoperta dell'Annesso ("F");
28 novembre: accesso alla Camera Funeraria ("D") ed al "Tesoro" ("E");
29 novembre: apertura ufficiale della Tomba;
30 novembre: prima conferenza stampa;
27 dicembre: rimozione del primo oggetto dalla tomba (una scatola dipinta dall'Anticamera);

1923
16 febbraio: apertura ufficiale delle Camera Funeraria;
5 aprile: morte di Lord Carnarvon;

1924
12 febbraio: sollevamento del coperchio del sarcofago in granito;
12 aprile: Carter, dopo una discussione con la Sovrintendenza alle Antichità, lascia gli scavi per un giro di conferenze negli Stati Uniti;

1925
13 gennaio: Carter riprende le attività con una nuova concessione;
13 ottobre: rimozione del coperchio del sarcofago più esterno;
23 ottobre: rimozione del coperchio del secondo sarcofago;
28 ottobre: rimozione del coperchio del sarcofago più interno e visione della mummia;
11 novembre: inizia l'autopsia sulla mummia di Tutankhamon;

1926
24 ottobre: inizio dei lavori nel "Tesoro";

1927
30 ottobre: inizio dei lavori nell'"Annesso" (ultimati il 15 dicembre);

1930
10 novembre: 8 anni dopo la scoperta, vengono rimossi gli ultimi oggetti dalla tomba

...rammento, aldilà delle crtiche mosse da qualcuno sull'operato di Carter, che si trattò (ed i tempi impiegati ne sono la prova) del primo scavo "scientifico" in un periodo in cui, non dimentichiamolo, non si esitava ad aprire le tombe o i sarcofagi anche con ...la dinamite!
Sappiamo che Carter pretese, invece, che ogni locale fosse fotografato (Burton) nello stato in cui era stato trovato e che ogni oggetto comparisse almeno due volte in due distinte foto; seguiva il rilievo della posizione, il disegno e solo dopo l'oggetto veniva rimosso, immediatamente portato in laboratorio per il consolidamento speditivo in assenza di operazioni più approfondite.

Quanto alla "logistica", questa venne posta in essere utilizzando altre tombe della Valle e, in particolare:

- nella tomba di Ramses XI KV4 venne installato il magazzino degli oggetti di minor valore (Scala e Corridoio);
- nella tomba di Sethy II KV15 il magazzino principale, come laboratorio e studio fotografico, nonché come sala da pranzo e dormitorio;
- nella misteriosa KV55 venne invece instalalta la camera oscura per lo sviluppo delle lastre del fotografo Harry Burton.
[Modificato da Hotepibre 20/12/2013 17:43]
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EgiTToPhiLo/a
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Maestro degli Scribi
22/12/2013 23:01
 
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Sempre sul sarcofago in Quarzite

Ringrazio prima di tutto Hotep., che mi ha gentilmente messo a disposizione le foto da lui scattate a Berlino, in occasione della mostra sulla tomba di Tut. e che inserisco di seguito come introduzione al tema.







Prima di presentare il testo dei due lati corti (al prossimo post) vorrei fare una considerazione.
Per copiare il testo ho dovuto per forza, osservare molto attentamente questo oggetto in tutte le sue parti, e sono giunto a una conclusione che è un po' fuori dallo standard, che vuole questa tomba, e in generale tutto il contenuto, come eseguito in fretta per la morte prematura del sovrano.
In parte è senz’ altro probabile ma non in tutto.
Primo appunto: della camera funeraria è il solo oggetto, a quanto mi risulta da diverse letture, ad avere sia dal lato artistico che da quello di esecuzione, delle imperfezioni.
Perciò; 4 scrigni esterni e tre sarcofagi interni sono stati eseguiti alla perfezione !.
In pratica, se sette manufatti su otto, sono stati eseguiti a regola d’arte, la parola “fretta” mi sembra usata fuori luogo, almeno in questo caso.

Io userei invece il termine “imperizia”, o suoi sinonimi, oppure rischi collegati al materiale, che, come gli obelischi incompiuti insegnano, la rottura è sempre in agguato.
Il perché del termine imperizia, lo spiegherei: 1 - nella qualità delle sculture, 2 - una dimenticanza banale in cui il tempo centra poco, 3 - a una progettazione che non è coerente all’estetica e all’altezza di un sovrano.

I due lati corti: Ovest (testa) e est (piedi):
- I due spicchi delle ali appena sotto la braccia. Nel lato ovest sono perfette come tutte le altre dei lati lunghi,
in quelle del lato est manca la evidenziatura delle piume.

- In queste foto non si vede, ma ad una delle dee non è stato inciso l’ombelico e lo si vedrà meglio dalle foto originali del Burton che inserirò con la scrittura.

- Ultimo, il fregio sottostante dei nodi e dei Djed.
Al primo colpo d’occhio non si notano differenze nei lati lunghi,
ma i segni complessivi sono spaiati in due posti diversi (lascio al lettore rilevare la differenza).
Diverso il discorso sui lati corti, dove la sequenza è totalmente diversa, alternata singola in un caso, e alternata a coppie nell’altro caso.

Approfitto per fare i migliori auguri di Natale e Anno nuovo a tutti i frequentatori di queste pagine.

...Nec.

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EgiTToPhiLo/a
Suddito
23/12/2013 19:39
 
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Ciao a tutti. Intervengo in questa discussione seguendo il consiglio di Nectanebo.
Una sezione dedicata alle tombe della Valle dei Re è sicuramente una iniziativa meritevole di aiuto ed attenzione. A suo tempo condussi una lunga ricerca, essenzialmente di carattere storico ed esplorativo, sulle tombe della valle. In quella ottica ho raccolto una cospicua quantità di materiale e se può interessare posso fornire il mio modesto contributo al forum riguardante la storia di Biban el Moluk.

Riguardo la tomba di Tutankhamon si raccontano decine di aneddoti diversi e divertenti. Negli anni ’80 conobbi a Gurnah uno degli ultimissimi superstiti fra i testimoni oculari della scoperta. Si trattava di Hussein Abd er Rassul che nel 1922 doveva avere circa 13/14 anni .
Hussein era figlio di Hassan Abd er Rassul che era stato uno dei capi operai (reis) di Carter e Carnarvon. Quando fu scoperta la tomba Hussein partecipò ai lavori di svuotamento come semplice ragazzo di fatica e assistette a molti degli eccitanti momenti che caratterizzarono quello straordinario evento.
Un giorno, quando si cominciarono ad estrarre le scatole dei gioielli di Tutankhamon per essere catalogati e fotografati, ad Harry Burton, lo straordinario fotografo che immortalò con la sua arte tutte le fasi dei lavori archeologici, venne l’idea di fare indossare ad un ragazzo una delle collane d’oro del re e di fargli una fotografia per mostrare l’effetto che faceva un simile gioiello al collo di un giovane. La scelta cadde proprio su Hussein e quella foto sarebbe diventata uno dei punti cardine della sua vita. Nel corso degli anni Hussein raggiunse lo status sociale di “Sheikh” (notabile di villaggio) e per questo era rispettato da tutti. Aprì in seguito una trattoria/caffetteria proprio di fianco al Ramesseum che è tuttora in funzione e fu lì che lo conobbi e diventammo amici.
Ad Hussein piaceva molto il whisky e ogni volta che lo andavo a trovare non mancavo di portargliene una bottiglia. Una sera ci invitò a cena, nella sua casa abbarbicata sulla collina tebana nell’antico villaggio di Gurnah (che molto recentemente è stato raso al suolo dalle autorità sollevando una marea di polemiche). In quella e in altre occasioni, incalzato dalle mie domande, di buon grado si compiaceva di narrare le storie di Carter e della tomba “dell’uccellino d’oro”, come gli operai avevano ribattezzato il sepolcro di Tut. Quando arrivava al punto cruciale del racconto immancabilmente gli si illuminavano gli occhi e diceva: “There was gold …. gold… everywhere….”, “C’era oro ….. oro ovunque…”
Hussein è morto alla fine degli anni ’90 e ora sono i suoi figli che ne tramandano il ricordo.
Per amor di precisione termino dicendo che Hussein apparteneva a una famosa famiglia di ladri di tombe, e fu suo zio Mohamed Abd er Rassul che nel 1871 scoprì a Deir el Bahari la “cachette”, la celeberrima tomba-nascondiglio che conteneva una quarantina di mummie fra le quali alcune di grandi faraoni del Nuovo Regno. Ma sto andando fuori argomento e mi fermo qui.


[IMG]http://[/IMG]
[Modificato da Hotepibre 24/12/2013 11:19]
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EgiTToPhiLo/a
Suddito
23/12/2013 19:45
 
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Chiedo scusa ma ho fatto un pò di confusione con le foto. Questa qui sopra (doppia!) è ovviamente quella di Hussein da giovane e quella sotto fu scattata quando lo conobbi a Gurnah. (Chiedo venia per gli errori, ma è la prima volta che uso questo sistema).
PS, Nec, magari riesci ad eliminarne una o a ridimensionarle. Ciao.



[IMG]http://[/IMG]
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EgiTToPhiLo/a
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23/12/2013 21:03
 
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Molto suggestivo, complimenti.
Ringrazio Claudio di aver accolto il mio invito di fornire immagini ed esperienze. Il suo intervento è particolarmente gradito perchè rompe
una monotona stesura di dati e immagini inserite in troppi contesti.
Lo pregherei di continuare cosi, grazie.

PS. NON ho accesso alla modifica di nulla sul forum, ma giro la tua richiesta a Hotep e sopratutto a Kiya assente da troppo tempo !!!!

...Nec.
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24/12/2013 10:58
 
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Intanto un rigraziamento per le notizie fornite, certamente di interesse e che possono servire a vivificare il 3D.

Ho provveduto ad eliminare il "doppione" ed al suo posto ho lasciato solo il puntamento al file (per chi fosse curioso aggiungo che l'immagine postata da Claudio porta il numero di catalogazione P1189 di Burton), ma nulla posso per variare le dimensioni poichè dovrei avere l'originale.
Non so se le foto siano state prese da imageshack.us perchè là ritrovate o se siano state caricate in quel sito di scambio per poterle poi caricare qui.
Nel primo caso nulla quaestio, nel secondo caso, se cioè Claudio ha usato quel sistema per poter caricare le immagini nel forum, faccio presente che esiste un sistema molto più semplice.

Volendo infatti inserire immagini che si trovano sul proprio PC, basta scegliere il pulsante "CARICAFILE/FOTO" in calce alla maschera di risposta (non quella veloce) e scegliere la/le immagine/i dal proprio PC.

E', peraltro, la procedura che eseguirò nel prossimo post per pubblicare la P1189 in un formato meno grande.
[Modificato da Hotepibre 24/12/2013 11:22]
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24/12/2013 11:13
 
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Questa è la foto P1189 in dimensioni inferiori
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EgiTToPhiLo/a
Suddito
24/12/2013 12:49
 
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Grazie mille per i chiarimenti Hotep... , in effetti ho usato il sistema che hai detto tu. Ho fatto confusione con le maschere di risposta. Per i prossimi post userò le tue indicazioni.

Grazie, Claudio.
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EgiTToPhiLo/a
Suddito
24/12/2013 14:54
 
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Leggendo vecchi resoconti risalenti al periodo in cui fu scoperta la tomba di Tutankhamon mi sono imbattuto nella cronaca di un avvenimento luttuoso che in seguito ebbi l'occasione di verficarne la veridicità. La fonte è autorevole perché si tratta di Charles Breasted, figlio di James Breasted, uno dei più importanti egittologi, filologi e orientalisti del Novecento. Per inciso James Breasted fondò l’Oriental Institute di Chicago e ancora oggi la sua estensione egiziana da tutti conosciuta come “Chicago House” di Luxor, rappresenta uno degli istituti fondamentali per la conservazione e lo studio della civiltà egiziana.
Il brano, è tratto dal volume “Pioneer to the Past” pubblicato nel 1943, si tratta del libro che Charles Breasted scrisse in onore di suo padre rievocandone la vita e l’opera. Nell’inverno del 1923/1924 Breasted padre e figlio erano a Luxor per seguire i lavori all’interno della tomba di Tutankhamon e per offrire a Carter un sostegno alle vicende ad essa collegate. Questa la traduzione:

".....La stanza mia e quella di mio padre, al pianterreno del Winter Palace Hotel divennero il centro di coordinamento, per molte delle complicazioni e difficoltà che iniziavano ad interessare Carter e la sua scoperta..
Luxor era anche piena dei corrispondenti dei maggiori quotidiani e agenzie di stampa di America ed Europa, e tutti cercavano di annullare il copyright mondiale del Times di Londra. Costoro si dividevano abitualmente fra la Valle e la terrazza del Winter Palace Hotel, sperando di carpire qualche nuova notizia che poteva sfuggire a qualche rapporto inviato per telegramma. Un certo numero di loro, incluso il corrispondente del London Times, ricevevano dai loro uffici in patria estratti di dispacci spediti da Luxor e firmati da George Waller Mecham, i quali incominciavano ad apparire nel Chicago Daily News ed in altri giornali americani....
Notte dopo notte, fra mezzanotte e le quattro del mattino, io scrivevo i dispacci di Mr Mecham, li portavo con un calesse fra le strade della dormiente Luxor fino al telegrafo governativo alla stazione della ferrovia.........
All’inizio di Febbraio giunse a Luxor, da una delle Università canadesi, un colto ed eloquente professore di letteratura inglese chiamato La Fleur. Si trattava di un uomo fragile, alto e magro, con una barba punteggiata marrone ed un vivo senso dell’humour. Per caso gli era stata assegnata una camera a fianco a quella di mio padre. Lo incontrammo e fummo molto attratti da lui. Egli aveva delle lettere per Howard Carter che io consegnai. Ma subito dopo il suo arrivo si era ammalato di influenza, i cui sintomi erano iniziati poco dopo aver avuto l’invito di Carter di andare a vedere la tomba. Era ancora a letto con la febbre, ma non volendo mancare ad una simile, rara opportunità, si alzò e andò a visitare la tomba.
Quella stessa notte fu colto da una fortissima polmonite. Il suono soffocato della sua tosse echeggiava lungo i bianchi e alti corridoi, ed era avvertibile dalla camera di mio padre. Il nostro dottore Inglese, che lo assisteva, ci disse che era un uomo molto ammalato.
All’incirca alle tre del secondo mattino mi trovavo seduto alla mia scrivania e stavo trascrivendo il mio telegramma giornaliero. La porta della mia camera era aperta. Improvvisamente realizzai che il tossire del malato era diventato molto debole e meno frequente. Mi avvicinai alla porta della camera di La Fleur e ascoltai. La tosse si era fermata e tutto era silenzio. Il dottore uscì chiudendo piano la porta dietro di lui, egli rispose alle mie domande con un lento annuire e stancamente si accinse alle pratiche.
Mentre ero in attesa nel silenzio, pensavo: c’è qualcosa di particolarmente triste nel morire da soli nella notte in un paese straniero, a fianco del grande fiume senza tempo, in un hotel affollato di esseri umani sconosciuti. Mi chiedevo se il silenzio finale di La Fleur aveva svegliato mio padre...
Il dottore tornò con due inservienti locali che portavano una lunga cesta di vimini nella quale lo deponemmo e lo portammo via. In seguito il dottore ed io imballammo le sue cose... Poi il dottore se ne andò per cercare di dormire un’ora, prima che il treno del mattino arrivasse con la sua consueta percentuale di turisti ammalati.
Finii il mio dispaccio e quando lo portai all’ufficio telegrafico, l’aria era fredda e le stelle stavano già scomparendo in un’altra alba del deserto; nelle città e nei villaggi, fra i campi e lungo il fiume, la vita stava per riprendere ancora una volta….”


Il testo sopra riportato è la semplice cronaca di un avvenimento particolare, ma questo si va ad inserire fra le innumerevoli leggende sorte attorno alla famosa “Maledizione del Faraone”, che aveva causato una quantità di morti “misteriose” fra coloro che avevano avuto l’ardire di andare a “profanare” la tomba di Tutankhamon. Naturalmente non esiste alcuna maledizione e la serie di decessi che si verificarono a quel tempo era dovuta al caso o alle precarie condizioni igieniche dell’Egitto oltre al fatto che la penicillina non era ancora stata scoperta e perciò malattie come polmoniti o influenza non potevano essere efficacemente combattute con antibiotici o simili. Il professor La Fleur morì dunque al Winter Palace Hotel in quella fredda notte di febbraio.
Mi ero spesso chiesto che fine facevano gli stranieri che morivano improvvisamente in Egitto ma a queste domande era difficile dare una risposta, per cui la mia curiosità rimase per molto tempo insoddisfatta.
Attorno al 2000, per tutta una serie di circostanze favorevoli e grazie soprattutto al mio amico Francis Amin Mohareb di Luxor assieme al quale avevo iniziato una ricerca, avemmo la possibilità di portare a termine un progetto riguardante i primi fotografi che operarono in Egitto. In quel frangente appresi che a Luxor esisteva ancora un cimitero cristiano per occidentali e che era curato dai Frati Francescani.
Con la speranza di trovare le tombe di due fotografi italiani, il celebre Antonio Beato e il bolzanino Heinrich Leichter, vissuti e morti entrambi a Luxor, il primo fra il 1860 e il 1905 e il secondo fra il 1895 e il 1940, riuscimmo non senza qualche difficoltà ad effettuare alcuni sopralluoghi al cimitero stesso. La situazione di conservazione del camposanto apparve subito assai degradata. Molte tombe erano state completamente abbandonate a se stesse, lasciate all’incuria del tempo, ai vandalismi e mancavano di qualsiasi indicazione a chi fossero appartenute. C’erano parecchie croci divelte e lapidi in frantumi gettate in un angolo del cimitero, per cui fu presto chiaro che la nostra ricerca non sarebbe stata coronata da successo. Un giorno, tuttavia, vagando fra le tombe ancora in buono stato, ebbi la sorpresa di scoprirne una che portava la dicitura:

“In Loving Memory of
Paul Theodore La Fleur M.A.,
Born at Lausanne 25 June 1860,
Died at Luxor 9 Feb. 1924”

Così, dopotutto, un risultato positivo lo avevo ottenuto: davanti ai miei occhi c‘era la tomba di quel La Fleur la cui morte era stata descritta nel libro di Charles Breasted. Il racconto era così confermato e, se vogliamo, anche la leggenda della “maledizione” aveva una sua piccola “prova”.
Concludo con una notizia piuttosto triste: il vecchio cimitero cristiano per gli occidentali di Luxor non esiste più. Nell’estate del 2009 nel corso delle operazioni di rinnovamento ed espansione urbanistica, (in alcuni casi veramente assurde e prive di qualsiasi logica conservativa), programmate dal governatorato di Luxor, il piccolo e suggestivo cimitero è caduto sotto i colpi del piccone della “civiltà” e tutte le tombe e le lapidi superstiti sono andate completamente distrutte. Che io sappia rimangono solo le mie fotografie e il filmato che feci in occasione dell’ultima visita che effettuai il 9 gennaio 2009.


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