-Kiya-, 29/05/2012 14.28:
La cosa più importante, secondo me, è che si può fare Archeologia senza penalizzare le emozioni. Carter, in proposito, avrebbe molto da insegnare a molti suoi colleghi moderni.
Le emozioni sono preziosissime perchè ci permettono di sentire, di immaginare un presente che non c'è più. L'empatia è essenziale in un lavoro come questo. Potrei usare la parola "impegno" anzichè "lavoro", che forse rende meglio l'idea di immedesimarsi in qualcosa che solo apparentemente non ci appartiene. Devo dire, però, che sorprendentemente ho trovato tantissimi professori, che sono al contempo scienziati e ricercatori, dotati di una elevata sensibilità e che fanno di tutto per trasmetterla, ben consci del loro ruolo (lo ammetto: ero molto prevenuta). Ho saputo per esempio che dopo aver ultimato degli scavi, fatti i rilievi del caso, i cadaveri che erano stati rinvenuti in questo sito dovevano essere ricollocati e la direttrice dello scavo, una mia professoressa, si è accordata con la parrocchia del posto e con il comune per ridare degna sepoltura a quelle persone, compreso il rito funebre cattolico che sicuramente li ha accompagnati nel loro ultimo viaggio. E' solo un esempio, ma ce ne sono altri simili. Spero di non avervi annoiati.