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Storia e Mnemostoria dell'Antico Egitto, ossia la storia per come recepita, nel tentativo di comprendere la storia per come stata.
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Conferenza Professor SILVIO CURTO. Torino 23 gennaio 2012

Ultimo Aggiornamento: 30/01/2012 18:05
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EgiTToPhiLo/a
Suddito
17/01/2012 18:31
 
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Lunedì 23 gennaio 2012 presso la Biblioteca Nazionale Universitaria di Torino, sita in Piazza Carlo Albeto 3, alle ore 18 l'Acme (Associazione amici collaboratori museo egizio di Torino) organizza una conferenza del Professor Silvio Curto, sul tema :"Artigiani al lavoro nell'Antico Egitto".
Il Professor Curto è nato a Bra, 1919. Laureato in Lettere 1941, con tesi in archeologia romana su "Pollentia - Pollenzo Bra"
Ufficiale nella Divisione "Superga" dal 1941 al 1946; Campagna d'Africa. Ispettore presso la Soprintendenza alle Antichità Egizie dal 1946 al 1964, poi Soprintendente fino al 1984; dal 1971 altresì Dirigente Superiore nel Ministero dei Beni Culturali e Ambientali. Dirige la Missione Archeologica del Museo Egizio di Torino operante al salvamento archeologico della Nubia, dal 1961 al 69; svolgendo tale compito salva il tempio di Horus dedicato da Thutmosi III nel 1447 a.C. nella località di Ellesija; il tempio viene quindi donato dall'Egitto all'Italia e ricostruito nel Museo. Ripristina le sale guariniane del Palazzo dell'Accademia delle Scienze, sede del Museo; affianca al Museo una biblioteca egittologica, praticamente completa e unica in Italia; per la divulgazione della Egittologia promuove nel 1974 la formazione di associazione Amici Collaboratori del Museo Egizio di Torino, operante tuttora, ogni anno con otto conferenze mensili e con altrettante visite guidate al Museo. Nel 1965 organizza la pubblicazione di un nuovo catalogo del Museo, in volumi affidati a specialisti delle varie branche dell'egittologia. Promuove il riordinamento del Museo Egizio di Bologna (1961) e la creazione dei nuovi musei egizi di Milano (1972) e Mantova (1982). Docente di Egittologia nell'Università di Torino dal 1964 al l989 di Storia della Scrittura nel Politecnico di Torino, 1964-1984. Socio dell'Accademia delle Scienze di Torino, "Académie des Inscriptions et Belles Lettres di Parigi, Accademia di Scienze e Lettere di Lucca, Accademia Nazionale Virgiliana di Mantova, dell'Institut d'Egypte e Istituto Archelogico Germanico Officier de l'Ordre des Arts et des Lettres de France, Socio del Rotary Club Torino; Medaglia d'Oro di benemerito dei Beni Culturali in Italia; Commendatore della Repubblica Accademico di Francia

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Sacerdotessa
di ATON
Thiatj

- ḥtm mr r ry.t '3.t
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18/01/2012 00:08
 
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Un curriculum di tutto rispetto per un Luminare dell'Egittologia, quale è, senza alcuna riserva, il Dott. Curto.
Per il nostro Paese è un pregio poter vantare una presenza come la Sua in ambito Egittologico.
Ho appreso con amarezza la notizia del suo "abbandono" delle schiere del Museo. E sicuramente dev'essere stata una scelta tutt'altro che facile, la sua....

Confidiamo di poter leggere un accurato resoconto, come i precedenti del resto, a Conferenza tenuta ;)

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Sacerdotessa
di ATON
Thiatj

- ḥtm mr r ry.t '3.t
wts rn n ՚ḫ n itn,
S3t n m3't -
24/01/2012 13:41
 
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da "La Repubblica":


Per la gioia di egittologi e appassionati di cultura egizia, rè ripreso ieri il nuovo ciclo di conferenze organizzate dall’Associazione Amici e Collaboratori del Museo Egizio di Torino. Il primo appuntamento era in programma alle 18 all’auditorium della Biblioteca Nazionale Universitaria, con la conferenza “Artigiani al lavoro nell’antico Egitto”, con un relatore d'eccezione, l’egittologo Silvio Curto, storico direttore del Museo Egizio di Torino ed eminente figura di riferimento del mondo accademico.
Durante l’incontro è stata ricordata Maria Rosa Orsini, uno dei sette soci fondatori dell’Acme.
Associazione attiva dal 1974, l'A.C.M.E., oltre ad organizzare i tradizionali cicli di conferenze, supporta attivamente il museo in caso di aperture straordinarie e visite guidate, e ha reso possibili donazioni e acquisizioni su fondi erogati da enti privati, incrementato incessantemente il patrimonio librario del museo. Contribuisce, inoltre, alla realizzazione di pubblicazioni scientifiche di alto livello, collabora e agevola gli scavi archeologici, l’allestimento di sale museali e mostre.
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EgiTToPhiLo/a
Artista del Re
24/01/2012 14:22
 
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C'ero anch'io. E' stato interessante.
Un saluto circolare a tutti.
Mavir
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- ḥtm mr r ry.t '3.t
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24/01/2012 16:33
 
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Qualche parola in più ? Un sunto dei contenuti?
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EgiTToPhiLo/a
Suddito
24/01/2012 21:09
 
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ciao a tutti!
In settimana, cara Kiya, scriverò il resoconto completo della conferenza "Curtiana" e lo pubblicherò.
ciao ciao
Ubnimira
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- ḥtm mr r ry.t '3.t
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25/01/2012 08:32
 
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Grazie ubnimira.
A presto rileggerci, dunque ;)
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EgiTToPhiLo/a
Suddito
29/01/2012 22:35
 
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"Artigiani al lavoro nell’Antico Egitto"

Lunedì 23 gennaio 2012 l’ACME ha organizzato, presso la Biblioteca Nazionale di Torino, una conferenza sul tema degli “Artigiani al lavoro nell’Antico Egitto”.
Relatore è stato il Professor Silvio Curto (Bra, 1919): laureato in Lettere nel 1941 con tesi in archeologia romana su Pollentia. Ufficiale nella Divisione "Superga" dal 1941 al 1946 nella Campagna d'Africa. Ispettore presso la Soprintendenza alle Antichità Egizie dal 1946 al 1964, poi Soprintendente fino al 1984; dal 1971 Dirigente Superiore nel Ministero dei Beni Culturali e Ambientali. Dirige la Missione Archeologica del Museo Egizio di Torino operante al salvamento archeologico della Nubia, dal 1961 al 69: svolgendo tale compito salva il tempio di Horus dedicato da Thutmosi III nel 1447 a.C. nella località di Ellesija; il tempio viene quindi donato dall'Egitto all'Italia e ricostruito nel Museo. Ripristina le sale guariniane del Palazzo dell'Accademia delle Scienze, sede del Museo; affianca al Museo una biblioteca egittologica, praticamente completa e unica in Italia; per la divulgazione della Egittologia promuove nel 1974 la formazione dell’ associazione Amici Collaboratori del Museo Egizio di Torino, operante tuttora ogni anno con conferenze mensili. Nel 1965 organizza la pubblicazione di un nuovo catalogo del Museo, in volumi affidati a specialisti delle varie branche dell'egittologia. Promuove il riordinamento del Museo Egizio di Bologna (1961) e la creazione dei nuovi musei egizi di Milano (1972) e Mantova (1982). Docente di Egittologia nell'Università di Torino dal 1964 al 1989, di Storia della Scrittura nel Politecnico di Torino dal 1964-1984. Socio dell'Accademia delle Scienze di Torino, "Académie des Inscriptions et Belles Lettres” di Parigi, Accademia di Scienze e Lettere di Lucca, Accademia Nazionale Virgiliana di Mantova, dell'Institut d'Egypte e Istituto Archelogico Germanico Officier de l'Ordre des Arts et des Lettres de France, Socio del Rotary Club Torino; Medaglia d'Oro di benemerito dei Beni Culturali in Italia; Commendatore della Repubblica, Accademico di Francia.

Il colpo d’occhio offerto dalla sala è meraviglioso: infatti numerosissimo il pubblico accorso ad assistere alla conferenza.

Prima di iniziare a disquisire sul tema della serata, il Professor Curto rende omaggio alla Signorina Maria Rosa Orsini, scomparsa a dicembre dell’anno scorso. Curto ricorda che conobbe l’Orsini nel 1946, quando entrò in Museo e con la signorina (ricoprente le mansioni di instancabile contabile, segretaria e bibliotecaria), già in quella sede da diversi anni, Ernesto Scamuzzi ed un economo si mise a condurre il “macchinone” del Museo. Nel periodo post bellico, quando il Museo venne riaperto al termine del conflitto, la Maria Rosa fu un preziosissimo aiuto, soprattutto nella biblioteca. Infatti fu uno di quegli adorabili bibliotecari che, interpellata su un qualunque libro, in modo anche non molto chiaro, tac! in un attimo riusciva a dire titolo esatto, autore e magari recuperarlo dallo scaffale. Il catalogo della biblioteca in tre volumi (il secondo ed il terzo insieme a Daniele Baucchiero) è opera sua, mercè guida di Alessandro Roccati. Al raggiungimento della pensione, nel 1984, fu premiata con il titolo di Cavaliere del lavoro e con la medaglia d’oro della repubblica.

Dopo il commosso ricordo della Signorina Orsini, il Professore inizia a trattare l’argomento della serata.

Nell’Antico Egitto troviamo prima di tutto i grandi cantieri edili delle piramidi dell’Antico e Medio Regno poi quello del Nuovo Regno, operante per circa 400 anni, per approntare le tombe rupestri della Valle dei Re e delle Regine. Tali cantieri disponevano di squadre di operai altamente specializzati. L’amministrazione di questi cantieri e di queste squadre era molto complessa: di questa complessità disponiamo di un documento diretto nel cosiddetto “Giornale della Necropoli”, un giornale amministrativo di un cantiere del Nuovo Regno. Da questo documento apprendiamo che l’anno solare era suddiviso in 360 giorni più 5 epagomeni, con tre stagioni di 4 mesi con tre decadi. Sulla decade, otto o nove giorni lavorativi per sette-otto ore giornaliere. Nell’anno numerose erano le feste religiose. Ogni giorno venivano registrate le assenze degli operai con le relative causali; una di queste è umoristica: assente perché bastonato dalla moglie! Era permessa anche l’assenza per fare il pane e la birra. Al 27 del mese, proprio come noi, arrivavano le paghe in razioni (abbondanti, tanto da essere bastevoli anche per le famiglie del lavoratore) di grano ed orzo per farne pane e birra.

Analoghi a quelli delle necropoli erano i cantieri regi per l’estrazione degli obelischi: la tecnologia dei quali attrasse l’attenzione di Alberto Preti: tecnologia ardua, tanto che gli operai stessi meritarono l’elogio di Ramesse II in persona.
Oltre a questi cantieri fiorirono, sul territorio dell’Egitto, centinaia di laboratori dei quali attestano la presenza, nel neolitico, le sepolture con la salma corredata di vasi e di manufatti diversi e, nell’epoca storica, i sepolcri, formati nell’Antico Regno da una cappella nella quale era posta una statua del titolare cui era offerto ogni giorno un pasto. Nella cappella erano raffigurate scene di vita quotidiana del defunto ed anche il momento nel quale sorveglia i lavori in fattorie ed in laboratori di vario genere. Inoltre nella cripta, ma solo dal medio Regno, troviamo modellini che rappresentano contadini, servitori, operai al lavoro, singoli od in laboratorio, in tal guisa delle scene. Antesignane queste figurine dei nostri presepi napoletani, chiosa il Professore. In ogni epoca poi, accanto al sarcofago, è presente un corredo di viveri e manufatti diversi, utili ad un rivivere del sepolto.

Anche l’agricoltura va ascritta ad industria perché non semplice produzione alla buona, ma in veri e propri termini industriali. Già il cosiddetto Re Scorpione, Re del Sud prima dell’unificazione dell’Egitto attuata da Narmer, si fa ritrarre mentre apre un canale (circa 3500 a.C.). Fa seguito l’antico Regno con la scrittura ed il grafema Gardiner N24 (sp3t), che significa provincia, rappresenta una rete di canali irrigui.
Successivamente troviamo scene di vita quotidiana (ad esempio nel Libro dei Morti) con aratura e mietitura: inizio e conclusione dell’anno agricolo. Il grano dopo la battitura sarà raccolto in sacchi di volume preciso e conteggiato da uno scriba.
Modellini poi riproducono serventi che molano il grano. E, sulla foto del modellino di Firenze, il Professore cita le “Sentenze di Ptahotep”: “Non vantarti del tuo sapere: una bella parola si può trovare anche presso la serva alla mola”.
La produzione di pane era molto fiorente: ne avevano di quattro tipi differenti tra cui con lo zibibbo e con il miele. Il grano utilizzato, secondo uno studio del nutrizionista Luigi Safferio, era più nutriente di quello in uso oggi.
Anche gli alberi da frutto furono utilizzati in produzione industriale: in particolare il noce “dum” i cui frutti troviamo nella tomba di Kha: due sacchi come provvista alimentare non deperibile.

A questo punto il Professor Curto intona la canzoncina “Nella vecchia fattoria ia ia oh” per il divertimento dei presenti che mostrano di apprezzare molto! Nelle fattorie dell’Antico Egitto si allevano splendidi bovini (viene proiettata l’immagine dello splendido modellino del censimento, esposto al Museo del Cairo), sia da traino che da carne.
Oltre ai buoi, ci informa il Vandier, si allevavano capre, pecore, maiali, asini, ma anche si sperimentarono antilopi, gazzelle e persino iene ad utilizzo mangereccio. Si allevarono anche una ventina di specie differenti di uccelli (tra le quali gru e pellicani). Una testimonianza di tutte queste specie di animali non si trova solo nelle scene, ma anche nella lista dei segni presenti sulla grammatica del Gardiner.
Si allevò anche il cane, come antico amico dell’uomo, selezionato in razze splendide come illustrato da Ippolito Rosellini.

Tra gli attrezzi agricoli spicca una zappetta in legno: un simile modello il Professore vide ancora utilizzata intorno al 1950 in Egitto.
Circa le scene di coltivazione troviamo la vigna e la vinificazione. Nel corredo di Kha è presente un’anfora nella quale è menzionata la vigna e la data d’imbottigliamento, molto apprezzato questo reperto da un robusto capitano del battaglione alpini Susa!

Altra produzione, sin dai tempo neolitici, è quella vascolare, con centinaia di vasi rossi, neri e rossi a bocca nera. Ne troviamo lucidi, color ocra, decorati con barche a remi. Poi, in epoca storica, decorazioni a policromia. Anche di questi artigiani abbiamo parecchi modellini, con raffigurati vasai al lavoro sul tornio. Vasaio che trova la sua ipostasi nel dio Khnum che plasma l’uomo. Gli egizi ravvisarono proprio in quest’arte l’atto della creazione: in effetti dall’argilla informe prende “vita” un oggetto quasi vivo, qual è il vaso.
A questo punto il Professore ricorda Silvano Borrelli (e qui voglio ricordarlo anch’io, avendo avuto la fortuna di seguire le sue lezioni all’Università Popolare di Torino) che, con geniale maestria, seppe replicare copie perfette dei vasi egizi, utilizzando strumentazione dell’epoca, ricostruendo perdipiù anche il tipo di forno che si utilizzava.
Fecero seguito la maiolica (citata dagli egittologi italiani come faience) ed il vetro. Al Museo di Torino abbiamo un ottimo esempio di vetro, in vasetti policromi, nel cofanetto di Merit, la moglie di Kha. Il vetro egizio non è soffiato, ma colato su forno. Ancora oggi, a detta di un esperto vetraio di Burano, sarebbe non semplice riprodurre questa policromia.

Anche la tessitura fu molto fiorente, con la lavorazione del lino, già presente nel neolitico. Nei sotterranei del museo è presente un panno preistorico, con raffigurate grande barche a remi, proveniente da Gebelein.
Nella tomba del direttore dei lavori nella sede grande Kha e della “sorella” amata sua Merit, corredo esposto interamente a Torino, vi troviamo depositata una grande quantità di tovaglie e biancheria in lino. Qui il Professore racconta che, per inventariarle, trasse da un cofanetto una serie di tovaglie trovandole candide, stirate ed ancora profumate d’incenso dopo 33 secoli e lo stupore per due teli che ricoprivano il sarcofago di Kha e Merit che misurano 15 metri per 2.
Da telai e disegni di telaio trovati si è capito che si lavorava come in una di catena di montaggio e che quindi si poteva produrre in grande scala.

Altra produzione nata nella preistoria deriva dalla lavorazione della pietra: armi, attrezzi da lavoro e statue.
Produzione litica di statue che, a partire dalla quarta dinastia, dovette rispondere a committenza di centinaia di ritratti di re e maggiorenti da collocare nei loro sepolcri. Tutto ciò fu realizzato con un vero e proprio processo industriale.

Un’altra produzione, doppiata anch’essa per i vivi e per i morti, fu quella dei mobili in legno: per questa, oltre ai legnami piuttosto scadenti disponibili in Egitto, si impiegarono cedri del Libano e l’ebano africano.
Gli egizi furono i primi nel mondo a voler vivere sollevati dal suolo: l’attestato di ciò si trova in una strisciata nella tomba del visir Hesira della terza dinastia. Fa testo di ciò anche il corredo dei già citati Kha e Merit.
Alla produzione di mobili si aggiunge, nel Nuovo Regno, quella del carro per due cavalli, insegnato agli egizi dagli Hyksos. Carri da guerra, visibili al Museo del Cairo o nelle rappresentazioni templari (veri e propri “panzer”) e carri da viaggio.
Passano ora diverse immagini di carri, tratte da stele. Una in particolare è molto bella: si tratta di una stele con rappresentato Amenofi II che dà lezioni di “scuola guida” ad una figlia.
Alla foto poi di quello da viaggio di Firenze si leva un “oooh” ammirato da parte di tutta la sala!!

Si passa ora a trattare delle produzione di imbarcazioni, citando quella di Cheope, ricostruita nel museo dinanzi alla Grande Piramide.
I modellini di nave lignei sono stati classificati su 40 tipi. Tra questi, anche un “ferry boat”!!

Altra grande produzione, la carta di papiro, ideata per la scrittura manuale ad inizio della storia. Tra questa carta papiracea abbiamo un papiro catastale, datato al Nuovo Regno. Si tratta del papiro Harris ed è lungo ben 41 metri!
Come immagine ecco che ci si sofferma sul celeberrimo “Papiro dello Sciopero”, esposto in sala V e facente parte del “giornale della necropoli tebana”.
La carta di papiro cedette alla pergamena soltanto nel VII° secolo d.C. perché era venuta meno la materia prima nell’Egitto.
Non si sono trovate però scene di fabbricazione del papiro.

Ebbe invece poca fortuna la metallurgia: gli egizi disponevano infatti solo di scarsi giacimenti di rame nel Sinai. Di contro disponevano di una raffinata utensileria in pietra: nelle fortezze della Nubia, del medio Regno, si trovarono le armi delle guarnigioni ancora in pietra.
La produzione del bronzo fu introdotta dagli Hyksos: nacquero quindi anche in Egitto la “arse fucine stridenti”, per citare il Manzoni.

La conferenza si chiude citando una produzione egizia divenuta celebre: i colori e le vernici. In museo abbiamo ancora dei sarcofagi meravigliosamente verniciati. Vernice, questa, che li ha salvati dall’orrendo smog della Torino degli anni ’50.

E’ sempre un piacere ascoltare il professor Curto: si resta rapiti dalle sue parole, dai suoi aneddoti e dalla sua sottile ironia.
Un calorosissimo ringraziamento per questa splendida conferenza.

Alessandro Rolle (29/01/2012)
[Modificato da -Kiya- 30/01/2012 17:54]
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Scriba
30/01/2012 16:22
 
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Grazie per il riassunto, deve essere stato molto piacevole.
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Sacerdotessa
di ATON
Thiatj

- ḥtm mr r ry.t '3.t
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30/01/2012 18:05
 
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Leggendo le parole dette in memoria della Signorina Maria Rosa Orsini è difficile trattenere l'emozione. Il tutto credo possa sintetizzarsi al meglio affermando:

"una vita spesa a coltivare l'amore per l'Antico Egitto, con Passione e Devozione smisurata".

Il Prof. Curto ha affrontato un viaggio estremamente interessante, oltre che completo. Mi sarebbe piaciuto poter essere presente, ma la distanza impone scelte spesso non condivise.
La giustificazione dell'operaio "battuto dalla moglie" mi ha strappato una risata! Chissà se fosse all'ordine del giorno una tale situazione! :D

Il sunto esaurientemente proposto da Alessandro, ci induce, una volta di più, a meditare sull'autonomia del Paese, in grado di sopperire ai quotidiani bisogni, in gran parte, con il prodotto interno. Certamente con il lavoro dei suoi infaticabili abitanti, che sapevano arrangiarsi anche in quei casi in cui la materia prima proveniva da luoghi esterni al Regno. Le parole del Prof. Curto inoltre, consentono di ribadire, una volta di più, quanto fosse esclusivo il concetto di schiavitù a quel tempo, entro i confini dell'Egitto. Al punto che parlare di "schiavitù" appare piuttosto fuori luogo, poichè le circostanze paiono suggerire piuttosto l'impiego del termine "servitù".
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