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Storia e Mnemostoria dell'Antico Egitto, ossia la storia per come recepita, nel tentativo di comprendere la storia per come stata.
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Manetone su Osarseph e le tradizioni su Giuseppe e Mosè

Ultimo Aggiornamento: 09/12/2011 17:47
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09/12/2011 17:43
 
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Menes85, 30/11/2011 20.31:

.... l'egittologo Jan Assmann ritiene che Manetone si riferisca genericamente vari episodi storici avvenuti al tempo di Amenophis IV, Se avete conoscenze bibliografiche precise magari potete riferirmi qualche pubblicazione italiana su tale passo di Manetone riferito da Flavio.



Il testo di Assmann è stato tradotto in italiano, con il titolo "Mosè l'Egizio" e pubblicato da Adelphi.
Al link indicato a seguire potrai consultarne la scheda:

"Mosé l'Egizio" di Jan Assmann

L'approccio di Assmann è interessante. Egli confronta le due figure di Akhenaton e Mosé, chiarendo fin da subito che, mentre Akhenaton è un personaggio della storia, Mosé va classificato come personaggio della memoria. L'indagine di Assmann, nel tentativo di ricostruire la leggenda di Mosé, parte dagli scritti di Yosef Hayim Yerushalmi, raccolti nel volume "Il Mosé di Freud", il quale partendo precisamente da Freud, risale a Frederich Schiller e John Spencer per procedere poi a ritroso fino a Strabone, Manetone, Apione e Celso.
La ricerca di Assmann, invece, segue l' ordine cronologico: egli parte dall'analisi della figura storica di Akhenaton e degli eventi che interessarono il suo breve regno, e giunge fino a Freud, che dalla figura di Mosé fu letteralmente ossessionato. Per inciso, il Mosé di Freud andava identificato in un sacerdote connesso ad Akhenaton e quindi al culto dell'Aton.
Al contrario di Assmann, Freud nel suo saggio non fa alcun riferimento all'Osarsiph Manetoniano. Nel "Mosé l'Egizio", invece il pensiero dell'Autore è quasi subito chiarito, quando si schiera, seppur con qualche remora, a favore delle teorie di eminenti Egittologi, quali Meyer, Krauss e Redford, i quali sostennero che con il racconto dei lebbrosi nell'Aigyptiaka, Manetone poteva riferirsi soltanto ad Akhenaton e al suo Culto.

La lettura di Assmann, secondo me, è fondamentale poichè consente un approccio diretto con le numerose versioni del racconto di cui trattiamo qui. Quella di Manetone, ma anche quella di Ecateo, di Lisimaco, di Cheremone, di Pompeo Trogo, Artapano, Apione e Strabone.

Sostanzialmente Assmann giunge a conclusione che quanto riferito da Manetone sia il risultato della sovrapposizione di più eventi storici, avvenuti in epoche diverse, tra i quali hanno posizione preminente la cacciata degli Hyksos e il Periodo Amarniano. Conclusione che personalmente mi sento di condividere. L'ipotesi di una pestilenza che colpì l'Egitto viene inquadrata storicamente a cavallo del Periodo Amarniano. Altri dettagli, rimandano invece all'epoca dei Re-Pastori, come vedremo in seguito.
Ecco che l'Amenophis di Manetone, secondo Assmann, assume un'identità precisa, che è quella di Amenhotep III. Lo stesso accade per il saggio Amenophis Paapis, identificato da Assman con il divinizzato Amenhotep, figlio di Hapu, colui che secondo Manetone, suggerisce al Re di liberarsi dei "lebbrosi" (gli "appestati"?) per poter "vedere gli Dèi" come fece Horo, secondo il suo manifesto desiderio.
Amenhotep III, quindi, fece radunare 80.000 "lebbrosi", destinandoli ai lavori forzati e concedendo loro di vivere in quel di Avaris (non a caso, aggiungo io, la capitale dei sovrani Hyksos). Tra questi vi era anche una schiera di sacerdoti, tra i quali la colonia scelse il proprio capo: è Osarsiph, il cui nome verrà successivamente interpretato come Osiris-Sepa. Sarà Thomas Mann ad interpretarlo invece come Osiris-Joseph, ovvero "Giuseppe negli inferi".
Osarsiph, in breve tempo, stilò quella che Assmann definisce "l'inversione normativa", ovvero una lista di leggi contrarie a quelle Egizie, secondo le quali fu ammesso tutto quanto era vietato in Egitto e vietato tutto quanto in Egitto era concesso.
Dopo aver fortificato la città, Osarsiph riportò in Egitto gli Hyksos, ovvero gli eredi di coloro che furono cacciati dal Paese circa 300 anni prima.
Amenhotep III, spaventato da una profezia, fuggì in Etiopia, dove rimase per 13 anni, consentendo ai "lebbrosi" e agli Hyksos di dominare sul Paese. Le città vennero incendiate, i templi abbattuti e le immagini delle divinità distrutte. E' a questo punto che Osarsiph cambiò nome, assumendo quello di Mosé (un dettaglio che, però, non compare nella stesura originale, ma solo nel secondo racconto proposto da Manetone).
Al termine del 13° anno, Amenhotep III e suo nipote Ramses (???) fecero ritorno e cacciaro i lebbrosi e i loro alleati.

Assmann individua nel racconto di Manetone gli avvenimenti relativi al Periodo Amarniano, così come resi a seguito del trauma subito per lo sconvolgimento di una tradizione millenaria. I "lebbrosi" dunque sarebbero una metafora, la memoria distorta dei seguaci dell'Aton. Del resto lo storico non scrisse mai di Ebrei e di eventi Biblici, ma si limitò a raccontare avvenimenti che ebbero come protagonisti personaggi Egizi da ambo le parti.

A completamento delle letture di approfondimento, oltre al testo di Assmann, suggerirei:

"Le tracce di Mosé" di Finkelstein e Silbermann
"L'uomo Mosé e la religione monoteistica" di Sigmund Freud
"Akhenaton. L'Antico Egitto tra storia e fantasia" di Dominic Montserrat

Per un riassunto "alternativo" delle vicende relative a Osarsiph, collocate in un diverso periodo della storia egizia (durante il Regno di Merenptah), propongo il download del testo:

"Gli Egiziani" di M. Duncker, a partire da pag. 229
[Modificato da -Kiya- 09/12/2011 17:47]
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